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Saṁyutta Nikāya 2.8 Discorsi connessi 2.8

1. Paṭhamavagga 1. Capitolo 1

Tāyanasutta Il discorso con Tāyana

Sāvatthinidānaṁ. A Sāvatthī.

Atha kho tāyano devaputto purāṇatitthakaro abhikkantāya rattiyā abhikkantavaṇṇo kevalakappaṁ jetavanaṁ obhāsetvā yena bhagavā tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā bhagavantaṁ abhivādetvā ekamantaṁ aṭṭhāsi. Poi, a notte fonda, l’angioletto glorioso Tāyana, illuminando tutto il Bosco di Jeta, andò dal Buddha, si inchinò, rimase a lato,

Ekamantaṁ ṭhito kho tāyano devaputto bhagavato santike imā gāthāyo abhāsi: e recitò questi versetti in presenza del Buddha:

“Chinda sotaṁ parakkamma, “Taglia il flusso lavorando!

kāme panuda brāhmaṇa; Dissipa i piaceri dei sensi, bramino.

Nappahāya munī kāme, Un saggio che non abbandona i piaceri dei sensi

nekattamupapajjati. non rinasce in unione.

Kayirā ce kayirāthenaṁ, Se si vuole fare ciò che bisogna fare,

daḷhamenaṁ parakkame; bisogna lavorare strenuamente.

Sithilo hi paribbājo, Poiché chi lascia casa da lassista

bhiyyo ākirate rajaṁ. non fa altro che sollevare ancora più polvere.

Akataṁ dukkaṭaṁ seyyo, È meglio non fare una cattiva azione,

pacchā tapati dukkaṭaṁ; poiché poi ti tormenta.

Katañca sukataṁ seyyo, È meglio fare una buona azione,

yaṁ katvā nānutappati. che poi non ti tormenta.

Kuso yathā duggahito, Quando l’erba viene afferrata male

hatthamevānukantati; taglia la mano.

Sāmaññaṁ dupparāmaṭṭhaṁ, Allo stesso modo, la vita ascetica, se intrapresa male

nirayāyūpakaḍḍhati. trascina all’inferno.

Yaṁ kiñci sithilaṁ kammaṁ, Qualsiasi azione losca,

saṅkiliṭṭhañca yaṁ vataṁ; qualsiasi osservanza corrotta,

Saṅkassaraṁ brahmacariyaṁ, o percorso spirituale sospetto,

na taṁ hoti mahapphalan”ti. non dà molti frutti”.

Idamavoca tāyano devaputto; Questo è ciò che l’angioletto Tāyana disse.

idaṁ vatvā bhagavantaṁ abhivādetvā padakkhiṇaṁ katvā tatthevantaradhāyīti. Poi si inchinò, e circumambulò il Buddha, mantenendolo alla propria destra, prima di sparire sul posto.

Atha kho bhagavā tassā rattiyā accayena bhikkhū āmantesi: Poi, passata la notte, il Buddha raccontò ai monaci ciò che era accaduto.

“imaṁ, bhikkhave, rattiṁ tāyano nāma devaputto purāṇatitthakaro abhikkantāya rattiyā abhikkantavaṇṇo kevalakappaṁ jetavanaṁ obhāsetvā yenāhaṁ tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā maṁ abhivādetvā ekamantaṁ aṭṭhāsi. “Monaci, stanotte, l’angioletto glorioso Tāyana, che fu un fondatore religioso, illuminando tutto il Bosco di Jeta, venne da me, si inchinò, rimase a lato,

Ekamantaṁ ṭhito kho, bhikkhave, tāyano devaputto mama santike imā gāthāyo abhāsi: e recitò questi versetti in mia presenza”. Il Buddha ripetè tutti i versetti, aggiungendo:

‘Chinda sotaṁ parakkamma,

kāme panuda brāhmaṇa;

Nappahāya munī kāme,

nekattamupapajjati.

Kayirā ce kayirāthenaṁ,

daḷhamenaṁ parakkame;

Sithilo hi paribbājo,

bhiyyo ākirate rajaṁ.

Akataṁ dukkaṭaṁ seyyo,

pacchā tapati dukkaṭaṁ;

Katañca sukataṁ seyyo,

yaṁ katvā nānutappati.

Kuso yathā duggahito,

hatthamevānukantati;

Sāmaññaṁ dupparāmaṭṭhaṁ,

nirayāyūpakaḍḍhati.

Yaṁ kiñci sithilaṁ kammaṁ,

saṅkiliṭṭhañca yaṁ vataṁ;

Saṅkassaraṁ brahmacariyaṁ,

na taṁ hoti mahapphalan’ti.

Idamavoca, bhikkhave, tāyano devaputto, idaṁ vatvā maṁ abhivādetvā padakkhiṇaṁ katvā tatthevantaradhāyi. “Questo è ciò che l’angioletto Tāyana disse. Poi si inchinò, e mi circumambulò, mantenendomi alla propria destra, prima di sparire sul posto.

Uggaṇhātha, bhikkhave, tāyanagāthā; Monaci, imparate i versetti di Tāyana!

pariyāpuṇātha, bhikkhave, tāyanagāthā; Memorizzate i versetti di Tāyana!

dhāretha, bhikkhave, tāyanagāthā. Ricordate i versetti di Tāyana!

Atthasaṁhitā, bhikkhave, tāyanagāthā ādibrahmacariyikā”ti. Questi versetti sono benefici e pertinenti ai fondamenti del percorso spirituale”.
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