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Saṁyutta Nikāya 1.35 Discorsi connessi 1.35

4. Satullapakāyikavagga 4. Il capitolo sulla Schiera dalle Cento Gioie

Ujjhānasaññisutta Il discorso su chi cerca colpa

Ekaṁ samayaṁ bhagavā sāvatthiyaṁ viharati jetavane anāthapiṇḍikassa ārāme. Una volta il Buddha dimorava vicino a Sāvatthī, nel bosco di Jeta, il monastero di Anāthapiṇḍika.

Atha kho sambahulā ujjhānasaññikā devatāyo abhikkantāya rattiyā abhikkantavaṇṇā kevalakappaṁ jetavanaṁ obhāsetvā yena bhagavā tenupasaṅkamiṁsu; upasaṅkamitvā vehāsaṁ aṭṭhaṁsu. Poi, a notte fonda, vari angeli gloriosi della Schiera dalle Cento Gioie, illuminando tutto il Bosco di Jeta, andarono dal Buddha, si inchinarono, e rimasero a lato.

Vehāsaṁ ṭhitā kho ekā devatā bhagavato santike imaṁ gāthaṁ abhāsi: Fluttuando in aria, un angelo recitò questo versetto in presenza del Buddha:

“Aññathā santamattānaṁ, “Chi fa finta

aññathā yo pavedaye; di essere diverso da come è,

Nikacca kitavasseva, è come un baro

bhuttaṁ theyyena tassa taṁ. che si gode ciò che ha ottenuto col furto.

Yañhi kayirā tañhi vade, Bisogna dire solo ciò che poi si fa;

yaṁ na kayirā na taṁ vade; non si deve dire ciò che poi non si fa.

Akarontaṁ bhāsamānaṁ, I saggi riconoscono

parijānanti paṇḍitā”ti. chi parla senza agire”

“Na yidaṁ bhāsitamattena, “Non solo parlando,

ekantasavanena vā; non solo ascoltando,

Anukkamitave sakkā, è possibile progredire

yāyaṁ paṭipadā daḷhā; in questa pratica difficile,

Yāya dhīrā pamuccanti, attraverso la quale i premurosi che praticano l’estasi

jhāyino mārabandhanā. vengono liberati dai legami del diavolo.

Na ve dhīrā pakubbanti, I premurosi sicuramente non agiscono così,

viditvā lokapariyāyaṁ; poiché comprendono la via del mondo.

Aññāya nibbutā dhīrā, I premurosi si estinguono attraverso la comprensione,

tiṇṇā loke visattikan”ti. hanno trasceso la viscosità del mondo”.

Atha kho tā devatāyo pathaviyaṁ patiṭṭhahitvā bhagavato pādesu sirasā nipatitvā bhagavantaṁ etadavocuṁ: Allora quegli angeli atterrarono, si inchinarono con la testa ai piedi del Buddha e dissero:

“accayo no, bhante, accagamā yathābālaṁ yathāmūḷhaṁ yathāakusalaṁ, yā mayaṁ bhagavantaṁ āsādetabbaṁ amaññimhā. “Abbiamo fatto un errore, Signore. È stato sciocco, stupido, e cattivo da parte nostra presumere di attaccare il Buddha!

Tāsaṁ no, bhante, bhagavā accayaṁ accayato paṭiggaṇhātu āyatiṁ saṁvarāyā”ti. Per favore, Signore, accetti il nostro errore come tale, così che possiamo contenerci in futuro”

Atha kho bhagavā sitaṁ pātvākāsi. A ciò, il Buddha sorrise.

Atha kho tā devatāyo bhiyyoso mattāya ujjhāyantiyo vehāsaṁ abbhuggañchuṁ. Allora quegli angeli, cercando ancora più colpa, volarono in aria.

Ekā devatā bhagavato santike imaṁ gāthaṁ abhāsi: Un angelo recitò questo versetto in presenza del Buddha:

“Accayaṁ desayantīnaṁ, “Se non si perdona

yo ce na paṭigaṇhati; quando un errore viene confessato,

Kopantaro dosagaru, con rabbia nascosta e odio pesante,

sa veraṁ paṭimuñcatī”ti. si rimane incastrati nella propria inimicizia”

“Accayo ce na vijjetha, “Immaginate non si trovi errore,

nocidhāpagataṁ siyā; e che nessuno sbagli.

Verāni na ca sammeyyuṁ, Se le inimicizie non venissero placate,

kenīdha kusalo siyā”ti. come potrebbe ciò essere buono?”

“Kassaccayā na vijjanti, “Chi non fa errori?

kassa natthi apāgataṁ; Chi non sbaglia?

Ko na sammohamāpādi, Chi non cade in confusione?

ko ca dhīro sadā sato”ti. Chi è premuroso, sempre consapevole?”

“Tathāgatassa buddhassa, “Il Realizzato, il Buddha,

sabbabhūtānukampino; premuroso nei confronti di ogni essere:

Tassaccayā na vijjanti, ecco chi non fa errori,

tassa natthi apāgataṁ; e chi non sbaglia.

So na sammohamāpādi, Non cade in confusione,

sova dhīro sadā satoti. poiché è premuroso, sempre consapevole.

Accayaṁ desayantīnaṁ, Se non si perdona

yo ce na paṭigaṇhati; quando un errore viene confessato,

Kopantaro dosagaru, con rabbia nascosta e odio pesante,

sa veraṁ paṭimuñcati; si rimane incastrati nella propria inimicizia.

Taṁ veraṁ nābhinandāmi, Io non approvo tale inimicizia,

paṭiggaṇhāmi voccayan”ti. quindi perdono il vostro errore”.
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