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Saṁyutta Nikāya 1.20 Discorsi connessi 1.20

2. Nandanavagga 2. Il capitolo sul Giardino delle Delizie

Samiddhisutta Il discorso con Samiddhi

Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.

ekaṁ samayaṁ bhagavā rājagahe viharati tapodārāme. Una volta il Buddha dimorava vicino a Rājagaha, nel monastero della Sorgente Termale.

Atha kho āyasmā samiddhi rattiyā paccūsasamayaṁ paccuṭṭhāya yena tapodā tenupasaṅkami gattāni parisiñcituṁ. Il Venerabile Samiddhi si alzò alle prime luci dell’alba e andò alla sorgente termale a lavarsi.

Tapode gattāni parisiñcitvā paccuttaritvā ekacīvaro aṭṭhāsi gattāni pubbāpayamāno. Una volta lavatosi ed emerso dall’acqua si asciugò gli arti con un abito.

Atha kho aññatarā devatā abhikkantāya rattiyā abhikkantavaṇṇā kevalakappaṁ tapodaṁ obhāsetvā yena āyasmā samiddhi tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā vehāsaṁ ṭhitā āyasmantaṁ samiddhiṁ gāthāya ajjhabhāsi: Poi, a notte fonda, un angelo glorioso, illuminando tutta la sorgente termale, andò da Samiddhi, e fluttuando in aria, si rivolse a lui in poesia:

“Abhutvā bhikkhasi bhikkhu, “Monaco, si cerca elemosina prima di mangiare;

na hi bhutvāna bhikkhasi; non si cerca elemosina dopo mangiato.

Bhutvāna bhikkhu bhikkhassu, Ma devi mangiare prima, poi cercare elemosina:

mā taṁ kālo upaccagā”ti. non farti sfuggire l’occasione”

“Kālaṁ vohaṁ na jānāmi, “Io davvero non conosco il momento;

channo kālo na dissati; è nascosto e invisibile.

Tasmā abhutvā bhikkhāmi, È per quello che cerco elemosina prima di mangiare,

mā maṁ kālo upaccagā”ti. così da non lasciarmi sfuggire l’occasione!”

Atha kho sā devatā pathaviyaṁ patiṭṭhahitvā āyasmantaṁ samiddhiṁ etadavoca: Allora l’angelo atterrò e disse a Samiddhi:

“daharo tvaṁ, bhikkhu, pabbajito susu kāḷakeso, bhadrena yobbanena samannāgato, paṭhamena vayasā, anikkīḷitāvī kāmesu. “Hai lasciato casa da giovane, monaco. Con capelli nero puro, sei benedetto dalla giovinezza, nel fiore degli anni, e non hai mai esplorato i piaceri dei sensi.

Bhuñja, bhikkhu, mānusake kāme; Goditi i piaceri umani!

mā sandiṭṭhikaṁ hitvā kālikaṁ anudhāvī”ti. Non abbandonare ciò che è visibile nel presente per inseguire ciò che ha effetto nel tempo”

“Na khvāhaṁ, āvuso, sandiṭṭhikaṁ hitvā kālikaṁ anudhāvāmi. “Non lo sto facendo, fratello.

Kālikañca khvāhaṁ, āvuso, hitvā sandiṭṭhikaṁ anudhāvāmi. Sto abbandonando ciò che ha effetto nel tempo per inseguire ciò che è visibile nel presente.

Kālikā hi, āvuso, kāmā vuttā bhagavatā bahudukkhā bahupāyāsā; ādīnavo ettha bhiyyo. Il Buddha ha detto che i piaceri dei sensi hanno effetto nel tempo, con molta sofferenza e angoscia, e sono pieni di svantaggi.

Sandiṭṭhiko ayaṁ dhammo akāliko ehipassiko opaneyyiko paccattaṁ veditabbo viññūhī”ti. Ma questo insegnamento è visibile in questa stessa vita, con efficacia immediata, che invita all’ispezione, adeguato, cosicché le persone giudiziose possano verificarlo personalmente”

“Kathañca, bhikkhu, kālikā kāmā vuttā bhagavatā bahudukkhā bahupāyāsā, ādīnavo ettha bhiyyo? “Ma in che mondo, monaco, il Buddha ha detto che i piaceri dei sensi hanno effetto nel tempo, con molta sofferenza e angoscia, e sono pieni di svantaggi?

Kathaṁ sandiṭṭhiko ayaṁ dhammo akāliko ehipassiko opaneyyiko paccattaṁ veditabbo viññūhī”ti? E com’è che questo insegnamento è visibile in questa stessa vita, con efficacia immediata, che invita all’ispezione, adeguato, cosicché le persone giudiziose possano verificarlo personalmente?”

“Ahaṁ kho, āvuso, navo acirapabbajito adhunāgato imaṁ dhammavinayaṁ. “Sono giovane, fratello, ho lasciato casa da poco, e sono arrivato da poco a questo insegnamento e addestramento.

Na tāhaṁ sakkomi vitthārena ācikkhituṁ. Non sono in grado di spiegarti in dettaglio.

Ayaṁ so bhagavā arahaṁ sammāsambuddho rājagahe viharati tapodārāme. Ma il Beato, il perfetto, il Buddha completamente risvegliato dimora vicino a Rājagaha, nel monastero della Sorgente Termale.

Taṁ bhagavantaṁ upasaṅkamitvā etamatthaṁ puccha. Dovresti andare da lui e chiedergli a riguardo.

Yathā te bhagavā byākaroti tathā naṁ dhāreyyāsī”ti. E dovresti ricordalo secondo la sua risposta”

“Na kho, bhikkhu, sukaro so bhagavā amhehi upasaṅkamituṁ, aññāhi mahesakkhāhi devatāhi parivuto. “Non è facile per noi andare dal Buddha, poiché è circondato da altri angeli illustri.

Sace kho tvaṁ, bhikkhu, taṁ bhagavantaṁ upasaṅkamitvā etamatthaṁ puccheyyāsi, mayampi āgaccheyyāma dhammassavanāyā”ti. Se vai dal Buddha e gli chiedi a riguardo, verremo anche noi e ascolteremo l’insegnamento”

“Evamāvuso”ti kho āyasmā samiddhi tassā devatāya paṭissutvā yena bhagavā tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā bhagavantaṁ abhivādetvā ekamantaṁ nisīdi. Ekamantaṁ nisinno kho āyasmā samiddhi bhagavantaṁ etadavoca: “Sì, fratello”, rispose il Venerabile Samiddhi. Andò dal Buddha, si inchinò, si sedette a lato, e gli raccontò ciò che era accaduto. Poi aggiunse:

“Idhāhaṁ, bhante, rattiyā paccūsasamayaṁ paccuṭṭhāya yena tapodā tenupasaṅkamiṁ gattāni parisiñcituṁ.

Tapode gattāni parisiñcitvā paccuttaritvā ekacīvaro aṭṭhāsiṁ gattāni pubbāpayamāno.

Atha kho, bhante, aññatarā devatā abhikkantāya rattiyā abhikkantavaṇṇā kevalakappaṁ tapodaṁ obhāsetvā yenāhaṁ tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā vehāsaṁ ṭhitā imāya gāthāya ajjhabhāsi:

‘Abhutvā bhikkhasi bhikkhu,

na hi bhutvāna bhikkhasi;

Bhutvāna bhikkhu bhikkhassu,

mā taṁ kālo upaccagā’ti.

Evaṁ vutte, ahaṁ, bhante, taṁ devataṁ gāthāya paccabhāsiṁ:

‘Kālaṁ vohaṁ na jānāmi,

channo kālo na dissati;

Tasmā abhutvā bhikkhāmi,

mā maṁ kālo upaccagā’ti.

Atha kho, bhante, sā devatā pathaviyaṁ patiṭṭhahitvā maṁ etadavoca:

‘daharo tvaṁ, bhikkhu, pabbajito susu kāḷakeso, bhadrena yobbanena samannāgato, paṭhamena vayasā, anikkīḷitāvī kāmesu.

Bhuñja, bhikkhu, mānusake kāme;

mā sandiṭṭhikaṁ hitvā kālikaṁ anudhāvī’ti.

Evaṁ vuttāhaṁ, bhante, taṁ devataṁ etadavocaṁ:

‘na khvāhaṁ, āvuso, sandiṭṭhikaṁ hitvā kālikaṁ anudhāvāmi;

kālikañca khvāhaṁ, āvuso, hitvā sandiṭṭhikaṁ anudhāvāmi.

Kālikā hi, āvuso, kāmā vuttā bhagavatā bahudukkhā bahupāyāsā; ādīnavo ettha bhiyyo.

Sandiṭṭhiko ayaṁ dhammo akāliko ehipassiko opaneyyiko paccattaṁ veditabbo viññūhī’ti.

Evaṁ vutte, bhante, sā devatā maṁ etadavoca:

‘kathañca, bhikkhu, kālikā kāmā vuttā bhagavatā bahudukkhā bahupāyāsā; ādīnavo ettha bhiyyo?

Kathaṁ sandiṭṭhiko ayaṁ dhammo akāliko ehipassiko opaneyyiko paccattaṁ veditabbo viññūhī’ti?

Evaṁ vuttāhaṁ, bhante, taṁ devataṁ etadavocaṁ:

‘ahaṁ kho, āvuso, navo acirapabbajito adhunāgato imaṁ dhammavinayaṁ, na tāhaṁ sakkomi vitthārena ācikkhituṁ.

Ayaṁ so bhagavā arahaṁ sammāsambuddho rājagahe viharati tapodārāme.

Taṁ bhagavantaṁ upasaṅkamitvā etamatthaṁ puccha.

Yathā te bhagavā byākaroti tathā naṁ dhāreyyāsī’ti.

Evaṁ vutte, bhante, sā devatā maṁ etadavoca:

‘na kho, bhikkhu, sukaro so bhagavā amhehi upasaṅkamituṁ, aññāhi mahesakkhāhi devatāhi parivuto.

Sace kho tvaṁ, bhikkhu, taṁ bhagavantaṁ upasaṅkamitvā etamatthaṁ puccheyyāsi, mayampi āgaccheyyāma dhammassavanāyā’ti.

Sace, bhante, tassā devatāya saccaṁ vacanaṁ, idheva sā devatā avidūre”ti. “Signore, se quell’angelo ha detto la verità, sarà qui vicino”.

Evaṁ vutte, sā devatā āyasmantaṁ samiddhiṁ etadavoca: Una volta che ebbe parlato, l’angelo disse a Samiddhi:

“puccha, bhikkhu, puccha, bhikkhu, yamahaṁ anuppattā”ti. “Chiedi, monaco, chiedi! Siamo arrivati”.

Atha kho bhagavā taṁ devataṁ gāthāhi ajjhabhāsi: Allora il Buddha si rivolse all’angelo in poesia:

“Akkheyyasaññino sattā, “Gli esseri viventi che percepiscono ciò che è comunicabile,

akkheyyasmiṁ patiṭṭhitā; si consolidano in ciò che è comunicabile.

Akkheyyaṁ apariññāya, Non comprendendo ciò che è comunicabile,

yogamāyanti maccuno. cadono sotto il giogo della Morte.

Akkheyyañca pariññāya, Ma avendo compreso completamente ciò che è comunicabile,

Akkhātāraṁ na maññati; non presumono un comunicatore,

Tañhi tassa na hotīti, poiché non possiedono sulla

Yena naṁ vajjā na tassa atthi; secondo il quale potrebbero essere descritti.

Sace vijānāsi vadehi yakkhā”ti. Dimmi se capisci, spirito”

“Na khvāhaṁ, bhante, imassa bhagavatā saṅkhittena bhāsitassa vitthārena atthaṁ ājānāmi. “Non comprendo il significato della breve dichiarazione del Buddha.

Sādhu me, bhante, bhagavā tathā bhāsatu yathāhaṁ imassa bhagavatā saṅkhittena bhāsitassa vitthārena atthaṁ jāneyyan”ti. Per favore mi spieghi questa questione in dettaglio così che possa comprenderne il significato”

“Samo visesī uda vā nihīno, “Se pensi: ‘Sono uguale,

Yo maññatī so vivadetha tena; speciale, o peggiore’, discuterai.

Tīsu vidhāsu avikampamāno, Saldo di fronte alle tre discriminazioni,

Samo visesīti na tassa hoti; non avrai pensiero: ‘Sono uguale o speciale’.

Sace vijānāsi vadehi yakkhā”ti. Dimmi se capisci, spirito”

“Imassapi khvāhaṁ, bhante, bhagavatā saṅkhittena bhāsitassa na vitthārena atthaṁ ājānāmi. “Non comprendo il significato della breve dichiarazione del Buddha.

Sādhu me, bhante, bhagavā tathā bhāsatu yathāhaṁ imassa bhagavatā saṅkhittena bhāsitassa vitthārena atthaṁ jāneyyan”ti. Per favore mi spieghi questa questione in dettaglio così che possa comprenderne il significato”

“Pahāsi saṅkhaṁ na vimānamajjhagā, “Ha abbandonato il giudizio, e non cade preda della presunzione;

Acchecchi taṇhaṁ idha nāmarūpe; la brama per nome e forma è stata tagliata sul posto.

Taṁ chinnaganthaṁ anighaṁ nirāsaṁ, Taglia i legami, tranquillo, senza bisogno di speranza.

Pariyesamānā nājjhagamuṁ; Sebbene gli esseri celesti e umani lo cerchino

Devā manussā idha vā huraṁ vā, in questo mondo e nell’aldilà, non lo trovano,

Saggesu vā sabbanivesanesu. né in paradiso, né in alcun altro posto.

Sace vijānāsi vadehi yakkhā”ti. Dimmi se capisci, spirito”

“Imassa khvāhaṁ, bhante, bhagavatā saṅkhittena bhāsitassa evaṁ vitthārena atthaṁ ājānāmi—“Signore, così è come comprendo in dettaglio il significato della breve dichiarazione del Buddha:

Pāpaṁ na kayirā vacasā manasā, Non fare mai nulla di male

Kāyena vā kiñcana sabbaloke; attraverso parola, mente, o corpo ovunque al mondo.

Kāme pahāya satimā sampajāno, Avendo abbandonato i piaceri dei sensi, consapevole e presente,

Dukkhaṁ na sevetha anatthasaṁhitan”ti. devi smettere di fare ciò che è doloroso e inutile”.

Nandanavaggo dutiyo.

Tassuddānaṁ

Nandanā nandati ceva,

Natthiputtasamena ca;

Khattiyo saṇamāno ca,

Niddātandī ca dukkaraṁ;

Hirī kuṭikā navamo,

Dasamo vutto samiddhināti.
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