Other Translations: English , Lietuvių kalba , ру́сский язы́к

From:

PreviousNext

Majjhima Nikāya 138 Discorsi medi 138

Uddesavibhaṅgasutta Il discorso su una recitazione riepilogo e la sua analisi

Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.

ekaṁ samayaṁ bhagavā sāvatthiyaṁ viharati jetavane anāthapiṇḍikassa ārāme. Una volta il Buddha dimorava vicino a Sāvatthī, nel bosco di Jeta, il monastero di Anāthapiṇḍika.

Tatra kho bhagavā bhikkhū āmantesi: Lì il Buddha si rivolse ai monaci:

“bhikkhavo”ti. “Monaci!”

“Bhadante”ti te bhikkhū bhagavato paccassosuṁ. “Venerabile Signore”, risposero i monaci.

Bhagavā etadavoca: Il Buddha disse:

“uddesavibhaṅgaṁ vo, bhikkhave, desessāmi. “Monaci, vi insegno una recitazione riepilogo e la sua analisi.

Taṁ suṇātha, sādhukaṁ manasi karotha, bhāsissāmī”ti. Ascoltate e prestate la giusta attenzione, ora parlo”

“Evaṁ, bhante”ti kho te bhikkhū bhagavato paccassosuṁ. “Sì, Signore”, risposero i monaci.

Bhagavā etadavoca: Il Buddha disse:

“Tathā tathā, bhikkhave, bhikkhu upaparikkheyya yathā yathā upaparikkhato bahiddhā cassa viññāṇaṁ avikkhittaṁ avisaṭaṁ, ajjhattaṁ asaṇṭhitaṁ anupādāya na paritasseyya. “Un monaco deve esaminare a fondo in modo che, se la coscienza dell’esaminatore non è sparpagliata e diramata verso l’esterno, né incastrata verso l’interno, non sia ansioso a causa dell’attaccamento.

Bahiddhā, bhikkhave, viññāṇe avikkhitte avisaṭe sati ajjhattaṁ asaṇṭhite anupādāya aparitassato āyatiṁ jātijarāmaraṇadukkhasamudayasambhavo na hotī”ti. Quando è così, non c’è venire in essere dell’origine della sofferenza, della nascita, della vecchiaia, e della morte in futuro”.

Idamavoca bhagavā. Questo è ciò che il Buddha disse.

Idaṁ vatvāna sugato uṭṭhāyāsanā vihāraṁ pāvisi. Detto ciò, il Santo si alzò dal proprio posto ed entrò nella propria dimora.

Atha kho tesaṁ bhikkhūnaṁ, acirapakkantassa bhagavato, etadahosi: Poco dopo che il Buddha se ne era andato, quei monaci considerarono:

“idaṁ kho no, āvuso, bhagavā saṅkhittena uddesaṁ uddisitvā vitthārena atthaṁ avibhajitvā uṭṭhāyāsanā vihāraṁ paviṭṭho: “Il Buddha ha dato questo breve passaggio da recitare, e poi è entrato nella propria dimora senza spiegarne il significato in dettaglio.

‘tathā tathā, bhikkhave, bhikkhu upaparikkheyya yathā yathā upaparikkhato bahiddhā cassa viññāṇaṁ avikkhittaṁ avisaṭaṁ, ajjhattaṁ asaṇṭhitaṁ anupādāya na paritasseyya.

Bahiddhā, bhikkhave, viññāṇe avikkhitte avisaṭe sati ajjhattaṁ asaṇṭhite anupādāya aparitassato āyatiṁ jātijarāmaraṇadukkhasamudayasambhavo na hotī’ti.

Ko nu kho imassa bhagavatā saṅkhittena uddesassa uddiṭṭhassa vitthārena atthaṁ avibhattassa vitthārena atthaṁ vibhajeyyā”ti? Chi può spiegare in dettaglio il significato di questo breve passaggio da recitare dato dal Buddha?”

Atha kho tesaṁ bhikkhūnaṁ etadahosi: Allora quei monaci pensarono:

“ayaṁ kho āyasmā mahākaccāno satthu ceva saṁvaṇṇito sambhāvito ca viññūnaṁ sabrahmacārīnaṁ; “Il Venerabile Mahākaccāna è lodato dal Buddha e stimato dai suoi compagni spirituali giudiziosi.

pahoti cāyasmā mahākaccāno imassa bhagavatā saṅkhittena uddesassa uddiṭṭhassa vitthārena atthaṁ avibhattassa vitthārena atthaṁ vibhajituṁ. È in grado di spiegare in dettaglio il significato di questo breve passaggio da recitare dato dal Buddha.

Yannūna mayaṁ yenāyasmā mahākaccāno tenupasaṅkameyyāma; upasaṅkamitvā āyasmantaṁ mahākaccānaṁ etamatthaṁ paṭipuccheyyāmā”ti. Andiamo da lui, e chiediamogli riguardo a questo”.

Atha kho te bhikkhū yenāyasmā mahākaccāno tenupasaṅkamiṁsu; upasaṅkamitvā āyasmatā mahākaccānena saddhiṁ sammodiṁsu. Allora quei monaci andarono dal Venerabile Mahākaccāna, e ci scambiarono saluti.

Sammodanīyaṁ kathaṁ sāraṇīyaṁ vītisāretvā ekamantaṁ nisīdiṁsu. Ekamantaṁ nisinnā kho te bhikkhū āyasmantaṁ mahākaccānaṁ etadavocuṁ: Una volta che i saluti e le cordialità terminarono, si sedettero a lato. Gli raccontarono ciò che era accaduto, e dissero:

“Idaṁ kho no, āvuso kaccāna, bhagavā saṅkhittena uddesaṁ uddisitvā vitthārena atthaṁ avibhajitvā uṭṭhāyāsanā vihāraṁ paviṭṭho:

‘tathā tathā, bhikkhave, bhikkhu upaparikkheyya yathā yathā upaparikkhato bahiddhā cassa viññāṇaṁ avikkhittaṁ avisaṭaṁ, ajjhattaṁ asaṇṭhitaṁ anupādāya na paritasseyya.

Bahiddhā, bhikkhave, viññāṇe avikkhitte avisaṭe sati ajjhattaṁ asaṇṭhite anupādāya aparitassato āyatiṁ jātijarāmaraṇadukkhasamudayasambhavo na hotī’ti.

Tesaṁ no, āvuso kaccāna, amhākaṁ, acirapakkantassa bhagavato, etadahosi:

‘idaṁ kho no, āvuso, bhagavā saṅkhittena uddesaṁ uddisitvā vitthārena atthaṁ avibhajitvā uṭṭhāyāsanā vihāraṁ paviṭṭho:

“tathā tathā, bhikkhave, bhikkhu upaparikkheyya, yathā yathā upaparikkhato bahiddhā cassa viññāṇaṁ avikkhittaṁ avisaṭaṁ ajjhattaṁ asaṇṭhitaṁ anupādāya na paritasseyya.

Bahiddhā, bhikkhave, viññāṇe avikkhitte avisaṭe sati ajjhattaṁ asaṇṭhite anupādāya aparitassato āyatiṁ jātijarāmaraṇadukkhasamudayasambhavo na hotī”ti.

Ko nu kho imassa bhagavatā saṅkhittena uddesassa uddiṭṭhassa vitthārena atthaṁ avibhattassa vitthārena atthaṁ vibhajeyyā’ti.

Tesaṁ no, āvuso kaccāna, amhākaṁ etadahosi:

‘ayaṁ kho āyasmā mahākaccāno satthu ceva saṁvaṇṇito, sambhāvito ca viññūnaṁ sabrahmacārīnaṁ.

Pahoti cāyasmā mahākaccāno imassa bhagavatā saṅkhittena uddesassa uddiṭṭhassa vitthārena atthaṁ avibhattassa vitthārena atthaṁ vibhajituṁ.

Yannūna mayaṁ yenāyasmā mahākaccāno tenupasaṅkameyyāma; upasaṅkamitvā āyasmantaṁ mahākaccānaṁ etamatthaṁ paṭipuccheyyāmā’ti—

vibhajatāyasmā mahākaccāno”ti. “Che il Venerabile Mahākaccāna per favore spieghi questo”

“Seyyathāpi, āvuso, puriso sāratthiko sāragavesī sārapariyesanaṁ caramāno mahato rukkhassa tiṭṭhato sāravato atikkammeva mūlaṁ atikkamma khandhaṁ sākhāpalāse sāraṁ pariyesitabbaṁ maññeyya, “Fratelli, immaginate una persona che ha bisogno di durame. Vagando alla ricerca di durame si imbatte in un grosso albero pieno di durame. Ma tralascia le radici e il tronco, immaginando che il durame si trovi nei rami e nelle foglie.

evaṁ sampadamidaṁ āyasmantānaṁ satthari sammukhībhūte taṁ bhagavantaṁ atisitvā amhe etamatthaṁ paṭipucchitabbaṁ maññatha. Questa è la situazione dei venerabili. Sebbene foste faccia a faccia col Buddha, lo avete tralasciato, immaginando di dover chiedere a me riguardo a questo.

So hāvuso, bhagavā jānaṁ jānāti, passaṁ passati, cakkhubhūto ñāṇabhūto dhammabhūto brahmabhūto vattā pavattā atthassa ninnetā amatassa dātā dhammassāmī tathāgato. Poiché lui è il Buddha, che conosce e vede. È la manifestazione della visione, della conoscenza, della verità, della divinità. È il Maestro, il proclamatore, il delucidatore del significato, il donatore della libertà dalla morte, il Signore della verità, il Realizzato.

So ceva panetassa kālo ahosi yaṁ bhagavantaṁyeva etamatthaṁ paṭipuccheyyātha; Quello era il momento di andare dal Buddha e di chiedergli a riguardo.

yathā vo bhagavā byākareyya tathā naṁ dhāreyyāthā”ti. Avreste dovuto ricordarlo secondo la risposta del Buddha”

“Addhāvuso kaccāna, bhagavā jānaṁ jānāti, passaṁ passati, cakkhubhūto ñāṇabhūto dhammabhūto brahmabhūto vattā pavattā atthassa ninnetā amatassa dātā dhammassāmī tathāgato. “Certamente lui è il Buddha, che conosce e vede. È la manifestazione della visione, della conoscenza, della verità, della divinità. È il Maestro, il proclamatore, il delucidatore del significato, il donatore della libertà dalla morte, il Signore della verità, il Realizzato.

So ceva panetassa kālo ahosi yaṁ bhagavantaṁyeva etamatthaṁ paṭipuccheyyāma; Quello era il momento di andare dal Buddha e di chiedergli a riguardo.

yathā no bhagavā byākareyya tathā naṁ dhāreyyāma. Avremmo dovuto ricordarlo secondo la risposta del Buddha.

Api cāyasmā mahākaccāno satthu ceva saṁvaṇṇito sambhāvito ca viññūnaṁ sabrahmacārīnaṁ. Ma comunque, il Venerabile Mahākaccāna è lodato dal Buddha e stimato dai suoi compagni spirituali giudiziosi.

Pahoti cāyasmā mahākaccāno imassa bhagavatā saṅkhittena uddesassa uddiṭṭhassa vitthārena atthaṁ avibhattassa vitthārena atthaṁ vibhajituṁ. È in grado di spiegare in dettaglio il significato di questo breve passaggio da recitare dato dal Buddha.

Vibhajatāyasmā mahākaccāno agaruṁ karitvā”ti. Per favore spiegalo, se non è un problema”

“Tena hāvuso, suṇātha, sādhukaṁ manasi karotha, bhāsissāmī”ti. “Allora, fratelli, ascoltate e prestate la giusta attenzione, ora parlo”

“Evamāvuso”ti kho te bhikkhū āyasmato mahākaccānassa paccassosuṁ. “Sì, fratello”, risposero i monaci.

Āyasmā mahākaccāno etadavoca: il Venerabile Mahākaccāna disse:

“Yaṁ kho no, āvuso, bhagavā saṅkhittena uddesaṁ uddisitvā vitthārena atthaṁ avibhajitvā uṭṭhāyāsanā vihāraṁ paviṭṭho: “Fratelli, il Buddha ha dato questo breve passaggio da recitare, e poi è entrato nella propria dimora senza spiegarne il significato in dettaglio:

‘tathā tathā, bhikkhave, bhikkhu upaparikkheyya, yathā yathā upaparikkhato bahiddhā cassa viññāṇaṁ avikkhittaṁ avisaṭaṁ ajjhattaṁ asaṇṭhitaṁ anupādāya na paritasseyya, bahiddhā, bhikkhave, viññāṇe avikkhitte avisaṭe sati ajjhattaṁ asaṇṭhite anupādāya aparitassato āyatiṁ jātijarāmaraṇadukkhasamudayasambhavo na hotī’ti. ‘Un monaco deve esaminare a fondo in modo che, se la coscienza dell’esaminatore non è sparpagliata e diramata verso l’esterno, né incastrata verso l’interno, non sia ansioso a causa dell’attaccamento’.

Imassa kho ahaṁ, āvuso, bhagavatā saṅkhittena uddesassa uddiṭṭhassa vitthārena atthaṁ avibhattassa evaṁ vitthārena atthaṁ ājānāmi. E così è come capisco in dettaglio il significato di questo passaggio da recitare.

Kathañcāvuso, bahiddhā viññāṇaṁ vikkhittaṁ visaṭanti vuccati? Com’è che la coscienza si dice sia sparpagliata e diramata verso l’esterno?

Idhāvuso, bhikkhuno cakkhunā rūpaṁ disvā rūpanimittānusāri viññāṇaṁ hoti rūpanimittassādagadhitaṁ rūpanimittassādavinibandhaṁ rūpanimittassādasaṁyojanasaṁyuttaṁ bahiddhā viññāṇaṁ vikkhittaṁ visaṭanti vuccati. In questo caso, quando un monaco vede una forma con gli occhi, e la coscienza ne insegue le caratteristiche dell’aspetto, legata, attaccata, e incatenata alla gratificazione nelle caratteristiche, si dice che la coscienza sia sparpagliata e diramata verso l’esterno.

Sotena saddaṁ sutvā …pe… Quando sente un suono con l’orecchio …

ghānena gandhaṁ ghāyitvā … Quando fiuta un odore con il naso …

jivhāya rasaṁ sāyitvā … Quando gusta un sapore con la lingua …

kāyena phoṭṭhabbaṁ phusitvā … Quando entra in contatto con un tocco col corpo …

manasā dhammaṁ viññāya dhammanimittānusāri viññāṇaṁ hoti; dhammanimittassādagadhitaṁ dhammanimittassādavinibandhaṁ dhammanimittassādasaṁyojanasaṁyuttaṁ bahiddhā viññāṇaṁ vikkhittaṁ visaṭanti vuccati. Quando diventa cosciente di un fenomeno mentale con la mente, e la coscienza ne insegue le caratteristiche dell’aspetto, legata, attaccata, e incatenata alla gratificazione nelle caratteristiche, si dice che la coscienza sia sparpagliata e diramata verso l’esterno.

Evaṁ kho, āvuso, bahiddhā viññāṇaṁ vikkhittaṁ visaṭanti vuccati. Così la coscienza si dice sia sparpagliata e diramata verso l’esterno.

Kathañcāvuso, bahiddhā viññāṇaṁ avikkhittaṁ avisaṭanti vuccati? E com’è che la coscienza si dice non sia sparpagliata e diramata verso l’esterno?

Idhāvuso, bhikkhuno cakkhunā rūpaṁ disvā na rūpanimittānusāri viññāṇaṁ hoti, na rūpanimittassādagadhitaṁ na rūpanimittassādavinibandhaṁ na rūpanimittassādasaṁyojanasaṁyuttaṁ bahiddhā viññāṇaṁ avikkhittaṁ avisaṭanti vuccati. In questo caso, quando un monaco vede una forma con gli occhi, ma la coscienza non ne insegue le caratteristiche dell’aspetto, non legata, attaccata, o incatenata alla gratificazione nelle caratteristiche, si dice che la coscienza non sia sparpagliata e diramata verso l’esterno.

Sotena saddaṁ sutvā …pe… Quando sente un suono con l’orecchio …

ghānena gandhaṁ ghāyitvā … Quando fiuta un odore con il naso …

jivhāya rasaṁ sāyitvā … Quando gusta un sapore con la lingua …

kāyena phoṭṭhabbaṁ phusitvā … Quando entra in contatto con un tocco col corpo …

manasā dhammaṁ viññāya na dhammanimittānusāri viññāṇaṁ hoti na dhammanimittassādagadhitaṁ na dhammanimittassādavinibandhaṁ na dhammanimittassādasaṁyojanasaṁyuttaṁ bahiddhā viññāṇaṁ avikkhittaṁ avisaṭanti vuccati. Quando diventa cosciente di un fenomeno mentale con la mente, ma la coscienza non ne insegue le caratteristiche dell’aspetto, non legata, attaccata, o incatenata alla gratificazione nelle caratteristiche, si dice che la coscienza non sia sparpagliata e diramata verso l’esterno.

Evaṁ kho, āvuso, bahiddhā viññāṇaṁ avikkhittaṁ avisaṭanti vuccati. Così la coscienza si dice non sia sparpagliata e diramata verso l’esterno.

Kathañcāvuso, ajjhattaṁ saṇṭhitanti vuccati? Com’è che la coscienza si dice sia incastrata verso l’interno?

Idhāvuso, bhikkhu vivicceva kāmehi vivicca akusalehi dhammehi savitakkaṁ savicāraṁ vivekajaṁ pītisukhaṁ paṭhamaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Prendete un monaco che, sufficientemente isolato dai piaceri dei sensi, isolato da cattive qualità, con pensiero e valutazione, ed euforia e felicità nate dall’isolamento, raggiunge e dimora nella prima estasi.

Tassa vivekajapītisukhānusāri viññāṇaṁ hoti vivekajapītisukhassādagadhitaṁ vivekajapītisukhassādavinibandhaṁ vivekajapītisukhassādasaṁyojanasaṁyuttaṁ ajjhattaṁ cittaṁ saṇṭhitanti vuccati. Quando la coscienza insegue quell’euforia e felicità nate dell’isolamento, legata, attaccata, e incatenata alla gratificazione in quell’euforia e felicità nate dall’isolamento, si dice che la mente sia incastrata verso l’interno.

Puna caparaṁ, āvuso, bhikkhu vitakkavicārānaṁ vūpasamā ajjhattaṁ sampasādanaṁ cetaso ekodibhāvaṁ avitakkaṁ avicāraṁ samādhijaṁ pītisukhaṁ dutiyaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, con il placarsi di pensiero e valutazione, con chiarezza interna e mente raccolta, senza pensiero e valutazione, con euforia e felicità nate dalla concentrazione, un monaco raggiunge e dimora nella seconda estasi.

Tassa samādhijapītisukhānusāri viññāṇaṁ hoti samādhijapītisukhassādagadhitaṁ samādhijapītisukhassādavinibandhaṁ samādhijapītisukhassādasaṁyojanasaṁyuttaṁ ajjhattaṁ cittaṁ saṇṭhitanti vuccati. Quando la coscienza insegue quell’euforia e felicità nate dalla concentrazione, legata, attaccata, e incatenata alla gratificazione in quell’euforia e felicità nate dalla concentrazione, si dice che la mente sia incastrata verso l’interno.

Puna caparaṁ, āvuso, bhikkhu pītiyā ca virāgā upekkhako ca viharati sato ca sampajāno sukhañca kāyena paṭisaṁvedeti, yaṁ taṁ ariyā ācikkhanti: ‘upekkhako satimā sukhavihārī’ti tatiyaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, con lo svanire dell’euforia, dimorando con equanimità, consapevole e presente, toccando con mano la felicità di cui i nobili dichiarano: ‘Equanime e consapevole, egli dimora nella felicità’, un monaco raggiunge e dimora nella terza estasi.

Tassa upekkhānusāri viññāṇaṁ hoti upekkhāsukhassādagadhitaṁ upekkhāsukhassādavinibandhaṁ upekkhāsukhassādasaṁyojanasaṁyuttaṁ ajjhattaṁ cittaṁ saṇṭhitanti vuccati. Quando la coscienza insegue quell’equanimità, legata, attaccata, e incatenata alla gratificazione in quell’equanimità, si dice che la mente sia incastrata verso l’interno.

Puna caparaṁ, āvuso, bhikkhu sukhassa ca pahānā dukkhassa ca pahānā pubbeva somanassadomanassānaṁ atthaṅgamā adukkhamasukhaṁ upekkhāsatipārisuddhiṁ catutthaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, abbandonando piacere e dolore, e mettendo fine ad allegria e tristezza precedenti, senza piacere o dolore, con pura equanimità e consapevolezza, un monaco raggiunge e dimora nella quarta estasi.

Tassa adukkhamasukhānusāri viññāṇaṁ hoti adukkhamasukhassādagadhitaṁ adukkhamasukhassādavinibandhaṁ adukkhamasukhassādasaṁyojanasaṁyuttaṁ ajjhattaṁ cittaṁ asaṇṭhitanti vuccati. Quando la coscienza insegue quella sensazione neutra, legata, attaccata, e incatenata alla gratificazione in quella sensazione neutra, si dice che la mente sia incastrata verso l’interno.

Evaṁ kho, āvuso, ajjhattaṁ saṇṭhitanti vuccati. Così la coscienza si dice sia incastrata verso l’interno.

Kathañcāvuso, ajjhattaṁ asaṇṭhitanti vuccati? E com’è che la coscienza si dice non sia incastrata verso l’interno?

Idhāvuso, bhikkhu vivicceva kāmehi vivicca akusalehi dhammehi …pe… paṭhamaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. È quando un monaco che, sufficientemente isolato dai piaceri dei sensi, isolato da cattive qualità, con pensiero e valutazione, ed euforia e felicità nate dall’isolamento, raggiunge e dimora nella prima estasi.

Tassa na vivekajapītisukhānusāri viññāṇaṁ hoti na vivekajapītisukhassādagadhitaṁ na vivekajapītisukhassādavinibandhaṁ na vivekajapītisukhassādasaṁyojanasaṁyuttaṁ ajjhattaṁ cittaṁ asaṇṭhitanti vuccati. Quando la coscienza non insegue quell’euforia e felicità nate dell’isolamento, non legata, attaccata, o incatenata alla gratificazione in quell’euforia e felicità nate dall’isolamento, si dice che la mente non sia incastrata verso l’interno.

Puna caparaṁ, āvuso, bhikkhu vitakkavicārānaṁ vūpasamā …pe… dutiyaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, con il placarsi di pensiero e valutazione, … un monaco raggiunge e dimora nella seconda estasi.

Tassa na samādhijapītisukhānusāri viññāṇaṁ hoti na samādhijapītisukhassādagadhitaṁ na samādhijapītisukhassādavinibandhaṁ na samādhijapītisukhassādasaṁyojanasaṁyuttaṁ ajjhattaṁ cittaṁ asaṇṭhitanti vuccati. Quando la coscienza non insegue quell’euforia e felicità nate dalla concentrazione, non legata, attaccata, o incatenata alla gratificazione in quell’euforia e felicità nate dalla concentrazione, si dice che la mente non sia incastrata verso l’interno.

Puna caparaṁ, āvuso, bhikkhu pītiyā ca virāgā …pe… tatiyaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, con lo svanire dell’euforia, … un monaco raggiunge e dimora nella terza estasi.

Tassa na upekkhānusāri viññāṇaṁ hoti na upekkhāsukhassādagadhitaṁ na upekkhāsukhassādavinibandhaṁ na upekkhāsukhassādasaṁyojanasaṁyuttaṁ ajjhattaṁ cittaṁ asaṇṭhitanti vuccati. Quando la coscienza non insegue quell’equanimità, non legata, attaccata, o incatenata alla gratificazione in quell’equanimità, si dice che la mente non sia incastrata verso l’interno.

Puna caparaṁ, āvuso, bhikkhu sukhassa ca pahānā dukkhassa ca pahānā pubbeva somanassadomanassānaṁ atthaṅgamā adukkhamasukhaṁ upekkhāsatipārisuddhiṁ catutthaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, abbandonando piacere e dolore, e mettendo fine ad allegria e tristezza precedenti, senza piacere o dolore, con pura equanimità e consapevolezza, un monaco raggiunge e dimora nella quarta estasi.

Tassa na adukkhamasukhānusāri viññāṇaṁ hoti na adukkhamasukhassādagadhitaṁ na adukkhamasukhassādavinibandhaṁ na adukkhamasukhassādasaṁyojanasaṁyuttaṁ ajjhattaṁ cittaṁ asaṇṭhitanti vuccati. Quando la coscienza non insegue quella sensazione neutra, non legata, attaccata, o incatenata alla gratificazione in quella sensazione neutra, si dice che la mente non sia incastrata verso l’interno.

Evaṁ kho, āvuso, ajjhattaṁ asaṇṭhitanti vuccati. Così la coscienza si dice non sia incastrata verso l’interno.

Kathañcāvuso, anupādā paritassanā hoti? E com’è che si è ansiosi a causa dell’attaccamento?

Idhāvuso, assutavā puthujjano ariyānaṁ adassāvī ariyadhammassa akovido ariyadhamme avinīto sappurisānaṁ adassāvī sappurisadhammassa akovido sappurisadhamme avinīto È quando una persona ordinaria non istruita non ha visto i nobili, e non è né abile né addestrata all’insegnamento nobile. Non ha visto persone rette, e non è né abile né addestrata all’insegnamento delle persone rette.

rūpaṁ attato samanupassati rūpavantaṁ vā attānaṁ attani vā rūpaṁ rūpasmiṁ vā attānaṁ. Ritiene la forma come il Sé, o che il Sé abbia forma, o che la forma sia parte del Sé, o il Sé della forma.

Tassa taṁ rūpaṁ vipariṇamati, aññathā hoti. Ma la sua forma si degrada e perisce,

Tassa rūpavipariṇāmaññathābhāvā rūpavipariṇāmānuparivatti viññāṇaṁ hoti. e la sua coscienza si aggancia al perire della forma.

Tassa rūpavipariṇāmānuparivattajā paritassanā dhammasamuppādā cittaṁ pariyādāya tiṭṭhanti. L’ansia gli sopraffa la mente, nata dall’agganciarsi al perire della forma, e originata in base ai principi naturali.

Cetaso pariyādānā uttāsavā ca hoti vighātavā ca apekkhavā ca anupādāya ca paritassati. Quindi si spaventa, si preoccupa, si inquieta, e diventa ansiosa a causa dell’attaccamento.

Vedanaṁ …pe… Ritiene la sensazione …

saññaṁ … la percezione …

saṅkhāre … le attività …

viññāṇaṁ attato samanupassati viññāṇavantaṁ vā attānaṁ attani vā viññāṇaṁ viññāṇasmiṁ vā attānaṁ. la coscienza come il Sé, o che il Sé abbia coscienza, o che la coscienza sia parte del Sé, o il Sé della coscienza.

Tassa taṁ viññāṇaṁ vipariṇamati, aññathā hoti. Ma la sua coscienza si degrada e perisce,

Tassa viññāṇavipariṇāmaññathābhāvā viññāṇavipariṇāmānuparivatti viññāṇaṁ hoti. e la sua coscienza si aggancia al perire della coscienza.

Tassa viññāṇavipariṇāmānuparivattajā paritassanā dhammasamuppādā cittaṁ pariyādāya tiṭṭhanti. L’ansia gli sopraffa la mente, nata dall’agganciarsi al perire della coscienza, e originata in base ai principi naturali.

Cetaso pariyādānā uttāsavā ca hoti vighātavā ca apekkhavā ca anupādāya ca paritassati. Quindi si spaventa, si preoccupa, si inquieta, e diventa ansiosa a causa dell’attaccamento.

Evaṁ kho, āvuso, anupādā paritassanā hoti. È così che si è ansiosi a causa dell’attaccamento.

Kathañcāvuso, anupādānā aparitassanā hoti? E com’è che non si è ansiosi a causa dell’attaccamento?

Idhāvuso, sutavā ariyasāvako ariyānaṁ dassāvī ariyadhammassa kovido ariyadhamme suvinīto sappurisānaṁ dassāvī sappurisadhammassa kovido sappurisadhamme suvinīto È quando un discepolo nobile colto ha visto i nobili, ed è abile e addestrato all’insegnamento nobile. Ha visto persone rette, ed è abile e addestrato all’insegnamento delle persone rette.

na rūpaṁ attato samanupassati na rūpavantaṁ vā attānaṁ na attani vā rūpaṁ na rūpasmiṁ vā attānaṁ. Non ritiene la forma come il Sé, o che il Sé abbia forma, o che la forma sia parte del Sé, o il Sé della forma.

Tassa taṁ rūpaṁ vipariṇamati, aññathā hoti. Quando la sua forma si degrada e perisce,

Tassa rūpavipariṇāmaññathābhāvā na ca rūpavipariṇāmānuparivatti viññāṇaṁ hoti. la sua coscienza non si aggancia al perire della forma.

Tassa na rūpavipariṇāmānuparivattajā paritassanā dhammasamuppādā cittaṁ pariyādāya tiṭṭhanti. L’ansia, nata dall’agganciarsi al perire del corpo, e originata in base ai principi naturali, non gli sopraffa la mente.

Cetaso pariyādānā na cevuttāsavā hoti na ca vighātavā na ca apekkhavā anupādāya ca na paritassati. Quindi non si spaventa, non si preoccupa, non si inquieta, e non diventa ansioso a causa dell’attaccamento.

Na vedanaṁ … Non ritiene la sensazione …

na saññaṁ … la percezione …

na saṅkhāre … le attività …

na viññāṇaṁ attato samanupassati na viññāṇavantaṁ vā attānaṁ na attani vā viññāṇaṁ na viññāṇasmiṁ vā attānaṁ. o la coscienza come il Sé, o che il Sé abbia coscienza, o che la coscienza sia parte del Sé, o il Sé della coscienza.

Tassa taṁ viññāṇaṁ vipariṇamati, aññathā hoti. Quando la sua coscienza si degrada e perisce,

Tassa viññāṇavipariṇāmaññathābhāvā na ca viññāṇavipariṇāmānuparivatti viññāṇaṁ hoti. la sua coscienza non si aggancia al perire della coscienza.

Tassa na viññāṇavipariṇāmānuparivattajā paritassanā dhammasamuppādā cittaṁ pariyādāya tiṭṭhanti. L’ansia, nata dall’agganciarsi al perire della coscienza, e originata in base ai principi naturali, non gli sopraffa la mente.

Cetaso pariyādānā na cevuttāsavā hoti na ca vighātavā na ca apekkhavā, anupādāya ca na paritassati. Quindi non si spaventa, non si preoccupa, non si inquieta, e non diventa ansioso a causa dell’attaccamento.

Evaṁ kho, āvuso, anupādā aparitassanā hoti. È così che non si è ansiosi a causa dell’attaccamento.

Yaṁ kho no, āvuso, bhagavā saṅkhittena uddesaṁ uddisitvā vitthārena atthaṁ avibhajitvā uṭṭhāyāsanā vihāraṁ paviṭṭho: Il Buddha ha dato questo breve passaggio da recitare, e poi è entrato nella propria dimora senza spiegarne il significato in dettaglio:

‘tathā tathā, bhikkhave, bhikkhu upaparikkheyya yathā yathā upaparikkhato bahiddhā cassa viññāṇaṁ avikkhittaṁ avisaṭaṁ, ajjhattaṁ asaṇṭhitaṁ anupādāya na paritasseyya. ‘Un monaco deve esaminare a fondo in modo che, se la coscienza dell’esaminatore non è sparpagliata e diramata verso l’esterno, né incastrata verso l’interno, non sia ansioso a causa dell’attaccamento.

Bahiddhā, bhikkhave, viññāṇe avikkhitte avisaṭe sati ajjhattaṁ asaṇṭhite anupādāya aparitassato āyatiṁ jātijarāmaraṇadukkhasamudayasambhavo na hotī’ti. Quando è così, non c’è venire in essere dell’origine della sofferenza, della nascita, della vecchiaia, e della morte in futuro’.

Imassa kho ahaṁ, āvuso, bhagavatā saṅkhittena uddesassa uddiṭṭhassa vitthārena atthaṁ avibhattassa evaṁ vitthārena atthaṁ ājānāmi. E così è come capisco in dettaglio il significato di questo passaggio da recitare.

Ākaṅkhamānā ca pana tumhe āyasmanto bhagavantaṁyeva upasaṅkamitvā etamatthaṁ paṭipuccheyyātha; Se volete, potete andare dal Buddha e chiedergli riguardo a questo.

yathā vo bhagavā byākaroti tathā naṁ dhāreyyāthā”ti. Dovete ricordarlo secondo la risposta del Buddha”.

Atha kho te bhikkhū āyasmato mahākaccānassa bhāsitaṁ abhinanditvā anumoditvā uṭṭhāyāsanā yena bhagavā tenupasaṅkamiṁsu; upasaṅkamitvā bhagavantaṁ abhivādetvā ekamantaṁ nisīdiṁsu. Ekamantaṁ nisinnā kho te bhikkhū bhagavantaṁ etadavocuṁ: Allora quei monaci, traendo piacere e gioendo di ciò che il Venerabile Mahākaccāna disse, si alzarono dai propri posti e andarono dal Buddha, si inchinarono, si sedettero a lato, e gli riferirono ciò che era accaduto. Poi aggiunsero:

“Yaṁ kho no, bhante, bhagavā saṅkhittena uddesaṁ uddisitvā vitthārena atthaṁ avibhajitvā uṭṭhāyāsanā vihāraṁ paviṭṭho:

‘tathā tathā, bhikkhave, bhikkhu upaparikkheyya yathā yathā upaparikkhato bahiddhā cassa viññāṇaṁ avikkhittaṁ avisaṭaṁ, ajjhattaṁ asaṇṭhitaṁ anupādāya na paritasseyya.

Bahiddhā, bhikkhave, viññāṇe avikkhitte avisaṭe sati ajjhattaṁ asaṇṭhite anupādāya aparitassato āyatiṁ jātijarāmaraṇadukkhasamudayasambhavo na hotī’ti.

Tesaṁ no, bhante, amhākaṁ, acirapakkantassa bhagavato, etadahosi:

‘idaṁ kho no, āvuso, bhagavā saṅkhittena uddesaṁ uddisitvā vitthārena atthaṁ avibhajitvā uṭṭhāyāsanā vihāraṁ paviṭṭho—

tathā tathā, bhikkhave, bhikkhu upaparikkheyya, yathā yathā upaparikkhato bahiddhā cassa viññāṇaṁ avikkhittaṁ avisaṭaṁ, ajjhattaṁ asaṇṭhitaṁ anupādāya na paritasseyya.

Bahiddhā, bhikkhave, viññāṇe avikkhitte avisaṭe sati ajjhattaṁ asaṇṭhite anupādāya aparitassato āyatiṁ jātijarāmaraṇadukkhasamudayasambhavo na hotīti.

Ko nu kho imassa bhagavatā saṅkhittena uddesassa uddiṭṭhassa vitthārena atthaṁ avibhattassa vitthārena atthaṁ vibhajeyyā’ti?

Tesaṁ no, bhante, amhākaṁ etadahosi:

‘ayaṁ kho āyasmā mahākaccāno satthu ceva saṁvaṇṇito sambhāvito ca viññūnaṁ sabrahmacārīnaṁ.

Pahoti cāyasmā mahākaccāno imassa bhagavatā saṅkhittena uddesassa uddiṭṭhassa vitthārena atthaṁ avibhattassa vitthārena atthaṁ vibhajituṁ.

Yannūna mayaṁ yenāyasmā mahākaccāno tenupasaṅkameyyāma; upasaṅkamitvā āyasmantaṁ mahākaccānaṁ etamatthaṁ paṭipuccheyyāmā’ti.

Atha kho mayaṁ, bhante, yenāyasmā mahākaccāno tenupasaṅkamimha; upasaṅkamitvā āyasmantaṁ mahākaccānaṁ etamatthaṁ paṭipucchimha.

Tesaṁ no, bhante, āyasmatā mahākaccānena imehi ākārehi imehi padehi imehi byañjanehi attho vibhatto”ti. “Il Venerabile Mahākaccāna ci ha spiegato chiaramente il significato in questa maniera, con queste parole e frasi”

“Paṇḍito, bhikkhave, mahākaccāno; mahāpañño, bhikkhave, mahākaccāno. “Mahākaccāna è astuto, monaci, possiede grande saggezza.

Mañcepi tumhe, bhikkhave, etamatthaṁ paṭipuccheyyātha, ahampi evamevaṁ byākareyyaṁ yathā taṁ mahākaccānena byākataṁ. Se foste venuti da me e mi aveste posto questa domanda, avrei risposto esattamente allo stesso modo di Mahākaccāna.

Eso cevetassa attho. Evañca naṁ dhāreyyāthā”ti. Questo è ciò che significa, e dovete ricordarlo così”.

Idamavoca bhagavā. Questo è ciò che il Buddha disse.

Attamanā te bhikkhū bhagavato bhāsitaṁ abhinandunti. Contenti, i monaci trassero piacere da ciò che il Buddha disse.

Uddesavibhaṅgasuttaṁ niṭṭhitaṁ aṭṭhamaṁ.
PreviousNext