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Majjhima Nikāya 135 Discorsi medi 135

Cūḷakammavibhaṅgasutta Il discorso sull’analisi più corta delle azioni

Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.

ekaṁ samayaṁ bhagavā sāvatthiyaṁ viharati jetavane, anāthapiṇḍikassa ārāme. Una volta il Buddha dimorava vicino a Sāvatthī, nel bosco di Jeta, il monastero di Anāthapiṇḍika.

Atha kho subho māṇavo todeyyaputto yena bhagavā tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā bhagavatā saddhiṁ sammodi. Lo studente Subha, figlio di Todeyya, andò dal Buddha, e ci scambiò saluti.

Sammodanīyaṁ kathaṁ sāraṇīyaṁ vītisāretvā ekamantaṁ nisīdi. Ekamantaṁ nisinno kho subho māṇavo todeyyaputto bhagavantaṁ etadavoca: Una volta che i saluti e le cordialità terminarono, si sedette a lato e disse al Buddha:

“Ko nu kho, bho gotama, hetu ko paccayo yena manussānaṁyeva sataṁ manussabhūtānaṁ dissanti hīnappaṇītatā? “Qual è la causa, Signor Gotama, qual è la ragione per cui persino tra gli esseri umani alcuni sono inferiori mentre altri superiori?

Dissanti hi, bho gotama, manussā appāyukā, dissanti dīghāyukā; Poiché si vede gente dalla vita breve e gente dalla vita lunga,

dissanti bavhābādhā, dissanti appābādhā; malata e in salute,

dissanti dubbaṇṇā, dissanti vaṇṇavanto; brutta e bella,

dissanti appesakkhā, dissanti mahesakkhā; insignificante e illustre,

dissanti appabhogā, dissanti mahābhogā; povera e ricca,

dissanti nīcakulīnā, dissanti uccākulīnā; da famiglie umili e da famiglie eminenti,

dissanti duppaññā, dissanti paññavanto. ottusa e saggia.

Ko nu kho, bho gotama, hetu ko paccayo yena manussānaṁyeva sataṁ manussabhūtānaṁ dissanti hīnappaṇītatā”ti? Qual è la causa, Signor Gotama, qual è la ragione per cui persino tra gli esseri umani alcuni sono inferiori mentre altri superiori?”

“Kammassakā, māṇava, sattā kammadāyādā kammayonī kammabandhū kammappaṭisaraṇā. “Studente, gli esseri viventi sono proprietari delle proprie azioni ed eredi delle proprie azioni. Le azioni sono il loro grembo, loro parenti, e il loro rifugio.

Kammaṁ satte vibhajati yadidaṁ—Sono le azioni che dividono gli esseri in

hīnappaṇītatāyā”ti. inferiori e superiori”

“Na kho ahaṁ imassa bhoto gotamassa saṅkhittena bhāsitassa vitthārena atthaṁ avibhattassa vitthārena atthaṁ ājānāmi. “Non comprendo il significato della breve dichiarazione del Signor Gotama, senza che venga spiegata in dettaglio.

Sādhu me bhavaṁ gotamo tathā dhammaṁ desetu yathā ahaṁ imassa bhoto gotamassa saṅkhittena bhāsitassa vitthārena atthaṁ avibhattassa vitthārena atthaṁ ājāneyyan”ti. Signor Gotama, per favore mi spieghi questa questione in dettaglio così che possa comprenderne il significato”

“Tena hi, māṇava, suṇāhi, sādhukaṁ manasi karohi; bhāsissāmī”ti. “Allora, studente, ascolta e presta la giusta attenzione, ora parlo”

“Evaṁ, bho”ti kho subho māṇavo todeyyaputto bhagavato paccassosi. “Sì, Signore”, rispose Subha.

Bhagavā etadavoca: Il Buddha disse:

“Idha, māṇava, ekacco itthī vā puriso vā pāṇātipātī hoti luddo lohitapāṇi hatapahate niviṭṭho adayāpanno pāṇabhūtesu. “Prendi una donna o un uomo che uccide. È violento, sanguinario, un assassino incallito, spietato nei confronti degli esseri viventi.

So tena kammena evaṁ samattena evaṁ samādinnena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjati. A causa dell’aver compiuto tali azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in un posto di perdizione, un brutto posto, in un regno inferiore, all’inferno.

No ce kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjati, sace manussattaṁ āgacchati yattha yattha paccājāyati appāyuko hoti. Se non rinasce in un posto di perdizione, ma torna al regno umano, allora ovunque nasca la sua vita sarà breve.

Appāyukasaṁvattanikā esā, māṇava, paṭipadā yadidaṁ—Poiché uccidere è il percorso che porta ad avere una vita breve.

pāṇātipātī hoti luddo lohitapāṇi hatapahate niviṭṭho adayāpanno pāṇabhūtesu.

Idha pana, māṇava, ekacco itthī vā puriso vā pāṇātipātaṁ pahāya pāṇātipātā paṭivirato hoti nihitadaṇḍo nihitasattho, lajjī dayāpanno sabbapāṇabhūtahitānukampī viharati. Ma prendi una donna o un uomo che evita di uccidere, rinunciando a bastone e spada. È scrupoloso e gentile, dimorando pieno di premura per ogni essere vivente.

So tena kammena evaṁ samattena evaṁ samādinnena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjati. Grazie all’aver compiuto tali azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in un bel posto, in paradiso.

No ce kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjati, sace manussattaṁ āgacchati yattha yattha paccājāyati dīghāyuko hoti. Se non rinasce in paradiso, ma torna al regno umano, allora ovunque nasca la sua vita sarà lunga.

Dīghāyukasaṁvattanikā esā, māṇava, paṭipadā yadidaṁ—Poiché non uccidere è il percorso che porta ad avere una vita lunga.

pāṇātipātaṁ pahāya pāṇātipātā paṭivirato hoti nihitadaṇḍo nihitasattho, lajjī dayāpanno sabbapāṇabhūtahitānukampī viharati.

Idha, māṇava, ekacco itthī vā puriso vā sattānaṁ viheṭhakajātiko hoti, pāṇinā vā leḍḍunā vā daṇḍena vā satthena vā. Prendi una donna o un uomo che ferisce abitualmente gli esseri viventi con pugni, pietre, bastone, o spada.

So tena kammena evaṁ samattena evaṁ samādinnena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjati. A causa dell’aver compiuto tali azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in un posto di perdizione, un brutto posto, in un regno inferiore, all’inferno.

No ce kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjati, sace manussattaṁ āgacchati yattha yattha paccājāyati bavhābādho hoti. Se non rinasce in un posto di perdizione, ma torna al regno umano, allora ovunque nasca sarà cagionevole.

Bavhābādhasaṁvattanikā esā, māṇava, paṭipadā yadidaṁ—Poiché ferire è il percorso che porta a essere cagionevoli.

sattānaṁ viheṭhakajātiko hoti pāṇinā vā leḍḍunā vā daṇḍena vā satthena vā.

Idha pana, māṇava, ekacco itthī vā puriso vā sattānaṁ aviheṭhakajātiko hoti pāṇinā vā leḍḍunā vā daṇḍena vā satthena vā. Ma prendi una donna o un uomo che non ferirebbe mai gli esseri viventi con pugni, pietre, bastone, o spada.

So tena kammena evaṁ samattena evaṁ samādinnena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjati. Grazie all’aver compiuto tali azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in paradiso.

No ce kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjati, sace manussattaṁ āgacchati yattha yattha paccājāyati appābādho hoti. Se non rinasce in paradiso, ma torna al regno umano, allora ovunque nasca sarà in salute.

Appābādhasaṁvattanikā esā, māṇava, paṭipadā yadidaṁ—Poiché non ferire è il percorso che porta a essere in salute.

sattānaṁ aviheṭhakajātiko hoti pāṇinā vā leḍḍunā vā daṇḍena vā satthena vā.

Idha, māṇava, ekacco itthī vā puriso vā kodhano hoti upāyāsabahulo. Prendi una donna o un uomo irritabile e dal cattivo carattere.

Appampi vutto samāno abhisajjati kuppati byāpajjati patiṭṭhīyati kopañca dosañca appaccayañca pātukaroti. Persino se leggermente criticato perde la calma, si infastidisce, diventa ostile, dal cuore duro, mostrando fastidio, odio, e acidità.

So tena kammena evaṁ samattena evaṁ samādinnena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjati. A causa dell’aver compiuto tali azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in un posto di perdizione, un brutto posto, in un regno inferiore, all’inferno.

No ce kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjati, sace manussattaṁ āgacchati yattha yattha paccājāyati dubbaṇṇo hoti. Se non rinasce in un posto di perdizione, ma torna al regno umano, allora ovunque nasca sarà brutto.

Dubbaṇṇasaṁvattanikā esā, māṇava, paṭipadā yadidaṁ—Poiché essere irritabili e dal cattivo carattere è il percorso che porta a essere brutti.

kodhano hoti upāyāsabahulo;

appampi vutto samāno abhisajjati kuppati byāpajjati patiṭṭhīyati kopañca dosañca appaccayañca pātukaroti.

Idha pana, māṇava, ekacco itthī vā puriso vā akkodhano hoti anupāyāsabahulo; Ma prendi una donna o un uomo che non è irritabile e dal cattivo carattere.

bahumpi vutto samāno nābhisajjati na kuppati na byāpajjati na patiṭṭhīyati na kopañca dosañca appaccayañca pātukaroti. Persino se fortemente criticato non perde la calma, non si infastidisce, non diventa ostile, dal cuore duro, né mostra fastidio, odio, e acidità.

So tena kammena evaṁ samattena evaṁ samādinnena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjati. Grazie all’aver compiuto tali azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in un bel posto, in paradiso.

No ce kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjati, sace manussattaṁ āgacchati yattha yattha paccājāyati pāsādiko hoti. Se non rinasce in paradiso, ma torna al regno umano, allora ovunque nasca sarà bello.

Pāsādikasaṁvattanikā esā, māṇava, paṭipadā yadidaṁ—Poiché non essere irritabili e dal cattivo carattere è il percorso che porta a essere belli.

akkodhano hoti anupāyāsabahulo;

bahumpi vutto samāno nābhisajjati na kuppati na byāpajjati na patiṭṭhīyati na kopañca dosañca appaccayañca pātukaroti.

Idha, māṇava, ekacco itthī vā puriso vā issāmanako hoti; Prendi una donna o un uomo geloso.

paralābhasakkāragarukāramānanavandanapūjanāsu issati upadussati issaṁ bandhati. Prova invidia, risentimento, e rancore nei confronti degli averi, onori, rispetto, reverenza, omaggi, e venerazione altrui.

So tena kammena evaṁ samattena evaṁ samādinnena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjati. A causa dell’aver compiuto tali azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in un posto di perdizione, un brutto posto, in un regno inferiore, all’inferno.

No ce kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjati, sace manussattaṁ āgacchati yattha yattha paccājāyati appesakkho hoti. Se non rinasce in un posto di perdizione, ma torna al regno umano, allora ovunque nasca sarà insignificante.

Appesakkhasaṁvattanikā esā, māṇava, paṭipadā yadidaṁ—Poiché essere gelosi è il percorso che porta a essere insignificanti.

issāmanako hoti;

paralābhasakkāragarukāramānanavandanapūjanāsu issati upadussati issaṁ bandhati.

Idha pana, māṇava, ekacco itthī vā puriso vā anissāmanako hoti; Prendi una donna o un uomo non geloso.

paralābhasakkāragarukāramānanavandanapūjanāsu na issati na upadussati na issaṁ bandhati. Non prova invidia, risentimento, e rancore nei confronti degli averi, onori, rispetto, reverenza, omaggi, e venerazione altrui.

So tena kammena evaṁ samattena evaṁ samādinnena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjati. Grazie all’aver compiuto tali azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in un bel posto, in paradiso.

No ce kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjati, sace manussattaṁ āgacchati yattha yattha paccājāyati mahesakkho hoti. Se non rinasce in paradiso, ma torna al regno umano, allora ovunque nasca sarà illustre.

Mahesakkhasaṁvattanikā esā, māṇava, paṭipadā yadidaṁ—Poiché non essere gelosi è il percorso che porta a essere illustri.

anissāmanako hoti;

paralābhasakkāragarukāramānanavandanapūjanāsu na issati na upadussati na issaṁ bandhati.

Idha, māṇava, ekacco itthī vā puriso vā na dātā hoti samaṇassa vā brāhmaṇassa vā annaṁ pānaṁ vatthaṁ yānaṁ mālāgandhavilepanaṁ seyyāvasathapadīpeyyaṁ. Prendi una donna o un uomo che non offre agli asceti o ai bramini cose come cibo, bevande, vestiario, veicoli; collane, profumi, e trucchi; letti, case, e luce.

So tena kammena evaṁ samattena evaṁ samādinnena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjati. A causa dell’aver compiuto tali azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in un posto di perdizione, un brutto posto, in un regno inferiore, all’inferno.

No ce kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjati, sace manussattaṁ āgacchati yattha yattha paccājāyati appabhogo hoti. Se non rinasce in un posto di perdizione, ma torna al regno umano, allora ovunque nasca sarà povero.

Appabhogasaṁvattanikā esā, māṇava, paṭipadā yadidaṁ—Poiché non donare è il percorso che porta a essere poveri.

na dātā hoti samaṇassa vā brāhmaṇassa vā annaṁ pānaṁ vatthaṁ yānaṁ mālāgandhavilepanaṁ seyyāvasathapadīpeyyaṁ.

Idha pana, māṇava, ekacco itthī vā puriso vā dātā hoti samaṇassa vā brāhmaṇassa vā annaṁ pānaṁ vatthaṁ yānaṁ mālāgandhavilepanaṁ seyyāvasathapadīpeyyaṁ. Ma prendi una donna o un uomo che offre agli asceti o ai bramini cose come cibo, bevande, vestiario, veicoli; collane, profumi, e trucchi; letti, case, e luce.

So tena kammena evaṁ samattena evaṁ samādinnena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjati. Grazie all’aver compiuto tali azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in un bel posto, in paradiso.

No ce kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjati, sace manussattaṁ āgacchati yattha yattha paccājāyati mahābhogo hoti. Se non rinasce in paradiso, ma torna al regno umano, allora ovunque nasca sarà ricco.

Mahābhogasaṁvattanikā esā, māṇava, paṭipadā yadidaṁ—Poiché donare è il percorso che porta a essere ricchi.

dātā hoti samaṇassa vā brāhmaṇassa vā annaṁ pānaṁ vatthaṁ yānaṁ mālāgandhavilepanaṁ seyyāvasathapadīpeyyaṁ.

Idha, māṇava, ekacco itthī vā puriso vā thaddho hoti atimānī—Prendi una donna o un uomo ostinato e arrogante.

abhivādetabbaṁ na abhivādeti, paccuṭṭhātabbaṁ na paccuṭṭheti, āsanārahassa na āsanaṁ deti, maggārahassa na maggaṁ deti, sakkātabbaṁ na sakkaroti, garukātabbaṁ na garukaroti, mānetabbaṁ na māneti, pūjetabbaṁ na pūjeti. Non si inchina a coloro a cui deve inchinarsi. Non si alza per loro, non offre loro il posto a sedere, non fa loro strada, non onora, rispetta, stima, o venera chi è degno di queste cose.

So tena kammena evaṁ samattena evaṁ samādinnena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjati. A causa dell’aver compiuto tali azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in un posto di perdizione, un brutto posto, in un regno inferiore, all’inferno.

No ce kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjati, sace manussattaṁ āgacchati yattha yattha paccājāyati nīcakulīno hoti. Se non rinasce in un posto di perdizione, ma torna al regno umano, allora nascerà in una famiglia di bassa classe sociale.

Nīcakulīnasaṁvattanikā esā, māṇava, paṭipadā yadidaṁ—Poiché essere ostinati e arroganti è il percorso che porta a nascere in una famiglia di bassa classe sociale.

thaddho hoti atimānī;

abhivādetabbaṁ na abhivādeti, paccuṭṭhātabbaṁ na paccuṭṭheti, āsanārahassa na āsanaṁ deti, maggārahassa na maggaṁ deti, sakkātabbaṁ na sakkaroti, garukātabbaṁ na garukaroti, mānetabbaṁ na māneti, pūjetabbaṁ na pūjeti.

Idha pana, māṇava, ekacco itthī vā puriso vā atthaddho hoti anatimānī; Ma prendi una donna o un uomo che non è ostinato e arrogante.

abhivādetabbaṁ abhivādeti, paccuṭṭhātabbaṁ paccuṭṭheti, āsanārahassa āsanaṁ deti, maggārahassa maggaṁ deti, sakkātabbaṁ sakkaroti, garukātabbaṁ garukaroti, mānetabbaṁ māneti, pūjetabbaṁ pūjeti. Si inchina a coloro a cui deve inchinarsi. Si alza per loro, offre loro il posto a sedere, fa loro strada, onora, rispetta, stima, e venera chi è degno di queste cose.

So tena kammena evaṁ samattena evaṁ samādinnena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjati. Grazie all’aver compiuto tali azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in un bel posto, in paradiso.

No ce kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjati, sace manussattaṁ āgacchati yattha yattha paccājāyati uccākulīno hoti. Se non rinasce in paradiso, ma torna al regno umano, allora nascerà in una famiglia eminente.

Uccākulīnasaṁvattanikā esā, māṇava, paṭipadā yadidaṁ—Poiché non essere ostinati e arroganti è il percorso che porta a nascere in una famiglia eminente.

atthaddho hoti anatimānī;

abhivādetabbaṁ abhivādeti, paccuṭṭhātabbaṁ paccuṭṭheti, āsanārahassa āsanaṁ deti, maggārahassa maggaṁ deti, sakkātabbaṁ sakkaroti, garukātabbaṁ garukaroti, mānetabbaṁ māneti, pūjetabbaṁ pūjeti.

Idha, māṇava, ekacco itthī vā puriso vā samaṇaṁ vā brāhmaṇaṁ vā upasaṅkamitvā na paripucchitā hoti: Prendi una donna o un uomo che non va da asceti o bramini a chiedere:

‘kiṁ, bhante, kusalaṁ, kiṁ akusalaṁ; ‘Signore, cos’è il bene, e cos’è il male?

kiṁ sāvajjaṁ, kiṁ anavajjaṁ; Cosa è biasimevole, e cosa non lo è?

kiṁ sevitabbaṁ, kiṁ na sevitabbaṁ; Cosa deve essere coltivato, e cosa non deve essere coltivato?

kiṁ me karīyamānaṁ dīgharattaṁ ahitāya dukkhāya hoti, kiṁ vā pana me karīyamānaṁ dīgharattaṁ hitāya sukhāya hotī’ti? Che tipo di azioni porterà a mio danno e sofferenza per molto tempo? Che tipo di azioni porterà a mio beneficio e felicità per molto tempo?’

So tena kammena evaṁ samattena evaṁ samādinnena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjati. A causa dell’aver compiuto tali azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in un posto di perdizione, un brutto posto, in un regno inferiore, all’inferno.

No ce kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjati, sace manussattaṁ āgacchati yattha yattha paccājāyati duppañño hoti. Se non rinasce in un posto di perdizione, ma torna al regno umano, allora ovunque nasca sarà ottuso.

Duppaññasaṁvattanikā esā, māṇava, paṭipadā yadidaṁ—Poiché non andare da asceti e bramini a chiedere è il percorso che porta a essere ottusi.

samaṇaṁ vā brāhmaṇaṁ vā upasaṅkamitvā na paripucchitā hoti:

‘kiṁ, bhante, kusalaṁ, kiṁ akusalaṁ;

kiṁ sāvajjaṁ, kiṁ anavajjaṁ;

kiṁ sevitabbaṁ, kiṁ na sevitabbaṁ;

kiṁ me karīyamānaṁ dīgharattaṁ ahitāya dukkhāya hoti, kiṁ vā pana me karīyamānaṁ dīgharattaṁ hitāya sukhāya hotī’ti?

Idha pana, māṇava, ekacco itthī vā puriso vā samaṇaṁ vā brāhmaṇaṁ vā upasaṅkamitvā paripucchitā hoti: Prendi una donna o un uomo che va da asceti o bramini a chiedere:

‘kiṁ, bhante, kusalaṁ, kiṁ akusalaṁ; ‘Signore, cos’è il bene, e cos’è il male?

kiṁ sāvajjaṁ, kiṁ anavajjaṁ; Cosa è biasimevole, e cosa non lo è?

kiṁ sevitabbaṁ, kiṁ na sevitabbaṁ; Cosa deve essere coltivato, e cosa non deve essere coltivato?

kiṁ me karīyamānaṁ dīgharattaṁ ahitāya dukkhāya hoti, kiṁ vā pana me karīyamānaṁ dīgharattaṁ hitāya sukhāya hotī’ti? Che tipo di azioni porterà a mio danno e sofferenza per molto tempo? Che tipo di azioni porterà a mio beneficio e felicità per molto tempo?’

So tena kammena evaṁ samattena evaṁ samādinnena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjati. Grazie all’aver compiuto tali azioni, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in un bel posto, in paradiso.

No ce kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjati, sace manussattaṁ āgacchati yattha yattha paccājāyati mahāpañño hoti. Se non rinasce in paradiso, ma torna al regno umano, allora ovunque nasca sarà molto saggio.

Mahāpaññasaṁvattanikā esā, māṇava, paṭipadā yadidaṁ—Poiché andare da asceti e bramini a chiedere è il percorso che porta alla saggezza.

samaṇaṁ vā brāhmaṇaṁ vā upasaṅkamitvā paripucchitā hoti:

‘kiṁ, bhante, kusalaṁ, kiṁ akusalaṁ;

kiṁ sāvajjaṁ, kiṁ anavajjaṁ;

kiṁ sevitabbaṁ, kiṁ na sevitabbaṁ;

kiṁ me karīyamānaṁ dīgharattaṁ ahitāya dukkhāya hoti, kiṁ vā pana me karīyamānaṁ dīgharattaṁ hitāya sukhāya hotī’ti?

Iti kho, māṇava, appāyukasaṁvattanikā paṭipadā appāyukattaṁ upaneti, dīghāyukasaṁvattanikā paṭipadā dīghāyukattaṁ upaneti; Quindi è il modo in cui la gente vive che li rende come sono, che abbiano vita breve o lunga,

bavhābādhasaṁvattanikā paṭipadā bavhābādhattaṁ upaneti, appābādhasaṁvattanikā paṭipadā appābādhattaṁ upaneti; che siano cagionevoli o in salute,

dubbaṇṇasaṁvattanikā paṭipadā dubbaṇṇattaṁ upaneti, pāsādikasaṁvattanikā paṭipadā pāsādikattaṁ upaneti; brutti o belli,

appesakkhasaṁvattanikā paṭipadā appesakkhattaṁ upaneti, mahesakkhasaṁvattanikā paṭipadā mahesakkhattaṁ upaneti; insignificanti o illustri,

appabhogasaṁvattanikā paṭipadā appabhogattaṁ upaneti, mahābhogasaṁvattanikā paṭipadā mahābhogattaṁ upaneti; poveri o ricchi,

nīcakulīnasaṁvattanikā paṭipadā nīcakulīnattaṁ upaneti, uccākulīnasaṁvattanikā paṭipadā uccākulīnattaṁ upaneti; da una famiglia umile o da una famiglia eminente,

duppaññasaṁvattanikā paṭipadā duppaññattaṁ upaneti, mahāpaññasaṁvattanikā paṭipadā mahāpaññattaṁ upaneti. ottusi o saggi.

Kammassakā, māṇava, sattā kammadāyādā kammayonī kammabandhū kammappaṭisaraṇā. Gli esseri viventi sono proprietari delle proprie azioni ed eredi delle proprie azioni. Le azioni sono il loro grembo, loro parenti, e il loro rifugio.

Kammaṁ satte vibhajati yadidaṁ—Sono le azioni che dividono gli esseri in

hīnappaṇītatāyā”ti. inferiori e superiori”

Evaṁ vutte, subho māṇavo todeyyaputto bhagavantaṁ etadavoca: Detto ciò, Subha disse al Buddha:

“abhikkantaṁ, bho gotama, abhikkantaṁ, bho gotama. “Eccellente, Signor Gotama! Eccellente!

Seyyathāpi, bho gotama, nikkujjitaṁ vā ukkujjeyya, paṭicchannaṁ vā vivareyya, mūḷhassa vā maggaṁ ācikkheyya, andhakāre vā telapajjotaṁ dhāreyya: ‘cakkhumanto rūpāni dakkhantī’ti; evamevaṁ bhotā gotamena anekapariyāyena dhammo pakāsito. Immagini che qualcuno raddrizzi ciò che è capovolto, o riveli ciò che è nascosto, o indichi il cammino a chi si è perso, o regga una lampada al buio pensando: ‘Che chi ha occhi buoni possa vedere forme’. Allo stesso modo il Signor Gotama ha reso l’insegnamento chiaro in vari modi.

Esāhaṁ bhavantaṁ gotamaṁ saraṇaṁ gacchāmi dhammañca bhikkhusaṅghañca. Prendo rifugio nel Signor Gotama, nell’insegnamento, e nella comunità monastica.

Upāsakaṁ maṁ bhavaṁ gotamo dhāretu ajjatagge pāṇupetaṁ saraṇaṁ gatan”ti. Da oggi in poi, che il Signor Gotama si ricordi di me come un discepolo laico che ha preso rifugio a vita”.

Cūḷakammavibhaṅgasuttaṁ niṭṭhitaṁ pañcamaṁ.
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