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Majjhima Nikāya 128 Discorsi medi 128
Upakkilesasutta Il discorso sulle corruzioni
Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.
ekaṁ samayaṁ bhagavā kosambiyaṁ viharati ghositārāme. Una volta il Buddha dimorava vicino a Kosambī, nel monastero di Ghosita.
Tena kho pana samayena kosambiyaṁ bhikkhū bhaṇḍanajātā kalahajātā vivādāpannā aññamaññaṁ mukhasattīhi vitudantā viharanti. In quell’occasione i monaci di Kosambī stavano discutendo, litigando, e bisticciando, ferendosi continuamente l’un l’altro con parole spinose.
Atha kho aññataro bhikkhu yena bhagavā tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā bhagavantaṁ abhivādetvā ekamantaṁ aṭṭhāsi. Ekamantaṁ ṭhito kho so bhikkhu bhagavantaṁ etadavoca: Allora un monaco andò dal Buddha, si inchinò, rimase in piedi a lato, e gli riferì ciò che stava accadendo, aggiungendo:
“idha, bhante, kosambiyaṁ bhikkhū bhaṇḍanajātā kalahajātā vivādāpannā aññamaññaṁ mukhasattīhi vitudantā viharanti.
Sādhu, bhante, bhagavā yena te bhikkhū tenupasaṅkamatu anukampaṁ upādāyā”ti. “Per favore, Signore, vada dai quei monaci per premura”.
Adhivāsesi bhagavā tuṇhībhāvena. Il Buddha acconsentì in silenzio.
Atha kho bhagavā yena te bhikkhū tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā te bhikkhū etadavoca: Allora il Buddha andò da quei monaci e disse loro:
“alaṁ, bhikkhave, mā bhaṇḍanaṁ, mā kalahaṁ, mā viggahaṁ, mā vivādan”ti. “Basta, monaci! Smettete di discutere, litigare, e bisticciare”.
Evaṁ vutte, aññataro bhikkhu bhagavantaṁ etadavoca: Detto ciò, uno dei monaci gli disse:
“āgametu, bhante. “Aspetti, Signore!
Bhagavā dhammassāmī; Che il Buddha, il Signore dell’Insegnamento
appossukko, bhante, bhagavā diṭṭhadhammasukhavihāraṁ anuyutto viharatu; rimanga passivo, dimorando in dimore felici nella vita presente.
mayametena bhaṇḍanena kalahena viggahena vivādena paññāyissāmā”ti. Noi saremo conosciuti per il nostro discutere, litigare, e bisticciare”.
Dutiyampi kho bhagavā te bhikkhū etadavoca: Per la seconda volta …
“alaṁ, bhikkhave, mā bhaṇḍanaṁ, mā kalahaṁ, mā viggahaṁ, mā vivādan”ti.
Dutiyampi kho so bhikkhu bhagavantaṁ etadavoca:
“āgametu, bhante.
Bhagavā dhammassāmī;
appossukko, bhante, bhagavā diṭṭhadhammasukhavihāraṁ anuyutto viharatu;
mayametena bhaṇḍanena kalahena viggahena vivādena paññāyissāmā”ti.
Tatiyampi kho bhagavā te bhikkhū etadavoca: e la terza volta, il Buddha disse a quei monaci:
“alaṁ, bhikkhave, mā bhaṇḍanaṁ, mā kalahaṁ, mā viggahaṁ, mā vivādan”ti. “Basta, monaci! Smettete di discutere, litigare, e bisticciare”.
Tatiyampi kho so bhikkhu bhagavantaṁ etadavoca: e per la terza volta, il quel monaco gli disse:
“āgametu, bhante. “Aspetti, Signore!
Bhagavā dhammassāmī; Che il Buddha, il Signore dell’Insegnamento
appossukko, bhante, bhagavā diṭṭhadhammasukhavihāraṁ anuyutto viharatu; rimanga passivo, dimorando in dimore felici nella vita presente.
mayametena bhaṇḍanena kalahena viggahena vivādena paññāyissāmā”ti. Noi saremo conosciuti per il nostro discutere, litigare, e bisticciare”.
Atha kho bhagavā pubbaṇhasamayaṁ nivāsetvā pattacīvaramādāya kosambiṁ piṇḍāya pāvisi. Al mattino il Buddha si vestì e, prendendo la propria ciotola e abito, entrò a Kosambī per l’elemosina.
Kosambiyaṁ piṇḍāya caritvā pacchābhattaṁ piṇḍapātapaṭikkanto senāsanaṁ saṁsāmetvā pattacīvaramādāya ṭhitakova imā gāthā abhāsi: Poi, dopo il pasto, al ritorno dalla questua, riordinò il proprio riparo e, prendendo la propria ciotola e abito, recitò i seguenti versetti mentre era in piedi sul posto:
“Puthusaddo samajano, “Molte voci urlano allo stesso tempo,
na bālo koci maññatha; eppure nessuno pensa di essere stolto.
Saṅghasmiṁ bhijjamānasmiṁ, Persino mentre la comunità si divide,
nāññaṁ bhiyyo amaññaruṁ. non pensano bene degli altri.
Parimuṭṭhā paṇḍitābhāsā, Idioti che si credono astuti,
vācāgocarabhāṇino; parlano, con parole esagerate.
Yāvicchanti mukhāyāmaṁ, Chiacchierano a volontà, a bocca aperta,
yena nītā na taṁ vidū. e nessuno sa cosa li porti a tanto.
Akkocchi maṁ avadhi maṁ, “Mi hanno abusato, mi hanno colpito!
ajini maṁ ahāsi me; Mi hanno picchiato, mi hanno derubato!”
Ye ca taṁ upanayhanti, Per coloro che portano tale rancore,
veraṁ tesaṁ na sammati. l’odio non ha fine.
Akkocchi maṁ avadhi maṁ, “Mi hanno abusato, mi hanno colpito!
ajini maṁ ahāsi me; Mi hanno picchiato, mi hanno derubato!”
Ye ca taṁ nupanayhanti, Per coloro che non portano tale rancore,
veraṁ tesūpasammati. l’odio ha fine.
Na hi verena verāni, Poiché l’odio non è mai
sammantīdha kudācanaṁ; placato attraverso l’odio,
Averena ca sammanti, è placato solo dall’amore:
esa dhammo sanantano. questo è un insegnamento antico.
Pare ca na vijānanti, Quando gli altri non capiscono,
mayamettha yamāmase; che noi, che capiamo questo,
Ye ca tattha vijānanti, ci conteniamo in questo;
tato sammanti medhagā. poiché è così che i conflitti si placano.
Aṭṭhicchinnā pāṇaharā, Chi rompe le ossa e chi toglie la vita,
gavassadhanahārino; ladri di bestiame, cavalli, e ricchezze,
Raṭṭhaṁ vilumpamānānaṁ, chi saccheggia la nazione:
tesampi hoti saṅgati; persino loro sono capaci di essere uniti,
Kasmā tumhākaṁ no siyā. quindi perché voi no?
Sace labhetha nipakaṁ sahāyaṁ, Se trovi un compagno attento,
Saddhiṁ caraṁ sādhuvihāri dhīraṁ; un amico saggio con cui dimorare,
Abhibhuyya sabbāni parissayāni, allora, superando ogni ostacolo,
Careyya tenattamano satīmā. vaga con lui, gioioso e consapevole.
No ce labhetha nipakaṁ sahāyaṁ, Se non trovi un compagno attento,
Saddhiṁ caraṁ sādhuvihāri dhīraṁ; nessun amico saggio con cui dimorare,
Rājāva raṭṭhaṁ vijitaṁ pahāya, allora, come un re che fugge dal regno conquistato,
Eko care mātaṅgaraññeva nāgo. vaga solo come un elefante nella natura.
Ekassa caritaṁ seyyo, È meglio vagare soli,
Natthi bāle sahāyatā; non c’è compagnia con gli stolti.
Eko care na ca pāpāni kayirā, Vaga solo e non fare il male,
Appossukko mātaṅgaraññeva nāgo”ti. a tuo agio, come un elefante nella natura”.
Atha kho bhagavā ṭhitakova imā gāthā bhāsitvā yena bālakaloṇakāragāmo tenupasaṅkami. Dopo aver recitato questi versi in piedi sul posto, il Buddha andò al villaggio dei bambini minatori di sale,
Tena kho pana samayena āyasmā bhagu bālakaloṇakāragāme viharati. dove il Venerabile Bhagu dimorava in quel periodo.
Addasā kho āyasmā bhagu bhagavantaṁ dūratova āgacchantaṁ. Il Venerabile Baghu vide il Buddha arrivare da lontano,
Disvāna āsanaṁ paññapesi udakañca pādānaṁ dhovanaṁ. quindi preparò un posto a sedere e l’acqua per lavare i piedi.
Nisīdi bhagavā paññatte āsane. Il Buddha si sedette sul posto preparato,
Nisajja pāde pakkhālesi. e si lavò i piedi.
Āyasmāpi kho bhagu bhagavantaṁ abhivādetvā ekamantaṁ nisīdi. Il Venerabile Baghu si inchinò al Buddha e si sedette a lato.
Ekamantaṁ nisinnaṁ kho āyasmantaṁ bhaguṁ bhagavā etadavoca: Il Buddha gli disse:
“kacci, bhikkhu, khamanīyaṁ, kacci yāpanīyaṁ, kacci piṇḍakena na kilamasī”ti? “Spero tu stia bene, monaco; spero vada tutto bene. E spero che tu non abbia problemi a elemosinare cibo”
“Khamanīyaṁ bhagavā, yāpanīyaṁ bhagavā, na cāhaṁ, bhante, piṇḍakena kilamāmī”ti. “Sto bene, Beato, va tutto bene. E non ho problemi a elemosinare cibo”.
Atha kho bhagavā āyasmantaṁ bhaguṁ dhammiyā kathāya sandassetvā samādapetvā samuttejetvā sampahaṁsetvā uṭṭhāyāsanā yena pācīnavaṁsadāyo tenupasaṅkami. Allora il Buddha educò, incoraggiò, entusiasmò, e ispirò il Venerabile Baghu con un sermone, dopodiché si alzò dal proprio posto e si avviò verso il Parco di Bambù Orientale.
Tena kho pana samayena āyasmā ca anuruddho āyasmā ca nandiyo āyasmā ca kimilo pācīnavaṁsadāye viharanti. In quel periodo i venerabili Anuruddha, Nandiya, e Kimbila dimoravano nel Parco di Bambù Orientale.
Addasā kho dāyapālo bhagavantaṁ dūratova āgacchantaṁ. Il guardiano vide il Buddha arrivare da lontano
Disvāna bhagavantaṁ etadavoca: e gli disse:
“mā, mahāsamaṇa, etaṁ dāyaṁ pāvisi. “Non entrare in questo parco, asceta.
Santettha tayo kulaputtā attakāmarūpā viharanti. Ci sono tre giovani che dimorano qui per progredire spiritualmente.
Mā tesaṁ aphāsumakāsī”ti. Non disturbarli”.
Assosi kho āyasmā anuruddho dāyapālassa bhagavatā saddhiṁ mantayamānassa. Il Venerabile Anuruddha sentì il guardiano conversare con il Buddha,
Sutvāna dāyapālaṁ etadavoca: e gli disse:
“mā, āvuso dāyapāla, bhagavantaṁ vāresi. “Non tenere fuori il Buddha, buon guardiano!
Satthā no bhagavā anuppatto”ti. Il nostro Maestro, il Beato, è arrivato”.
Atha kho āyasmā anuruddho yenāyasmā ca nandiyo yenāyasmā ca kimilo tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā āyasmantañca nandiyaṁ āyasmantañca kimilaṁ etadavoca: Quindi il Venerabile Anuruddha andò dai venerabili Nandiya e Kimbila, e disse loro:
“abhikkamathāyasmanto, abhikkamathāyasmanto, satthā no bhagavā anuppatto”ti. “Venite, venerabili, venite! Il nostro Maestro, il Beato, è arrivato!”
Atha kho āyasmā ca anuruddho āyasmā ca nandiyo āyasmā ca kimilo bhagavantaṁ paccuggantvā Allora i venerabili Anuruddha, Nandiya, e Kimbila andarono a salutare il Buddha.
eko bhagavato pattacīvaraṁ paṭiggahesi, eko āsanaṁ paññapesi, eko pādodakaṁ upaṭṭhapesi. Uno prese la sua ciotola e abito, uno preparò un posto, e uno mise l’acqua per lavare i piedi.
Nisīdi bhagavā paññatte āsane. Il Buddha si sedette sul posto preparato,
Nisajja pāde pakkhālesi. e si lavò i piedi.
Tepi kho āyasmanto bhagavantaṁ abhivādetvā ekamantaṁ nisīdiṁsu. Quei venerabili si inchinarono e si sedettero a lato.
Ekamantaṁ nisinnaṁ kho āyasmantaṁ anuruddhaṁ bhagavā etadavoca: Il Buddha disse al Venerabile Anuruddha:
“kacci vo, anuruddhā, khamanīyaṁ, kacci yāpanīyaṁ, kacci piṇḍakena na kilamathā”ti? “Spero stiate bene, Anuruddha e compagni; spero vada tutto bene. E spero che non abbiate problemi a elemosinare cibo”
“Khamanīyaṁ bhagavā, yāpanīyaṁ bhagavā, na ca mayaṁ, bhante, piṇḍakena kilamāmā”ti. “Stiamo bene, Beato, va tutto bene. E non abbiamo problemi a elemosinare cibo”
“Kacci pana vo, anuruddhā, samaggā sammodamānā avivadamānā khīrodakībhūtā aññamaññaṁ piyacakkhūhi sampassantā viharathā”ti? “Spero dimoriate in armonia, apprezzandovi l’un l’altro, senza litigare, mischiandovi come latte e acqua, e trattandovi l’un l’altro con occhi gentili?”
“Taggha mayaṁ, bhante, samaggā sammodamānā avivadamānā khīrodakībhūtā aññamaññaṁ piyacakkhūhi sampassantā viharāmā”ti. “Sicuro, Signore, dimoriamo in armonia così”
“Yathā kathaṁ pana tumhe, anuruddhā, samaggā sammodamānā avivadamānā khīrodakībhūtā aññamaññaṁ piyacakkhūhi sampassantā viharathā”ti? “Ma come fate a dimorare così?”
“Idha mayhaṁ, bhante, evaṁ hoti: “In questo caso, Signore, penso:
‘lābhā vata me, suladdhaṁ vata me ‘Sono fortunato, molto fortunato
yohaṁ evarūpehi sabrahmacārīhi saddhiṁ viharāmī’ti. a dimorare insieme a compagni spirituali come questi’.
Tassa mayhaṁ, bhante, imesu āyasmantesu mettaṁ kāyakammaṁ paccupaṭṭhitaṁ āvi ceva raho ca, Tratto costantemente questi venerabili con gentilezza attraverso corpo, parola, e mente, sia in pubblico che in privato.
mettaṁ vacīkammaṁ paccupaṭṭhitaṁ āvi ceva raho ca,
mettaṁ manokammaṁ paccupaṭṭhitaṁ āvi ceva raho ca.
Tassa, mayhaṁ, bhante, evaṁ hoti: Penso:
‘yannūnāhaṁ sakaṁ cittaṁ nikkhipitvā imesaṁyeva āyasmantānaṁ cittassa vasena vatteyyan’ti. ‘Perché non accantono le mie idee e invece seguo le idee di questi venerabili?’
So kho ahaṁ, bhante, sakaṁ cittaṁ nikkhipitvā imesaṁyeva āyasmantānaṁ cittassa vasena vattāmi. E così faccio.
Nānā hi kho no, bhante, kāyā, ekañca pana maññe cittan”ti. Seppure abbiamo corpi diversi, Signore, siamo uniti nella mente, mi sembra.
Āyasmāpi kho nandiyo …pe… E i venerabili Nandiya e Kimbila dissero lo stesso, e aggiunsero:
āyasmāpi kho kimilo bhagavantaṁ etadavoca:
“mayhampi kho, bhante, evaṁ hoti:
‘lābhā vata me, suladdhaṁ vata me
yohaṁ evarūpehi sabrahmacārīhi saddhiṁ viharāmī’ti.
Tassa mayhaṁ, bhante, imesu āyasmantesu mettaṁ kāyakammaṁ paccupaṭṭhitaṁ āvi ceva raho ca,
mettaṁ vacīkammaṁ paccupaṭṭhitaṁ āvi ceva raho ca,
mettaṁ manokammaṁ paccupaṭṭhitaṁ āvi ceva raho ca.
Tassa mayhaṁ, bhante, evaṁ hoti:
‘yannūnāhaṁ sakaṁ cittaṁ nikkhipitvā imesaṁyeva āyasmantānaṁ cittassa vasena vatteyyan’ti.
So kho ahaṁ, bhante, sakaṁ cittaṁ nikkhipitvā imesaṁyeva āyasmantānaṁ cittassa vasena vattāmi.
Nānā hi kho no, bhante, kāyā, ekañca pana maññe cittanti.
Evaṁ kho mayaṁ, bhante, samaggā sammodamānā avivadamānā khīrodakībhūtā aññamaññaṁ piyacakkhūhi sampassantā viharāmā”ti. “È così che dimoriamo in armonia, apprezzandoci l’un l’altro, senza litigare, mischiandoci come latte e acqua, e trattandoci l’un l’altro con occhi gentili”
“Sādhu sādhu, anuruddhā. “Bene, bene, Anuruddha e compagni!
Kacci pana vo, anuruddhā, appamattā ātāpino pahitattā viharathā”ti? Ma spero che viviate diligenti, fervidi, e risoluti?”
“Taggha mayaṁ, bhante, appamattā ātāpino pahitattā viharāmā”ti. “Sicuro, Signore, viviamo diligenti, fervidi, e risoluti”
“Yathā kathaṁ pana tumhe, anuruddhā, appamattā ātāpino pahitattā viharathā”ti? “Ma come fate a dimorare così?”
“Idha, bhante, amhākaṁ yo paṭhamaṁ gāmato piṇḍāya paṭikkamati, so āsanāni paññapeti, pānīyaṁ paribhojanīyaṁ upaṭṭhāpeti, avakkārapātiṁ upaṭṭhāpeti. “In questo caso, Signore, chiunque torna prima dalla questua prepara i posti a sedere, l’acqua da bere, e il cestino della spazzatura.
Yo pacchā gāmato piṇḍāya paṭikkamati—sace hoti bhuttāvaseso, sace ākaṅkhati, bhuñjati; no ce ākaṅkhati, appaharite vā chaḍḍeti apāṇake vā udake opilāpeti—Se avanza qualcosa, chiunque torna per ultimo lo mangia se vuole. Altrimenti lo butta dove c’è poco che cresce, o in acqua che non ha creature viventi.
so āsanāni paṭisāmeti, pānīyaṁ paribhojanīyaṁ paṭisāmeti, avakkārapātiṁ dhovitvā paṭisāmeti, bhattaggaṁ sammajjati. Poi mette via i posti a sedere, l’acqua da bere, il cestino della spazzatura, e spazza la mensa.
Yo passati pānīyaghaṭaṁ vā paribhojanīyaghaṭaṁ vā vaccaghaṭaṁ vā rittaṁ tucchaṁ so upaṭṭhāpeti. Se qualcuno vede che il secchio dell’acqua per lavarsi, bere, o per il bagno è vuoto lo riempie.
Sacassa hoti avisayhaṁ, hatthavikārena dutiyaṁ āmantetvā hatthavilaṅghakena upaṭṭhāpema, na tveva mayaṁ, bhante, tappaccayā vācaṁ bhindāma. Se non riesce da solo, chiama un’altro con un cenno della mano, e lo preparano alzandolo con le proprie mani. Ma non rompiamo il silenzio per questo.
Pañcāhikaṁ kho pana mayaṁ, bhante, sabbarattiṁ dhammiyā kathāya sannisīdāma. E ogni cinque giorni ci sediamo assieme per l’intera notte a discutere gli insegnamenti.
Evaṁ kho mayaṁ, bhante, appamattā ātāpino pahitattā viharāmā”ti. È così che dimoriamo diligenti, fervidi, e risoluti”
“Sādhu sādhu, anuruddhā. “Bene, bene, Anuruddha e compagni!
Atthi pana vo, anuruddhā, evaṁ appamattānaṁ ātāpīnaṁ pahitattānaṁ viharataṁ uttari manussadhammā alamariyañāṇadassanaviseso adhigato phāsuvihāro”ti? Ma dimorando diligentemente così, avete raggiunto qualche distinzione sovrumana in conoscenza e visione degna dei nobili? Una dimora piacevole?”
“Idha mayaṁ, bhante, appamattā ātāpino pahitattā viharantā obhāsañceva sañjānāma dassanañca rūpānaṁ. “Beh, Signore, mentre dimoriamo diligenti, fervidi, e risoluti, percepiamo sia luce che visioni di forme.
So kho pana no obhāso nacirasseva antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ; Ma dopo poco la luce e le visioni delle forme svaniscono.
tañca nimittaṁ nappaṭivijjhāmā”ti. Non ne abbiamo compreso la ragione”
“Taṁ kho pana vo, anuruddhā, nimittaṁ paṭivijjhitabbaṁ. “Beh, dovete comprenderne la ragione.
Ahampi sudaṁ, anuruddhā, pubbeva sambodhā anabhisambuddho bodhisattova samāno obhāsañceva sañjānāmi dassanañca rūpānaṁ. Prima del mio risveglio, quando ero ancora alla ricerca del risveglio, anche io percepivo luce e visioni di forme.
So kho pana me obhāso nacirasseva antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ. Ma dopo poco la luce e le visioni di forme svanivano.
Tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi: Allora pensai:
‘ko nu kho hetu ko paccayo yena me obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānan’ti? ‘Qual è la causa, qual è la ragione per cui la luce e le visioni di forme svaniscono?’
Tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi: Poi pensai:
‘vicikicchā kho me udapādi, vicikicchādhikaraṇañca pana me samādhi cavi. ‘È sorto in me del dubbio, e a causa di ciò ho perso la concentrazione.
Samādhimhi cute obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ. Nel perdere la concentrazione, la luce e le visioni di forme svaniscono.
Sohaṁ tathā karissāmi yathā me puna na vicikicchā uppajjissatī’ti. Mi assicurerò che il dubbio non sorga più in me’.
So kho ahaṁ, anuruddhā, appamatto ātāpī pahitatto viharanto obhāsañceva sañjānāmi dassanañca rūpānaṁ. Mentre dimoravo diligente, fervido, e risoluto, percepivo luce e visioni di forme.
So kho pana me obhāso nacirasseva antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ. Ma dopo poco la luce e le visioni di forme svanivano.
Tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi: Allora pensai:
‘ko nu kho hetu ko paccayo yena me obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānan’ti? ‘Qual è la causa, qual è la ragione per cui la luce e la visione di forme svaniscono?’
Tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi: Poi pensai:
‘amanasikāro kho me udapādi, amanasikārādhikaraṇañca pana me samādhi cavi. ‘È sorta in me della perdita di attenzione, e a causa di ciò ho perso la concentrazione.
Samādhimhi cute obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ. Nel perdere la concentrazione, la luce e le visioni di forme svaniscono.
Sohaṁ tathā karissāmi yathā me puna na vicikicchā uppajjissati, na amanasikāro’ti. Mi assicurerò che la perdita di attenzione non sorga più in me’.
So kho ahaṁ, anuruddhā …pe… Mentre dimoravo …
tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi:
‘thinamiddhaṁ kho me udapādi, thinamiddhādhikaraṇañca pana me samādhi cavi. ‘Sono sorti in me torpore e sonnolenza …
Samādhimhi cute obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ.
Sohaṁ tathā karissāmi yathā me puna na vicikicchā uppajjissati, na amanasikāro, na thinamiddhan’ti. Mi assicurerò che né dubbio, né perdita di attenzione, né torpore e sonnolenza sorgano più in me’.
So kho ahaṁ, anuruddhā …pe… Mentre dimoravo …
tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi:
‘chambhitattaṁ kho me udapādi, chambhitattādhikaraṇañca pana me samādhi cavi. ‘È sorto in me del terrore, e a causa di ciò ho perso la concentrazione.
Samādhimhi cute obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ. Nel perdere la concentrazione, la luce e le visioni di forme svaniscono.
Seyyathāpi, anuruddhā, puriso addhānamaggappaṭipanno, tassa ubhatopasse vaṭṭakā uppateyyuṁ, tassa tatonidānaṁ chambhitattaṁ uppajjeyya; Immaginate una persona che viaggia su una strada, e degli assassini sbucano fuori da entrambi i lati. Ne sarebbe terrorizzato.
evameva kho me, anuruddhā, chambhitattaṁ udapādi, chambhitattādhikaraṇañca pana me samādhi cavi. Allo stesso modo, è sorto in me del terrore …
Samādhimhi cute obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ.
Sohaṁ tathā karissāmi yathā me puna na vicikicchā uppajjissati, na amanasikāro, na thinamiddhaṁ, na chambhitattan’ti. Mi assicurerò che né dubbio, né perdita di attenzione, né torpore e sonnolenza, né terrore sorgano più in me’.
So kho ahaṁ, anuruddhā …pe… Mentre dimoravo …
tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi:
‘uppilaṁ kho me udapādi, uppilādhikaraṇañca pana me samādhi cavi. ‘È sorta in me dell’esaltazione, e a causa di ciò ho perso la concentrazione.
Samādhimhi cute obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ. Nel perdere la concentrazione, la luce e le visioni di forme svaniscono.
Seyyathāpi, anuruddhā, puriso ekaṁ nidhimukhaṁ gavesanto sakideva pañcanidhimukhāni adhigaccheyya, tassa tatonidānaṁ uppilaṁ uppajjeyya; Immaginate una persona che cerca l’entrata per un tesoro nascosto. E tutto d’un tratto si imbatte in cinque entrate! Ne sarebbe esaltato.
evameva kho me, anuruddhā, uppilaṁ udapādi, uppilādhikaraṇañca pana me samādhi cavi. Allo stesso modo, è sorta in me dell’esaltazione …
Samādhimhi cute obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ.
Sohaṁ tathā karissāmi yathā me puna na vicikicchā uppajjissati, na amanasikāro, na thinamiddhaṁ, na chambhitattaṁ, na uppilan’ti. Mi assicurerò che né dubbio, né perdita di attenzione, né torpore e sonnolenza, né terrore, né esaltazione sorgano più in me’.
So kho ahaṁ, anuruddhā …pe… Mentre dimoravo …
tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi:
‘duṭṭhullaṁ kho me udapādi, duṭṭhullādhikaraṇañca pana me samādhi cavi. ‘È sorto in me del disagio …
Samādhimhi cute obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ.
Sohaṁ tathā karissāmi yathā me puna na vicikicchā uppajjissati, na amanasikāro, na thinamiddhaṁ, na chambhitattaṁ, na uppilaṁ, na duṭṭhullan’ti. Mi assicurerò che né dubbio, né perdita di attenzione, né torpore e sonnolenza, né terrore, né esaltazione, né disagio sorgano più in me’.
So kho ahaṁ, anuruddhā …pe… Mentre dimoravo …
tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi:
‘accāraddhavīriyaṁ kho me udapādi, accāraddhavīriyādhikaraṇañca pana me samādhi cavi. ‘È sorta in me dell’energia eccessiva, e a causa di ciò ho perso la concentrazione.
Samādhimhi cute obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ. Nel perdere la concentrazione, la luce e le visioni di forme svaniscono.
Seyyathāpi, anuruddhā, puriso ubhohi hatthehi vaṭṭakaṁ gāḷhaṁ gaṇheyya, so tattheva patameyya; Immaginate una persona che stringe una quaglia troppo stretta nelle mani. Morirebbe sul posto.
evameva kho me, anuruddhā, accāraddhavīriyaṁ udapādi, accāraddhavīriyādhikaraṇañca pana me samādhi cavi.
Samādhimhi cute obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ.
Sohaṁ tathā karissāmi yathā me puna na vicikicchā uppajjissati, na amanasikāro, na thinamiddhaṁ, na chambhitattaṁ, na uppilaṁ, na duṭṭhullaṁ, na accāraddhavīriyan’ti. Mi assicurerò che né dubbio, né perdita di attenzione, né torpore e sonnolenza, né terrore, né esaltazione, né disagio, né energia eccessiva sorgano più in me’.
So kho ahaṁ, anuruddhā …pe… Mentre dimoravo …
tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi:
‘atilīnavīriyaṁ kho me udapādi, atilīnavīriyādhikaraṇañca pana me samādhi cavi. ‘È sorta in me dell’energia troppo rilassata, e a causa di ciò ho perso la concentrazione.
Samādhimhi cute obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ. Nel perdere la concentrazione, la luce e la visione di forme svaniscono.
Seyyathāpi, anuruddhā, puriso vaṭṭakaṁ sithilaṁ gaṇheyya, so tassa hatthato uppateyya; Immaginate una persona che tiene una quaglia troppo rilassatamente nelle mani. Volerebbe via.
evameva kho me, anuruddhā, atilīnavīriyaṁ udapādi, atilīnavīriyādhikaraṇañca pana me samādhi cavi.
Samādhimhi cute obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ.
Sohaṁ tathā karissāmi yathā me puna na vicikicchā uppajjissati, na amanasikāro, na thinamiddhaṁ, na chambhitattaṁ, na uppilaṁ, na duṭṭhullaṁ, na accāraddhavīriyaṁ, na atilīnavīriyan’ti. Mi assicurerò che né dubbio, né perdita di attenzione, né torpore e sonnolenza, né terrore, né esaltazione, né disagio, né energia eccessiva, né energia troppo rilassata sorgano più in me’.
So kho ahaṁ, anuruddhā …pe… Mentre dimoravo …
tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi:
‘abhijappā kho me udapādi, abhijappādhikaraṇañca pana me samādhi cavi. ‘È sorta in me della nostalgia …
Samādhimhi cute obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ.
Sohaṁ tathā karissāmi yathā me puna na vicikicchā uppajjissati, na amanasikāro, na thinamiddhaṁ, na chambhitattaṁ, na uppilaṁ, na duṭṭhullaṁ, na accāraddhavīriyaṁ, na atilīnavīriyaṁ, na abhijappā’ti. Mi assicurerò che né dubbio, né perdita di attenzione, né torpore e sonnolenza, né terrore, né esaltazione, né disagio, né energia eccessiva, né energia troppo rilassata, né nostalgia sorgano più in me’.
So kho ahaṁ, anuruddhā …pe… Mentre dimoravo …
tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi:
‘nānattasaññā kho me udapādi, nānattasaññādhikaraṇañca pana me samādhi cavi. ‘Sono sorte in me delle percezioni di diversità …
Samādhimhi cute obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ.
Sohaṁ tathā karissāmi yathā me puna na vicikicchā uppajjissati, na amanasikāro, na thinamiddhaṁ, na chambhitattaṁ, na uppilaṁ, na duṭṭhullaṁ, na accāraddhavīriyaṁ, na atilīnavīriyaṁ, na abhijappā, na nānattasaññā’ti. Mi assicurerò che né dubbio, né perdita di attenzione, né torpore e sonnolenza, né terrore, né esaltazione, né disagio, né energia eccessiva, né energia troppo rilassata, né nostalgia, né percezioni di diversità sorgano più in me’.
So kho ahaṁ, anuruddhā, appamatto ātāpī pahitatto viharanto obhāsañceva sañjānāmi dassanañca rūpānaṁ. Mentre dimoravo diligente, fervido, e risoluto, percepivo luce e visioni di forme.
So kho pana me obhāso nacirasseva antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ. Ma dopo poco la luce e le visioni di forme svanivano.
Tassa mayhaṁ anuruddhā etadahosi: Allora pensai:
‘ko nu kho hetu ko paccayo yena me obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānan’ti. ‘Qual è la causa, qual è la ragione per cui la luce e la visione di forme svaniscono?’
Tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi: Poi pensai:
‘atinijjhāyitattaṁ kho me rūpānaṁ udapādi, atinijjhāyitattādhikaraṇañca pana me rūpānaṁ samādhi cavi. ‘È sorta in me della preoccupazione eccessiva sulle forme, e a causa di ciò ho perso la concentrazione.
Samādhimhi cute obhāso antaradhāyati dassanañca rūpānaṁ. Nel perdere la concentrazione, la luce e le visioni di forme svaniscono.
Sohaṁ tathā karissāmi yathā me puna na vicikicchā uppajjissati, na amanasikāro, na thinamiddhaṁ, na chambhitattaṁ, na uppilaṁ, na duṭṭhullaṁ, na accāraddhavīriyaṁ, na atilīnavīriyaṁ, na abhijappā, na nānattasaññā, na atinijjhāyitattaṁ rūpānan’ti. Mi assicurerò che né dubbio, né perdita di attenzione, né torpore e sonnolenza, né terrore, né esaltazione, né disagio, né energia eccessiva, né energia troppo rilassata, né nostalgia, né percezioni di diversità, né preoccupazione eccessiva sulle forme sorgano più in me’.
So kho ahaṁ, anuruddhā, ‘vicikicchā cittassa upakkileso’ti—iti viditvā vicikicchaṁ cittassa upakkilesaṁ pajahiṁ, Quando compresi che il dubbio è una corruzione della mente, lo abbandonai.
‘amanasikāro cittassa upakkileso’ti—iti viditvā amanasikāraṁ cittassa upakkilesaṁ pajahiṁ, Quando compresi che la perdita di attenzione,
‘thinamiddhaṁ cittassa upakkileso’ti—iti viditvā thinamiddhaṁ cittassa upakkilesaṁ pajahiṁ, torpore e sonnolenza,
‘chambhitattaṁ cittassa upakkileso’ti—iti viditvā chambhitattaṁ cittassa upakkilesaṁ pajahiṁ, terrore,
‘uppilaṁ cittassa upakkileso’ti—iti viditvā uppilaṁ cittassa upakkilesaṁ pajahiṁ, esaltazione,
‘duṭṭhullaṁ cittassa upakkileso’ti—iti viditvā duṭṭhullaṁ cittassa upakkilesaṁ pajahiṁ, disagio,
‘accāraddhavīriyaṁ cittassa upakkileso’ti—iti viditvā accāraddhavīriyaṁ cittassa upakkilesaṁ pajahiṁ, energia eccessiva,
‘atilīnavīriyaṁ cittassa upakkileso’ti—iti viditvā atilīnavīriyaṁ cittassa upakkilesaṁ pajahiṁ, energia troppo rilassata,
‘abhijappā cittassa upakkileso’ti—iti viditvā abhijappaṁ cittassa upakkilesaṁ pajahiṁ, nostalgia,
‘nānattasaññā cittassa upakkileso’ti—iti viditvā nānattasaññaṁ cittassa upakkilesaṁ pajahiṁ, percezioni di diversità,
‘atinijjhāyitattaṁ rūpānaṁ cittassa upakkileso’ti—iti viditvā atinijjhāyitattaṁ rūpānaṁ cittassa upakkilesaṁ pajahiṁ. e preoccupazione eccessiva sulle forme sono corruzioni della mente, le abbandonai.
So kho ahaṁ, anuruddhā, appamatto ātāpī pahitatto viharanto obhāsañhi kho sañjānāmi, na ca rūpāni passāmi; Mentre dimoravo diligente, fervido, e risoluto, percepivo luce ma non vedevo forme,
rūpāni hi kho passāmi, na ca obhāsaṁ sañjānāmi: o vedevo forme, ma non percepivo luce.
‘kevalampi rattiṁ, kevalampi divaṁ, kevalampi rattindivaṁ’. E questo continuò per una notte intera, per un giorno intero, persino per una notte e un giorno interi.
Tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi: Allora pensai:
‘ko nu kho hetu ko paccayo yvāhaṁ obhāsañhi kho sañjānāmi na ca rūpāni passāmi; ‘Qual è la causa, qual è la ragione di ciò?’
rūpāni hi kho passāmi na ca obhāsaṁ sañjānāmi—
kevalampi rattiṁ, kevalampi divaṁ, kevalampi rattindivan’ti.
Tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi: Poi pensai:
‘yasmiñhi kho ahaṁ samaye rūpanimittaṁ amanasikaritvā obhāsanimittaṁ manasi karomi, obhāsañhi kho tasmiṁ samaye sañjānāmi, na ca rūpāni passāmi. ‘Quando non mi concentro sull’aspetto delle forme, ma mi concentro sull’aspetto della luce, allora percepisco la luce e non vedo le forme.
Yasmiṁ panāhaṁ samaye obhāsanimittaṁ amanasikaritvā rūpanimittaṁ manasi karomi, rūpāni hi kho tasmiṁ samaye passāmi na ca obhāsaṁ sañjānāmi—Ma quando non mi concentro sull’aspetto della luce, ma mi concentro sull’aspetto delle forme, allora vedo le forme e non percepisco la luce.
kevalampi rattiṁ, kevalampi divaṁ, kevalampi rattindivan’ti. E questo continua per una notte intera, per un giorno intero, persino per una notte e un giorno interi’.
So kho ahaṁ, anuruddhā, appamatto ātāpī pahitatto viharanto parittañceva obhāsaṁ sañjānāmi, parittāni ca rūpāni passāmi; Mentre dimoravo diligente, fervido, e risoluto, percepivo luce limitata e vedevo forme limitate,
appamāṇañceva obhāsaṁ sañjānāmi, appamāṇāni ca rūpāni passāmi: o percepivo luce illimitata e vedevo forme illimitate.
‘kevalampi rattiṁ, kevalampi divaṁ, kevalampi rattindivaṁ’. E questo continuò per una notte intera, per un giorno intero, persino per una notte e un giorno interi.
Tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi: Allora pensai:
‘ko nu kho hetu ko paccayo yvāhaṁ parittañceva obhāsaṁ sañjānāmi, parittāni ca rūpāni passāmi; ‘Qual è la causa, qual è la ragione di ciò?’
appamāṇañceva obhāsaṁ sañjānāmi, appamāṇāni ca rūpāni passāmi—
kevalampi rattiṁ, kevalampi divaṁ, kevalampi rattindivan’ti.
Tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi: Poi pensai:
‘yasmiṁ kho me samaye paritto samādhi hoti, parittaṁ me tasmiṁ samaye cakkhu hoti. ‘Quando la mia concentrazione è limitata, la mia visione è limitata,
Sohaṁ parittena cakkhunā parittañceva obhāsaṁ sañjānāmi, parittāni ca rūpāni passāmi. e con visione limitata percepisco luce limitata e vedo forme limitate.
Yasmiṁ pana me samaye appamāṇo samādhi hoti, appamāṇaṁ me tasmiṁ samaye cakkhu hoti. Ma quando la mia concentrazione è illimitata, allora la mia visione è illimitata,
Sohaṁ appamāṇena cakkhunā appamāṇañceva obhāsaṁ sañjānāmi, appamāṇāni ca rūpāni passāmi—e con visione illimitata percepisco luce illimitata e vedo forme illimitate.
kevalampi rattiṁ, kevalampi divaṁ, kevalampi rattindivan’ti. E questo continua per una notte intera, per un giorno intero, persino per una notte e un giorno interi’.
Yato kho me, anuruddhā, ‘vicikicchā cittassa upakkileso’ti—iti viditvā vicikicchā cittassa upakkileso pahīno ahosi, Una volta che avevo compreso che il dubbio
‘amanasikāro cittassa upakkileso’ti—iti viditvā amanasikāro cittassa upakkileso pahīno ahosi, la perdita di attenzione,
‘thinamiddhaṁ cittassa upakkileso’ti—iti viditvā thinamiddhaṁ cittassa upakkileso pahīno ahosi, torpore e sonnolenza,
‘chambhitattaṁ cittassa upakkileso’ti—iti viditvā chambhitattaṁ cittassa upakkileso pahīno ahosi, terrore,
‘uppilaṁ cittassa upakkileso’ti—iti viditvā uppilaṁ cittassa upakkileso pahīno ahosi, esaltazione,
‘duṭṭhullaṁ cittassa upakkileso’ti—iti viditvā duṭṭhullaṁ cittassa upakkileso pahīno ahosi, disagio,
‘accāraddhavīriyaṁ cittassa upakkileso’ti—iti viditvā accāraddhavīriyaṁ cittassa upakkileso pahīno ahosi, energia eccessiva,
‘atilīnavīriyaṁ cittassa upakkileso’ti—iti viditvā atilīnavīriyaṁ cittassa upakkileso pahīno ahosi, energia troppo rilassata,
‘abhijappā cittassa upakkileso’ti—iti viditvā abhijappā cittassa upakkileso pahīno ahosi, nostalgia,
‘nānattasaññā cittassa upakkileso’ti—iti viditvā nānattasaññā cittassa upakkileso pahīno ahosi, percezioni di diversità,
‘atinijjhāyitattaṁ rūpānaṁ cittassa upakkileso’ti—iti viditvā atinijjhāyitattaṁ rūpānaṁ cittassa upakkileso pahīno ahosi. e preoccupazione eccessiva sulle forme sono corruzioni della mente, le avevo abbandonate.
Tassa mayhaṁ, anuruddhā, etadahosi: Poi pensai:
‘ye kho me cittassa upakkilesā te me pahīnā. ‘Ho abbandonato le mie corruzioni mentali.
Handa dānāhaṁ tividhena samādhiṁ bhāvemī’ti. Ora svilupperò la concentrazione in tre modi’.
So kho ahaṁ, anuruddhā, savitakkampi savicāraṁ samādhiṁ bhāvesiṁ, avitakkampi vicāramattaṁ samādhiṁ bhāvesiṁ, avitakkampi avicāraṁ samādhiṁ bhāvesiṁ, sappītikampi samādhiṁ bhāvesiṁ, nippītikampi samādhiṁ bhāvesiṁ, sātasahagatampi samādhiṁ bhāvesiṁ, upekkhāsahagatampi samādhiṁ bhāvesiṁ. Sviluppai concentrazione con pensiero e valutazione; senza pensiero ma solo valutazione; senza pensiero né valutazione; con euforia; senza euforia; con piacere; con equanimità.
Yato kho me, anuruddhā, savitakkopi savicāro samādhi bhāvito ahosi, avitakkopi vicāramatto samādhi bhāvito ahosi, avitakkopi avicāro samādhi bhāvito ahosi, sappītikopi samādhi bhāvito ahosi, nippītikopi samādhi bhāvito ahosi, sātasahagatopi samādhi bhāvito ahosi, upekkhāsahagatopi samādhi bhāvito ahosi. Una volta che ebbi sviluppato la concentrazione in questi tre modi,
Ñāṇañca pana me dassanaṁ udapādi, conoscenza e visione sorsero in me:
akuppā me cetovimutti. Ayamantimā jāti, natthi dāni punabbhavo”ti. ‘La mia libertà è irremovibile; questa è stata la mia ultima nascita; ora non ci sarà più esistenza futura’”.
Idamavoca bhagavā. Questo è ciò che il Buddha disse.
Attamano āyasmā anuruddho bhagavato bhāsitaṁ abhinandīti. Contento, il Venerabile Anuruddha trasse piacere da ciò che il Buddha disse.
Upakkilesasuttaṁ niṭṭhitaṁ aṭṭhamaṁ.