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Majjhima Nikāya 127 Discorsi medi 127

Anuruddhasutta Il discorso con Anuruddha

Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.

ekaṁ samayaṁ bhagavā sāvatthiyaṁ viharati jetavane anāthapiṇḍikassa ārāme. Una volta il Buddha dimorava vicino a Sāvatthī, nel bosco di Jeta, il monastero di Anāthapiṇḍika.

Atha kho pañcakaṅgo thapati aññataraṁ purisaṁ āmantesi: Il ciambellano Pañcakaṅga si rivolse a un uomo:

“ehi tvaṁ, ambho purisa, yenāyasmā anuruddho tenupasaṅkama; upasaṅkamitvā mama vacanena āyasmato anuruddhassa pāde sirasā vandāhi: “Per favore, buon uomo, vai dal Venerabile Anuruddha, e in mio nome inchinati con la testa ai suoi piedi. Digli:

‘pañcakaṅgo, bhante, thapati āyasmato anuruddhassa pāde sirasā vandatī’ti; ‘Signore, il ciambellano Pañcakaṅga si inchina con la testa ai suoi piedi’.

evañca vadehi: E poi chiedigli se

‘adhivāsetu kira, bhante, āyasmā anuruddho pañcakaṅgassa thapatissa svātanāya attacatuttho bhattaṁ; accetterebbe il pasto di domani da Pañcakaṅga insieme alla comunità monastica.

yena ca kira, bhante, āyasmā anuruddho pagevataraṁ āgaccheyya; E chiedigli se potrebbe venire un po’ prima del solito,

pañcakaṅgo, bhante, thapati bahukicco bahukaraṇīyo rājakaraṇīyenā’”ti. dato che Pañcakaṅga ha molti compiti, e molto da fare per il re”

“Evaṁ, bhante”ti kho so puriso pañcakaṅgassa thapatissa paṭissutvā yenāyasmā anuruddho tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā āyasmantaṁ anuruddhaṁ abhivādetvā ekamantaṁ nisīdi. Ekamantaṁ nisinno kho so puriso āyasmantaṁ anuruddhaṁ etadavoca: “Sì, Signore”, rispose l’uomo. Fece come Pañcakaṅga gli aveva chiesto, e

“pañcakaṅgo, bhante, thapati āyasmato anuruddhassa pāde sirasā vandati, evañca vadeti:

‘adhivāsetu kira, bhante, āyasmā anuruddho pañcakaṅgassa thapatissa svātanāya attacatuttho bhattaṁ;

yena ca kira, bhante, āyasmā anuruddho pagevataraṁ āgaccheyya;

pañcakaṅgo, bhante, thapati bahukicco bahukaraṇīyo rājakaraṇīyenā’”ti.

Adhivāsesi kho āyasmā anuruddho tuṇhībhāvena. il Venerabile Anuruddha acconsentì in silenzio.

Atha kho āyasmā anuruddho tassā rattiyā accayena pubbaṇhasamayaṁ nivāsetvā pattacīvaramādāya yena pañcakaṅgassa thapatissa nivesanaṁ tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā paññatte āsane nisīdi. Passata la notte, al mattino Anuruddha si vestì, prese la propria ciotola e abito, andò a casa di Pañcakaṅga e si sedette sul posto preparato.

Atha kho pañcakaṅgo thapati āyasmantaṁ anuruddhaṁ paṇītena khādanīyena bhojanīyena sahatthā santappesi sampavāresi. Poi Pañcakaṅga servì e soddisfece il Venerabile Anuruddha con vari cibi freschi deliziosi cotti con le proprie mani.

Atha kho pañcakaṅgo thapati āyasmantaṁ anuruddhaṁ bhuttāviṁ onītapattapāṇiṁ aññataraṁ nīcaṁ āsanaṁ gahetvā ekamantaṁ nisīdi. Una volta che Anuruddha ebbe mangiato ed ebbe lavato mani e ciotola, Pañcakaṅga prese un posto basso, si sedette a lato,

Ekamantaṁ nisinno kho pañcakaṅgo thapati āyasmantaṁ anuruddhaṁ etadavoca: e gli disse:

“Idha maṁ, bhante, therā bhikkhū upasaṅkamitvā evamāhaṁsu: “Signore, alcuni monaci anziani vennero da me e mi dissero:

‘appamāṇaṁ, gahapati, cetovimuttiṁ bhāvehī’ti. ‘Laico, sviluppa la libertà illimitata della mente’.

Ekacce therā evamāhaṁsu: Altri mi dissero:

‘mahaggataṁ, gahapati, cetovimuttiṁ bhāvehī’ti. ‘Laico, sviluppa la libertà espansiva della mente’.

Yā cāyaṁ, bhante, appamāṇā cetovimutti yā ca mahaggatā cetovimutti—Ora, la libertà illimitata della mente e la libertà espansiva della mente:

ime dhammā nānatthā ceva nānābyañjanā ca, udāhu ekatthā byañjanameva nānan”ti? queste cose differiscono sia in significato che in espressione? O significano la stessa cosa, e differiscono solo in espressione?”

“Tena hi, gahapati, taṁyevettha paṭibhātu, apaṇṇakante ito bhavissatī”ti. “Beh, laico, fammi sapere cosa ne pensi a riguardo. Vedrai che poi capirai di sicuro”

“Mayhaṁ kho, bhante, evaṁ hoti: “Signore, io penso questo:

‘yā cāyaṁ appamāṇā cetovimutti yā ca mahaggatā cetovimutti ime dhammā ekatthā byañjanameva nānan’”ti. La libertà illimitata della mente e la libertà espansiva della mente sono la stessa cosa, e differiscono solo in espressione”

“Yā cāyaṁ, gahapati, appamāṇā cetovimutti yā ca mahaggatā cetovimutti ime dhammā nānatthā ceva nānābyañjanā ca. “Laico, la libertà illimitata della mente e la libertà espansiva della mente differiscono sia in significato che in espressione.

Tadamināpetaṁ, gahapati, pariyāyena veditabbaṁ yathā ime dhammā nānatthā ceva nānābyañjanā ca. Questo è il modo per capire come queste cose differiscono sia in significato che in espressione.

Katamā ca, gahapati, appamāṇā cetovimutti? Cos’è la libertà illimitata della mente?

Idha, gahapati, bhikkhu mettāsahagatena cetasā ekaṁ disaṁ pharitvā viharati, tathā dutiyaṁ tathā tatiyaṁ tathā catutthaṁ; iti uddhamadho tiriyaṁ sabbadhi sabbattatāya sabbāvantaṁ lokaṁ mettāsahagatena cetasā vipulena mahaggatena appamāṇena averena abyābajjhena pharitvā viharati. È quando un monaco dimora diffondendo una mente piena di amichevolezza verso una direzione, verso la seconda, verso la terza, e verso la quarta. Allo stesso modo, sopra, sotto, attraverso, dappertutto, tutt’intorno, diffonde una mente piena di amichevolezza verso il mondo intero, abbondante, espansiva, immensurabile, libera da inimicizia e malevolenza.

Karuṇāsahagatena cetasā … Dimora diffondendo una mente piena di compassione …

muditāsahagatena cetasā … dimora diffondendo una mente piena di esultanza …

upekkhāsahagatena cetasā ekaṁ disaṁ pharitvā viharati, tathā dutiyaṁ tathā tatiyaṁ tathā catutthaṁ; iti uddhamadho tiriyaṁ sabbadhi sabbattatāya sabbāvantaṁ lokaṁ upekkhāsahagatena cetasā vipulena mahaggatena appamāṇena averena abyābajjhena pharitvā viharati. Dimora diffondendo una mente piena di equanimità verso una direzione, verso la seconda, verso la terza, e verso la quarta. Allo stesso modo, sopra, sotto, attraverso, dappertutto, tutt’intorno, diffonde una mente piena di equanimità verso il mondo intero, abbondante, espansiva, immensurabile, libera da inimicizia e malevolenza.

Ayaṁ vuccati, gahapati, appamāṇā cetovimutti. Questa si chiama libertà illimitata della mente.

Katamā ca, gahapati, mahaggatā cetovimutti? E cos’è la libertà espansiva della mente?

Idha, gahapati, bhikkhu yāvatā ekaṁ rukkhamūlaṁ mahaggatanti pharitvā adhimuccitvā viharati. È quando un monaco dimora con l’intenzione di pervadere tanto quanto una singola radice d’albero.

Ayaṁ vuccati, gahapati, mahaggatā cetovimutti. Questa si chiama libertà espansiva della mente.

Idha pana, gahapati, bhikkhu yāvatā dve vā tīṇi vā rukkhamūlāni mahaggatanti pharitvā adhimuccitvā viharati. Inoltre, un monaco dimora con l’intenzione di pervadere tanto quanto due o tre radici d’albero …

Ayampi vuccati, gahapati, mahaggatā cetovimutti.

Idha pana, gahapati, bhikkhu yāvatā ekaṁ gāmakkhettaṁ mahaggatanti pharitvā adhimuccitvā viharati. un singolo distretto di villaggi …

Ayampi vuccati, gahapati, mahaggatā cetovimutti.

Idha pana, gahapati, bhikkhu yāvatā dve vā tīṇi vā gāmakkhettāni mahaggatanti pharitvā adhimuccitvā viharati. due o tre distretti di villaggi …

Ayampi vuccati, gahapati, mahaggatā cetovimutti.

Idha pana, gahapati, bhikkhu yāvatā ekaṁ mahārajjaṁ mahaggatanti pharitvā adhimuccitvā viharati. un singolo regno …

Ayampi vuccati, gahapati, mahaggatā cetovimutti.

Idha pana, gahapati, bhikkhu yāvatā dve vā tīṇi vā mahārajjāni mahaggatanti pharitvā adhimuccitvā viharati. due o tre regni …

Ayampi vuccati, gahapati, mahaggatā cetovimutti.

Idha pana, gahapati, bhikkhu yāvatā samuddapariyantaṁ pathaviṁ mahaggatanti pharitvā adhimuccitvā viharati. la terra circondata dall’oceano.

Ayampi vuccati, gahapati, mahaggatā cetovimutti. Anche questa si chiama libertà espansiva della mente.

Iminā kho etaṁ, gahapati, pariyāyena veditabbaṁ yathā ime dhammā nānatthā ceva nānābyañjanā ca. Questo è il modo per capire come queste cose differiscono sia in significato che in espressione.

Catasso kho imā gahapati, bhavūpapattiyo. Laico, ci sono quattro tipi di rinascite a vita futura.

Katamā catasso? Quali quattro?

Idha, gahapati, ekacco ‘parittābhā’ti pharitvā adhimuccitvā viharati. Prendi qualcuno che dimora con l’intenzione di pervadere ‘splendore limitato’.

So kāyassa bhedā paraṁ maraṇā parittābhānaṁ devānaṁ sahabyataṁ upapajjati. Alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in compagnia degli Dei dallo Splendore Limitato.

Idha pana, gahapati, ekacco ‘appamāṇābhā’ti pharitvā adhimuccitvā viharati. Poi, prendi qualcuno che dimora con l’intenzione di pervadere ‘splendore illimitato’.

So kāyassa bhedā paraṁ maraṇā appamāṇābhānaṁ devānaṁ sahabyataṁ upapajjati. Alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in compagnia degli Dei dallo Splendore Illimitato.

Idha pana, gahapati, ekacco ‘saṅkiliṭṭhābhā’ti pharitvā adhimuccitvā viharati. Poi, prendi qualcuno che dimora con l’intenzione di pervadere ‘splendore corrotto’.

So kāyassa bhedā paraṁ maraṇā saṅkiliṭṭhābhānaṁ devānaṁ sahabyataṁ upapajjati. Alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in compagnia degli Dei dallo Splendore Corrotto.

Idha pana, gahapati, ekacco ‘parisuddhābhā’ti pharitvā adhimuccitvā viharati. Poi, prendi qualcuno che dimora con l’intenzione di pervadere ‘splendore puro’.

So kāyassa bhedā paraṁ maraṇā parisuddhābhānaṁ devānaṁ sahabyataṁ upapajjati. Alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in compagnia degli Dei dallo Splendore Puro.

Imā kho, gahapati, catasso bhavūpapattiyo. Questi sono i quattro tipi di rinascite a vita futura.

Hoti kho so, gahapati, samayo, yā tā devatā ekajjhaṁ sannipatanti, tāsaṁ ekajjhaṁ sannipatitānaṁ vaṇṇanānattañhi kho paññāyati no ca ābhānānattaṁ. Arriva un momento, laico, quando gli dei si radunano. Quando fanno così, si nota differenza nel loro colore, ma non nello splendore.

Seyyathāpi, gahapati, puriso sambahulāni telappadīpāni ekaṁ gharaṁ paveseyya. È come quando una persona porta varie lampade a olio in una casa.

Tesaṁ ekaṁ gharaṁ pavesitānaṁ accinānattañhi kho paññāyetha, no ca ābhānānattaṁ; Si nota differenza nelle fiamme, ma non nello splendore.

evameva kho, gahapati, hoti kho so samayo, yā tā devatā ekajjhaṁ sannipatanti tāsaṁ ekajjhaṁ sannipatitānaṁ vaṇṇanānattañhi kho paññāyati, no ca ābhānānattaṁ. Allo stesso modo, quando gli dei si radunano si nota differenza nel loro colore, ma non nello splendore.

Hoti kho so, gahapati, samayo, yā tā devatā tato vipakkamanti, tāsaṁ tato vipakkamantīnaṁ vaṇṇanānattañceva paññāyati ābhānānattañca. Arriva un momento, laico, quando quegli dei si separano. Quando fanno così, si nota differenza sia nel loro colore che nello splendore.

Seyyathāpi, gahapati, puriso tāni sambahulāni telappadīpāni tamhā gharā nīhareyya. È come quando una persona porta via quelle varie lampade a olio dalla casa.

Tesaṁ tato nīhatānaṁ accinānattañceva paññāyetha ābhānānattañca; Si nota differenza sia nelle fiamme che nello splendore.

evameva kho, gahapati, hoti kho so samayo, yā tā devatā tato vipakkamanti, tāsaṁ tato vipakkamantīnaṁ vaṇṇanānattañceva paññāyati ābhānānattañca. Allo stesso modo, quando quegli dei si separano, si nota differenza sia nel loro colore che nello splendore.

Na kho, gahapati, tāsaṁ devatānaṁ evaṁ hoti: Non è che quegli dei pensano:

‘idaṁ amhākaṁ niccanti vā dhuvanti vā sassatanti vā’, api ca yattha yattheva tā devatā abhinivisanti tattha tattheva tā devatā abhiramanti. ‘Ciò che abbiamo è permanente, duraturo, ed eterno’. Piuttosto, ciò a cui si attaccano, è da quello che traggono piacere.

Seyyathāpi, gahapati, makkhikānaṁ kājena vā piṭakena vā harīyamānānaṁ na evaṁ hoti: È come quando le mosche si fanno trasportare su un bastone o in un cestino. Non è che pensano:

‘idaṁ amhākaṁ niccanti vā dhuvanti vā sassatanti vā’, api ca yattha yattheva tā makkhikā abhinivisanti tattha tattheva tā makkhikā abhiramanti; ‘Ciò che abbiamo è permanente, duraturo, ed eterno’. Piuttosto, ciò a cui si attaccano, è da quello che traggono piacere.

evameva kho, gahapati, tāsaṁ devatānaṁ na evaṁ hoti: Allo stesso modo, non è che quegli dei pensano:

‘idaṁ amhākaṁ niccanti vā dhuvanti vā sassatanti vā’, api ca yattha yattheva tā devatā abhinivisanti tattha tattheva tā devatā abhiramantī”ti. ‘Ciò che abbiamo è permanente, duraturo, ed eterno’. Piuttosto, ciò a cui si attaccano, è da quello che traggono piacere”.

Evaṁ vutte, āyasmā sabhiyo kaccāno āyasmantaṁ anuruddhaṁ etadavoca: Detto ciò, il Venerabile Sabhiya Kaccāna disse al Venerabile Anuruddha:

“sādhu, bhante anuruddha. “Bene, Signor Anuruddha!

Atthi ca me ettha uttariṁ paṭipucchitabbaṁ. Ho un’altra domanda a riguardo:

Yā tā, bhante, devatā ābhā sabbā tā parittābhā udāhu santettha ekaccā devatā appamāṇābhā”ti? Tutti gli dei splendenti hanno splendore limitato, o alcuni hanno splendore illimitato?”

“Tadaṅgena kho, āvuso kaccāna, santettha ekaccā devatā parittābhā, santi panettha ekaccā devatā appamāṇābhā”ti. “Riguardo a questo, fratello Kaccāna, alcuni dei hanno splendore limitato, mentre altri illimitato”

“Ko nu kho, bhante anuruddha, hetu ko paccayo yena tāsaṁ devatānaṁ ekaṁ devanikāyaṁ upapannānaṁ santettha ekaccā devatā parittābhā, santi panettha ekaccā devatā appamāṇābhā”ti? “Qual è la causa, Signor Anuruddha, qual è il motivo per cui, quando quegli dei sono rinati sullo stesso livello, alcuni hanno splendore limitato, mentre altri illimitato?”

“Tena hāvuso kaccāna, taṁyevettha paṭipucchissāmi. Yathā te khameyya tathā naṁ byākareyyāsi. “Beh, fratello Kaccāna, ti chiedo questo, e potrai rispondere come vuoi.

Taṁ kiṁ maññasi, āvuso kaccāna, Cosa ne pensi, fratello Kaccāna?

yvāyaṁ bhikkhu yāvatā ekaṁ rukkhamūlaṁ ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati, yo cāyaṁ bhikkhu yāvatā dve vā tīṇi vā rukkhamūlāni ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati—Quale tra questi due sviluppi mentali è più espansivo: quando un monaco dimora con l’intenzione di pervadere tanto quanto una sola radice d’albero, o due o tre radici di albero?”

imāsaṁ ubhinnaṁ cittabhāvanānaṁ katamā cittabhāvanā mahaggatatarā”ti?

“Yvāyaṁ, bhante, bhikkhu yāvatā dve vā tīṇi vā rukkhamūlāni ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati—“Quando un monaco dimora con l’intenzione di pervadere due o tre radici d’albero”

ayaṁ imāsaṁ ubhinnaṁ cittabhāvanānaṁ mahaggatatarā”ti.

“Taṁ kiṁ maññasi, āvuso kaccāna, “Cosa ne pensi, fratello Kaccāna?

yvāyaṁ bhikkhu yāvatā dve vā tīṇi vā rukkhamūlāni ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati, yo cāyaṁ bhikkhu yāvatā ekaṁ gāmakkhettaṁ ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati—Quale tra questi due sviluppi mentali è più espansivo: quando un monaco dimora con l’intenzione di pervadere tanto quanto due o tre radici di albero, o un singolo distretto di villaggi …

imāsaṁ ubhinnaṁ cittabhāvanānaṁ katamā cittabhāvanā mahaggatatarā”ti?

“Yvāyaṁ, bhante, bhikkhu yāvatā ekaṁ gāmakkhettaṁ ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati—

ayaṁ imāsaṁ ubhinnaṁ cittabhāvanānaṁ mahaggatatarā”ti.

“Taṁ kiṁ maññasi, āvuso kaccāna, yvāyaṁ bhikkhu yāvatā ekaṁ gāmakkhettaṁ ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati, yo cāyaṁ bhikkhu yāvatā dve vā tīṇi vā gāmakkhettāni ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati—due o tre distretti di villaggi …

imāsaṁ ubhinnaṁ cittabhāvanānaṁ katamā cittabhāvanā mahaggatatarā”ti?

“Yvāyaṁ, bhante, bhikkhu yāvatā dve vā tīṇi vā gāmakkhettāni ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati—

ayaṁ imāsaṁ ubhinnaṁ cittabhāvanānaṁ mahaggatatarā”ti.

“Taṁ kiṁ maññasi, āvuso kaccāna, yvāyaṁ bhikkhu yāvatā dve vā tīṇi vā gāmakkhettāni ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati, yo cāyaṁ bhikkhu yāvatā ekaṁ mahārajjaṁ ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati—un singolo regno …

imāsaṁ ubhinnaṁ cittabhāvanānaṁ katamā cittabhāvanā mahaggatatarā”ti?

“Yvāyaṁ, bhante, bhikkhu yāvatā ekaṁ mahārajjaṁ ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati—

ayaṁ imāsaṁ ubhinnaṁ cittabhāvanānaṁ mahaggatatarā”ti.

“Taṁ kiṁ maññasi, āvuso kaccāna, yvāyaṁ bhikkhu yāvatā ekaṁ mahārajjaṁ ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati, yo cāyaṁ bhikkhu yāvatā dve vā tīṇi vā mahārajjāni ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati—due o tre regni …

imāsaṁ ubhinnaṁ cittabhāvanānaṁ katamā cittabhāvanā mahaggatatarā”ti?

“Yvāyaṁ, bhante, bhikkhu yāvatā dve vā tīṇi vā mahārajjāni ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati—

ayaṁ imāsaṁ ubhinnaṁ cittabhāvanānaṁ mahaggatatarā”ti.

“Taṁ kiṁ maññasi, āvuso kaccāna, yvāyaṁ bhikkhu yāvatā dve vā tīṇi vā mahārajjāni ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati, yo cāyaṁ bhikkhu yāvatā samuddapariyantaṁ pathaviṁ ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati—questa terra circondata dall’oceano?”

imāsaṁ ubhinnaṁ cittabhāvanānaṁ katamā cittabhāvanā mahaggatatarā”ti?

“Yvāyaṁ, bhante, bhikkhu yāvatā samuddapariyantaṁ pathaviṁ ‘mahaggatan’ti pharitvā adhimuccitvā viharati—“Quando un monaco dimora con l’intenzione di pervadere la terra circondata dall’oceano”

ayaṁ imāsaṁ ubhinnaṁ cittabhāvanānaṁ mahaggatatarā”ti?

“Ayaṁ kho, āvuso kaccāna, hetu ayaṁ paccayo, yena tāsaṁ devatānaṁ ekaṁ devanikāyaṁ upapannānaṁ santettha ekaccā devatā parittābhā, santi panettha ekaccā devatā appamāṇābhā”ti. “Questa è la causa, fratello Kaccāna, questo è il motivo per cui, quando quegli dei sono rinati sullo stesso livello, alcuni hanno splendore limitato, mentre altri illimitato”

“Sādhu, bhante anuruddha. “Bene, Signor Anuruddha!

Atthi ca me ettha uttariṁ paṭipucchitabbaṁ. Ho un’altra domanda a riguardo:

Yāvatā, bhante, devatā ābhā sabbā tā saṅkiliṭṭhābhā udāhu santettha ekaccā devatā parisuddhābhā”ti? Tutti gli dei splendenti hanno splendore corrotto, o alcuni hanno splendore puro?”

“Tadaṅgena kho, āvuso kaccāna, santettha ekaccā devatā saṅkiliṭṭhābhā, santi panettha ekaccā devatā parisuddhābhā”ti. “Riguardo a questo, fratello Kaccāna, alcuni dei hanno splendore corrotto, mentre altri puro”

“Ko nu kho, bhante, anuruddha, hetu ko paccayo, yena tāsaṁ devatānaṁ ekaṁ devanikāyaṁ upapannānaṁ santettha ekaccā devatā saṅkiliṭṭhābhā, santi panettha ekaccā devatā parisuddhābhā”ti? “Qual è la causa, Signor Anuruddha, qual è il motivo per cui, quando quegli dei sono rinati sullo stesso livello, alcuni hanno splendore corrotto, mentre altri puro?”

“Tena hāvuso kaccāna, upamaṁ te karissāmi. “Beh, fratello Kaccāna, uso una similitudine.

Upamāyapidhekacce viññū purisā bhāsitassa atthaṁ ājānanti. Poiché attraverso le similitudini le persone giudiziose comprendono il significato di ciò che viene detto.

Seyyathāpi, āvuso kaccāna, telappadīpassa jhāyato telampi aparisuddhaṁ vaṭṭipi aparisuddhā. Immagina una lampada a olio che brucia con olio impuro e stoppino impuro.

So telassapi aparisuddhattā vaṭṭiyāpi aparisuddhattā andhandhaṁ viya jhāyati; A causa dell’impurità dell’olio e dello stoppino, la lampada brucia debolmente, si potrebbe dire.

evameva kho, āvuso kaccāna, idhekacco bhikkhu ‘saṅkiliṭṭhābhā’ti pharitvā adhimuccitvā viharati, Allo stesso modo, prendi un monaco che dimora con l’intenzione di pervadere ‘splendore corrotto’.

tassa kāyaduṭṭhullampi na suppaṭippassaddhaṁ hoti, thinamiddhampi na susamūhataṁ hoti, uddhaccakukkuccampi na suppaṭivinītaṁ hoti. Il suo disagio fisico non è completamente assestato, torpore e sonnolenza non sono completamente eradicati, e irrequietezza e rimorso non sono completamente eliminati.

So kāyaduṭṭhullassapi na suppaṭippassaddhattā thinamiddhassapi na susamūhatattā uddhaccakukkuccassapi na suppaṭivinītattā andhandhaṁ viya jhāyati. A causa di questo pratica l’estasi debolmente, si potrebbe dire.

So kāyassa bhedā paraṁ maraṇā saṅkiliṭṭhābhānaṁ devānaṁ sahabyataṁ upapajjati. Alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in compagnia degli Dei dallo Splendore Corrotto.

Seyyathāpi, āvuso kaccāna, telappadīpassa jhāyato telampi parisuddhaṁ vaṭṭipi parisuddhā. Immagina una lampada a olio che brucia con olio puro e stoppino puro.

So telassapi parisuddhattā vaṭṭiyāpi parisuddhattā na andhandhaṁ viya jhāyati; Grazie alla purezza dell’olio e dello stoppino, la lampada non brucia debolmente, si potrebbe dire.

evameva kho, āvuso kaccāna, idhekacco bhikkhu ‘parisuddhābhā’ti pharitvā adhimuccitvā viharati. Allo stesso modo, prendi un monaco che dimora con l’intenzione di pervadere ‘splendore puro’.

Tassa kāyaduṭṭhullampi suppaṭippassaddhaṁ hoti, thinamiddhampi susamūhataṁ hoti, uddhaccakukkuccampi suppaṭivinītaṁ hoti. Il suo disagio fisico è completamente assestato, torpore e sonnolenza sono completamente eradicati, e irrequietezza e rimorso sono completamente eliminati.

So kāyaduṭṭhullassapi suppaṭippassaddhattā thinamiddhassapi susamūhatattā uddhaccakukkuccassapi suppaṭivinītattā na andhandhaṁ viya jhāyati. Grazie a questo non pratica l’estasi debolmente, si potrebbe dire.

So kāyassa bhedā paraṁ maraṇā parisuddhābhānaṁ devānaṁ sahabyataṁ upapajjati. Alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinasce in compagnia degli Dei dallo Splendore Puro.

Ayaṁ kho, āvuso kaccāna, hetu ayaṁ paccayo yena tāsaṁ devatānaṁ ekaṁ devanikāyaṁ upapannānaṁ santettha ekaccā devatā saṅkiliṭṭhābhā, santi panettha ekaccā devatā parisuddhābhā”ti. Questa è la causa, fratello Kaccāna, questo è il motivo per cui, quando quegli dei sono rinati sullo stesso livello, alcuni hanno splendore corrotto, mentre altri puro”.

Evaṁ vutte, āyasmā sabhiyo kaccāno āyasmantaṁ anuruddhaṁ etadavoca: Detto ciò, il Venerabile Sabhiya Kaccāna disse al Venerabile Anuruddha:

“sādhu, bhante anuruddha. “Bene, Signor Anuruddha!

Na, bhante, āyasmā anuruddho evamāha: Venerabile Anuruddha, lei non dice:

‘evaṁ me sutan’ti vā ‘evaṁ arahati bhavitun’ti vā; ‘Così ho sentito’, o ‘dovrebbe essere così’.

atha ca pana, bhante, āyasmā anuruddho ‘evampi tā devatā, itipi tā devatā’tveva bhāsati. Piuttosto, dice: ‘Questi dei sono così, questi dei sono cosà’.

Tassa mayhaṁ, bhante, evaṁ hoti: Signore, mi viene da pensare:

‘addhā āyasmatā anuruddhena tāhi devatāhi saddhiṁ sannivutthapubbañceva sallapitapubbañca sākacchā ca samāpajjitapubbā’”ti. ‘Chiaramente il Venerabile Anuruddha ha vissuto precedentemente insieme a quegli dei, ci ha conversato, e discusso’”

“Addhā kho ayaṁ, āvuso kaccāna, āsajja upanīya vācā bhāsitā, “Le tue parole sono chiaramente invasive e intrusive, fratello Kaccāna.

api ca te ahaṁ byākarissāmi: Ma comunque sia, ti rispondo.

‘dīgharattaṁ kho me, āvuso kaccāna, tāhi devatāhi saddhiṁ sannivutthapubbañceva sallapitapubbañca sākacchā ca samāpajjitapubbā’”ti. Ho vissuto per molto tempo insieme a quegli dei, ci ho conversato, e discusso”.

Evaṁ vutte, āyasmā sabhiyo kaccāno pañcakaṅgaṁ thapatiṁ etadavoca: Detto ciò, il Venerabile Sabhiya Kaccāna disse al ciambellano Pañcakaṅga:

“lābhā te, gahapati, suladdhaṁ te, gahapati, “Sei fortunato, laico, molto fortunato

yaṁ tvañceva taṁ kaṅkhādhammaṁ pahāsi, mayañcimaṁ dhammapariyāyaṁ alatthamhā savanāyā”ti. ad aver abbandonato il tuo stato di incertezza, e ad aver avuto l’opportunità di sentire questa esposizione dell’insegnamento”.

Anuruddhasuttaṁ niṭṭhitaṁ sattamaṁ.
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