Other Translations: English , ру́сский язы́к
From:
Majjhima Nikāya 121 Discorsi medi 121
Cūḷasuññatasutta Il discorso più corto sul vuoto
Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.
ekaṁ samayaṁ bhagavā sāvatthiyaṁ viharati pubbārāme migāramātupāsāde. Una volta il Buddha dimorava vicino a Sāvatthī, nel Monastero Orientale, il palazzo della madre di Migāra.
Atha kho āyasmā ānando sāyanhasamayaṁ paṭisallānā vuṭṭhito yena bhagavā tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā bhagavantaṁ abhivādetvā ekamantaṁ nisīdi. Ekamantaṁ nisinno kho āyasmā ānando bhagavantaṁ etadavoca: Nel tardo pomeriggio, il Venerabile Ānanda uscì da ritiro e andò dal Buddha. Si inchinò, si sedette a lato, e gli disse:
“Ekamidaṁ, bhante, samayaṁ bhagavā sakkesu viharati nagarakaṁ nāma sakyānaṁ nigamo. “Signore, una volta il Buddha dimorava nella terra dei Sakya, vicino alla città Sakya di nome Nagaraka.
Tattha me, bhante, bhagavato sammukhā sutaṁ, sammukhā paṭiggahitaṁ: Lì ho sentito e imparato questo in presenza del Buddha:
‘suññatāvihārenāhaṁ, ānanda, etarahi bahulaṁ viharāmī’ti. ‘Ānanda, in questo periodo dimoro spesso nella dimora del vuoto’.
Kacci metaṁ, bhante, sussutaṁ suggahitaṁ sumanasikataṁ sūpadhāritan”ti? Spero di aver sentito, imparato, prestato attenzione, e ricordato bene questo da parte del Buddha?”
“Taggha te etaṁ, ānanda, sussutaṁ suggahitaṁ sumanasikataṁ sūpadhāritaṁ. “Certo che hai sentito, imparato, prestato attenzione, e ricordato bene questo.
Pubbepāhaṁ, ānanda, etarahipi suññatāvihārena bahulaṁ viharāmi. Ora, come allora, dimoro spesso nella dimora del vuoto.
Seyyathāpi, ānanda, ayaṁ migāramātupāsādo suñño hatthigavassavaḷavena, suñño jātarūparajatena, suñño itthipurisasannipātena atthi cevidaṁ asuññataṁ yadidaṁ—Considera questo palazzo della madre di Migāra. È vuoto di elefanti, mucche, cavalli, e cavalle; di oro e soldi; e di assembramenti di uomini e donne.
bhikkhusaṅghaṁ paṭicca ekattaṁ; C’è solo ciò di cui non è vuoto, vale a dire, la sola comunità monastica.
evameva kho, ānanda, bhikkhu amanasikaritvā gāmasaññaṁ, amanasikaritvā manussasaññaṁ, araññasaññaṁ paṭicca manasi karoti ekattaṁ. Allo stesso modo, un monaco, ignorando la percezione del villaggio e la percezione della gente, si concentra sulla sola percezione della natura.
Tassa araññasaññāya cittaṁ pakkhandati pasīdati santiṭṭhati adhimuccati. La sua mente fa un salto di qualità, ottiene fiducia, si stabilizza, e diventa decisa riguardo alla percezione della natura.
So evaṁ pajānāti: Comprende:
‘ye assu darathā gāmasaññaṁ paṭicca tedha na santi, ye assu darathā manussasaññaṁ paṭicca tedha na santi, atthi cevāyaṁ darathamattā yadidaṁ—‘Qui non c’è stress dovuto alla percezione del villaggio o alla percezione della gente.
araññasaññaṁ paṭicca ekattan’ti. C’è solo un rimasuglio di stress, vale a dire, la sola percezione della natura’.
So ‘suññamidaṁ saññāgataṁ gāmasaññāyā’ti pajānāti, ‘suññamidaṁ saññāgataṁ manussasaññāyā’ti pajānāti, ‘atthi cevidaṁ asuññataṁ yadidaṁ—Comprende: ‘Questo campo percettivo è vuoto della percezione del villaggio. È vuoto della percezione della gente.
araññasaññaṁ paṭicca ekattan’ti. C’è solo ciò di cui non è vuoto, vale a dire, la sola percezione della natura’.
Iti yañhi kho tattha na hoti tena taṁ suññaṁ samanupassati, yaṁ pana tattha avasiṭṭhaṁ hoti taṁ ‘santamidaṁ atthī’ti pajānāti. E quindi lo ritiene vuoto di ciò che non c’è, ma riguardo a ciò che rimane comprende che è presente.
Evampissa esā, ānanda, yathābhuccā avipallatthā parisuddhā suññatāvakkanti bhavati. È così che il vuoto si manifesta in lui, genuino, senza distorsioni, e puro.
Puna caparaṁ, ānanda, bhikkhu amanasikaritvā manussasaññaṁ, amanasikaritvā araññasaññaṁ, pathavīsaññaṁ paṭicca manasi karoti ekattaṁ. Inoltre, un monaco, ignorando la percezione della gente e la percezione della natura, si concentra sulla sola percezione della terra.
Tassa pathavīsaññāya cittaṁ pakkhandati pasīdati santiṭṭhati adhimuccati. La sua mente fa un salto di qualità, ottiene fiducia, si stabilizza, e diventa decisa riguardo alla percezione della terra.
Seyyathāpi, ānanda, āsabhacammaṁ saṅkusatena suvihataṁ vigatavalikaṁ; Come la pelle di toro è priva di pieghe quando viene stesa con cento picchetti,
evameva kho, ānanda, bhikkhu yaṁ imissā pathaviyā ukkūlavikkūlaṁ nadīviduggaṁ khāṇukaṇṭakaṭṭhānaṁ pabbatavisamaṁ taṁ sabbaṁ amanasikaritvā pathavīsaññaṁ paṭicca manasi karoti ekattaṁ. allo stesso modo, ignorando il terreno collinare, le valli inaccessibili, ceppi e spine, e le montagne ruvide, si concentra sulla sola percezione della terra.
Tassa pathavīsaññāya cittaṁ pakkhandati pasīdati santiṭṭhati adhimuccati. La sua mente fa un salto di qualità, ottiene fiducia, si stabilizza, e diventa decisa riguardo alla percezione della terra.
So evaṁ pajānāti: Comprende:
‘ye assu darathā manussasaññaṁ paṭicca tedha na santi, ye assu darathā araññasaññaṁ paṭicca tedha na santi, atthi cevāyaṁ darathamattā yadidaṁ—‘Qui non c’è stress dovuto alla percezione della gente o alla percezione della natura.
pathavīsaññaṁ paṭicca ekattan’ti. C’è solo un rimasuglio di stress, vale a dire, la sola percezione della terra’.
So ‘suññamidaṁ saññāgataṁ manussasaññāyā’ti pajānāti, ‘suññamidaṁ saññāgataṁ araññasaññāyā’ti pajānāti, ‘atthi cevidaṁ asuññataṁ yadidaṁ—Comprende: ‘Questo campo percettivo è vuoto della percezione della gente. È vuoto della percezione della natura.
pathavīsaññaṁ paṭicca ekattan’ti. C’è solo ciò di cui non è vuoto, vale a dire, la sola percezione della terra’.
Iti yañhi kho tattha na hoti tena taṁ suññaṁ samanupassati, yaṁ pana tattha avasiṭṭhaṁ hoti taṁ ‘santamidaṁ atthī’ti pajānāti. E quindi lo ritiene vuoto di ciò che non c’è, ma riguardo a ciò che rimane comprende che è presente.
Evampissa esā, ānanda, yathābhuccā avipallatthā parisuddhā suññatāvakkanti bhavati. È così che il vuoto si manifesta in lui, genuino, senza distorsioni, e puro.
Puna caparaṁ, ānanda, bhikkhu amanasikaritvā araññasaññaṁ, amanasikaritvā pathavīsaññaṁ, ākāsānañcāyatanasaññaṁ paṭicca manasi karoti ekattaṁ. Inoltre, un monaco, ignorando la percezione della natura e la percezione della terra, si concentra sulla sola percezione della dimensione dello spazio infinito.
Tassa ākāsānañcāyatanasaññāya cittaṁ pakkhandati pasīdati santiṭṭhati adhimuccati. La sua mente fa un salto di qualità, ottiene fiducia, si stabilizza, e diventa decisa riguardo alla percezione della dimensione dello spazio infinito.
So evaṁ pajānāti: Comprende:
‘ye assu darathā araññasaññaṁ paṭicca tedha na santi, ye assu darathā pathavīsaññaṁ paṭicca tedha na santi, atthi cevāyaṁ darathamattā yadidaṁ—‘Qui non c’è stress dovuto alla percezione della natura o alla percezione della terra.
ākāsānañcāyatanasaññaṁ paṭicca ekattan’ti. C’è solo un rimasuglio di stress, vale a dire, la sola percezione della dimensione dello spazio infinito’.
So ‘suññamidaṁ saññāgataṁ araññasaññāyā’ti pajānāti, ‘suññamidaṁ saññāgataṁ pathavīsaññāyā’ti pajānāti, ‘atthi cevidaṁ asuññataṁ yadidaṁ—Comprende: ‘Questo campo percettivo è vuoto della percezione della natura. È vuoto della percezione della terra.
ākāsānañcāyatanasaññaṁ paṭicca ekattan’ti. C’è solo ciò di cui non è vuoto, vale a dire, la sola percezione della dimensione dello spazio infinito’.
Iti yañhi kho tattha na hoti tena taṁ suññaṁ samanupassati, yaṁ pana tattha avasiṭṭhaṁ hoti taṁ ‘santamidaṁ atthī’ti pajānāti. E quindi lo ritiene vuoto di ciò che non c’è, ma riguardo a ciò che rimane comprende che è presente.
Evampissa esā, ānanda, yathābhuccā avipallatthā parisuddhā suññatāvakkanti bhavati. È così che il vuoto si manifesta in lui, genuino, senza distorsioni, e puro.
Puna caparaṁ, ānanda, bhikkhu amanasikaritvā pathavīsaññaṁ, amanasikaritvā ākāsānañcāyatanasaññaṁ, viññāṇañcāyatanasaññaṁ paṭicca manasi karoti ekattaṁ. Inoltre, un monaco, ignorando la percezione della terra e la percezione della dimensione dello spazio infinito, si concentra sulla sola percezione della dimensione della coscienza infinita.
Tassa viññāṇañcāyatanasaññāya cittaṁ pakkhandati pasīdati santiṭṭhati adhimuccati. La sua mente fa un salto di qualità, ottiene fiducia, si stabilizza, e diventa decisa riguardo alla percezione della dimensione della coscienza infinita.
So evaṁ pajānāti: Comprende:
‘ye assu darathā pathavīsaññaṁ paṭicca tedha na santi, ye assu darathā ākāsānañcāyatanasaññaṁ paṭicca tedha na santi, atthi cevāyaṁ darathamattā yadidaṁ—‘Qui non c’è stress dovuto alla percezione della terra o alla percezione della dimensione dello spazio infinito.
viññāṇañcāyatanasaññaṁ paṭicca ekattan’ti. C’è solo un rimasuglio di stress, vale a dire, la sola percezione della dimensione della coscienza infinita’.
So ‘suññamidaṁ saññāgataṁ pathavīsaññāyā’ti pajānāti, ‘suññamidaṁ saññāgataṁ ākāsānañcāyatanasaññāyā’ti pajānāti, ‘atthi cevidaṁ asuññataṁ yadidaṁ—Comprende: ‘Questo campo percettivo è vuoto della percezione della terra. È vuoto della percezione della dimensione dello spazio infinito.
viññāṇañcāyatanasaññaṁ paṭicca ekattan’ti. C’è solo un rimasuglio di stress, vale a dire, la sola percezione della dimensione della coscienza infinita’.
Iti yañhi kho tattha na hoti tena taṁ suññaṁ samanupassati, yaṁ pana tattha avasiṭṭhaṁ hoti taṁ ‘santamidaṁ atthī’ti pajānāti. E quindi lo ritiene vuoto di ciò che non c’è, ma riguardo a ciò che rimane comprende che è presente.
Evampissa esā, ānanda, yathābhuccā avipallatthā parisuddhā suññatāvakkanti bhavati. È così che il vuoto si manifesta in lui, genuino, senza distorsioni, e puro.
Puna caparaṁ, ānanda, bhikkhu amanasikaritvā ākāsānañcāyatanasaññaṁ, amanasikaritvā viññāṇañcāyatanasaññaṁ, ākiñcaññāyatanasaññaṁ paṭicca manasi karoti ekattaṁ. Inoltre, un monaco, ignorando la percezione della dimensione dello spazio infinito e la percezione della dimensione della coscienza infinita, si concentra sulla sola percezione della dimensione del nulla.
Tassa ākiñcaññāyatanasaññāya cittaṁ pakkhandati pasīdati santiṭṭhati adhimuccati. La sua mente fa un salto di qualità, ottiene fiducia, si stabilizza, e diventa decisa riguardo alla percezione della dimensione del nulla.
So evaṁ pajānāti: Comprende:
‘ye assu darathā ākāsānañcāyatanasaññaṁ paṭicca tedha na santi, ye assu darathā viññāṇañcāyatanasaññaṁ paṭicca tedha na santi, atthi cevāyaṁ darathamattā yadidaṁ—‘Qui non c’è stress dovuto alla percezione della dimensione dello spazio infinito o alla percezione della dimensione della coscienza infinita.
ākiñcaññāyatanasaññaṁ paṭicca ekattan’ti. C’è solo un rimasuglio di stress, vale a dire, la sola percezione della dimensione del nulla’.
So ‘suññamidaṁ saññāgataṁ ākāsānañcāyatanasaññāyā’ti pajānāti, ‘suññamidaṁ saññāgataṁ viññāṇañcāyatanasaññāyā’ti pajānāti, ‘atthi cevidaṁ asuññataṁ yadidaṁ—Comprende: ‘Questo campo percettivo è vuoto della percezione della dimensione dello spazio infinito. È vuoto della percezione della dimensione della coscienza infinita.
ākiñcaññāyatanasaññaṁ paṭicca ekattan’ti. C’è solo ciò di cui non è vuoto, vale a dire, la sola percezione della dimensione del nulla’.
Iti yañhi kho tattha na hoti tena taṁ suññaṁ samanupassati, yaṁ pana tattha avasiṭṭhaṁ hoti taṁ ‘santamidaṁ atthī’ti pajānāti. E quindi lo ritiene vuoto di ciò che non c’è, ma riguardo a ciò che rimane comprende che è presente.
Evampissa esā, ānanda, yathābhuccā avipallatthā parisuddhā suññatāvakkanti bhavati. È così che il vuoto si manifesta in lui, genuino, senza distorsioni, e puro.
Puna caparaṁ, ānanda bhikkhu amanasikaritvā viññāṇañcāyatanasaññaṁ, amanasikaritvā ākiñcaññāyatanasaññaṁ, nevasaññānāsaññāyatanasaññaṁ paṭicca manasi karoti ekattaṁ. Inoltre, un monaco, ignorando la percezione della dimensione della coscienza infinita e la percezione della dimensione del nulla, si concentra sulla sola percezione della dimensione della né percezione né non-percezione.
Tassa nevasaññānāsaññāyatanasaññāya cittaṁ pakkhandati pasīdati santiṭṭhati adhimuccati. La sua mente fa un salto di qualità, ottiene fiducia, si stabilizza, e diventa decisa riguardo alla percezione della dimensione della né percezione né non-percezione.
So evaṁ pajānāti: Comprende:
‘ye assu darathā viññāṇañcāyatanasaññaṁ paṭicca tedha na santi, ye assu darathā ākiñcaññāyatanasaññaṁ paṭicca tedha na santi, atthi cevāyaṁ darathamattā yadidaṁ—‘Qui non c’è stress dovuto alla percezione della dimensione della coscienza infinita o alla percezione della dimensione del nulla.
nevasaññānāsaññāyatanasaññaṁ paṭicca ekattan’ti. C’è solo un rimasuglio di stress, vale a dire, la sola percezione della dimensione della né percezione né non-percezione’.
So ‘suññamidaṁ saññāgataṁ viññāṇañcāyatanasaññāyā’ti pajānāti, ‘suññamidaṁ saññāgataṁ ākiñcaññāyatanasaññāyā’ti pajānāti, ‘atthi cevidaṁ asuññataṁ yadidaṁ—Comprende: ‘Questo campo percettivo è vuoto della percezione della dimensione della coscienza infinita. È vuoto della percezione della dimensione del nulla.
nevasaññānāsaññāyatanasaññaṁ paṭicca ekattan’ti. C’è solo ciò di cui non è vuoto, vale a dire, la sola percezione della dimensione della né percezione né non-percezione’.
Iti yañhi kho tattha na hoti tena taṁ suññaṁ samanupassati, yaṁ pana tattha avasiṭṭhaṁ hoti taṁ ‘santamidaṁ atthī’ti pajānāti. E quindi lo ritiene vuoto di ciò che non c’è, ma riguardo a ciò che rimane comprende che è presente.
Evampissa esā, ānanda, yathābhuccā avipallatthā parisuddhā suññatāvakkanti bhavati. È così che il vuoto si manifesta in lui, genuino, senza distorsioni, e puro.
Puna caparaṁ, ānanda, bhikkhu amanasikaritvā ākiñcaññāyatanasaññaṁ, amanasikaritvā nevasaññānāsaññāyatanasaññaṁ, animittaṁ cetosamādhiṁ paṭicca manasi karoti ekattaṁ. Inoltre, un monaco, ignorando la percezione della dimensione del nulla e la percezione della dimensione della né percezione né non-percezione, si concentra sulla sola percezione della concentrazione della mente senza aspetti.
Tassa animitte cetosamādhimhi cittaṁ pakkhandati pasīdati santiṭṭhati adhimuccati. La sua mente fa un salto di qualità, ottiene fiducia, si stabilizza, e diventa decisa riguardo alla percezione della concentrazione della mente senza aspetti.
So evaṁ pajānāti: Comprende:
‘ye assu darathā ākiñcaññāyatanasaññaṁ paṭicca tedha na santi, ye assu darathā nevasaññānāsaññāyatanasaññaṁ paṭicca tedha na santi, atthi cevāyaṁ darathamattā yadidaṁ—‘Qui non c’è stress dovuto alla percezione della dimensione del nulla o alla percezione della dimensione della né percezione né non-percezione.
imameva kāyaṁ paṭicca saḷāyatanikaṁ jīvitapaccayā’ti. C’è solo un rimasuglio di stress, vale a dire, quello relativo a questi sei campi sensoriali che dipendono da questo corpo e sono condizionati dalla vita’.
So ‘suññamidaṁ saññāgataṁ ākiñcaññāyatanasaññāyā’ti pajānāti, ‘suññamidaṁ saññāgataṁ nevasaññānāsaññāyatanasaññāyā’ti pajānāti, ‘atthi cevidaṁ asuññataṁ yadidaṁ—Comprende: ‘Questo campo percettivo è vuoto della percezione della dimensione del nulla. È vuoto della percezione della dimensione della né percezione né non-percezione.
imameva kāyaṁ paṭicca saḷāyatanikaṁ jīvitapaccayā’ti. C’è solo ciò di cui non è vuoto, vale a dire, questi sei campi sensoriali che dipendono da questo corpo e sono condizionati dalla vita’.
Iti yañhi kho tattha na hoti tena taṁ suññaṁ samanupassati, yaṁ pana tattha avasiṭṭhaṁ hoti taṁ ‘santamidaṁ atthī’ti pajānāti. E quindi lo ritiene vuoto di ciò che non c’è, ma riguardo a ciò che rimane comprende che è presente.
Evampissa esā, ānanda, yathābhuccā avipallatthā parisuddhā suññatāvakkanti bhavati. È così che il vuoto si manifesta in lui, genuino, senza distorsioni, e puro.
Puna caparaṁ, ānanda, bhikkhu amanasikaritvā ākiñcaññāyatanasaññaṁ, amanasikaritvā nevasaññānāsaññāyatanasaññaṁ, animittaṁ cetosamādhiṁ paṭicca manasi karoti ekattaṁ. Inoltre, un monaco, ignorando la percezione della dimensione del nulla e la percezione della dimensione della né percezione né non-percezione, si concentra sulla sola percezione della concentrazione della mente senza aspetti.
Tassa animitte cetosamādhimhi cittaṁ pakkhandati pasīdati santiṭṭhati adhimuccati. La sua mente fa un salto di qualità, ottiene fiducia, si stabilizza, e diventa decisa riguardo alla percezione della concentrazione della mente senza aspetti.
So evaṁ pajānāti: Comprende:
‘ayampi kho animitto cetosamādhi abhisaṅkhato abhisañcetayito’. ‘Persino questa concentrazione della mente senza aspetti è prodotta dall’espressione di una volontà e dalla formazione di un’intenzione’.
‘Yaṁ kho pana kiñci abhisaṅkhataṁ abhisañcetayitaṁ tadaniccaṁ nirodhadhamman’ti pajānāti. Comprende: ‘Ma tutto ciò che è prodotto dall’espressione di una volontà e dalla formazione di un’intenzione è soggetto alla cessazione’.
Tassa evaṁ jānato evaṁ passato kāmāsavāpi cittaṁ vimuccati, bhavāsavāpi cittaṁ vimuccati, avijjāsavāpi cittaṁ vimuccati. Conoscendo così e vedendo così, la sua mente viene liberata dal contaminante dei piaceri dei sensi, la sua mente viene liberata dal contaminante dell’esistenza, e la sua mente viene liberata dal contaminante dell’ignoranza.
Vimuttasmiṁ vimuttamiti ñāṇaṁ hoti. Una volta libero, capisce di essere libero.
‘Khīṇā jāti, vusitaṁ brahmacariyaṁ, kataṁ karaṇīyaṁ, nāparaṁ itthattāyā’ti pajānāti. Comprende: ‘La nascita è terminata, il percorso spirituale è stato completato, ciò che c’era da fare è stato fatto, non ci sarà più nulla di questo’.
So evaṁ pajānāti: Comprende:
‘ye assu darathā kāmāsavaṁ paṭicca tedha na santi, ye assu darathā bhavāsavaṁ paṭicca tedha na santi, ye assu darathā avijjāsavaṁ paṭicca tedha na santi, atthi cevāyaṁ darathamattā yadidaṁ—‘Qui non c’è stress dovuto al contaminante dei piaceri dei sensi, non c’è stress dovuto al contaminante dell’esistenza, e non c’è stress dovuto al contaminante dell’ignoranza.
imameva kāyaṁ paṭicca saḷāyatanikaṁ jīvitapaccayā’ti. C’è solo un rimasuglio di stress, vale a dire, quello relativo a questi sei campi sensoriali che dipendono da questo corpo e sono condizionati dalla vita’.
So ‘suññamidaṁ saññāgataṁ kāmāsavenā’ti pajānāti, ‘suññamidaṁ saññāgataṁ bhavāsavenā’ti pajānāti, ‘suññamidaṁ saññāgataṁ avijjāsavenā’ti pajānāti, ‘atthi cevidaṁ asuññataṁ yadidaṁ—Comprende: ‘Questo campo percettivo è vuoto della percezione dei contaminanti dei piaceri dei sensi, dell’esistenza, e dell’ignoranza.
imameva kāyaṁ paṭicca saḷāyatanikaṁ jīvitapaccayā’ti. C’è solo un rimasuglio di stress, vale a dire, quello relativo a questi sei campi sensoriali che dipendono da questo corpo e sono condizionati dalla vita’.
Iti yañhi kho tattha na hoti tena taṁ suññaṁ samanupassati, yaṁ pana tattha avasiṭṭhaṁ hoti taṁ ‘santamidaṁ atthī’ti pajānāti. E quindi lo ritiene vuoto di ciò che non c’è, ma riguardo a ciò che rimane comprende che è presente.
Evampissa esā, ānanda, yathābhuccā avipallatthā parisuddhā paramānuttarā suññatāvakkanti bhavati. È così che il vuoto si manifesta in lui, genuino, senza distorsioni, e puro.
Yepi hi keci, ānanda, atītamaddhānaṁ samaṇā vā brāhmaṇā vā parisuddhaṁ paramānuttaraṁ suññataṁ upasampajja vihariṁsu, sabbe te imaṁyeva parisuddhaṁ paramānuttaraṁ suññataṁ upasampajja vihariṁsu. Qualsiasi asceta o bramino che in passato raggiunse e dimorò nel vuoto puro, assoluto, e supremo, raggiunse e dimorò in questo stesso vuoto puro, assoluto, e supremo.
Yepi hi keci, ānanda, anāgatamaddhānaṁ samaṇā vā brāhmaṇā vā parisuddhaṁ paramānuttaraṁ suññataṁ upasampajja viharissanti, sabbe te imaṁyeva parisuddhaṁ paramānuttaraṁ suññataṁ upasampajja viharissanti. Qualsiasi asceta o bramino che in futuro raggiungerà e dimorerà nel vuoto puro, assoluto, e supremo, raggiungerà e dimorerà in questo stesso vuoto puro, assoluto, e supremo.
Yepi hi keci, ānanda, etarahi samaṇā vā brāhmaṇā vā parisuddhaṁ paramānuttaraṁ suññataṁ upasampajja viharanti, sabbe te imaṁyeva parisuddhaṁ paramānuttaraṁ suññataṁ upasampajja viharanti. Qualsiasi asceta o bramino che al presente raggiunge e dimora nel vuoto puro, assoluto, e supremo, raggiunge e dimora in questo stesso vuoto puro, assoluto, e supremo.
Tasmātiha, ānanda, ‘parisuddhaṁ paramānuttaraṁ suññataṁ upasampajja viharissāmā’ti—Quindi, Ānanda, dovete allenarvi così: ‘Raggiungeremo e dimoreremo nel vuoto puro, assoluto, e supremo’.
evañhi vo, ānanda, sikkhitabban”ti. Dovete allenarvi così”.
Idamavoca bhagavā. Questo è ciò che il Buddha disse.
Attamano āyasmā ānando bhagavato bhāsitaṁ abhinandīti. Contento, il Venerabile Ānanda trasse piacere da ciò che il Buddha disse.
Cūḷasuññatasuttaṁ niṭṭhitaṁ paṭhamaṁ.