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Majjhima Nikāya 119 Discorsi medi 119
Kāyagatāsatisutta Consapevolezza del corpo
Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.
ekaṁ samayaṁ bhagavā sāvatthiyaṁ viharati jetavane anāthapiṇḍikassa ārāme. Una volta il Buddha dimorava vicino a Sāvatthī, nel bosco di Jeta, il monastero di Anāthapiṇḍika.
Atha kho sambahulānaṁ bhikkhūnaṁ pacchābhattaṁ piṇḍapātapaṭikkantānaṁ upaṭṭhānasālāyaṁ sannisinnānaṁ sannipatitānaṁ ayamantarākathā udapādi: Dopo il pasto, al ritorno dalla questua, vari monaci si sedettero insieme nella sala delle assemblee, dove iniziarono a conversare:
“acchariyaṁ, āvuso, abbhutaṁ, āvuso. “È incredibile, fratelli, è strabiliante!
Yāvañcidaṁ tena bhagavatā jānatā passatā arahatā sammāsambuddhena kāyagatāsati bhāvitā bahulīkatā mahapphalā vuttā mahānisaṁsā”ti. come il Beato, che conosce e vede, il perfetto, il Buddha completamente risvegliato ha detto che la consapevolezza del corpo, se sviluppata e coltivata, è molto fruttuosa e benefica”.
Ayañca hidaṁ tesaṁ bhikkhūnaṁ antarākathā vippakatā hoti, atha kho bhagavā sāyanhasamayaṁ paṭisallānā vuṭṭhito yena upaṭṭhānasālā tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā paññatte āsane nisīdi. Ma la conversazione venne interrotta. Il Buddha uscì da ritiro e andò alla sala delle assemblee. Si sedette sul posto preparato
Nisajja kho bhagavā bhikkhū āmantesi: e si rivolse ai monaci:
“kāya nuttha, bhikkhave, etarahi kathāya sannisinnā, kā ca pana vo antarākathā vippakatā”ti? “Monaci, di cosa stavate parlando mentre eravate seduti proprio ora? Che conversazione è stata interrotta?”
“Idha, bhante, amhākaṁ pacchābhattaṁ piṇḍapātapaṭikkantānaṁ upaṭṭhānasālāyaṁ sannisinnānaṁ sannipatitānaṁ ayamantarākathā udapādi: Allora i monaci gli dissero ciò di cui stavano parlando. Il Buddha disse loro:
‘acchariyaṁ, āvuso, abbhutaṁ, āvuso.
Yāvañcidaṁ tena bhagavatā jānatā passatā arahatā sammāsambuddhena kāyagatāsati bhāvitā bahulīkatā mahapphalā vuttā mahānisaṁsā’ti.
Ayaṁ kho no, bhante, antarākathā vippakatā, atha bhagavā anuppatto”ti.
“Kathaṁ bhāvitā ca, bhikkhave, kāyagatāsati kathaṁ bahulīkatā mahapphalā hoti mahānisaṁsā? “E come, monaci, si sviluppa e si coltiva la consapevolezza del corpo affinché sia molto fruttuosa e benefica?
Idha, bhikkhave, bhikkhu araññagato vā rukkhamūlagato vā suññāgāragato vā nisīdati pallaṅkaṁ ābhujitvā ujuṁ kāyaṁ paṇidhāya parimukhaṁ satiṁ upaṭṭhapetvā. È quando un monaco, andato nella natura, o alla radice di un albero, o in una capanna vuota, si siede con le gambe incrociate e la schiena dritta, e stabilisce consapevolezza di fronte a sé.
So satova assasati satova passasati; Consapevole, inspira. Consapevole, espira.
dīghaṁ vā assasanto ‘dīghaṁ assasāmī’ti pajānāti, dīghaṁ vā passasanto ‘dīghaṁ passasāmī’ti pajānāti; Quando prende respiri lunghi sa: ‘Sto prendendo respiri lunghi’. Quando rilascia respiri lunghi sa: ‘Sto rilasciando respiri lunghi’.
rassaṁ vā assasanto ‘rassaṁ assasāmī’ti pajānāti, rassaṁ vā passasanto ‘rassaṁ passasāmī’ti pajānāti; Quando prende respiri corti sa: ‘Sto prendendo respiri corti’. Quando rilascia respiri corti sa: ‘Sto rilasciando respiri corti’.
‘sabbakāyapaṭisaṁvedī assasissāmī’ti sikkhati, ‘sabbakāyapaṭisaṁvedī passasissāmī’ti sikkhati; Si allena così: ‘Inspirerò facendo esperienza di tutto il corpo’. Si allena così: ‘Espirerò facendo esperienza di tutto il corpo’.
‘passambhayaṁ kāyasaṅkhāraṁ assasissāmī’ti sikkhati, ‘passambhayaṁ kāyasaṅkhāraṁ passasissāmī’ti sikkhati. Pratica così: ‘Inspirerò calmando le attività fisiche’. Pratica così: ‘Espirerò calmando le attività fisiche’.
Tassa evaṁ appamattassa ātāpino pahitattassa viharato ye gehasitā sarasaṅkappā te pahīyanti. Mentre dimora così, diligente, fervido, e risoluto, i ricordi e i pensieri della vita laica vengono abbandonati.
Tesaṁ pahānā ajjhattameva cittaṁ santiṭṭhati sannisīdati ekodi hoti samādhiyati. La sua mente si placa internamente, si stabilizza, si raccoglie, e si concentra.
Evaṁ, bhikkhave, bhikkhu kāyagatāsatiṁ bhāveti. È così che un monaco sviluppa la consapevolezza del corpo.
Puna caparaṁ, bhikkhave, bhikkhu gacchanto vā ‘gacchāmī’ti pajānāti, ṭhito vā ‘ṭhitomhī’ti pajānāti, nisinno vā ‘nisinnomhī’ti pajānāti, sayāno vā ‘sayānomhī’ti pajānāti. Inoltre, quando un monaco cammina sa: ‘Sto camminando.’ Quando è in piedi sa: ‘Sono in piedi.’ Quando è seduto sa: ‘Sono seduto.’ E quando è sdraiato sa: ‘Sono sdraiato.’
Yathā yathā vā panassa kāyo paṇihito hoti tathā tathā naṁ pajānāti. In qualsiasi posizione il proprio corpo si trovi, lo sa.
Tassa evaṁ appamattassa ātāpino pahitattassa viharato ye gehasitā sarasaṅkappā te pahīyanti. Mentre dimora così, diligente, fervido, e risoluto, i ricordi e i pensieri della vita laica vengono abbandonati.
Tesaṁ pahānā ajjhattameva cittaṁ santiṭṭhati sannisīdati ekodi hoti samādhiyati. La sua mente si placa internamente, si stabilizza, si raccoglie, e si concentra.
Evampi, bhikkhave, bhikkhu kāyagatāsatiṁ bhāveti. Anche così è come un monaco sviluppa la consapevolezza del corpo.
Puna caparaṁ, bhikkhave, bhikkhu abhikkante paṭikkante sampajānakārī hoti, ālokite vilokite sampajānakārī hoti, samiñjite pasārite sampajānakārī hoti, saṅghāṭipattacīvaradhāraṇe sampajānakārī hoti, asite pīte khāyite sāyite sampajānakārī hoti, uccārapassāvakamme sampajānakārī hoti, gate ṭhite nisinne sutte jāgarite bhāsite tuṇhībhāve sampajānakārī hoti. Inoltre, un monaco agisce con consapevolezza nell’andare e nel tornare; nel guardare avanti e di lato; nel piegare ed estendere gli arti; nel gestire il mantello, la ciotola, e gli abiti; nel mangiare, bere, masticare, ed assaporare; nell’urinare e defecare; nel camminare, rimanere in piedi, sedersi, dormire, stare sveglio, parlare, e rimanere in silenzio.
Tassa evaṁ appamattassa ātāpino pahitattassa viharato ye gehasitā sarasaṅkappā te pahīyanti. Mentre dimora così, diligente, fervido, e risoluto, i ricordi e i pensieri della vita laica vengono abbandonati.
Tesaṁ pahānā ajjhattameva cittaṁ santiṭṭhati sannisīdati ekodi hoti samādhiyati. La sua mente si placa internamente, si stabilizza, si raccoglie, e si concentra.
Evampi, bhikkhave, bhikkhu kāyagatāsatiṁ bhāveti. Anche così è come un monaco sviluppa la consapevolezza del corpo.
Puna caparaṁ, bhikkhave, bhikkhu imameva kāyaṁ uddhaṁ pādatalā adho kesamatthakā tacapariyantaṁ pūraṁ nānappakārassa asucino paccavekkhati: Inoltre, un monaco esamina il proprio corpo, su dalle piante dei piedi e giù dalle punte dei capelli, avvolto in pelle e pieno di vari tipi di schifezze:
‘atthi imasmiṁ kāye kesā lomā nakhā dantā taco maṁsaṁ nhāru aṭṭhi aṭṭhimiñjaṁ vakkaṁ hadayaṁ yakanaṁ kilomakaṁ pihakaṁ papphāsaṁ antaṁ antaguṇaṁ udariyaṁ karīsaṁ pittaṁ semhaṁ pubbo lohitaṁ sedo medo assu vasā kheḷo siṅghāṇikā lasikā muttan’ti. ‘In questo corpo ci sono capelli, peli, unghie, denti, pelle, carne, tendini, ossa, midollo osseo, reni, cuore, fegato, diaframma, milza, polmoni, intestini, mesentere, cibo non digerito, feci, bile, catarro, pus, sangue, sudore, grasso, lacrime, unto, saliva, muco, liquido sinoviale, urina.’
Seyyathāpi, bhikkhave, ubhatomukhā putoḷi pūrā nānāvihitassa dhaññassa, seyyathidaṁ—È come se ci fosse un sacco con aperture da entrambi i lati, pieno di vari tipi di grani, come
sālīnaṁ vīhīnaṁ muggānaṁ māsānaṁ tilānaṁ taṇḍulānaṁ, riso raffinato, frumento, fagioli, piselli, sesamo, e riso comune.
tamenaṁ cakkhumā puriso muñcitvā paccavekkheyya: E qualcuno con buona vista lo apre ed esamina i contenuti:
‘ime sālī ime vīhī ime muggā ime māsā ime tilā ime taṇḍulā’ti; ‘Questi grani sono riso raffinato, questi sono frumento, questi sono fagioli, questi sono piselli, questi sono sesamo, e questi sono riso comune’.
evameva kho, bhikkhave, bhikkhu imameva kāyaṁ uddhaṁ pādatalā adho kesamatthakā tacapariyantaṁ pūraṁ nānappakārassa asucino paccavekkhati: Allo stesso modo, un monaco esamina il proprio corpo, su dalle piante dei piedi e giù dalle punte dei capelli, avvolto in pelle e pieno di vari tipi di schifezze. …
‘atthi imasmiṁ kāye kesā lomā nakhā dantā taco maṁsaṁ nhāru aṭṭhi aṭṭhimiñjaṁ vakkaṁ hadayaṁ yakanaṁ kilomakaṁ pihakaṁ papphāsaṁ antaṁ antaguṇaṁ udariyaṁ karīsaṁ pittaṁ semhaṁ pubbo lohitaṁ sedo medo assu vasā kheḷo siṅghāṇikā lasikā muttan’ti.
Tassa evaṁ appamattassa ātāpino pahitattassa viharato ye gehasitā sarasaṅkappā te pahīyanti. Mentre dimora così, diligente, fervido, e risoluto, i ricordi e i pensieri della vita laica vengono abbandonati.
Tesaṁ pahānā ajjhattameva cittaṁ santiṭṭhati sannisīdati ekodi hoti samādhiyati. La sua mente si placa internamente, si stabilizza, si raccoglie, e si concentra.
Evampi, bhikkhave, bhikkhu kāyagatāsatiṁ bhāveti. Anche così è come un monaco sviluppa la consapevolezza del corpo.
Puna caparaṁ, bhikkhave, bhikkhu imameva kāyaṁ yathāṭhitaṁ yathāpaṇihitaṁ dhātuso paccavekkhati: Inoltre, un monaco esamina il proprio corpo, in qualsiasi posizione si trovi, secondo gli stati della materia:
‘atthi imasmiṁ kāye pathavīdhātu āpodhātu tejodhātu vāyodhātū’ti. ‘In questo corpo c’è materia solida, materia liquida, calore, e materia gassosa’.
Seyyathāpi, bhikkhave, dakkho goghātako vā goghātakantevāsī vā gāviṁ vadhitvā catumahāpathe bilaso vibhajitvā nisinno assa; È come se un abile macellaio o il suo apprendista uccidessero una mucca e si sedessero a un incrocio con la carne tagliata in porzioni.
evameva kho, bhikkhave, bhikkhu imameva kāyaṁ yathāṭhitaṁ yathāpaṇihitaṁ dhātuso paccavekkhati: Allo stesso modo, un monaco esamina il proprio corpo, in qualsiasi posizione si trovi, secondo gli stati della materia:
‘atthi imasmiṁ kāye pathavīdhātu āpodhātu tejodhātu vāyodhātū’ti. ‘In questo corpo c’è materia solida, materia liquida, calore, e materia gassosa’.
Tassa evaṁ appamattassa ātāpino pahitattassa viharato ye gehasitā sarasaṅkappā te pahīyanti. Mentre dimora così, diligente, fervido, e risoluto, i ricordi e i pensieri della vita laica vengono abbandonati.
Tesaṁ pahānā ajjhattameva cittaṁ santiṭṭhati sannisīdati ekodi hoti samādhiyati. La sua mente si placa internamente, si stabilizza, si raccoglie, e si concentra.
Evampi, bhikkhave, bhikkhu kāyagatāsatiṁ bhāveti. Anche così è come un monaco sviluppa la consapevolezza del corpo.
Puna caparaṁ, bhikkhave, bhikkhu seyyathāpi passeyya sarīraṁ sivathikāya chaḍḍitaṁ ekāhamataṁ vā dvīhamataṁ vā tīhamataṁ vā uddhumātakaṁ vinīlakaṁ vipubbakajātaṁ. Inoltre, immaginate che un monaco veda un cadavere scartato in un cimitero, morto da uno, due, o tre giorni, gonfio, livido, e purulento.
So imameva kāyaṁ upasaṁharati: Lo confronta con il proprio corpo:
‘ayampi kho kāyo evaṁdhammo evaṁbhāvī evaṁanatīto’ti. ‘Anche questo corpo è di quella stessa natura, di quello stesso tipo, e non può andare oltre a questo’.
Tassa evaṁ appamattassa ātāpino pahitattassa viharato ye gehasitā sarasaṅkappā te pahīyanti. Mentre dimora così, diligente, fervido, e risoluto, i ricordi e i pensieri della vita laica vengono abbandonati.
Tesaṁ pahānā ajjhattameva cittaṁ santiṭṭhati sannisīdati ekodi hoti samādhiyati. La sua mente si placa internamente, si stabilizza, si raccoglie, e si concentra.
Evampi, bhikkhave, bhikkhu kāyagatāsatiṁ bhāveti. Anche così è come un monaco sviluppa la consapevolezza del corpo.
Puna caparaṁ, bhikkhave, bhikkhu seyyathāpi passeyya sarīraṁ sivathikāya chaḍḍitaṁ kākehi vā khajjamānaṁ kulalehi vā khajjamānaṁ gijjhehi vā khajjamānaṁ kaṅkehi vā khajjamānaṁ sunakhehi vā khajjamānaṁ byagghehi vā khajjamānaṁ dīpīhi vā khajjamānaṁ siṅgālehi vā khajjamānaṁ vividhehi vā pāṇakajātehi khajjamānaṁ. O immaginate che un monaco veda un cadavere scartato in un cimitero che viene divorato da corvi, falchi, avvoltoi, aironi, cani, tigri, leopardi, sciacalli, e vari tipi di insetti.
So imameva kāyaṁ upasaṁharati: Lo confronta con il proprio corpo:
‘ayampi kho kāyo evaṁdhammo evaṁbhāvī evaṁanatīto’ti. ‘Anche questo corpo è di quella stessa natura, di quello stesso tipo, e non può andare oltre a questo’.
Tassa evaṁ appamattassa …pe…
evampi, bhikkhave, bhikkhu kāyagatāsatiṁ bhāveti. Anche così è come un monaco sviluppa la consapevolezza del corpo.
Puna caparaṁ, bhikkhave, bhikkhu seyyathāpi passeyya sarīraṁ sivathikāya chaḍḍitaṁ aṭṭhikasaṅkhalikaṁ samaṁsalohitaṁ nhārusambandhaṁ …pe… Inoltre, immaginate che un monaco veda un cadavere scartato in un cimitero, uno scheletro con carne e sangue, tenuto insieme dai tendini …
aṭṭhikasaṅkhalikaṁ nimmaṁsalohitamakkhitaṁ nhārusambandhaṁ …pe… Uno scheletro senza carne ma cosparso di sangue, e tenuto insieme dai tendini …
aṭṭhikasaṅkhalikaṁ apagatamaṁsalohitaṁ nhārusambandhaṁ …pe… Uno scheletro senza carne e sangue, tenuto insieme dai tendini …
aṭṭhikāni apagatasambandhāni disāvidisāvikkhittāni aññena hatthaṭṭhikaṁ aññena pādaṭṭhikaṁ aññena gopphakaṭṭhikaṁ aññena jaṅghaṭṭhikaṁ aññena ūruṭṭhikaṁ aññena kaṭiṭṭhikaṁ aññena phāsukaṭṭhikaṁ aññena piṭṭhiṭṭhikaṁ aññena khandhaṭṭhikaṁ aññena gīvaṭṭhikaṁ aññena hanukaṭṭhikaṁ aññena dantaṭṭhikaṁ aññena sīsakaṭāhaṁ. Ossa senza tendini sparse in ogni direzione. Qui l’osso di una mano, lì l’osso di un piede, qui uno stinco, lì un femore, qui un bacino, lì una costola, qui una vertebra, lì l’osso di un braccio, qui un osso del collo, lì una mandibola, qui un dente, lì il cranio …
So imameva kāyaṁ upasaṁharati:
‘ayampi kho kāyo evaṁdhammo evaṁbhāvī evaṁanatīto’ti.
Tassa evaṁ appamattassa …pe…
evampi, bhikkhave, bhikkhu kāyagatāsatiṁ bhāveti.
Puna caparaṁ, bhikkhave, bhikkhu seyyathāpi passeyya sarīraṁ sivathikāya chaḍḍitaṁ—
aṭṭhikāni setāni saṅkhavaṇṇapaṭibhāgāni …pe… Ossa bianche, del colore delle conchiglie …
aṭṭhikāni puñjakitāni terovassikāni …pe… Ossa decrepite, ammucchiate in una pila …
aṭṭhikāni pūtīni cuṇṇakajātāni. Ossa marce e sbriciolate in polvere.
So imameva kāyaṁ upasaṁharati: Li confronta con il proprio corpo:
‘ayampi kho kāyo evaṁdhammo evaṁbhāvī evaṁanatīto’ti. ‘Anche questo corpo è di quella stessa natura, di quello stesso tipo, e non può andare oltre a questo’.
Tassa evaṁ appamattassa … Mentre dimora così, diligente, fervido, e risoluto, i ricordi e i pensieri della vita laica vengono abbandonati.
pe… La sua mente si placa internamente, si stabilizza, si raccoglie, e si concentra.
evampi, bhikkhave, bhikkhu kāyagatāsatiṁ bhāveti. Anche così è come un monaco sviluppa la consapevolezza del corpo.
Puna caparaṁ, bhikkhave, bhikkhu vivicceva kāmehi …pe… paṭhamaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Poi, un monaco, sufficientemente isolata dai piaceri dei sensi, isolata da cattive qualità, con pensiero e valutazione, ed euforia e felicità nate dall’isolamento, raggiunge e dimora nella prima estasi.
So imameva kāyaṁ vivekajena pītisukhena abhisandeti parisandeti paripūreti parippharati, nāssa kiñci sabbāvato kāyassa vivekajena pītisukhena apphuṭaṁ hoti. Imbeve, inzuppa, riempie, e infonde il proprio corpo di euforia e felicità nata dall’isolamento. Non c’è parte del corpo che non sia infusa di euforia e felicità nate dall’isolamento.
Seyyathāpi, bhikkhave, dakkho nhāpako vā nhāpakantevāsī vā kaṁsathāle nhānīyacuṇṇāni ākiritvā udakena paripphosakaṁ paripphosakaṁ sanneyya, sāyaṁ nhānīyapiṇḍi snehānugatā snehaparetā santarabāhirā phuṭā snehena na ca pagghariṇī; È come quando un abile infermiere o il suo apprendista versa della polvere per il bagno in un piatto di bronzo, cospargendola poco a poco con dell’acqua. La impasta finché la palla di polvere per il bagno è imbevuta e satura di umidità, infusa perbene dentro e fuori; eppure l’umidità non trasuda.
evameva kho, bhikkhave, bhikkhu imameva kāyaṁ vivekajena pītisukhena abhisandeti parisandeti paripūreti parippharati; nāssa kiñci sabbāvato kāyassa vivekajena pītisukhena apphuṭaṁ hoti. Allo stesso modo un monaco imbeve, inzuppa, riempie, e infonde il proprio corpo di euforia e felicità nate dall’isolamento. Non c’è parte del corpo che non sia infusa di euforia e felicità nate dall’isolamento.
Tassa evaṁ appamattassa … Mentre dimora così, diligente, fervido, e risoluto, i ricordi e i pensieri della vita laica vengono abbandonati.
pe… La sua mente si placa internamente, si stabilizza, si raccoglie, e si concentra.
evampi, bhikkhave, bhikkhu kāyagatāsatiṁ bhāveti. Anche così è come un monaco sviluppa la consapevolezza del corpo.
Puna caparaṁ, bhikkhave, bhikkhu vitakkavicārānaṁ vūpasamā …pe… dutiyaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, con il placarsi di pensiero e valutazione, … raggiunge e dimora nella seconda estasi.
So imameva kāyaṁ samādhijena pītisukhena abhisandeti parisandeti paripūreti parippharati; nāssa kiñci sabbāvato kāyassa samādhijena pītisukhena apphuṭaṁ hoti. Imbeve, inzuppa, riempie, e infonde il proprio corpo di euforia e felicità nata dalla concentrazione. Non c’è parte del corpo che non sia infusa di euforia e felicità nate dalla concentrazione.
Seyyathāpi, bhikkhave, udakarahado gambhīro ubbhidodako. Tassa nevassa puratthimāya disāya udakassa āyamukhaṁ na pacchimāya disāya udakassa āyamukhaṁ na uttarāya disāya udakassa āyamukhaṁ na dakkhiṇāya disāya udakassa āyamukhaṁ; devo ca na kālena kālaṁ sammā dhāraṁ anuppaveccheyya; atha kho tamhāva udakarahadā sītā vāridhārā ubbhijjitvā tameva udakarahadaṁ sītena vārinā abhisandeyya parisandeyya paripūreyya paripphareyya, nāssa kiñci sabbāvato udakarahadassa sītena vārinā apphuṭaṁ assa; È come un lago profondo alimentato dalle acque di una sorgente. Non c’è apertura ad est, ovest, nord, o sud, e niente pioggia per riempirlo di volta in volta. Ma la corrente di acqua fresca che sgorga nel lago imbeve, inzuppa, riempie, e infonde tutto il lago. Non c’è parte del lago che non sia infusa perbene di acqua fresca.
evameva kho, bhikkhave, bhikkhu imameva kāyaṁ samādhijena pītisukhena abhisandeti parisandeti paripūreti parippharati, nāssa kiñci sabbāvato kāyassa samādhijena pītisukhena apphuṭaṁ hoti. Allo stesso modo, un monaco imbeve, inzuppa, riempie, e infonde il proprio corpo di euforia e felicità nata dalla concentrazione. Non c’è parte del corpo che non sia infusa di euforia e felicità nate dalla concentrazione.
Tassa evaṁ appamattassa …pe…
evampi, bhikkhave, bhikkhu kāyagatāsatiṁ bhāveti. Anche così è come un monaco sviluppa la consapevolezza del corpo.
Puna caparaṁ, bhikkhave, bhikkhu pītiyā ca virāgā …pe… tatiyaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, con lo svanire dell’euforia, … un monaco raggiunge e dimora nella terza estasi.
So imameva kāyaṁ nippītikena sukhena abhisandeti parisandeti paripūreti parippharati, nāssa kiñci sabbāvato kāyassa nippītikena sukhena apphuṭaṁ hoti. Imbeve, inzuppa, riempie, e infonde il proprio corpo di felicità libera dall’euforia. Non c’è parte del corpo che non sia infusa di felicità libera dall’euforia.
Seyyathāpi, bhikkhave, uppaliniyaṁ vā paduminiyaṁ vā puṇḍarīkiniyaṁ vā appekaccāni uppalāni vā padumāni vā puṇḍarīkāni vā udake jātāni udake saṁvaḍḍhāni udakānuggatāni antonimuggaposīni, tāni yāva caggā yāva ca mūlā sītena vārinā abhisannāni parisannāni paripūrāni paripphuṭāni, nāssa kiñci sabbāvataṁ uppalānaṁ vā padumānaṁ vā puṇḍarīkānaṁ vā sītena vārinā apphuṭaṁ assa; È come una vasca con ninfee blu, o fiori di loto rosa o bianchi. Alcuni di essi germogliano e crescono nell’acqua senza emergere in superficie, prosperando sott’acqua. Dalla punta alla radice sono imbevuti, inzuppati, riempiti, e infusi di acqua fresca. Non c’è parte di essi che non sia imbevuta di acqua fresca.
evameva kho, bhikkhave, bhikkhu imameva kāyaṁ nippītikena sukhena abhisandeti parisandeti paripūreti parippharati, nāssa kiñci sabbāvato kāyassa nippītikena sukhena apphuṭaṁ hoti. Allo stesso modo un monaco imbeve, inzuppa, riempie, e infonde il proprio corpo di felicità libera dall’euforia. Non c’è parte del corpo che non sia infusa di felicità libera dall’euforia.
Tassa evaṁ appamattassa …pe…
evampi, bhikkhave, bhikkhu kāyagatāsatiṁ bhāveti. Anche così è come un monaco sviluppa la consapevolezza del corpo.
Puna caparaṁ, bhikkhave, bhikkhu sukhassa ca pahānā …pe… catutthaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, abbandonando piacere e dolore, … un monaco raggiunge e dimora nella quarta estasi.
So imameva kāyaṁ parisuddhena cetasā pariyodātena pharitvā nisinno hoti; nāssa kiñci sabbāvato kāyassa parisuddhena cetasā pariyodātena apphuṭaṁ hoti. Siede infondendo il proprio corpo perbene di pura mente luminosa. Non c’è parte del corpo che non sia infusa di pura mente luminosa.
Seyyathāpi, bhikkhave, puriso odātena vatthena sasīsaṁ pārupitvā nisinno assa, nāssa kiñci sabbāvato kāyassa odātena vatthena apphuṭaṁ assa; È come un uomo seduto avvolto da testa a piedi in un tessuto bianco. Non c’è parte parte del corpo che non sia coperta dal tessuto bianco.
evameva kho, bhikkhave, bhikkhu imameva kāyaṁ parisuddhena cetasā pariyodātena pharitvā nisinno hoti, nāssa kiñci sabbāvato kāyassa parisuddhena cetasā pariyodātena apphuṭaṁ hoti. Allo stesso modo un monaco siede infondendo il proprio corpo perbene di pura mente luminosa. Non c’è parte del corpo che non sia infusa di pura mente luminosa.
Tassa evaṁ appamattassa ātāpino pahitattassa viharato ye gehasitā sarasaṅkappā te pahīyanti. Mentre dimora così, diligente, fervido, e risoluto, i ricordi e i pensieri della vita laica vengono abbandonati.
Tesaṁ pahānā ajjhattameva cittaṁ santiṭṭhati, sannisīdati ekodi hoti samādhiyati. La sua mente si placa internamente, si stabilizza, si raccoglie, e si concentra.
Evampi, bhikkhave, bhikkhu kāyagatāsatiṁ bhāveti. Anche così è come un monaco sviluppa la consapevolezza del corpo.
Yassa kassaci, bhikkhave, kāyagatāsati bhāvitā bahulīkatā, antogadhāvāssa kusalā dhammā ye keci vijjābhāgiyā. Chiunque abbia sviluppato e coltivato la consapevolezza del corpo ha incluso tutte le buone qualità che prendono parte alla realizzazione.
Seyyathāpi, bhikkhave, yassa kassaci mahāsamuddo cetasā phuṭo, antogadhāvāssa kunnadiyo yā kāci samuddaṅgamā; Chiunque porti alla mente il grande oceano include tutti i flussi d’acqua che ci scorrono dentro.
evameva kho, bhikkhave, yassa kassaci kāyagatāsati bhāvitā bahulīkatā, antogadhāvāssa kusalā dhammā ye keci vijjābhāgiyā. Allo stesso modo, chiunque abbia sviluppato e coltivato la consapevolezza del corpo ha incluso tutte le buone qualità che prendono parte alla realizzazione.
Yassa kassaci, bhikkhave, kāyagatāsati abhāvitā abahulīkatā, labhati tassa māro otāraṁ, labhati tassa māro ārammaṇaṁ. Quando un monaco non sviluppa o coltiva la consapevolezza del corpo, il diavolo trova una vulnerabilità e lo cattura.
Seyyathāpi, bhikkhave, puriso garukaṁ silāguḷaṁ allamattikāpuñje pakkhipeyya. Immaginate una persona che getta una palla di pietra pesante contro un mucchio di argilla umida.
Taṁ kiṁ maññatha, bhikkhave, Cosa ne pensate, monaci?
api nu taṁ garukaṁ silāguḷaṁ allamattikāpuñje labhetha otāran”ti? Quella palla di pietra pesante riuscirebbe a penetrare quel mucchio di argilla umida?”
“Evaṁ, bhante”. “Sì, Signore”
“Evameva kho, bhikkhave, yassa kassaci kāyagatāsati abhāvitā abahulīkatā, labhati tassa māro otāraṁ, labhati tassa māro ārammaṇaṁ. “Allo stesso modo, quando un monaco non sviluppa o coltiva la consapevolezza del corpo, il diavolo trova una vulnerabilità e lo cattura.
Seyyathāpi, bhikkhave, sukkhaṁ kaṭṭhaṁ koḷāpaṁ; Immaginate ci sia un tronco secco e appassito.
atha puriso āgaccheyya uttarāraṇiṁ ādāya: Poi arriva una persona con un bastoncino, pensando
‘aggiṁ abhinibbattessāmi, tejo pātukarissāmī’ti. di accendere un fuoco e produrre calore.
Taṁ kiṁ maññatha, bhikkhave, Cosa ne pensate, monaci?
api nu so puriso amuṁ sukkhaṁ kaṭṭhaṁ koḷāpaṁ uttarāraṇiṁ ādāya abhimanthento aggiṁ abhinibbatteyya, tejo pātukareyyā”ti? Strofinando il bastoncino contro quel tronco secco e appassito riuscirebbe ad accendere un fuoco e produrre calore?”
“Evaṁ, bhante”. “Sì, Signore”
“Evameva kho, bhikkhave, yassa kassaci kāyagatāsati abhāvitā abahulīkatā, labhati tassa māro otāraṁ, labhati tassa māro ārammaṇaṁ. “Allo stesso modo, quando un monaco non sviluppa o coltiva la consapevolezza del corpo, il diavolo trova una vulnerabilità e lo cattura.
Seyyathāpi, bhikkhave, udakamaṇiko ritto tuccho ādhāre ṭhapito; Immaginate una brocca d’acqua posizionata su un sostegno, vuota e vacua.
atha puriso āgaccheyya udakabhāraṁ ādāya. Poi arriva una persona con un carico d’acqua.
Taṁ kiṁ maññatha, bhikkhave, Cosa ne pensate, monaci?
api nu so puriso labhetha udakassa nikkhepanan”ti? Quella persona riuscirebbe a versare l’acqua nella brocca?”
“Evaṁ, bhante”. “Sì, Signore”
“Evameva kho, bhikkhave, yassa kassaci kāyagatāsati abhāvitā abahulīkatā, labhati tassa māro otāraṁ, labhati tassa māro ārammaṇaṁ. “Allo stesso modo, quando un monaco non sviluppa o coltiva la consapevolezza del corpo, il diavolo trova una vulnerabilità e lo cattura.
Yassa kassaci, bhikkhave, kāyagatāsati bhāvitā bahulīkatā, na tassa labhati māro otāraṁ, na tassa labhati māro ārammaṇaṁ. Quando un monaco sviluppa e coltiva la consapevolezza del corpo, il diavolo non riesce a trovare vulnerabilità e a catturarlo.
Seyyathāpi, bhikkhave, puriso lahukaṁ suttaguḷaṁ sabbasāramaye aggaḷaphalake pakkhipeyya. Immagina una persona che getta un gomitolo di filo leggero contro un pannello di durame.
Taṁ kiṁ maññatha, bhikkhave, Cosa ne pensate, monaci?
api nu so puriso taṁ lahukaṁ suttaguḷaṁ sabbasāramaye aggaḷaphalake labhetha otāran”ti? Quel gomitolo di filo leggero riuscirebbe a penetrare quel pannello di durame?”
“No hetaṁ, bhante”. “No, Signore”
“Evameva kho, bhikkhave, yassa kassaci kāyagatāsati bhāvitā bahulīkatā, na tassa labhati māro otāraṁ, na tassa labhati māro ārammaṇaṁ. “Allo stesso modo, quando un monaco sviluppa e coltiva la consapevolezza del corpo, il diavolo non riesce a trovare vulnerabilità e a catturarlo.
Seyyathāpi, bhikkhave, allaṁ kaṭṭhaṁ sasnehaṁ; Immagina ci sia un tronco verde, ricco di linfa.
atha puriso āgaccheyya uttarāraṇiṁ ādāya: Poi arriva una persona con un bastoncino, pensando
‘aggiṁ abhinibbattessāmi, tejo pātukarissāmī’ti. di accendere un fuoco e produrre calore.
Taṁ kiṁ maññatha, bhikkhave, Cosa ne pensate, monaci?
api nu so puriso amuṁ allaṁ kaṭṭhaṁ sasnehaṁ uttarāraṇiṁ ādāya abhimanthento aggiṁ abhinibbatteyya, tejo pātukareyyā”ti? Strofinando il bastoncino contro quel tronco verde e ricco di linfa riuscirebbe ad accendere un fuoco e produrre calore?”
“No hetaṁ, bhante”. “No, Signore”
“Evameva kho, bhikkhave, yassa kassaci kāyagatāsati bhāvitā bahulīkatā, na tassa labhati māro otāraṁ, na tassa labhati māro ārammaṇaṁ. “Allo stesso modo, quando un monaco sviluppa e coltiva la consapevolezza del corpo, il diavolo non riesce a trovare vulnerabilità e a catturarlo.
Seyyathāpi, bhikkhave, udakamaṇiko pūro udakassa samatittiko kākapeyyo ādhāre ṭhapito; Immaginate una brocca d’acqua posizionata su un sostegno, piena fino all’orlo tanto che un corvo possa berci.
atha puriso āgaccheyya udakabhāraṁ ādāya. Poi arriva una persona con un carico d’acqua.
Taṁ kiṁ maññatha, bhikkhave, Cosa ne pensate, monaci?
api nu so puriso labhetha udakassa nikkhepanan”ti? Quella persona riuscirebbe a versare l’acqua nella brocca?”
“No hetaṁ, bhante”. “No, Signore”
“Evameva kho, bhikkhave, yassa kassaci kāyagatāsati bhāvitā bahulīkatā, na tassa labhati māro otāraṁ, na tassa labhati māro ārammaṇaṁ. “Allo stesso modo, quando un monaco sviluppa e coltiva la consapevolezza del corpo, il diavolo non riesce a trovare vulnerabilità e a catturarlo.
Yassa kassaci, bhikkhave, kāyagatāsati bhāvitā bahulīkatā, so yassa yassa abhiññāsacchikaraṇīyassa dhammassa cittaṁ abhininnāmeti abhiññāsacchikiriyāya, tatra tatreva sakkhibhabbataṁ pāpuṇāti sati satiāyatane. Quando un monaco ha sviluppato e coltivato la consapevolezza del corpo, può estendere la mente a realizzare attraverso conoscenza diretta qualsiasi cosa che può essere realizzata attraverso conoscenza diretta; ed è in grado di realizzare ognuna di queste cose, dato che sono tutte a portata di mano.
Seyyathāpi, bhikkhave, udakamaṇiko pūro udakassa samatittiko kākapeyyo ādhāre ṭhapito. Immaginate una brocca d’acqua posizionata su un sostegno, piena fino all’orlo tanto che un corvo possa berci.
Tamenaṁ balavā puriso yato yato āviñcheyya, āgaccheyya udakan”ti? Se un uomo forte la inclinasse da qualsiasi lato, l’acqua uscirebbe?”
“Evaṁ, bhante”. “Sì, Signore”
“Evameva kho, bhikkhave, yassa kassaci kāyagatāsati bhāvitā bahulīkatā so, yassa yassa abhiññāsacchikaraṇīyassa dhammassa cittaṁ abhininnāmeti abhiññāsacchikiriyāya, tatra tatreva sakkhibhabbataṁ pāpuṇāti sati satiāyatane. “Allo stesso modo, quando un monaco ha sviluppato e coltivato la consapevolezza del corpo, può estendere la mente a realizzare attraverso conoscenza diretta qualsiasi cosa che può essere realizzata attraverso conoscenza diretta; ed è in grado di realizzare ognuna di queste cose, dato che sono tutte a portata di mano.
Seyyathāpi, bhikkhave, same bhūmibhāge caturassā pokkharaṇī assa āḷibandhā pūrā udakassa samatittikā kākapeyyā. Immaginate uno stagno di fiori di loto quadrato e murato su terra piatta, pieno fino all’orlo tanto che un corvo possa berci.
Tamenaṁ balavā puriso yato yato āḷiṁ muñceyya āgaccheyya udakan”ti? Se un uomo forte ne aprisse i muri su qualsiasi lato, l’acqua uscirebbe?”
“Evaṁ, bhante”. “Sì, Signore”
“Evameva kho, bhikkhave, yassa kassaci kāyagatāsati bhāvitā bahulīkatā, so yassa yassa abhiññāsacchikaraṇīyassa dhammassa cittaṁ abhininnāmeti abhiññāsacchikiriyāya, tatra tatreva sakkhibhabbataṁ pāpuṇāti sati satiāyatane. “Allo stesso modo, quando un monaco ha sviluppato e coltivato la consapevolezza del corpo, può estendere la mente a realizzare attraverso conoscenza diretta qualsiasi cosa che può essere realizzata attraverso conoscenza diretta; ed è in grado di realizzare ognuna di queste cose, dato che sono tutte a portata di mano.
Seyyathāpi, bhikkhave, subhūmiyaṁ catumahāpathe ājaññaratho yutto assa ṭhito odhastapatodo; Immaginate un carro imbrigliato a dei purosangue, fermo a un incrocio, con il pungolo pronto.
tamenaṁ dakkho yoggācariyo assadammasārathi abhiruhitvā vāmena hatthena rasmiyo gahetvā dakkhiṇena hatthena patodaṁ gahetvā yenicchakaṁ yadicchakaṁ sāreyyāpi paccāsāreyyāpi; Un abile addestratore di cavalli, un auriga esperto, monterebbe il carro, prendendo le redini nella mano destra e il pungolo nella sinistra. Andrebbe avanti e indietro dovunque voglia, quando vuole.
evameva kho, bhikkhave, yassa kassaci kāyagatāsati bhāvitā bahulīkatā, so yassa yassa abhiññāsacchikaraṇīyassa dhammassa cittaṁ abhininnāmeti abhiññāsacchikiriyāya, tatra tatreva sakkhibhabbataṁ pāpuṇāti sati satiāyatane. Allo stesso modo, quando un monaco ha sviluppato e coltivato la consapevolezza del corpo, può estendere la mente a realizzare attraverso conoscenza diretta qualsiasi cosa che può essere realizzata attraverso conoscenza diretta; ed è in grado di realizzare ognuna di queste cose, dato che sono tutte a portata di mano.
Kāyagatāya, bhikkhave, satiyā āsevitāya bhāvitāya bahulīkatāya yānīkatāya vatthukatāya anuṭṭhitāya paricitāya susamāraddhāya dasānisaṁsā pāṭikaṅkhā. Ci si possono aspettare dieci benefici quando la consapevolezza del corpo viene coltivata, sviluppata, praticata, fatta propria, mantenuta, consolidata, e implementata correttamente:
Aratiratisaho hoti, na ca taṁ arati sahati, uppannaṁ aratiṁ abhibhuyya viharati. Si prevale su desiderio e malcontento, e si dimora avendo padroneggiato desiderio e malcontento in qualsiasi momento si manifestino.
Bhayabheravasaho hoti, na ca taṁ bhayabheravaṁ sahati, uppannaṁ bhayabheravaṁ abhibhuyya viharati. Si prevale su paura e terrore, e si dimora avendo padroneggiato paura e terrore in qualsiasi momento si manifestano.
Khamo hoti sītassa uṇhassa jighacchāya pipāsāya ḍaṁsamakasavātātapasarīsapasamphassānaṁ duruttānaṁ durāgatānaṁ vacanapathānaṁ, uppannānaṁ sārīrikānaṁ vedanānaṁ dukkhānaṁ tibbānaṁ kharānaṁ kaṭukānaṁ asātānaṁ amanāpānaṁ pāṇaharānaṁ adhivāsakajātiko hoti. Si sopporta freddo, caldo, fame, e sete; il tocco delle mosche, delle zanzare, del vento, del sole, e dei rettili; critiche scortesi e sgradite; e si sopporta il dolore fisico pungente, severo, acuto, spiacevole, sgradevole, e pericoloso alla vita.
Catunnaṁ jhānānaṁ ābhicetasikānaṁ diṭṭhadhammasukhavihārānaṁ nikāmalābhī hoti akicchalābhī akasiralābhī. Si raggiungono le quattro estasi, dimore felici nella vita presente che appartengono alla mente superiore, quando si vuole, senza problemi o difficoltà.
So anekavihitaṁ iddhividhaṁ paccānubhoti. Ekopi hutvā bahudhā hoti, bahudhāpi hutvā eko hoti, āvibhāvaṁ …pe… yāva brahmalokāpi kāyena vasaṁ vatteti. Si esercitano i molti tipi di poteri psichici: ci si moltiplica e si ritorna uno … si controlla il corpo fino al regno di Dio.
Dibbāya sotadhātuyā visuddhāya atikkantamānusikāya ubho sadde suṇāti dibbe ca mānuse ca, ye dūre santike ca …pe…. Con chiarudienza purificata e sovrumana, si sentono entrambi i tipi di suoni, umani e divini, sia vicini che lontani …
Parasattānaṁ parapuggalānaṁ cetasā ceto paricca pajānāti. Si comprendono le menti degli altri esseri e individui, avendole lette con la propria mente …
Sarāgaṁ vā cittaṁ ‘sarāgaṁ cittan’ti pajānāti,
vītarāgaṁ vā cittaṁ …pe…
sadosaṁ vā cittaṁ …
vītadosaṁ vā cittaṁ …
samohaṁ vā cittaṁ …
vītamohaṁ vā cittaṁ …
saṅkhittaṁ vā cittaṁ …
vikkhittaṁ vā cittaṁ …
mahaggataṁ vā cittaṁ …
amahaggataṁ vā cittaṁ …
sauttaraṁ vā cittaṁ …
anuttaraṁ vā cittaṁ …
samāhitaṁ vā cittaṁ …
asamāhitaṁ vā cittaṁ …
vimuttaṁ vā cittaṁ …
avimuttaṁ vā cittaṁ ‘avimuttaṁ cittan’ti pajānāti.
So anekavihitaṁ pubbenivāsaṁ anussarati, seyyathidaṁ—ekampi jātiṁ dvepi jātiyo …pe… iti sākāraṁ sauddesaṁ anekavihitaṁ pubbenivāsaṁ anussarati. Ci si ricorda i propri molti tipi di vite passate, nei particolari e nello specifico.
Dibbena cakkhunā visuddhena atikkantamānusakena satte passati cavamāne upapajjamāne hīne paṇīte suvaṇṇe dubbaṇṇe, sugate duggate yathākammūpage satte pajānāti. Con chiaroveggenza purificata e sovrumana, si vedono gli esseri viventi morire e rinascere; inferiori e superiori, belli e brutti, in un bel posto o un brutto posto. Si comprende come gli esseri viventi rinascono secondo le proprie azioni.
Āsavānaṁ khayā anāsavaṁ cetovimuttiṁ paññāvimuttiṁ diṭṭheva dhamme sayaṁ abhiññā sacchikatvā upasampajja viharati. Si realizza la libertà incorrotta della mente e la libertà attraverso saggezza in questa stessa vita, e si dimora avendo raggiunto ciò con la propria conoscenza diretta grazie all’eliminazione dei contaminanti.
Kāyagatāya, bhikkhave, satiyā āsevitāya bhāvitāya bahulīkatāya yānīkatāya vatthukatāya anuṭṭhitāya paricitāya susamāraddhāya ime dasānisaṁsā pāṭikaṅkhā”ti. Ci si possono aspettare questi dieci benefici quando la consapevolezza del corpo viene coltivata, sviluppata, praticata, fatta propria, mantenuta, consolidata, e implementata correttamente”.
Idamavoca bhagavā. Questo è ciò che il Buddha disse.
Attamanā te bhikkhū bhagavato bhāsitaṁ abhinandunti. Contenti, i monaci trassero piacere da ciò che il Buddha disse.
Kāyagatāsatisuttaṁ niṭṭhitaṁ navamaṁ.