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Majjhima Nikāya 115 Discorsi medi 115
Bahudhātukasutta Il discorso sui vari elementi
Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.
ekaṁ samayaṁ bhagavā sāvatthiyaṁ viharati jetavane anāthapiṇḍikassa ārāme. Una volta il Buddha dimorava vicino a Sāvatthī, nel bosco di Jeta, il monastero di Anāthapiṇḍika.
Tatra kho bhagavā bhikkhū āmantesi: Lì il Buddha si rivolse ai monaci:
“bhikkhavo”ti. “Monaci!”
“Bhadante”ti te bhikkhū bhagavato paccassosuṁ. “Venerabile Signore”, risposero i monaci.
Bhagavā etadavoca: Il Buddha disse:
“Yāni kānici, bhikkhave, bhayāni uppajjanti sabbāni tāni bālato uppajjanti, no paṇḍitato; “Ogni pericolo che esiste deriva dagli stolti, non dagli astuti.
ye keci upaddavā uppajjanti sabbe te bālato uppajjanti, no paṇḍitato; Ogni insidia che esiste deriva dagli stolti, non dagli astuti.
ye keci upasaggā uppajjanti sabbe te bālato uppajjanti, no paṇḍitato. Ogni rischio che esiste deriva dagli stolti, non dagli astuti.
Seyyathāpi, bhikkhave, naḷāgārā vā tiṇāgārā vā aggi mutto kūṭāgārānipi dahati ullittāvalittāni nivātāni phusitaggaḷāni pihitavātapānāni; È come un fuoco che si propaga da una capanna fatta di canne o di fieno, e brucia persino un bungalow rivestito dento e fuori, senza spifferi, con catenacci agganciati e finestre chiuse.
evameva kho, bhikkhave, yāni kānici bhayāni uppajjanti sabbāni tāni bālato uppajjanti, no paṇḍitato; Allo stesso modo, ogni pericolo che esiste deriva dagli stolti, non dagli astuti.
ye keci upaddavā uppajjanti sabbe te bālato uppajjanti, no paṇḍitato; Ogni insidia che esiste deriva dagli stolti, non dagli astuti.
ye keci upasaggā uppajjanti sabbe te bālato uppajjanti, no paṇḍitato. Ogni rischio che esiste deriva dagli stolti, non dagli astuti.
Iti kho, bhikkhave, sappaṭibhayo bālo, appaṭibhayo paṇḍito; Quindi, lo stolto è pericoloso, ma l’astuto è salvo.
saupaddavo bālo, anupaddavo paṇḍito; Lo stolto è insidioso, ma l’astuto no.
saupasaggo bālo, anupasaggo paṇḍito. Lo stolto è rischioso, ma l’astuto no.
Natthi, bhikkhave, paṇḍitato bhayaṁ, natthi paṇḍitato upaddavo, natthi paṇḍitato upasaggo. Non c’è pericolo, insidia, o rischio che deriva dall’astuto.
Tasmātiha, bhikkhave, ‘paṇḍitā bhavissāma vīmaṁsakā’ti—Quindi, monaci, dovete allenarvi così: ‘Dobbiamo essere astuti, dobbiamo indagare’”.
evañhi vo, bhikkhave, sikkhitabban”ti.
Evaṁ vutte, āyasmā ānando bhagavantaṁ etadavoca: Detto ciò, il Venerabile Ānanda disse al Buddha:
“kittāvatā nu kho, bhante, paṇḍito bhikkhu ‘vīmaṁsako’ti alaṁvacanāyā”ti? “Signore, com’è che un monaco è adatto a essere chiamato ‘astuto, un indagatore’?”
“Yato kho, ānanda, bhikkhu dhātukusalo ca hoti, āyatanakusalo ca hoti, paṭiccasamuppādakusalo ca hoti, ṭhānāṭhānakusalo ca hoti—“Ānanda, è quando un monaco è esperto negli elementi, nei campi sensoriali, nell’originazione dipendente, e in ciò che è possibile e ciò che è impossibile.
ettāvatā kho, ānanda, paṇḍito bhikkhu ‘vīmaṁsako’ti alaṁvacanāyā”ti. È così che un monaco è adatto a essere chiamato ‘astuto, un indagatore’”
“Kittāvatā pana, bhante, ‘dhātukusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti? “Ma, Signore, com’è che un monaco è adatto a essere chiamato ‘esperto negli elementi’?”
“Aṭṭhārasa kho imā, ānanda, dhātuyo—“Ci sono, Ānanda, diciotto elementi:
cakkhudhātu, rūpadhātu, cakkhuviññāṇadhātu; l’elemento dell’occhio, delle forme, e della coscienza visiva;
sotadhātu, saddadhātu, sotaviññāṇadhātu; dell’orecchio, dei suoni, e della coscienza uditiva;
ghānadhātu, gandhadhātu, ghānaviññāṇadhātu; del naso, degli odori, e della coscienza olfattiva;
jivhādhātu, rasadhātu, jivhāviññāṇadhātu; della lingua, dei sapori, e della coscienza gustativa;
kāyadhātu, phoṭṭhabbadhātu, kāyaviññāṇadhātu; del corpo, dei tocchi, e della coscienza tattile;
manodhātu, dhammadhātu, manoviññāṇadhātu. della mente, dei fenomeni mentali, e della coscienza mentale.
Imā kho, ānanda, aṭṭhārasa dhātuyo yato jānāti passati—Quando un monaco conosce e vede questi diciotto elementi,
ettāvatāpi kho, ānanda, ‘dhātukusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti. è adatto a essere chiamato ‘esperto negli elementi’”
“Siyā pana, bhante, aññopi pariyāyo, yathā ‘dhātukusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti? “Ma, Signore, potrebbe esserci un altro modo per cui un monaco sia adatto a essere chiamato ‘esperto negli elementi’?”
“Siyā, ānanda. “Può esserci, Ānanda.
Chayimā, ānanda, dhātuyo—Ci sono questi sei elementi:
pathavīdhātu, āpodhātu, tejodhātu, vāyodhātu, ākāsadhātu, viññāṇadhātu. Gli elementi della materia solida, della materia liquida, del calore, della materia gassosa, dello spazio, e della coscienza.
Imā kho, ānanda, cha dhātuyo yato jānāti passati—Quando un monaco conosce e vede questi sei elementi,
ettāvatāpi kho, ānanda, ‘dhātukusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti. è adatto a essere chiamato ‘esperto negli elementi’”
“Siyā pana, bhante, aññopi pariyāyo, yathā ‘dhātukusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti? “Ma, Signore, potrebbe esserci un altro modo per cui un monaco sia adatto a essere chiamato ‘esperto negli elementi’?”
“Siyā, ānanda. “Può esserci, Ānanda.
Chayimā, ānanda, dhātuyo—Ci sono questi sei elementi:
sukhadhātu, dukkhadhātu, somanassadhātu, domanassadhātu, upekkhādhātu, avijjādhātu. l’elemento della felicità, della sofferenza, dell’allegria, della tristezza, dell’equanimità, e dell’ignoranza.
Imā kho, ānanda, cha dhātuyo yato jānāti passati—Quando un monaco conosce e vede questi sei elementi,
ettāvatāpi kho, ānanda, ‘dhātukusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti. è adatto a essere chiamato ‘esperto negli elementi’”
“Siyā pana, bhante, aññopi pariyāyo, yathā ‘dhātukusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti? “Ma, Signore, potrebbe esserci un altro modo per cui un monaco sia adatto a essere chiamato ‘esperto negli elementi’?”
“Siyā, ānanda. “Può esserci, Ānanda.
Chayimā, ānanda, dhātuyo—Ci sono questi sei elementi:
kāmadhātu, nekkhammadhātu, byāpādadhātu, abyāpādadhātu, vihiṁsādhātu, avihiṁsādhātu. l’elemento dei piaceri dei sensi, della rinuncia, della malevolenza, della benevolenza, della crudeltà, e dell’innocenza.
Imā kho, ānanda, cha dhātuyo yato jānāti passati—Quando un monaco conosce e vede questi sei elementi,
ettāvatāpi kho, ānanda, ‘dhātukusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti. è adatto a essere chiamato ‘esperto negli elementi’”
“Siyā pana, bhante, aññopi pariyāyo, yathā ‘dhātukusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti? “Ma, Signore, potrebbe esserci un altro modo per cui un monaco sia adatto a essere chiamato ‘esperto negli elementi’?”
“Siyā, ānanda. “Può esserci, Ānanda.
Tisso imā, ānanda, dhātuyo—Ci sono questi tre elementi:
kāmadhātu, rūpadhātu, arūpadhātu. l’elemento del regno dei sensi, del regno di materia eterea, e del regno immateriale.
Imā kho, ānanda, tisso dhātuyo yato jānāti passati—Quando un monaco conosce e vede questi tre elementi,
ettāvatāpi kho, ānanda, ‘dhātukusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti. è adatto a essere chiamato ‘esperto negli elementi’”
“Siyā pana, bhante, aññopi pariyāyo, yathā ‘dhātukusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti? “Ma, Signore, potrebbe esserci un altro modo per cui un monaco sia adatto a essere chiamato ‘esperto negli elementi’?”
“Siyā, ānanda. “Può esserci, Ānanda.
Dve imā, ānanda, dhātuyo—Ci sono questi due elementi:
saṅkhatādhātu, asaṅkhatādhātu. l’elemento formato da attività, e l’elemento non formato da attività.
Imā kho, ānanda, dve dhātuyo yato jānāti passati—Quando un monaco conosce e vede questi due elementi,
ettāvatāpi kho, ānanda, ‘dhātukusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti. è adatto a essere chiamato ‘esperto negli elementi’”
“Kittāvatā pana, bhante, ‘āyatanakusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti? “Ma, Signore, com’è che un monaco è adatto a essere chiamato ‘esperto nei campi sensoriali’?”
“Cha kho panimāni, ānanda, ajjhattikabāhirāni āyatanāni—“Ānanda, ci sono questi sei campi sensoriali interni ed esterni:
cakkhu ceva rūpā ca sotañca saddā ca ghānañca gandhā ca jivhā ca rasā ca kāyo ca phoṭṭhabbā ca mano ca dhammā ca. L’occhio e le forme, l’orecchio e i suoni, il naso e gli odori, la lingua e i sapori, il corpo e i tocchi, e la mente e i fenomeni mentali.
Imāni kho, ānanda, cha ajjhattikabāhirāni āyatanāni yato jānāti passati—Quando un monaco conosce e vede questi sei campi sensoriali interni ed esterni,
ettāvatā kho, ānanda, ‘āyatanakusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti. è adatto a essere chiamato ‘esperto nei campi sensoriali’”
“Kittāvatā pana, bhante, ‘paṭiccasamuppādakusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti? “Ma, Signore, com’è che un monaco è adatto a essere chiamato ‘esperto nell’originazione dipendente’?”
“Idhānanda, bhikkhu evaṁ pajānāti: “Ānanda, è quando un monaco comprende:
‘imasmiṁ sati idaṁ hoti, imassuppādā idaṁ uppajjati, ‘Quando questo esiste, quello esiste; con il manifestarsi di questo, quello si manifesta.
imasmiṁ asati idaṁ na hoti, imassa nirodhā idaṁ nirujjhati, yadidaṁ—Quando questo non esiste, quello non esiste; a causa della cessazione di questo, quello cessa. Cioè:
avijjāpaccayā saṅkhārā, L’ignoranza è condizione per le attività.
saṅkhārapaccayā viññāṇaṁ, Le attività sono condizione per la coscienza.
viññāṇapaccayā nāmarūpaṁ, La coscienza è condizione per nome e forma.
nāmarūpapaccayā saḷāyatanaṁ, Nome e forma sono condizione per i sei campi sensoriali.
saḷāyatanapaccayā phasso, I sei campi sensoriali sono condizione per il contatto.
phassapaccayā vedanā, Il contatto è condizione per la sensazione.
vedanāpaccayā taṇhā, La sensazione è condizione per la brama.
taṇhāpaccayā upādānaṁ, La brama è condizione per l’attaccamento.
upādānapaccayā bhavo, L’attaccamento è condizione per l’esistenza.
bhavapaccayā jāti, L’esistenza è condizione per la nascita.
jātipaccayā jarāmaraṇaṁ sokaparidevadukkhadomanassūpāyāsā sambhavanti. La nascita è condizione per la comparsa di vecchiaia e morte, tristezza, lamento, dolore, malinconia, e angoscia.
Evametassa kevalassa dukkhakkhandhassa samudayo hoti. Così questa intera massa di sofferenza ha origine.
Avijjāya tveva asesavirāganirodhā saṅkhāranirodho, Con lo svanire e la cessazione dell’ignoranza senza che ne rimanga nulla, le attività cessano.
saṅkhāranirodhā viññāṇanirodho, Con la cessazione delle attività, la coscienza cessa.
viññāṇanirodhā nāmarūpanirodho, Con la cessazione della coscienza, nome e forma cessano.
nāmarūpanirodhā saḷāyatananirodho, Con la cessazione di nome e forma, i sei campi sensoriali cessano.
saḷāyatananirodhā phassanirodho, Con la cessazione dei sei campi sensoriali, il contatto cessa.
phassanirodhā vedanānirodho, Con la cessazione del contatto, la sensazione cessa.
vedanānirodhā taṇhānirodho, Con la cessazione della sensazione, la brama cessa.
taṇhānirodhā upādānanirodho, Con la cessazione della brama, l’attaccamento cessa.
upādānanirodhā bhavanirodho, Con la cessazione dell’attaccamento, l’esistenza cessa.
bhavanirodhā jātinirodho, Con la cessazione dell’esistenza, la nascita cessa.
jātinirodhā jarāmaraṇaṁ sokaparidevadukkhadomanassūpāyāsā nirujjhanti. Con la cessazione della nascita, vecchiaia e morte, tristezza, lamento, dolore, malinconia, e angoscia cessano.
Evametassa kevalassa dukkhakkhandhassa nirodho hoti’. Così questa intera massa di sofferenza cessa’.
Ettāvatā kho, ānanda, ‘paṭiccasamuppādakusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti. È così che un monaco è adatto a essere chiamato ‘esperto nell’originazione dipendente’”
“Kittāvatā pana, bhante, ‘ṭhānāṭhānakusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti? “Ma, Signore, com’è che un monaco è adatto a essere chiamato ‘esperto in ciò che è possibile e in ciò che è impossibile’?”
“Idhānanda, bhikkhu ‘aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ diṭṭhisampanno puggalo kañci saṅkhāraṁ niccato upagaccheyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti; “Ānanda, è quando un monaco comprende: ‘È impossibile per chi è maturo in opinione prendere qualsiasi attività come permanente. Ciò è impossibile.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ puthujjano kañci saṅkhāraṁ niccato upagaccheyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti; Ma è possibile per una persona ordinaria prendere qualche attività come permanente. Ciò è possibile’.
‘aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ diṭṭhisampanno puggalo kañci saṅkhāraṁ sukhato upagaccheyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti; Comprende: ‘È impossibile per chi è maturo in opinione prendere qualsiasi attività come felicità.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ puthujjano kañci saṅkhāraṁ sukhato upagaccheyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti. Ma è possibile per una persona ordinaria prendere qualche attività come felicità’.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ diṭṭhisampanno puggalo kañci dhammaṁ attato upagaccheyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti, Comprende: ‘È impossibile per chi è maturo in opinione prendere qualsiasi condizione come il Sé. Ciò è impossibile.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ puthujjano kañci dhammaṁ attato upagaccheyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti. Ma è possibile per una persona ordinaria prendere qualche condizione come il Sé. Ciò è possibile’.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ diṭṭhisampanno puggalo mātaraṁ jīvitā voropeyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti; Comprende: ‘È impossibile per chi è maturo in opinione togliere la vita alla propria madre.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ puthujjano mātaraṁ jīvitā voropeyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti. Ma è possibile per una persona ordinaria togliere la vita alla propria madre’.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ diṭṭhisampanno puggalo pitaraṁ jīvitā voropeyya …pe… Comprende: ‘È impossibile per chi è maturo in opinione togliere la vita al proprio padre … o togliere la vita a un perfetto.
arahantaṁ jīvitā voropeyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti; Ma è possibile per una persona ordinaria togliere la vita al proprio padre … o a un perfetto’.
‘aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ diṭṭhisampanno puggalo duṭṭhacitto tathāgatassa lohitaṁ uppādeyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti; Comprende: ‘È impossibile per chi è maturo in opinione ferire un Realizzato con mente maligna.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ puthujjano duṭṭhacitto tathāgatassa lohitaṁ uppādeyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti. Ma è possibile per una persona ordinaria ferire un Realizzato con mente maligna’.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ diṭṭhisampanno puggalo saṅghaṁ bhindeyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti; Comprende: ‘È impossibile per chi è maturo in opinione causare uno scisma nella comunità.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ puthujjano saṅghaṁ bhindeyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti. Ma è possibile per una persona ordinaria causare uno scisma nella comunità’.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ diṭṭhisampanno puggalo aññaṁ satthāraṁ uddiseyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti; Comprende: ‘È impossibile per chi è maturo in opinione affidarsi a un altro maestro.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ puthujjano aññaṁ satthāraṁ uddiseyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti. Ma è possibile per una persona ordinaria affidarsi a un altro maestro’.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ ekissā lokadhātuyā dve arahanto sammāsambuddhā apubbaṁ acarimaṁ uppajjeyyuṁ, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti; Comprende: ‘È impossibile per due perfetti, due Buddha completamente risvegliati apparire nello stesso sistema solare nello stesso periodo.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ ekissā lokadhātuyā eko arahaṁ sammāsambuddho uppajjeyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti. Ma è possibile per un perfetto, un Buddha completamente risvegliato apparire in un sistema solare’.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ ekissā lokadhātuyā dve rājāno cakkavattino apubbaṁ acarimaṁ uppajjeyyuṁ, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti; Comprende: ‘È impossibile per due monarchi che mettono in moto la ruota apparire nello stesso sistema solare nello stesso periodo.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ ekissā lokadhātuyā eko rājā cakkavattī uppajjeyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti. Ma è possibile per un re che mette in moto la ruota apparire in un sistema solare’.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ itthī arahaṁ assa sammāsambuddho, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti; Comprende: ‘È impossibile per una donna essere una perfetta, una Buddha completamente risvegliata.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ puriso arahaṁ assa sammāsambuddho, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti. Ma è possibile per un uomo essere un perfetto, un Buddha completamente risvegliato’.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ itthī rājā assa cakkavattī, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti; Comprende: ‘È impossibile per una donna essere una monarca che mette in moto la ruota.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ puriso rājā assa cakkavattī, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti. Ma è possibile per un uomo essere un monarca che mette in moto la ruota’.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ itthī sakkattaṁ kareyya … mārattaṁ kareyya … brahmattaṁ kareyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti; Comprende: ‘È impossibile per una donna ricoprire il ruolo di Sakka, del diavolo, o di Dio.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ puriso sakkattaṁ kareyya … mārattaṁ kareyya … brahmattaṁ kareyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti. Ma è possibile per un uomo ricoprire il ruolo di Sakka, del diavolo, o di Dio’.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ kāyaduccaritassa iṭṭho kanto manāpo vipāko nibbatteyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti; Comprende: ‘È impossibile che un risultato piacevole, desiderabile, e gradevole derivi da cattiva condotta attraverso corpo, parola, o mente.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ kāyaduccaritassa aniṭṭho akanto amanāpo vipāko nibbatteyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti. Ma è possibile che un risultato spiacevole, indesiderabile, e sgradevole derivi da cattiva condotta attraverso corpo, parola, o mente.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ vacīduccaritassa …pe…
yaṁ manoduccaritassa iṭṭho kanto manāpo vipāko nibbatteyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti;
ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ vacīduccaritassa …pe…
yaṁ manoduccaritassa aniṭṭho akanto amanāpo vipāko nibbatteyya, ṭhānametaṁ vijjatīti pajānāti.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ kāyasucaritassa aniṭṭho akanto amanāpo vipāko nibbatteyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti; Comprende: ‘È impossibile che un risultato spiacevole, indesiderabile, e sgradevole derivi da buona condotta attraverso corpo, parola, o mente.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ kāyasucaritassa iṭṭho kanto manāpo vipāko nibbatteyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti. Ma è possibile che un risultato piacevole, desiderabile, e gradevole derivi da buona condotta attraverso corpo, parola, o mente’.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ vacīsucaritassa …pe…
yaṁ manosucaritassa aniṭṭho akanto amanāpo vipāko nibbatteyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti;
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ vacīsucaritassa …pe…
yaṁ manosucaritassa iṭṭho kanto manāpo vipāko nibbatteyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ kāyaduccaritasamaṅgī taṁnidānā tappaccayā kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjeyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti; Comprende: ‘È impossibile che chi intraprende cattiva condotta attraverso corpo, parola, o mente possa, per quella sola ragione, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinascere in un bel posto, in paradiso.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ kāyaduccaritasamaṅgī taṁnidānā tappaccayā kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjeyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti. Ma è possibile che chi intraprende cattiva condotta attraverso corpo, parola, o mente possa, per quella sola ragione, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinascere in un posto di perdizione, un brutto posto, in un regno inferiore, all’inferno’.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ vacīduccaritasamaṅgī …pe…
yaṁ manoduccaritasamaṅgī taṁnidānā tappaccayā kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjeyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti;
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ vacīduccaritasamaṅgī …pe…
yaṁ manoduccaritasamaṅgī taṁnidānā tappaccayā kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjeyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ kāyasucaritasamaṅgī taṁnidānā tappaccayā kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjeyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti; Comprende: ‘È impossibile che chi intraprende buona condotta attraverso corpo, parola, o mente possa, per quella sola ragione, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinascere in un posto di perdizione, un brutto posto, in un regno inferiore, all’inferno.
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ kāyasucaritasamaṅgī taṁnidānā tappaccayā kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjeyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti. Ma è possibile che chi intraprende buona condotta attraverso corpo, parola, o mente possa, per quella sola ragione, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinascere in un bel posto, in paradiso’.
‘Aṭṭhānametaṁ anavakāso yaṁ vacīsucaritasamaṅgī …pe…
yaṁ manosucaritasamaṅgī taṁnidānā tappaccayā kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjeyya, netaṁ ṭhānaṁ vijjatī’ti pajānāti;
‘ṭhānañca kho etaṁ vijjati yaṁ vacīsucaritasamaṅgī …pe…
yaṁ manosucaritasamaṅgī taṁnidānā tappaccayā kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjeyya, ṭhānametaṁ vijjatī’ti pajānāti.
Ettāvatā kho, ānanda, ‘ṭhānāṭhānakusalo bhikkhū’ti alaṁvacanāyā”ti. È così che un monaco è adatto a essere chiamato ‘esperto in ciò che è possibile e ciò che è impossibile’”.
Evaṁ vutte, āyasmā ānando bhagavantaṁ etadavoca: Detto ciò, il Venerabile Ānanda disse al Buddha:
“acchariyaṁ, bhante, abbhutaṁ, bhante. “È incredibile, Signore, è strabiliante!
Konāmo ayaṁ, bhante, dhammapariyāyo”ti? Qual è il nome di questa esposizione dell’insegnamento?”
“Tasmātiha tvaṁ, ānanda, imaṁ dhammapariyāyaṁ ‘bahudhātuko’tipi naṁ dhārehi, ‘catuparivaṭṭo’tipi naṁ dhārehi, ‘dhammādāso’tipi naṁ dhārehi, ‘amatadundubhī’tipi naṁ dhārehi, ‘anuttaro saṅgāmavijayo’tipi naṁ dhārehī”ti. “Beh, Ānanda, puoi ricordare questa esposizione dell’insegnamento come ‘I vari elementi’, oppure ‘I quattro giri’, oppure ‘Lo specchio dell’insegnamento’, oppure ‘Il tamburo della libertà dalla morte’, oppure ‘La vittoria suprema in battaglia’”.
Idamavoca bhagavā. Questo è ciò che il Buddha disse.
Attamano āyasmā ānando bhagavato bhāsitaṁ abhinandīti. Contento, il Venerabile Ānanda trasse piacere da ciò che il Buddha disse.
Bahudhātukasuttaṁ niṭṭhitaṁ pañcamaṁ.