Other Translations: English , ру́сский язы́к
From:
Majjhima Nikāya 107 Discorsi medi 107
Gaṇakamoggallānasutta Il discorso con Moggallāna il Contabile
Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.
ekaṁ samayaṁ bhagavā sāvatthiyaṁ viharati pubbārāme migāramātupāsāde. Una volta il Buddha dimorava vicino a Sāvatthī, nel Monastero Orientale, il palazzo della madre di Migāra.
Atha kho gaṇakamoggallāno brāhmaṇo yena bhagavā tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā bhagavatā saddhiṁ sammodi. Poi il bramino Moggallāna il Contabile andò dal Buddha e ci scambiò saluti.
Sammodanīyaṁ kathaṁ sāraṇīyaṁ vītisāretvā ekamantaṁ nisīdi. Ekamantaṁ nisinno kho gaṇakamoggallāno brāhmaṇo bhagavantaṁ etadavoca: Una volta che i saluti e le cordialità terminarono, si sedette a lato e disse al Buddha:
“Seyyathāpi, bho gotama, imassa migāramātupāsādassa dissati anupubbasikkhā anupubbakiriyā anupubbapaṭipadā yadidaṁ—“Signor Gotama, in questo palazzo si vede progresso graduale
yāva pacchimasopānakaḷevarā; fino all’ultimo gradino delle scale.
imesampi hi, bho gotama, brāhmaṇānaṁ dissati anupubbasikkhā anupubbakiriyā anupubbapaṭipadā yadidaṁ—Tra i bramini si vede progresso graduale
ajjhene; nella recitazione.
imesampi hi, bho gotama, issāsānaṁ dissati anupubbasikkhā anupubbakiriyā anupubbapaṭipadā yadidaṁ—Tra i tiratori con l’arco si vede progresso graduale
issatthe. nel tiro con l’arco.
Amhākampi hi, bho gotama, gaṇakānaṁ gaṇanājīvānaṁ dissati anupubbasikkhā anupubbakiriyā anupubbapaṭipadā yadidaṁ—Tra noi contabili, che ci guadagniamo da vivere attraverso la contabilità, si vede progresso graduale
saṅkhāne. in matematica.
Mayañhi, bho gotama, antevāsiṁ labhitvā paṭhamaṁ evaṁ gaṇāpema: Poiché quando prendiamo un apprendista, prima lo facciamo contare:
‘ekaṁ ekakaṁ, dve dukā, tīṇi tikā, cattāri catukkā, pañca pañcakā, cha chakkā, satta sattakā, aṭṭha aṭṭhakā, nava navakā, dasa dasakā’ti; ‘Un uno, due due, tre tre, quattro quattro, cinque cinque, sei sei, sette sette, otto otto, nove nove, dieci dieci’.
satampi mayaṁ, bho gotama, gaṇāpema, bhiyyopi gaṇāpema. Lo facciamo contare persino fino a cento.
Sakkā nu kho, bho gotama, imasmimpi dhammavinaye evameva anupubbasikkhā anupubbakiriyā anupubbapaṭipadā paññapetun”ti? È possibile descrivere in maniera simile un addestramento graduale, del progresso graduale, e della pratica graduale in questo insegnamento e addestramento?”
“Sakkā, brāhmaṇa, imasmimpi dhammavinaye anupubbasikkhā anupubbakiriyā anupubbapaṭipadā paññapetuṁ. “È possibile, bramino.
Seyyathāpi, brāhmaṇa, dakkho assadammako bhaddaṁ assājānīyaṁ labhitvā paṭhameneva mukhādhāne kāraṇaṁ kāreti, atha uttariṁ kāraṇaṁ kāreti; Immagina un abile addestratore di cavalli che ottiene un bel purosangue. Prima di tutto lo abituerebbe a indossare il morso.
evameva kho, brāhmaṇa, tathāgato purisadammaṁ labhitvā paṭhamaṁ evaṁ vineti: Allo stesso modo, quando il Realizzato prende una persona in addestramento prima la guida così:
‘ehi tvaṁ, bhikkhu, sīlavā hohi, pātimokkhasaṁvarasaṁvuto viharāhi ācāragocarasampanno aṇumattesu vajjesu bhayadassāvī, samādāya sikkhassu sikkhāpadesū’ti. ‘Vieni, monaco, sii morale e vivi con contegno basato sulla regola monastica, comportandoti bene e cercando elemosina in posti adatti. Vedendo il pericolo nella colpa più piccola, mantieni le regole che hai intrapreso’.
Yato kho, brāhmaṇa, bhikkhu sīlavā hoti, pātimokkhasaṁvarasaṁvuto viharati ācāragocarasampanno aṇumattesu vajjesu bhayadassāvī, samādāya sikkhati sikkhāpadesu, tamenaṁ tathāgato uttariṁ vineti: Una volta che è di condotta morale, il Realizzato lo guida ulteriormente:
‘ehi tvaṁ, bhikkhu, indriyesu guttadvāro hohi, cakkhunā rūpaṁ disvā mā nimittaggāhī hohi mānubyañjanaggāhī. ‘Vieni, monaco, proteggi le porte sensoriali. Quando vedi una forma con gli occhi, non farti influenzare dall’aspetto e dai dettagli.
Yatvādhikaraṇamenaṁ cakkhundriyaṁ asaṁvutaṁ viharantaṁ abhijjhādomanassā pāpakā akusalā dhammā anvāssaveyyuṁ tassa saṁvarāya paṭipajjāhi; rakkhāhi cakkhundriyaṁ, cakkhundriye saṁvaraṁ āpajjāhi. Se la facoltà della vista rimanesse senza contegno, qualità malvagie e cattive di attrazione o fastidio prenderebbero il sopravvento. Per questa ragione, fai pratica di contegno, proteggi la facoltà dell’occhio, e applicati al suo contegno.
Sotena saddaṁ sutvā …pe… Quando senti un suono con l’orecchio …
ghānena gandhaṁ ghāyitvā …pe… Quando fiuti un odore con il naso …
jivhāya rasaṁ sāyitvā …pe… Quando gusti un sapore con la lingua …
kāyena phoṭṭhabbaṁ phusitvā …pe… Quando entri in contatto con un tocco col corpo …
manasā dhammaṁ viññāya mā nimittaggāhī hohi mānubyañjanaggāhī. Quando diventi cosciente di un fenomeno mentale con la mente, non farti influenzare dall’aspetto e dai dettagli.
Yatvādhikaraṇamenaṁ manindriyaṁ asaṁvutaṁ viharantaṁ abhijjhādomanassā pāpakā akusalā dhammā anvāssaveyyuṁ tassa saṁvarāya paṭipajjāhi; rakkhāhi manindriyaṁ, manindriye saṁvaraṁ āpajjāhī’ti. Se la facoltà della mente rimanesse senza contegno, qualità malvagie e cattive di attrazione o fastidio prenderebbero il sopravvento. Per questa ragione, fai pratica di contegno, proteggi la facoltà della mente, e ottienine il contegno.
Yato kho, brāhmaṇa, bhikkhu indriyesu guttadvāro hoti, tamenaṁ tathāgato uttariṁ vineti: Una volta che protegge le porte sensoriali, il Realizzato lo guida ulteriormente:
‘ehi tvaṁ, bhikkhu, bhojane mattaññū hohi. ‘Vieni, monaco, mangia con moderazione.
Paṭisaṅkhā yoniso āhāraṁ āhāreyyāsi—Rifletti in maniera lungimirante sul cibo che mangi:
neva davāya na madāya na maṇḍanāya na vibhūsanāya, yāvadeva imassa kāyassa ṭhitiyā yāpanāya vihiṁsūparatiyā brahmacariyānuggahāya—iti purāṇañca vedanaṁ paṭihaṅkhāmi, navañca vedanaṁ na uppādessāmi, yātrā ca me bhavissati anavajjatā ca phāsuvihāro cā’ti. ‘Non per piacere, indulgenza, estetica, o abbellimento, ma solo per sostenere questo corpo, per evitare danno, e sostenere il percorso spirituale. In questo modo, metterò fine a vecchio disagio e non darò origine a nuovo disagio, e dimorerò senza colpe e a mio agio’.
Yato kho, brāhmaṇa, bhikkhu bhojane mattaññū hoti, tamenaṁ tathāgato uttariṁ vineti: Una volta che mangia con moderazione, il Realizzato lo guida ulteriormente:
‘ehi tvaṁ, bhikkhu, jāgariyaṁ anuyutto viharāhi, divasaṁ caṅkamena nisajjāya āvaraṇīyehi dhammehi cittaṁ parisodhehi, rattiyā paṭhamaṁ yāmaṁ caṅkamena nisajjāya āvaraṇīyehi dhammehi cittaṁ parisodhehi, rattiyā majjhimaṁ yāmaṁ dakkhiṇena passena sīhaseyyaṁ kappeyyāsi pāde pādaṁ accādhāya sato sampajāno uṭṭhānasaññaṁ manasikaritvā, rattiyā pacchimaṁ yāmaṁ paccuṭṭhāya caṅkamena nisajjāya āvaraṇīyehi dhammehi cittaṁ parisodhehī’ti. ‘Vieni, monaco, sii dedito alla veglia. Durante il giorno cammina e siedi purificando la mente dagli ostacoli. La sera, cammina e siedi purificando la mente dagli ostacoli. Nel mezzo della notte, sdraiati nella posizione del leone, sul lato destro, posizionando un piede sopra l’altro, consapevole e presente, concentrandoti sull’idea di alzarsi. Nell’ultima parte della notte, alzati, cammina e siedi purificando la mente dagli ostacoli’.
Yato kho, brāhmaṇa, bhikkhu jāgariyaṁ anuyutto hoti, tamenaṁ tathāgato uttariṁ vineti: Una volta che è dedito alla veglia, il Realizzato lo guida ulteriormente:
‘ehi tvaṁ, bhikkhu, satisampajaññena samannāgato hohi, abhikkante paṭikkante sampajānakārī, ālokite vilokite sampajānakārī, samiñjite pasārite sampajānakārī, saṅghāṭipattacīvaradhāraṇe sampajānakārī, asite pīte khāyite sāyite sampajānakārī, uccārapassāvakamme sampajānakārī, gate ṭhite nisinne sutte jāgarite bhāsite tuṇhībhāve sampajānakārī’ti. ‘Vieni, monaco, coltiva consapevolezza e presenza mentale. Agisci con presenza mentale nell’andare e nel tornare; nel guardare avanti e di lato; nel piegare ed estendere gli arti; nel gestire il mantello, la ciotola, e gli abiti; nel mangiare, bere, masticare, e assaporare; nell’urinare e defecare; nel camminare, rimanere in piedi, sederti, dormire, stare sveglio, parlare, e rimanere in silenzio’.
Yato kho, brāhmaṇa, bhikkhu satisampajaññena samannāgato hoti, tamenaṁ tathāgato uttariṁ vineti: Una volta che ha consapevolezza e presenza mentale, il Realizzato lo guida ulteriormente:
‘ehi tvaṁ, bhikkhu, vivittaṁ senāsanaṁ bhajāhi araññaṁ rukkhamūlaṁ pabbataṁ kandaraṁ giriguhaṁ susānaṁ vanapatthaṁ abbhokāsaṁ palālapuñjan’ti. ‘Vieni, monaco, frequenta un riparo isolato, la natura, la radice di un albero, una collina, una gola, una grotta di montagna, un cimitero, una foresta, l’aria aperta, un mucchio di paglia’.
So vivittaṁ senāsanaṁ bhajati araññaṁ rukkhamūlaṁ pabbataṁ kandaraṁ giriguhaṁ susānaṁ vanapatthaṁ abbhokāsaṁ palālapuñjaṁ. E lui lo fa.
So pacchābhattaṁ piṇḍapātapaṭikkanto nisīdati pallaṅkaṁ ābhujitvā, ujuṁ kāyaṁ paṇidhāya, parimukhaṁ satiṁ upaṭṭhapetvā. Dopo il pasto, tornato dalla questua, si siede con le gambe incrociate e la schiena dritta, e stabilisce consapevolezza di fronte a sé.
So abhijjhaṁ loke pahāya vigatābhijjhena cetasā viharati, abhijjhāya cittaṁ parisodheti; Abbandonando desiderio per il mondo, dimora con una mente libera dal desiderio, purificando la mente dal desiderio.
byāpādapadosaṁ pahāya abyāpannacitto viharati sabbapāṇabhūtahitānukampī, byāpādapadosā cittaṁ parisodheti; Abbandonando malevolenza e odio, dimora con una mente libera dalla malevolenza, piena di premura per ogni essere vivente, purificando la mente dalla malevolenza.
thinamiddhaṁ pahāya vigatathinamiddho viharati ālokasaññī sato sampajāno, thinamiddhā cittaṁ parisodheti; Abbandonando torpore e sonnolenza, dimora con una mente libera da torpore e sonnolenza, percependo luce, consapevole e presente, purificando la mente da torpore e sonnolenza.
uddhaccakukkuccaṁ pahāya anuddhato viharati ajjhattaṁ vūpasantacitto, uddhaccakukkuccā cittaṁ parisodheti; Abbandonando irrequietezza e rimorso, dimora senza irrequietezza, con mente in pace interiore, purificando la mente dall’irrequietezza e dal rimorso.
vicikicchaṁ pahāya tiṇṇavicikiccho viharati akathaṅkathī kusalesu dhammesu, vicikicchāya cittaṁ parisodheti. Abbandonando il dubbio, dimora avendo superato il dubbio, non indeciso riguardo alle buone qualità, purificando la mente dal dubbio.
So ime pañca nīvaraṇe pahāya cetaso upakkilese paññāya dubbalīkaraṇe Abbandona questi cinque impedimenti, corruzioni della mente che indeboliscono la saggezza.
vivicceva kāmehi vivicca akusalehi dhammehi savitakkaṁ savicāraṁ vivekajaṁ pītisukhaṁ paṭhamaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Poi, sufficientemente isolato dai piaceri dei sensi, isolato da cattive qualità, raggiunge e dimora nella prima estasi, con euforia e felicità nate dall’isolamento, con pensiero e valutazione.
Vitakkavicārānaṁ vūpasamā ajjhattaṁ sampasādanaṁ …pe… dutiyaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Con il placarsi dei pensiero e valutazione, raggiunge e dimora nella seconda estasi, con euforia e felicità nate dalla concentrazione, con chiarezza interna e mente raccolta, senza pensiero e valutazione.
Pītiyā ca virāgā … tatiyaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Con lo svanire dell’euforia, raggiunge e dimora nella terza estasi, dove dimora con equanimità, consapevole e presente, facendo esperienza della felicità di cui i nobili dichiarano: ‘Equanime e consapevole, egli dimora nella felicità’.
Sukhassa ca pahānā … catutthaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Abbandonando gioia e dolore, e mettendo fine a felicità e tristezza precedenti, raggiunge e dimora nella quarta estasi, senza piacere o dolore, con pura equanimità e consapevolezza.
Ye kho te, brāhmaṇa, bhikkhū sekkhā apattamānasā anuttaraṁ yogakkhemaṁ patthayamānā viharanti tesu me ayaṁ evarūpī anusāsanī hoti. Così è come istruisco i monaci apprendisti, che non hanno raggiunto il desiderio del proprio cuore, ma che vivono aspirando al santuario supremo.
Ye pana te bhikkhū arahanto khīṇāsavā vusitavanto katakaraṇīyā ohitabhārā anuppattasadatthā parikkhīṇabhavasaṁyojanā sammadaññāvimuttā tesaṁ ime dhammā diṭṭhadhammasukhavihārāya ceva saṁvattanti, satisampajaññāya cā”ti. Ma per quei monaci perfetti, con contaminanti eliminati, che hanno completato il percorso spirituale, fatto ciò che c’era da fare, riposto il fardello, raggiunto il proprio vero obiettivo, assolutamente eliminato la catena dell’esistenza, e che sono giustamente liberi attraverso l’illuminazione, queste cose portano a dimore felici nella vita presente, e a consapevolezza e presenza mentale”.
Evaṁ vutte, gaṇakamoggallāno brāhmaṇo bhagavantaṁ etadavoca: Detto ciò, Moggallāna il Contabile disse al Buddha:
“kiṁ nu kho bhoto gotamassa sāvakā bhotā gotamena evaṁ ovadīyamānā evaṁ anusāsīyamānā sabbe accantaṁ niṭṭhaṁ nibbānaṁ ārādhenti udāhu ekacce nārādhentī”ti? “Quando i propri discepoli vengono istruiti e guidati così dal Signor Gotama, tutti raggiungono l’obiettivo supremo, l’estinzione, o alcuni falliscono?”
“Appekacce kho, brāhmaṇa, mama sāvakā mayā evaṁ ovadīyamānā evaṁ anusāsīyamānā accantaṁ niṭṭhaṁ nibbānaṁ ārādhenti, ekacce nārādhentī”ti. “Alcuni riescono, mentre altri falliscono”
“Ko nu kho, bho gotama, hetu ko paccayo yaṁ tiṭṭhateva nibbānaṁ, tiṭṭhati nibbānagāmī maggo, tiṭṭhati bhavaṁ gotamo samādapetā; “Qual è la causa, Signor Gotama, qual è la ragione per cui, sebbene l’estinzione sia presente, il percorso che porta all’estinzione sia presente, e il Signor Gotama sia presente a incoraggiarli,
atha ca pana bhoto gotamassa sāvakā bhotā gotamena evaṁ ovadīyamānā evaṁ anusāsīyamānā appekacce accantaṁ niṭṭhaṁ nibbānaṁ ārādhenti, ekacce nārādhentī”ti? ancora qualcuno riesce, mentre altri falliscono?”
“Tena hi, brāhmaṇa, taṁyevettha paṭipucchissāmi. Yathā te khameyya tathā naṁ byākareyyāsi. “Beh allora, bramino, ti chiedo questo, e potrai rispondere come vuoi.
Taṁ kiṁ maññasi, brāhmaṇa, Cosa ne pensi, bramino?
kusalo tvaṁ rājagahagāmissa maggassā”ti? Conosci bene la strada per Rājagaha?”
“Evaṁ, bho, kusalo ahaṁ rājagahagāmissa maggassā”ti. “Sì”
“Taṁ kiṁ maññasi, brāhmaṇa, “Cosa ne pensi, bramino?
idha puriso āgaccheyya rājagahaṁ gantukāmo. Immagina che una persona che vuole andare a Rājagaha arrivi.
So taṁ upasaṅkamitvā evaṁ vadeyya: Viene da te e ti dice:
‘icchāmahaṁ, bhante, rājagahaṁ gantuṁ; ‘Signore, vorrei andare a Rājagaha.
tassa me rājagahassa maggaṁ upadisā’ti. Per favore, mi indichi la strada per Rājagaha’
Tamenaṁ tvaṁ evaṁ vadeyyāsi: Allora gli dici:
‘ehambho purisa, ayaṁ maggo rājagahaṁ gacchati. “Ecco, Signore, questa strada va a Rājagaha.
Tena muhuttaṁ gaccha, tena muhuttaṁ gantvā dakkhissasi amukaṁ nāma gāmaṁ, tena muhuttaṁ gaccha, tena muhuttaṁ gantvā dakkhissasi amukaṁ nāma nigamaṁ; Seguila per un po’, e vedrai un certo villaggio. Seguila ancora un po’, e vedrai una certa cittadina.
tena muhuttaṁ gaccha, tena muhuttaṁ gantvā dakkhissasi rājagahassa ārāmarāmaṇeyyakaṁ vanarāmaṇeyyakaṁ bhūmirāmaṇeyyakaṁ pokkharaṇīrāmaṇeyyakan’ti. Seguila ancora un po’ e vedrai Rājagaha con i suoi piacevoli parchi, boschi, prati, e stagni con fiori di loto’.
So tayā evaṁ ovadīyamāno evaṁ anusāsīyamāno ummaggaṁ gahetvā pacchāmukho gaccheyya. Istruito da te in questo modo, potrebbe comunque prendere la strada sbagliata, dirigendosi verso ovest.
Atha dutiyo puriso āgaccheyya rājagahaṁ gantukāmo. Ma una seconda persona potrebbe arrivare con la stessa richiesta e riceverebbe le stesse istruzioni.
So taṁ upasaṅkamitvā evaṁ vadeyya:
‘icchāmahaṁ, bhante, rājagahaṁ gantuṁ;
tassa me rājagahassa maggaṁ upadisā’ti.
Tamenaṁ tvaṁ evaṁ vadeyyāsi:
‘ehambho purisa, ayaṁ maggo rājagahaṁ gacchati.
Tena muhuttaṁ gaccha, tena muhuttaṁ gantvā dakkhissasi amukaṁ nāma gāmaṁ;
tena muhuttaṁ gaccha, tena muhuttaṁ gantvā dakkhissasi amukaṁ nāma nigamaṁ;
tena muhuttaṁ gaccha, tena muhuttaṁ gantvā dakkhissasi rājagahassa ārāmarāmaṇeyyakaṁ vanarāmaṇeyyakaṁ bhūmirāmaṇeyyakaṁ pokkharaṇīrāmaṇeyyakan’ti.
So tayā evaṁ ovadīyamāno evaṁ anusāsīyamāno sotthinā rājagahaṁ gaccheyya. Istruita da te in questo modo, potrebbe arrivare sano e salvo a Rājagaha.
Ko nu kho, brāhmaṇa, hetu ko paccayo yaṁ tiṭṭhateva rājagahaṁ, tiṭṭhati rājagahagāmī maggo, tiṭṭhasi tvaṁ samādapetā; Qual è la causa, bramino, qual è la ragione per cui, sebbene Rājagaha sia presente, il percorso che porta a Rājagaha sia presente, e tu sia lì a incoraggiarli,
atha ca pana tayā evaṁ ovadīyamāno evaṁ anusāsīyamāno eko puriso ummaggaṁ gahetvā pacchāmukho gaccheyya, eko sotthinā rājagahaṁ gaccheyyā”ti? una persona prende la strada sbagliata dirigendosi verso ovest, mentre l’altra arriva sana e salva a Rājagaha?”
“Ettha kyāhaṁ, bho gotama, karomi? “Cosa posso farci, Signor Gotama?
Maggakkhāyīhaṁ, bho gotamā”ti. Io sono quello che indica la strada”
“Evameva kho, brāhmaṇa, tiṭṭhateva nibbānaṁ, tiṭṭhati nibbānagāmī maggo, tiṭṭhāmahaṁ samādapetā; “Allo stesso modo, sebbene l’estinzione sia presente, il percorso che porta all’estinzione sia presente, e io sia presente a incoraggiarli,
atha ca pana mama sāvakā mayā evaṁ ovadīyamānā evaṁ anusāsīyamānā appekacce accantaṁ niṭṭhaṁ nibbānaṁ ārādhenti, ekacce nārādhenti. ancora alcuni dei miei discepoli, istruiti e guidati così, raggiungono l’obiettivo supremo, l’estinzione, mentre alcuni falliscono.
Ettha kyāhaṁ, brāhmaṇa, karomi? Cosa posso farci, bramino?
Maggakkhāyīhaṁ, brāhmaṇa, tathāgato”ti. Il Realizzato è quello che indica la strada”.
Evaṁ vutte, gaṇakamoggallāno brāhmaṇo bhagavantaṁ etadavoca: Detto ciò, Moggallāna il Contabile disse al Buddha:
“yeme, bho gotama, puggalā assaddhā jīvikatthā na saddhā agārasmā anagāriyaṁ pabbajitā saṭhā māyāvino ketabino uddhatā unnaḷā capalā mukharā vikiṇṇavācā indriyesu aguttadvārā bhojane amattaññuno jāgariyaṁ ananuyuttā sāmaññe anapekkhavanto sikkhāya na tibbagāravā bāhulikā sāthalikā okkamane pubbaṅgamā paviveke nikkhittadhurā kusītā hīnavīriyā muṭṭhassatino asampajānā asamāhitā vibbhantacittā duppaññā eḷamūgā, na tehi bhavaṁ gotamo saddhiṁ saṁvasati. “Signor Gotama, ci sono persone senza fede che lasciano la vita di casa per quella mendicante non in fede ma per trovare sostentamento. Sono disonesti, ingannevoli, e subdoli. Sono irrequieti, insolenti, volubili, scurrili, e con lingua sciolta. Non proteggono le porte sensoriali o mangiano con moderazione, e non sono dediti alla veglia. Non importa loro della vita ascetica, e non rispettano l’addestramento con entusiasmo. Sono indulgenti e fiacchi, esperti nella ricaduta, trascurano l’isolamento, pigri e senza energia. Sono senza consapevolezza, senza presenza mentale o concentrazione, con menti distratte, ottusi e stupidi. Il Signor Gotama non vive assieme a questi.
Ye pana te kulaputtā saddhā agārasmā anagāriyaṁ pabbajitā asaṭhā amāyāvino aketabino anuddhatā anunnaḷā acapalā amukharā avikiṇṇavācā indriyesu guttadvārā bhojane mattaññuno jāgariyaṁ anuyuttā sāmaññe apekkhavanto sikkhāya tibbagāravā nabāhulikā nasāthalikā okkamane nikkhittadhurā paviveke pubbaṅgamā āraddhavīriyā pahitattā upaṭṭhitassatino sampajānā samāhitā ekaggacittā paññavanto aneḷamūgā, tehi bhavaṁ gotamo saddhiṁ saṁvasati. Ma ci sono giovani che lasciano la vita di casa per quella mendicante in fede. Non sono disonesti, ingannevoli, e subdoli. Non sono irrequieti, insolenti, volubili, scurrili, e con lingua sciolta. Proteggono le porte sensoriali e mangiano con moderazione, e sono dediti alla veglia. Importa loro della vita ascetica, e rispettano l’addestramento con entusiasmo. Non sono indulgenti o fiacchi, né esperti nella ricaduta, e non trascurano l’isolamento. Sono energici e determinati. Hanno consapevolezza, presenza mentale e concentrazione, con menti raccolte; saggi, non stupidi. Il Signor Gotama vive insieme a questi.
Seyyathāpi, bho gotama, ye keci mūlagandhā, kālānusāri tesaṁ aggamakkhāyati; Di tutti i tipi di radici fragranti, si dice che il nardo sia la migliore.
ye keci sāragandhā, lohitacandanaṁ tesaṁ aggamakkhāyati; Di tutti i tipi di durame fragrante, si dice che il sandalo rosso sia il migliore.
ye keci pupphagandhā, vassikaṁ tesaṁ aggamakkhāyati; Di tutti i fiori fragranti, si dice che il gelsomino sia il migliore.
evameva bhoto gotamassa ovādo paramajjadhammesu. Allo stesso modo, i consigli del Signor Gotama sono i migliori tra gli insegnamenti contemporanei.
Abhikkantaṁ, bho gotama, abhikkantaṁ, bho gotama. Eccellente, Signor Gotama! Eccellente!
Seyyathāpi, bho gotama, nikkujjitaṁ vā ukkujjeyya, paṭicchannaṁ vā vivareyya, mūḷhassa vā maggaṁ ācikkheyya, andhakāre vā telapajjotaṁ dhāreyya: ‘cakkhumanto rūpāni dakkhantī’ti; evamevaṁ bhotā gotamena anekapariyāyena dhammo pakāsito. Immagini che qualcuno raddrizzi ciò che è capovolto, o riveli ciò che è nascosto, o indichi il cammino a chi si è perso, o regga una lampada al buio pensando: ‘Che chi ha occhi buoni possa vedere forme’. Allo stesso modo il Signor Gotama ha reso l’insegnamento chiaro in vari modi.
Esāhaṁ bhavantaṁ gotamaṁ saraṇaṁ gacchāmi dhammañca bhikkhusaṅghañca. Prendo rifugio nel Signor Gotama, nell’insegnamento, e nella comunità monastica.
Upāsakaṁ maṁ bhavaṁ gotamo dhāretu ajjatagge pāṇupetaṁ saraṇaṁ gatan”ti. Da oggi in poi, che il Signor Gotama si ricordi di me come un discepolo laico che ha preso rifugio a vita”.
Gaṇakamoggallānasuttaṁ niṭṭhitaṁ sattamaṁ.