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Majjhima Nikāya 105 Discorsi medi 105

Sunakkhattasutta Il discorso con Sunakkhatta

Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.

ekaṁ samayaṁ bhagavā vesāliyaṁ viharati mahāvane kūṭāgārasālāyaṁ. Una volta il Buddha dimorava vicino a Vesālī, presso la Grande Selva, nella sala col tetto a punta.

Tena kho pana samayena sambahulehi bhikkhūhi bhagavato santike aññā byākatā hoti: In quell’occasione vari monaci avevano dichiarato il raggiungimento dell’illuminazione in presenza del Buddha:

“‘khīṇā jāti, vusitaṁ brahmacariyaṁ, kataṁ karaṇīyaṁ, nāparaṁ itthattāyā’ti pajānāmā”ti. “Comprendiamo: ‘La nascita è terminata, il percorso spirituale è stato completato, ciò che c’era da fare è stato fatto, non ci sarà più nulla di questo’”.

Assosi kho sunakkhatto licchaviputto: Sunakkhatta il Licchavi sentì questo.

“sambahulehi kira bhikkhūhi bhagavato santike aññā byākatā hoti:

‘khīṇā jāti, vusitaṁ brahmacariyaṁ, kataṁ karaṇīyaṁ, nāparaṁ itthattāyāti pajānāmā’”ti.

Atha kho sunakkhatto licchaviputto yena bhagavā tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā bhagavantaṁ abhivādetvā ekamantaṁ nisīdi. Ekamantaṁ nisinno kho sunakkhatto licchaviputto bhagavantaṁ etadavoca: Andò dal Buddha, si inchinò, si sedette a lato, e gli disse:

“sutaṁ metaṁ, bhante: “Signore, ho sentito che

‘sambahulehi kira bhikkhūhi bhagavato santike aññā byākatā—vari monaci hanno dichiarato il raggiungimento dell’illuminazione in presenza del Buddha.

khīṇā jāti, vusitaṁ brahmacariyaṁ, kataṁ karaṇīyaṁ, nāparaṁ itthattāyāti pajānāmā’ti.

Ye te, bhante, bhikkhū bhagavato santike aññaṁ byākaṁsu:

‘khīṇā jāti, vusitaṁ brahmacariyaṁ, kataṁ karaṇīyaṁ, nāparaṁ itthattāyāti pajānāmā’ti, kacci te, bhante, bhikkhū sammadeva aññaṁ byākaṁsu udāhu santetthekacce bhikkhū adhimānena aññaṁ byākaṁsū”ti? Spero l’abbiamo fatto giustamente, o alcuni lo hanno fatto per sopravvalutazione?”

“Ye te, sunakkhatta, bhikkhū mama santike aññaṁ byākaṁsu:

‘khīṇā jāti, vusitaṁ brahmacariyaṁ, kataṁ karaṇīyaṁ, nāparaṁ itthattāyāti pajānāmā’ti.

Santetthekacce bhikkhū sammadeva aññaṁ byākaṁsu, santi panidhekacce bhikkhū adhimānenapi aññaṁ byākaṁsu. “Alcuni di loro l’hanno fatto giustamente, Sunakkhatta, mentre altri per sopravvalutazione.

Tatra, sunakkhatta, ye te bhikkhū sammadeva aññaṁ byākaṁsu tesaṁ taṁ tatheva hoti; Ora, quando i monaci dichiarano il raggiungimento dell’illuminazione giustamente, è la verità.

ye pana te bhikkhū adhimānena aññaṁ byākaṁsu tatra, sunakkhatta, tathāgatassa evaṁ hoti: Ma quando lo dichiarano per sopravvalutazione, il Realizzato pensa:

‘dhammaṁ nesaṁ desessan’ti. ‘Ora spiego loro l’insegnamento’.

Evañcettha, sunakkhatta, tathāgatassa hoti: Se il Realizzato pensa

‘dhammaṁ nesaṁ desessan’ti. di spiegare loro l’insegnamento

Atha ca panidhekacce moghapurisā pañhaṁ abhisaṅkharitvā abhisaṅkharitvā tathāgataṁ upasaṅkamitvā pucchanti. ma poi arriva un qualche stolto, avendo pianificato attentamente una domanda, e la fa,

Tatra, sunakkhatta, yampi tathāgatassa evaṁ hoti: allora il Realizzato

‘dhammaṁ nesaṁ desessan’ti tassapi hoti aññathattan”ti. cambia idea”

“Etassa bhagavā kālo, etassa sugata kālo, “Ora è il momento, Beato! Ora è il momento, Santo!

yaṁ bhagavā dhammaṁ deseyya. Bhagavato sutvā bhikkhū dhāressantī”ti. Che il Buddha spighi l’insegnamento. I monaci ascolteranno e lo ricorderanno”

“Tena hi, sunakkhatta, suṇāhi, sādhukaṁ manasi karohi; bhāsissāmī”ti. “Allora, Sunakkhatta, ascolta e presta la giusta attenzione, ora parlo”

“Evaṁ, bhante”ti kho sunakkhatto licchaviputto bhagavato paccassosi. “Sì, Signore,” rispose Sunakkhatta.

Bhagavā etadavoca—Il Buddha disse:

Pañca kho ime, sunakkhatta, kāmaguṇā. “Sunakkhatta, ci sono questi cinque tipi di stimolazione dei sensi.

Katame pañca? Quali cinque?

Cakkhuviññeyyā rūpā iṭṭhā kantā manāpā piyarūpā kāmūpasaṁhitā rajanīyā, Forme percepite dall’occhio che sono piacevoli, desiderabili, amabili, gradevoli, sensuali, ed eccitanti.

sotaviññeyyā saddā …pe… Suoni percepiti dall’orecchio …

ghānaviññeyyā gandhā … Odori percepiti dal naso …

jivhāviññeyyā rasā … Sapori percepiti dalla lingua …

kāyaviññeyyā phoṭṭhabbā iṭṭhā kantā manāpā piyarūpā kāmūpasaṁhitā rajanīyā—Tocchi percepiti dal corpo che sono piacevoli, desiderabili, amabili, gradevoli, sensuali, ed eccitanti.

ime kho, sunakkhatta, pañca kāmaguṇā. Questi sono i cinque tipi di stimolazione dei sensi.

Ṭhānaṁ kho panetaṁ, sunakkhatta, vijjati yaṁ idhekacco purisapuggalo lokāmisādhimutto assa. È possibile che un qualche individuo sia concentrato sui piaceri materiali del mondo.

Lokāmisādhimuttassa kho, sunakkhatta, purisapuggalassa tappatirūpī ceva kathā saṇṭhāti, tadanudhammañca anuvitakketi, anuvicāreti, tañca purisaṁ bhajati, tena ca vittiṁ āpajjati; Un individuo così partecipa a conversazioni di quel tipo, pensando e valutando in linea con quello. Frequenta quel tipo di persone, e lo trova piacevole.

āneñjapaṭisaṁyuttāya ca pana kathāya kacchamānāya na sussūsati, na sotaṁ odahati, na aññā cittaṁ upaṭṭhāpeti, na ca taṁ purisaṁ bhajati, na ca tena vittiṁ āpajjati. Ma quando sente una conversazione riguardo all’imperturbabile, non vuole ascoltare. Non ascolta attivamente né prova a comprendere. Non frequenta quel tipo di persone, e non lo trova piacevole.

Seyyathāpi, sunakkhatta, puriso sakamhā gāmā vā nigamā vā ciravippavuttho assa. Immagina una persona che ha lasciato il proprio villaggio o cittadina molto tempo fa

So aññataraṁ purisaṁ passeyya tamhā gāmā vā nigamā vā acirapakkantaṁ. che vede un’altra persona che ci è appena stata.

So taṁ purisaṁ tassa gāmassa vā nigamassa vā khematañca subhikkhatañca appābādhatañca puccheyya; Gli chiederebbe se il villaggio è al sicuro, con abbondanza di cibo e poche malattie,

tassa so puriso tassa gāmassa vā nigamassa vā khematañca subhikkhatañca appābādhatañca saṁseyya. e l’altra persona gli racconterebbe le ultime notizie.

Taṁ kiṁ maññasi, sunakkhatta, Cosa ne pensi, Sunakkhatta?

api nu so puriso tassa purisassa sussūseyya, sotaṁ odaheyya, aññā cittaṁ upaṭṭhāpeyya, tañca purisaṁ bhajeyya, tena ca vittiṁ āpajjeyyā”ti? Quella persona vorrebbe ascoltare l’altra? Ascolterebbe attivamente e proverebbe a comprendere? La frequenterebbe e lo troverebbe piacevole?”

“Evaṁ, bhante”. “Sì, Signore”

“Evameva kho, sunakkhatta, ṭhānametaṁ vijjati yaṁ idhekacco purisapuggalo lokāmisādhimutto assa. “Allo stesso modo, è possibile che un qualche individuo sia concentrato sui piaceri materiali del mondo.

Lokāmisādhimuttassa kho, sunakkhatta, purisapuggalassa tappatirūpī ceva kathā saṇṭhāti, tadanudhammañca anuvitakketi, anuvicāreti, tañca purisaṁ bhajati, tena ca vittiṁ āpajjati; Un individuo così partecipa a conversazioni di quel tipo, pensando e valutando in linea con quello. Frequenta quel tipo di persone, e lo trova piacevole.

āneñjapaṭisaṁyuttāya ca pana kathāya kacchamānāya na sussūsati, na sotaṁ odahati, na aññā cittaṁ upaṭṭhāpeti, na ca taṁ purisaṁ bhajati, na ca tena vittiṁ āpajjati. Ma quando sente una conversazione riguardo all’imperturbabile, non vuole ascoltare. Non ascolta attivamente né prova a comprendere. Non frequenta quel tipo di persone, e non lo trova piacevole.

So evamassa veditabbo: Devi sapere di lui:

‘āneñjasaṁyojanena hi kho visaṁyutto lokāmisādhimutto purisapuggalo’ti. ‘Quell’individuo è concentrato sui piaceri materiali del mondo, poiché è distaccato da ciò che è collegato all’imperturbabile’.

Ṭhānaṁ kho panetaṁ, sunakkhatta, vijjati yaṁ idhekacco purisapuggalo āneñjādhimutto assa. È possibile che un qualche individuo sia concentrato sull’imperturbabile.

Āneñjādhimuttassa kho, sunakkhatta, purisapuggalassa tappatirūpī ceva kathā saṇṭhāti, tadanudhammañca anuvitakketi, anuvicāreti, tañca purisaṁ bhajati, tena ca vittiṁ āpajjati; Un individuo così partecipa a conversazioni di quel tipo, pensando e valutando in linea con quello. Frequenta quel tipo di persone, e lo trova piacevole.

lokāmisapaṭisaṁyuttāya ca pana kathāya kacchamānāya na sussūsati, na sotaṁ odahati, na aññā cittaṁ upaṭṭhāpeti, na ca taṁ purisaṁ bhajati, na ca tena vittiṁ āpajjati. Ma quando sente una conversazione riguardo ai piaceri materiali del mondo, non vuole ascoltare. Non ascolta attivamente né prova a comprendere. Non frequenta quel tipo di persone, e non lo trova piacevole.

Seyyathāpi, sunakkhatta, paṇḍupalāso bandhanā pavutto abhabbo haritattāya; Immagina una foglia caduta e appassita. Non è in grado di tornare verde.

evameva kho, sunakkhatta, āneñjādhimuttassa purisapuggalassa ye lokāmisasaṁyojane se pavutte. Allo stesso modo, un individuo concentrato sull’imperturbabile ha tagliato il legame ai piaceri materiali del mondo.

So evamassa veditabbo: Devi sapere di lui:

‘lokāmisasaṁyojanena hi kho visaṁyutto āneñjādhimutto purisapuggalo’ti. ‘Quell’individuo è concentrato sull’imperturbabile, poiché è distaccato da ciò che è collegato ai piaceri materiali del mondo’.

Ṭhānaṁ kho panetaṁ, sunakkhatta, vijjati yaṁ idhekacco purisapuggalo ākiñcaññāyatanādhimutto assa. È possibile che un qualche individuo sia concentrato sulla dimensione del nulla.

Ākiñcaññāyatanādhimuttassa kho, sunakkhatta, purisapuggalassa tappatirūpī ceva kathā saṇṭhāti, tadanudhammañca anuvitakketi, anuvicāreti, tañca purisaṁ bhajati, tena ca vittiṁ āpajjati; Un individuo così partecipa a conversazioni di quel tipo, pensando e valutando in linea con quello. Frequenta quel tipo di persone, e lo trova piacevole.

āneñjapaṭisaṁyuttāya ca pana kathāya kacchamānāya na sussūsati, na sotaṁ odahati, na aññā cittaṁ upaṭṭhāpeti, na ca taṁ purisaṁ bhajati, na ca tena vittiṁ āpajjati. Ma quando sente una conversazione riguardo all’imperturbabile, non vuole ascoltare. Non ascolta attivamente né prova a comprendere. Non frequenta quel tipo di persone, e non lo trova piacevole.

Seyyathāpi, sunakkhatta, puthusilā dvedhābhinnā appaṭisandhikā hoti; Immagina una grossa roccia che viene spaccata a metà, così da non poter essere rimessa insieme.

evameva kho, sunakkhatta, ākiñcaññāyatanādhimuttassa purisapuggalassa ye āneñjasaṁyojane se bhinne. Allo stesso modo, un individuo concentrato sulla dimensione del nulla ha tagliato il legame all’imperturbabile.

So evamassa veditabbo: Devi sapere di lui:

‘āneñjasaṁyojanena hi kho visaṁyutto ākiñcaññāyatanādhimutto purisapuggalo’ti. ‘Quell’individuo è concentrato sulla dimensione del nulla, poiché è distaccato da ciò che è collegato all’imperturbabile’.

Ṭhānaṁ kho panetaṁ, sunakkhatta, vijjati yaṁ idhekacco purisapuggalo nevasaññānāsaññāyatanādhimutto assa. È possibile che un qualche individuo sia concentrato sulla dimensione della né percezione né non-percezione.

Nevasaññānāsaññāyatanādhimuttassa kho, sunakkhatta, purisapuggalassa tappatirūpī ceva kathā saṇṭhāti, tadanudhammañca anuvitakketi, anuvicāreti, tañca purisaṁ bhajati, tena ca vittiṁ āpajjati; Un individuo così partecipa a conversazioni di quel tipo, pensando e valutando in linea con quello. Frequenta quel tipo di persone, e lo trova piacevole.

ākiñcaññāyatanapaṭisaṁyuttāya ca pana kathāya kacchamānāya na sussūsati, na sotaṁ odahati, na aññā cittaṁ upaṭṭhāpeti, na ca taṁ purisaṁ bhajati, na ca tena vittiṁ āpajjati. Ma quando sente una conversazione riguardo alla dimensione del nulla, non vuole ascoltare. Non ascolta attivamente né prova a comprendere. Non frequenta quel tipo di persone, e non lo trova piacevole.

Seyyathāpi, sunakkhatta, puriso manuññabhojanaṁ bhuttāvī chaḍḍeyya. Immagina qualcuno che mangia del buon cibo e lo vomita.

Taṁ kiṁ maññasi, sunakkhatta, Cosa ne pensi, Sunakkhatta?

api nu tassa purisassa tasmiṁ bhatte puna bhottukamyatā assā”ti? Quella persona vorrebbe rimangiarlo?”

“No hetaṁ, bhante”. “No, Signore.

“Taṁ kissa hetu”? Perché questo?

“Aduñhi, bhante, bhattaṁ paṭikūlasammatan”ti. Perché lo trova ripugnante”

“Evameva kho, sunakkhatta, nevasaññānāsaññāyatanādhimuttassa purisapuggalassa ye ākiñcaññāyatanasaṁyojane se vante. “Allo stesso modo, un individuo concentrato sulla dimensione della né percezione né non-percezione ha vomitato il legame alla dimensione del nulla.

So evamassa veditabbo: Devi sapere di lui:

‘ākiñcaññāyatanasaṁyojanena hi kho visaṁyutto nevasaññānāsaññāyatanādhimutto purisapuggalo’ti. ‘Quell’individuo è concentrato sulla dimensione della né percezione né non-percezione, poiché è distaccato da ciò che è collegato alla dimensione del nulla’.

Ṭhānaṁ kho panetaṁ, sunakkhatta, vijjati yaṁ idhekacco purisapuggalo sammā nibbānādhimutto assa. È possibile che un qualche individuo sia giustamente concentrato sull’estinzione.

Sammā nibbānādhimuttassa kho, sunakkhatta, purisapuggalassa tappatirūpī ceva kathā saṇṭhāti, tadanudhammañca anuvitakketi, anuvicāreti, tañca purisaṁ bhajati, tena ca vittiṁ āpajjati; Un individuo così partecipa a conversazioni di quel tipo, pensando e valutando in linea con quello. Frequenta quel tipo di persone, e lo trova piacevole.

nevasaññānāsaññāyatanapaṭisaṁyuttāya ca pana kathāya kacchamānāya na sussūsati, na sotaṁ odahati, na aññā cittaṁ upaṭṭhāpeti, na ca taṁ purisaṁ bhajati, na ca tena vittiṁ āpajjati. Ma quando sente una conversazione riguardo alla dimensione della né percezione né non-percezione, non vuole ascoltare. Non ascolta attivamente né prova a comprendere. Non frequenta quel tipo di persone, e non lo trova piacevole.

Seyyathāpi, sunakkhatta, tālo matthakacchinno abhabbo puna viruḷhiyā; Immagina una palma con la corona tagliata. È incapace di ulteriore crescita.

evameva kho, sunakkhatta, sammā nibbānādhimuttassa purisapuggalassa ye nevasaññānāsaññāyatanasaṁyojane se ucchinnamūle tālāvatthukate anabhāvaṅkate āyatiṁ anuppādadhamme. Allo stesso modo, un individuo concentrato sull’estinzione ha tagliato il legame alla dimensione della né percezione né non-percezione alla radice, l’ha reso come un ceppo di palma, obliterato, in modo che non sia in grado di manifestarsi in futuro.

So evamassa veditabbo: Devi sapere di lui:

‘nevasaññānāsaññāyatanasaṁyojanena hi kho visaṁyutto sammā nibbānādhimutto purisapuggalo’ti. ‘Quell’individuo è giustamente concentrato sull’estinzione poiché è distaccato da ciò che è collegato alla dimensione della né percezione né non-percezione’.

Ṭhānaṁ kho panetaṁ, sunakkhatta, vijjati yaṁ idhekaccassa bhikkhuno evamassa: È possibile che un certo monaco pensi:

‘taṇhā kho sallaṁ samaṇena vuttaṁ, avijjāvisadoso, chandarāgabyāpādena ruppati. ‘L’Asceta ha detto che la brama è un dardo; e che il veleno dell’ignoranza viene inflitto da desiderio e malevolenza.

Taṁ me taṇhāsallaṁ pahīnaṁ, apanīto avijjāvisadoso, sammā nibbānādhimuttohamasmī’ti. Ho abbandonato il dardo della brama e rimosso il veleno dell’ignoranza; sono giustamente concentrato sull’estinzione’.

Evaṁmāni assa atathaṁ samānaṁ. Con una tale presunzione, non basata sulla verità,

So yāni sammā nibbānādhimuttassa asappāyāni tāni anuyuñjeyya; asappāyaṁ cakkhunā rūpadassanaṁ anuyuñjeyya, asappāyaṁ sotena saddaṁ anuyuñjeyya, asappāyaṁ ghānena gandhaṁ anuyuñjeyya, asappāyaṁ jivhāya rasaṁ anuyuñjeyya, asappāyaṁ kāyena phoṭṭhabbaṁ anuyuñjeyya, asappāyaṁ manasā dhammaṁ anuyuñjeyya. partecipa a cose che non portano all’estinzione: forme, suoni, odori, sapori, tocchi, e idee inappropriate.

Tassa asappāyaṁ cakkhunā rūpadassanaṁ anuyuttassa, asappāyaṁ sotena saddaṁ anuyuttassa, asappāyaṁ ghānena gandhaṁ anuyuttassa, asappāyaṁ jivhāya rasaṁ anuyuttassa, asappāyaṁ kāyena phoṭṭhabbaṁ anuyuttassa, asappāyaṁ manasā dhammaṁ anuyuttassa rāgo cittaṁ anuddhaṁseyya. Facendo così, l’avidità gli infetta la mente,

So rāgānuddhaṁsitena cittena maraṇaṁ vā nigaccheyya maraṇamattaṁ vā dukkhaṁ. il che risulta in morte o dolore mortale.

Seyyathāpi, sunakkhatta, puriso sallena viddho assa savisena gāḷhūpalepanena. Immagina un uomo che viene colpito da una freccia imbevuta di veleno.

Tassa mittāmaccā ñātisālohitā bhisakkaṁ sallakattaṁ upaṭṭhāpeyyuṁ. I suoi amici e colleghi, parenti e conoscenti chiamano un chirurgo per curarlo.

Tassa so bhisakko sallakatto satthena vaṇamukhaṁ parikanteyya. Il chirurgo incide la ferita con un bisturi,

Satthena vaṇamukhaṁ parikantitvā esaniyā sallaṁ eseyya. poi scava alla ricerca della punta della freccia,

Esaniyā sallaṁ esitvā sallaṁ abbuheyya, apaneyya visadosaṁ saupādisesaṁ. la estrae, e rimuove il veleno, lasciando del residuo.

Saupādisesoti jānamāno so evaṁ vadeyya: Immaginando che non fosse rimasto alcun residuo, il chirurgo dice:

‘ambho purisa, ubbhataṁ kho te sallaṁ, apanīto visadoso saupādiseso. ‘Mio buon uomo, il dardo è stato estratto e il veleno rimosso senza alcun residuo.

Analañca te antarāyāya. Ma è possibile che ti faccia ancora male.

Sappāyāni ceva bhojanāni bhuñjeyyāsi, mā te asappāyāni bhojanāni bhuñjato vaṇo assāvī assa. Mangia solo cibo appropriato. Non mangiare cibo inappropriato, altrimenti la ferita potrebbe infettarsi.

Kālena kālañca vaṇaṁ dhoveyyāsi, kālena kālaṁ vaṇamukhaṁ ālimpeyyāsi, mā te na kālena kālaṁ vaṇaṁ dhovato na kālena kālaṁ vaṇamukhaṁ ālimpato pubbalohitaṁ vaṇamukhaṁ pariyonandhi. Lava la ferita regolarmente e ungila, altrimenti potrebbe ricoprirsi di pus e sangue.

Mā ca vātātape cārittaṁ anuyuñji, mā te vātātape cārittaṁ anuyuttassa rajosūkaṁ vaṇamukhaṁ anuddhaṁsesi. Non camminare troppo al vento o al sole, altrimenti la polvere e lo sporco potrebbero infettare la ferita.

Vaṇānurakkhī ca, ambho purisa, vihareyyāsi vaṇasāropī’ti. Prenditi cura della ferita, mio buon signore, guariscila’.

Tassa evamassa: Il paziente pensa:

‘ubbhataṁ kho me sallaṁ, apanīto visadoso anupādiseso. ‘Il dardo è stato estratto e il veleno rimosso senza alcun residuo.

Analañca me antarāyāyā’ti. non può più farmi del male’.

So asappāyāni ceva bhojanāni bhuñjeyya. Tassa asappāyāni bhojanāni bhuñjato vaṇo assāvī assa. Mangia cibo inappropriato e la ferita si infetta.

Na ca kālena kālaṁ vaṇaṁ dhoveyya, na ca kālena kālaṁ vaṇamukhaṁ ālimpeyya. Tassa na kālena kālaṁ vaṇaṁ dhovato, na kālena kālaṁ vaṇamukhaṁ ālimpato pubbalohitaṁ vaṇamukhaṁ pariyonandheyya. Non lava la ferita regolarmente e non la unge, quindi si ricoprire di pus e sangue.

Vātātape ca cārittaṁ anuyuñjeyya. Tassa vātātape cārittaṁ anuyuttassa rajosūkaṁ vaṇamukhaṁ anuddhaṁseyya. Cammina troppo al vento o al sole, quindi la polvere e lo sporco infettano la ferita.

Na ca vaṇānurakkhī vihareyya na vaṇasāropī. Non si prende cura della ferita e non la guarisce.

Tassa imissā ca asappāyakiriyāya, asuci visadoso apanīto saupādiseso tadubhayena vaṇo puthuttaṁ gaccheyya. Poi sia perché ha fatto ciò che era inappropriato, e per il residuo del veleno, la ferita si allarga,

So puthuttaṁ gatena vaṇena maraṇaṁ vā nigaccheyya maraṇamattaṁ vā dukkhaṁ. il che risulta in morte o dolore mortale.

Evameva kho, sunakkhatta, ṭhānametaṁ vijjati yaṁ idhekaccassa bhikkhuno evamassa: Allo stesso modo, è possibile che un certo monaco pensi:

‘taṇhā kho sallaṁ samaṇena vuttaṁ, avijjāvisadoso chandarāgabyāpādena ruppati. ‘L’Asceta ha detto che la brama è un dardo; e che il veleno dell’ignoranza viene inflitto da desiderio e malevolenza.

Taṁ me taṇhāsallaṁ pahīnaṁ, apanīto avijjāvisadoso, sammā nibbānādhimuttohamasmī’ti. Ho abbandonato il dardo della brama e rimosso il veleno dell’ignoranza; sono giustamente concentrato sull’estinzione’.

Evaṁmāni assa atathaṁ samānaṁ. Con una tale presunzione, non basata sulla verità,

So yāni sammā nibbānādhimuttassa asappāyāni tāni anuyuñjeyya, asappāyaṁ cakkhunā rūpadassanaṁ anuyuñjeyya, asappāyaṁ sotena saddaṁ anuyuñjeyya, asappāyaṁ ghānena gandhaṁ anuyuñjeyya, asappāyaṁ jivhāya rasaṁ anuyuñjeyya, asappāyaṁ kāyena phoṭṭhabbaṁ anuyuñjeyya, asappāyaṁ manasā dhammaṁ anuyuñjeyya. partecipa a cose che non portano all’estinzione: forme, suoni, odori, sapori, tocchi, e idee inappropriate.

Tassa asappāyaṁ cakkhunā rūpadassanaṁ anuyuttassa, asappāyaṁ sotena saddaṁ anuyuttassa, asappāyaṁ ghānena gandhaṁ anuyuttassa, asappāyaṁ jivhāya rasaṁ anuyuttassa, asappāyaṁ kāyena phoṭṭhabbaṁ anuyuttassa, asappāyaṁ manasā dhammaṁ anuyuttassa rāgo cittaṁ anuddhaṁseyya. Facendo così, l’avidità gli infetta la mente,

So rāgānuddhaṁsitena cittena maraṇaṁ vā nigaccheyya maraṇamattaṁ vā dukkhaṁ. il che risulta in morte o dolore mortale.

Maraṇañhetaṁ, sunakkhatta, ariyassa vinaye yo sikkhaṁ paccakkhāya hīnāyāvattati; Poiché è morte nell’insegnamento nobile dimettersi dall’insegnamento e tornare a vita inferiore.

maraṇamattañhetaṁ, sunakkhatta, dukkhaṁ yaṁ aññataraṁ saṅkiliṭṭhaṁ āpattiṁ āpajjati. Ed è dolore mortale commettere una della offese corrotte.

Ṭhānaṁ kho panetaṁ, sunakkhatta, vijjati yaṁ idhekaccassa bhikkhuno evamassa: È possibile che un certo monaco pensi:

‘taṇhā kho sallaṁ samaṇena vuttaṁ, avijjāvisadoso chandarāgabyāpādena ruppati. ‘L’Asceta ha detto che la brama è un dardo; e che il veleno dell’ignoranza viene inflitto da desiderio e malevolenza.

Taṁ me taṇhāsallaṁ pahīnaṁ, apanīto avijjāvisadoso, sammā nibbānādhimuttohamasmī’ti. Ho abbandonato il dardo della brama e rimosso il veleno dell’ignoranza; sono giustamente concentrato sull’estinzione’.

Sammā nibbānādhimuttasseva sato so yāni sammā nibbānādhimuttassa asappāyāni tāni nānuyuñjeyya, asappāyaṁ cakkhunā rūpadassanaṁ nānuyuñjeyya, asappāyaṁ sotena saddaṁ nānuyuñjeyya, asappāyaṁ ghānena gandhaṁ nānuyuñjeyya, asappāyaṁ jivhāya rasaṁ nānuyuñjeyya, asappāyaṁ kāyena phoṭṭhabbaṁ nānuyuñjeyya, asappāyaṁ manasā dhammaṁ nānuyuñjeyya. Essendo giustamente concentrato sull’estinzione, non partecipa a cose che non portano all’estinzione: forme, suoni, odori, sapori, tocchi, e idee inappropriate.

Tassa asappāyaṁ cakkhunā rūpadassanaṁ nānuyuttassa, asappāyaṁ sotena saddaṁ nānuyuttassa, asappāyaṁ ghānena gandhaṁ nānuyuttassa, asappāyaṁ jivhāya rasaṁ nānuyuttassa, asappāyaṁ kāyena phoṭṭhabbaṁ nānuyuttassa, asappāyaṁ manasā dhammaṁ nānuyuttassa rāgo cittaṁ nānuddhaṁseyya. Facendo così, l’avidità non gli infetta la mente,

So na rāgānuddhaṁsitena cittena neva maraṇaṁ vā nigaccheyya na maraṇamattaṁ vā dukkhaṁ. il che non risulta in morte o dolore mortale.

Seyyathāpi, sunakkhatta, puriso sallena viddho assa savisena gāḷhūpalepanena. Immagina un uomo che viene colpito da una freccia imbevuta di veleno.

Tassa mittāmaccā ñātisālohitā bhisakkaṁ sallakattaṁ upaṭṭhāpeyyuṁ. I suoi amici e colleghi, parenti e conoscenti chiamano un chirurgo per curarlo.

Tassa so bhisakko sallakatto satthena vaṇamukhaṁ parikanteyya. Il chirurgo incide la ferita con un bisturi,

Satthena vaṇamukhaṁ parikantitvā esaniyā sallaṁ eseyya. poi scava alla ricerca della punta della freccia,

Esaniyā sallaṁ esitvā sallaṁ abbuheyya, apaneyya visadosaṁ anupādisesaṁ. la estrae, e rimuove il veleno, non lasciando alcun residuo.

Anupādisesoti jānamāno so evaṁ vadeyya: Sapendo che non è rimasto alcun residuo, il chirurgo dice:

‘ambho purisa, ubbhataṁ kho te sallaṁ, apanīto visadoso anupādiseso. ‘Mio buon uomo, il dardo è stato estratto e il veleno rimosso senza alcun residuo.

Analañca te antarāyāya. non può più farti del male.

Sappāyāni ceva bhojanāni bhuñjeyyāsi, mā te asappāyāni bhojanāni bhuñjato vaṇo assāvī assa. Mangia solo cibo appropriato. Non mangiare cibo inappropriato, altrimenti la ferita potrebbe infettarsi.

Kālena kālañca vaṇaṁ dhoveyyāsi, kālena kālaṁ vaṇamukhaṁ ālimpeyyāsi. Mā te na kālena kālaṁ vaṇaṁ dhovato na kālena kālaṁ vaṇamukhaṁ ālimpato pubbalohitaṁ vaṇamukhaṁ pariyonandhi. Lava la ferita regolarmente e ungila, altrimenti potrebbe ricoprirsi di pus e sangue.

Mā ca vātātape cārittaṁ anuyuñji, mā te vātātape cārittaṁ anuyuttassa rajosūkaṁ vaṇamukhaṁ anuddhaṁsesi. Non camminare troppo al vento o al sole, altrimenti la polvere e lo sporco potrebbero infettare la ferita.

Vaṇānurakkhī ca, ambho purisa, vihareyyāsi vaṇasāropī’ti. Prenditi cura della ferita, mio buon signore, guariscila’.

Tassa evamassa: Il paziente pensa:

‘ubbhataṁ kho me sallaṁ, apanīto visadoso anupādiseso. ‘Il dardo è stato estratto e il veleno rimosso senza alcun residuo.

Analañca me antarāyāyā’ti. non può più farmi del male’.

So sappāyāni ceva bhojanāni bhuñjeyya. Tassa sappāyāni bhojanāni bhuñjato vaṇo na assāvī assa. Mangia cibo appropriato e la ferita non si infetta.

Kālena kālañca vaṇaṁ dhoveyya, kālena kālaṁ vaṇamukhaṁ ālimpeyya. Tassa kālena kālaṁ vaṇaṁ dhovato kālena kālaṁ vaṇamukhaṁ ālimpato na pubbalohitaṁ vaṇamukhaṁ pariyonandheyya. Lava la ferita regolarmente e la unge, quindi non si ricoprire di pus e sangue.

Na ca vātātape cārittaṁ anuyuñjeyya. Tassa vātātape cārittaṁ ananuyuttassa rajosūkaṁ vaṇamukhaṁ nānuddhaṁseyya. Non cammina troppo al vento o al sole, quindi la polvere e lo sporco non infettano la ferita.

Vaṇānurakkhī ca vihareyya vaṇasāropī. E si prende cura della ferita e la guarisce.

Tassa imissā ca sappāyakiriyāya asu ca visadoso apanīto anupādiseso tadubhayena vaṇo viruheyya. Poi sia perché ha fatto ciò che era appropriato, e per il fatto che non c’era residuo di veleno, la ferita guarisce,

So ruḷhena vaṇena sañchavinā neva maraṇaṁ vā nigaccheyya na maraṇamattaṁ vā dukkhaṁ. il che non risulta in morte o dolore mortale.

Evameva kho, sunakkhatta, ṭhānametaṁ vijjati yaṁ idhekaccassa bhikkhuno evamassa: Allo stesso modo, è possibile che un certo monaco pensi:

‘taṇhā kho sallaṁ samaṇena vuttaṁ, avijjāvisadoso chandarāgabyāpādena ruppati. ‘L’Asceta ha detto che la brama è un dardo; e che il veleno dell’ignoranza viene inflitto da desiderio e malevolenza.

Taṁ me taṇhāsallaṁ pahīnaṁ, apanīto avijjāvisadoso, sammā nibbānādhimuttohamasmī’ti. Ho abbandonato il dardo della brama e rimosso il veleno dell’ignoranza; sono giustamente concentrato sull’estinzione’.

Sammā nibbānādhimuttasseva sato so yāni sammā nibbānādhimuttassa asappāyāni tāni nānuyuñjeyya, asappāyaṁ cakkhunā rūpadassanaṁ nānuyuñjeyya, asappāyaṁ sotena saddaṁ nānuyuñjeyya, asappāyaṁ ghānena gandhaṁ nānuyuñjeyya, asappāyaṁ jivhāya rasaṁ nānuyuñjeyya, asappāyaṁ kāyena phoṭṭhabbaṁ nānuyuñjeyya, asappāyaṁ manasā dhammaṁ nānuyuñjeyya. Essendo giustamente concentrato sull’estinzione, non partecipa a cose che non portano all’estinzione: forme, suoni, odori, sapori, tocchi, e idee inappropriate.

Tassa asappāyaṁ cakkhunā rūpadassanaṁ nānuyuttassa, asappāyaṁ sotena saddaṁ nānuyuttassa, asappāyaṁ ghānena gandhaṁ nānuyuttassa, asappāyaṁ jivhāya rasaṁ nānuyuttassa, asappāyaṁ kāyena phoṭṭhabbaṁ nānuyuttassa, asappāyaṁ manasā dhammaṁ nānuyuttassa, rāgo cittaṁ nānuddhaṁseyya. Facendo così, l’avidità non gli infetta la mente,

So na rāgānuddhaṁsitena cittena neva maraṇaṁ vā nigaccheyya na maraṇamattaṁ vā dukkhaṁ. il che non risulta in morte o dolore mortale.

Upamā kho me ayaṁ, sunakkhatta, katā atthassa viññāpanāya. Ho inventato questa similitudine per illustrare un punto.

Ayaṁyevettha attho—E questo è ciò che significa:

vaṇoti kho, sunakkhatta, channetaṁ ajjhattikānaṁ āyatanānaṁ adhivacanaṁ; ‘Ferita’ sta per i sei campi sensoriali interni.

visadosoti kho, sunakkhatta, avijjāyetaṁ adhivacanaṁ; ‘Veleno’ sta per l’ignoranza.

sallanti kho, sunakkhatta, taṇhāyetaṁ adhivacanaṁ; ‘Dardo’ sta per la brama.

esanīti kho, sunakkhatta, satiyāyetaṁ adhivacanaṁ; ‘Scavare’ sta per la consapevolezza.

satthanti kho, sunakkhatta, ariyāyetaṁ paññāya adhivacanaṁ; ‘Bisturi’ sta per la saggezza nobile.

bhisakko sallakattoti kho, sunakkhatta, tathāgatassetaṁ adhivacanaṁ arahato sammāsambuddhassa. ‘Chirurgo’ sta per il Realizzato, il perfetto, il Buddha completamente risvegliato.

So vata, sunakkhatta, bhikkhu chasu phassāyatanesu saṁvutakārī. In verità, Sunakkhatta, quel monaco sta praticando contegno per quanto riguarda i sei campi di contatto.

‘Upadhi dukkhassa mūlan’ti—iti viditvā nirupadhi upadhisaṅkhaye vimutto upadhismiṁ vā kāyaṁ upasaṁharissati cittaṁ vā uppādessatīti—netaṁ ṭhānaṁ vijjati. Comprendendo che l’attaccamento è la radice della sofferenza, viene liberato attraverso l’eliminazione dagli attaccamenti. Non è possibile che applichi il corpo o interessi la mente a qualsiasi attaccamento.

Seyyathāpi, sunakkhatta, āpānīyakaṁso vaṇṇasampanno gandhasampanno rasasampanno; Immagina una tazza di bronzo con una bevanda dal bel colore, aroma, e sapore.

so ca kho visena saṁsaṭṭho. Ma è mista a veleno.

Atha puriso āgaccheyya jīvitukāmo amaritukāmo sukhakāmo dukkhapaṭikūlo. Poi arriva una persona che vuole vivere e non vuole morire, che vuole essere felice e rifugge dal dolore.

Taṁ kiṁ maññasi, sunakkhatta, Cosa ne pensi, Sunakkhatta?

api nu so puriso amuṁ āpānīyakaṁsaṁ piveyya yaṁ jaññā: Quella persona berrebbe quella bevanda se sapesse che

‘imāhaṁ pivitvā maraṇaṁ vā nigacchāmi maraṇamattaṁ vā dukkhan’”ti? ciò risulterebbe in morte o dolore mortale?”

“No hetaṁ, bhante”. “No, Signore”

“Evameva kho, sunakkhatta, so vata bhikkhu chasu phassāyatanesu saṁvutakārī. “Allo stesso modo, Sunakkhatta, quel monaco pratica contegno per quanto riguarda i sei campi di contatto.

‘Upadhi dukkhassa mūlan’ti—iti viditvā nirupadhi upadhisaṅkhaye vimutto upadhismiṁ vā kāyaṁ upasaṁharissati cittaṁ vā uppādessatīti—netaṁ ṭhānaṁ vijjati. Comprendendo che l’attaccamento è la radice della sofferenza, viene liberato attraverso l’eliminazione dagli attaccamenti. Non è possibile che applichi il corpo o interessi la mente a qualsiasi attaccamento.

Seyyathāpi, sunakkhatta, āsīviso ghoraviso. Immagina una vipera letale.

Atha puriso āgaccheyya jīvitukāmo amaritukāmo sukhakāmo dukkhapaṭikūlo. Poi arriva una persona che vuole vivere e non vuole morire, che vuole essere felice e rifugge dal dolore.

Taṁ kiṁ maññasi, sunakkhatta, Cosa ne pensi, Sunakkhatta?

api nu so puriso amussa āsīvisassa ghoravisassa hatthaṁ vā aṅguṭṭhaṁ vā dajjā yaṁ jaññā: Quella persona darebbe la mano o il dito alla vipera se sapesse che

‘imināhaṁ daṭṭho maraṇaṁ vā nigacchāmi maraṇamattaṁ vā dukkhan’”ti? ciò risulterebbe in morte o dolore mortale?”

“No hetaṁ, bhante”. “No, Signore”

“Evameva kho, sunakkhatta, so vata bhikkhu chasu phassāyatanesu saṁvutakārī. “Allo stesso modo, Sunakkhatta, quel monaco pratica contegno per quanto riguarda i sei campi di contatto.

‘Upadhi dukkhassa mūlan’ti—iti viditvā nirupadhi upadhisaṅkhaye vimutto upadhismiṁ vā kāyaṁ upasaṁharissati cittaṁ vā uppādessatīti—Comprendendo che l’attaccamento è la radice della sofferenza, viene liberato attraverso l’eliminazione dagli attaccamenti. Non è possibile che applichi il corpo o interessi la mente a qualsiasi attaccamento”.

netaṁ ṭhānaṁ vijjatī”ti.

Idamavoca bhagavā. Questo è ciò che il Buddha disse.

Attamano sunakkhatto licchaviputto bhagavato bhāsitaṁ abhinandīti. Contento, Sunakkhatta il Licchavi trasse piacere da ciò che il Buddha disse.

Sunakkhattasuttaṁ niṭṭhitaṁ pañcamaṁ.
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