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Majjhima Nikāya 98 Discorsi medi 98
Vāseṭṭhasutta Il discorso con Vāseṭṭha
Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.
ekaṁ samayaṁ bhagavā icchānaṅgale viharati icchānaṅgalavanasaṇḍe. Una volta il Buddha dimorava in una foresta vicino a Icchānaṅgala.
Tena kho pana samayena sambahulā abhiññātā abhiññātā brāhmaṇamahāsālā icchānaṅgale paṭivasanti, seyyathidaṁ—In quell’occasione vari bramini illustri e benestanti risiedevano a Icchānaṅgala. Tra loro c’erano
caṅkī brāhmaṇo, tārukkho brāhmaṇo, pokkharasāti brāhmaṇo, jāṇussoṇi brāhmaṇo, todeyyo brāhmaṇo, aññe ca abhiññātā abhiññātā brāhmaṇamahāsālā. i bramini Caṅkī, Tārukkha, Pokkharasāti, Jānussoṇi, Todeyya, e altri.
Atha kho vāseṭṭhabhāradvājānaṁ māṇavānaṁ jaṅghāvihāraṁ anucaṅkamantānaṁ anuvicarantānaṁ ayamantarākathā udapādi: Mentre gli studenti braminici Vāseṭṭha e Bhāradvāja facevano una passeggiata, iniziarono a discutere sulla domanda:
“kathaṁ, bho, brāhmaṇo hotī”ti? “Come si diventa un bramino?”
Bhāradvājo māṇavo evamāha: Bhāradvāja disse:
“yato kho, bho, ubhato sujāto mātito ca pitito ca saṁsuddhagahaṇiko yāva sattamā pitāmahayugā akkhitto anupakkuṭṭho jātivādena—“Quando si è di buona casta da entrambi i lati di madre e padre, di discendenza pura, con genealogia inconfutabile e impeccabile fino alla settima generazione paterna,
ettāvatā kho, bho, brāhmaṇo hotī”ti. allora si è un bramino”.
Vāseṭṭho māṇavo evamāha: Vāseṭṭha disse:
“yato kho, bho, sīlavā ca hoti vattasampanno ca—“Quando si è etici e si adempiono i propri compiti,
ettāvatā kho, bho, brāhmaṇo hotī”ti. allora si è un bramino”.
Neva kho asakkhi bhāradvājo māṇavo vāseṭṭhaṁ māṇavaṁ saññāpetuṁ, na pana asakkhi vāseṭṭho māṇavo bhāradvājaṁ māṇavaṁ saññāpetuṁ. Ma nessuno dei due era in grado di persuadere l’altro.
Atha kho vāseṭṭho māṇavo bhāradvājaṁ māṇavaṁ āmantesi: Allora Vāseṭṭha disse a Bhāradvāja:
“ayaṁ kho, bho bhāradvāja, samaṇo gotamo sakyaputto sakyakulā pabbajito icchānaṅgale viharati icchānaṅgalavanasaṇḍe. “Signor Bhāradvāja, l’asceta Gotama, un Sakya, che ha lasciato casa da una famiglia Sakya, si trova in una foresta vicino a Icchānaṅgala.
Taṁ kho pana bhavantaṁ gotamaṁ evaṁ kalyāṇo kittisaddo abbhuggato: Ha questa buona reputazione:
‘itipi so bhagavā arahaṁ sammāsambuddho vijjācaraṇasampanno sugato lokavidū anuttaro purisadammasārathi satthā devamanussānaṁ buddho bhagavā’ti. ‘Il Beato è perfetto, un Buddha completamente risvegliato, esperto di conoscenza e condotta, santo, conoscitore del mondo, guida suprema per coloro che desiderano addestrarsi, insegnante di esseri celesti e umani, risvegliato, beato’.
Āyāma, bho bhāradvāja, yena samaṇo gotamo tenupasaṅkamissāma; upasaṅkamitvā samaṇaṁ gotamaṁ etamatthaṁ pucchissāma. Vieni, andiamo da lui e chiediamogli a riguardo.
Yathā no samaṇo gotamo byākarissati tathā naṁ dhāressāmā”ti. Ricorderemo come risponderà”
“Evaṁ, bho”ti kho bhāradvājo māṇavo vāseṭṭhassa māṇavassa paccassosi. “Sì, signore”, rispose Bhāradvāja.
Atha kho vāseṭṭhabhāradvājā māṇavā yena bhagavā tenupasaṅkamiṁsu; upasaṅkamitvā bhagavatā saddhiṁ sammodiṁsu. Allora andarono dal Buddha e ci scambiarono saluti.
Sammodanīyaṁ kathaṁ sāraṇīyaṁ vītisāretvā ekamantaṁ nisīdiṁsu. Una volta che i saluti e cordialità terminarono, si sedettero a lato,
Ekamantaṁ nisinno kho vāseṭṭho māṇavo bhagavantaṁ gāthāhi ajjhabhāsi: e Vāseṭṭha si rivolse al Buddha in poesia:
“Anuññātapaṭiññātā, “Siamo entrambi maestri autorizzati
tevijjā mayamasmubho; delle tre Veda.
Ahaṁ pokkharasātissa, Io sono studente di Pokkharasāti,
tārukkhassāyaṁ māṇavo. e lui di Tārukkha.
Tevijjānaṁ yadakkhātaṁ, Siamo del tutto qualificati
tatra kevalinosmase; in tutto ciò che gli esperti vedici insegnano.
Padakasmā veyyākaraṇā, Come filologi e grammatici,
jappe ācariyasādisā; siamo allo stesso livello dei nostri maestri nella recitazione.
Tesaṁ no jātivādasmiṁ, Una disputa è sorta tra noi
vivādo atthi gotama. riguardo la genealogia.
Jātiyā brāhmaṇo hoti, Poiché Bhāradvāja dice che
bhāradvājo iti bhāsati; si è bramini per nascita,
Ahañca kammunā brūmi, ma io dico sia per le proprie azioni.
evaṁ jānāhi cakkhuma. Oh, Chiaroveggente, sappi che questo è il nostro dibattito.
Te na sakkoma ñāpetuṁ, Dato che nessuno di noi due fu in grado
aññamaññaṁ mayaṁ ubho; di convincere l’altro,
Bhavantaṁ puṭṭhumāgamā, siamo venuti a chiedere a lei, Signore,
sambuddhaṁ iti vissutaṁ. conosciuto come il Risvegliato.
Candaṁ yathā khayātītaṁ, Come la gente onora con mani giunte
pecca pañjalikā janā; la luna in fase crescente,
Vandamānā namassanti, inchinandosi, venerano
lokasmiṁ gotamaṁ. Gotama sulla Terra.
Cakkhuṁ loke samuppannaṁ, Chiediamo questo a Gotama,
mayaṁ pucchāma gotamaṁ; l’Occhio apparso nel mondo:
Jātiyā brāhmaṇo hoti, si è bramino per nascita,
udāhu bhavati kammunā; o forse per azioni?
Ajānataṁ no pabrūhi, Non lo sappiamo, per favore ce lo dica,
yathā jānemu brāhmaṇan”ti. così da poter riconoscere un bramino”
“Tesaṁ vo ahaṁ byakkhissaṁ, “Vi spiego”,
(vāseṭṭhāti bhagavā) disse il Buddha,
Anupubbaṁ yathātathaṁ; “accuratamente e in sequenza,
Jātivibhaṅgaṁ pāṇānaṁ, la tassonomia delle creature viventi,
Aññamaññāhi jātiyo. poiché le specie sono davvero molte.
Tiṇarukkhepi jānātha, Sappiate dell’erba e degli alberi,
na cāpi paṭijānare; sebbene non abbiano auto-coscienza.
Liṅgaṁ jātimayaṁ tesaṁ, Sono definiti per nascita,
aññamaññā hi jātiyo. poiché le specie sono davvero molte.
Tato kīṭe paṭaṅge ca, Poi ci sono cimici e falene,
yāva kunthakipillike; e così via, fino a formiche e termiti.
Liṅgaṁ jātimayaṁ tesaṁ, Sono definite per nascita,
aññamaññā hi jātiyo. poiché le specie sono davvero molte.
Catuppadepi jānātha, Sappiate anche dei quadrupedi,
khuddake ca mahallake; sia piccoli che grandi.
Liṅgaṁ jātimayaṁ tesaṁ, Sono definiti per nascita,
aññamaññā hi jātiyo. poiché le specie sono davvero molte.
Pādudarepi jānātha, Sappiate anche dei lunghi serpenti,
urage dīghapiṭṭhike; che strisciano sulla pancia.
Liṅgaṁ jātimayaṁ tesaṁ, Sono definiti per nascita,
aññamaññā hi jātiyo. poiché le specie sono davvero molte.
Tato macchepi jānātha, Poi sappiate dei pesci,
udake vārigocare; che abitano l’acqua.
Liṅgaṁ jātimayaṁ tesaṁ, Sono definiti per nascita,
aññamaññā hi jātiyo. poiché le specie sono davvero molte.
Tato pakkhīpi jānātha, Poi sappiate degli uccelli,
pattayāne vihaṅgame; carrozze alate che volano.
Liṅgaṁ jātimayaṁ tesaṁ, Sono definiti per nascita,
aññamaññā hi jātiyo. poiché le specie sono davvero molte.
Yathā etāsu jātīsu, Mentre la differenza tra queste specie
liṅgaṁ jātimayaṁ puthu; è definita per nascita,
Evaṁ natthi manussesu, la differenza tra gli umani
liṅgaṁ jātimayaṁ puthu. non è definita per nascita.
Na kesehi na sīsehi, Né per capelli né per testa,
na kaṇṇehi na akkhīhi; né per orecchio né per occhio,
Na mukhena na nāsāya, né per bocca né per naso,
na oṭṭhehi bhamūhi vā. né per labbra né per sopracciglia,
Na gīvāya na aṁsehi, né per spalle né per collo,
na udarena na piṭṭhiyā; né per pancia né per schiena,
Na soṇiyā na urasā, né per glutei né per petto,
na sambādhe na methune. né per inguine né per genitali,
Na hatthehi na pādehi, né per mani né per piedi,
naṅgulīhi nakhehi vā; né per dita né per unghie,
Na jaṅghāhi na ūrūhi, né per ginocchia né per cosce,
na vaṇṇena sarena vā; né per colore né per voce:
Liṅgaṁ jātimayaṁ neva, nessuno di questi è definito per nascita
yathā aññāsu jātisu. come per le altre specie.
Paccattañca sarīresu, Nei singoli corpi umani
manussesvetaṁ na vijjati; non si trovano tali distinzioni.
Vokārañca manussesu, Le differenze tra umani
samaññāya pavuccati. sono convenzioni.
Yo hi koci manussesu, Chi tra gli umani
gorakkhaṁ upajīvati; tiene bestiame:
Evaṁ vāseṭṭha jānāhi, conoscilo, Vāseṭṭha, come
kassako so na brāhmaṇo. un contadino, non un bramino.
Yo hi koci manussesu, Chi tra gli umani
puthusippena jīvati; vive delle varie professioni:
Evaṁ vāseṭṭha jānāhi, conoscilo, Vāseṭṭha, come
sippiko so na brāhmaṇo. un lavoratore, non un bramino.
Yo hi koci manussesu, Chi tra gli umani
vohāraṁ upajīvati; vive di commercio:
Evaṁ vāseṭṭha jānāhi, conoscilo, Vāseṭṭha, come
vāṇijo so na brāhmaṇo. un commerciante, non un bramino.
Yo hi koci manussesu, Chi tra gli umani
parapessena jīvati; serve gli altri:
Evaṁ vāseṭṭha jānāhi, conoscilo, Vāseṭṭha, come
pessako so na brāhmaṇo. un servo, non un bramino.
Yo hi koci manussesu, Chi tra gli umani
adinnaṁ upajīvati; ruba:
Evaṁ vāseṭṭha jānāhi, conoscilo, Vāseṭṭha, come
coro eso na brāhmaṇo. un bandito, non un bramino.
Yo hi koci manussesu, Chi tra gli umani
issatthaṁ upajīvati; lancia frecce:
Evaṁ vāseṭṭha jānāhi, conoscilo, Vāseṭṭha, come
yodhājīvo na brāhmaṇo. un soldato, non un bramino.
Yo hi koci manussesu, Chi tra gli umani
porohiccena jīvati; fa il prete:
Evaṁ vāseṭṭha jānāhi, conoscilo, Vāseṭṭha, come
yājako so na brāhmaṇo. un sacerdote, non un bramino.
Yo hi koci manussesu, Chi tra gli umani
gāmaṁ raṭṭhañca bhuñjati; tassa villaggi e nazione:
Evaṁ vāseṭṭha jānāhi, conoscilo, Vāseṭṭha, come
rājā eso na brāhmaṇo. un sovrano, non un bramino.
Na cāhaṁ brāhmaṇaṁ brūmi, Non chiamo qualcuno bramino
yonijaṁ mattisambhavaṁ; secondo il grembo materno da cui è nato.
Bhovādi nāma so hoti, Se ha ancora attaccamenti,
sace hoti sakiñcano; è solo qualcuno che dice ‘Signore’.
Akiñcanaṁ anādānaṁ, Non possedere nulla, non prendere nulla:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Sabbasaṁyojanaṁ chetvā, Avendo tagliato ogni catena
yo ve na paritassati; non ha ansia;
Saṅgātigaṁ visaṁyuttaṁ, Ha sciolto le catene ed è distaccato:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Chetvā naddhiṁ varattañca, Ha tagliato la cinghia e tolto l’imbracatura,
sandānaṁ sahanukkamaṁ; redini e briglie;
Ukkhittapalighaṁ buddhaṁ, con traversa alzata, è risvegliato:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Akkosaṁ vadhabandhañca, Abusi, uccisioni, imprigionamenti:
aduṭṭho yo titikkhati; li sopporta senza rabbia.
Khantībalaṁ balānīkaṁ, La pazienza è il suo potente esercito:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Akkodhanaṁ vatavantaṁ, Non irritabile né pretenzioso,
sīlavantaṁ anussadaṁ; doveroso verso precetti e osservanze,
Dantaṁ antimasārīraṁ, domato, porta il suo ultimo corpo:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Vāripokkharapatteva, Come la pioggia su una foglia di loto,
āraggeriva sāsapo; come un seme di senape sulla punta di uno spillo,
Yo na limpati kāmesu, i piaceri dei sensi gli scivolano addosso:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Yo dukkhassa pajānāti, Comprende dentro sé
idheva khayamattano; la fine della sofferenza in questa vita;
Pannabhāraṁ visaṁyuttaṁ, con fardello riposto, distaccato:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Gambhīrapaññaṁ medhāviṁ, Profondo in saggezza, intelligente,
maggāmaggassa kovidaṁ; esperto in ciò che è il percorso e ciò che non è il percorso;
Uttamatthamanuppattaṁ, giunto all’obbiettivo supremo:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Asaṁsaṭṭhaṁ gahaṭṭhehi, Non si mischia tra
anāgārehi cūbhayaṁ; laici né tra mendicanti;
Anokasārimappicchaṁ, un migrante senza riparo, con pochi desideri:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Nidhāya daṇḍaṁ bhūtesu, Ha riposto la violenza
tasesu thāvaresu ca; contro creature piccole e grandi;
Yo na hanti na ghāteti, né uccidendo né incitando gli altri a uccidere:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Aviruddhaṁ viruddhesu, Non combattendo tra coloro che combattono,
attadaṇḍesu nibbutaṁ; estinto tra coloro che sono armati,
Sādānesu anādānaṁ, non prendendo tra coloro che prendono:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Yassa rāgo ca doso ca, Ha scartato avidità e odio,
māno makkho ca ohito; assieme a presunzione e disprezzo,
Sāsaporiva āraggā, come un seme di senape sulla punta di uno spillo:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Akakkasaṁ viññāpaniṁ, Le parole che pronuncia
giraṁ saccaṁ udīraye; sono dolci, informative, e vere,
Yāya nābhisajje kiñci, e non offendono nessuno:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Yo ca dīghaṁ va rassaṁ vā, Non ruba nulla al mondo,
aṇuṁ thūlaṁ subhāsubhaṁ; lungo o corto,
Loke adinnaṁ nādeti, raffinato o grossolano, bello o brutto:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Āsā yassa na vijjanti, Non ha speranze
asmiṁ loke paramhi ca; per questo mondo né per il prossimo;
Nirāsāsaṁ visaṁyuttaṁ, senza bisogno di speranza, distaccato:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Yassālayā na vijjanti, Non si attacca a nulla,
aññāya akathaṅkathiṁ; la conoscenza lo ha liberato dall’indecisione,
Amatogadhaṁ anuppattaṁ, è giunto alla culminazione della libertà dalla morte:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Yodhapuññañca pāpañca, È sfuggito alla trappola
ubho saṅgaṁ upaccagā; delle azioni sia buone che cattive;
Asokaṁ virajaṁ suddhaṁ, senza tristezza, senza macchie, puro:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Candaṁ va vimalaṁ suddhaṁ, Puro come la luna senza macchie,
vippasannaṁ anāvilaṁ; limpido e indisturbato,
Nandībhavaparikkhīṇaṁ, ha posto fine al desiderio di esistere:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Yo imaṁ palipathaṁ duggaṁ, Ha attraversato questa palude estenuante
saṁsāraṁ mohamaccagā; d’illusione, la trasmigrazione.
Tiṇṇo pāraṅgato jhāyī, Praticando l’estasi nel silenzio, libero dall’indecisione,
anejo akathaṅkathī; ha raggiunto la sponda lontana.
Anupādāya nibbuto, Si è estinto tramite il distacco:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Yodhakāme pahantvāna, Ha abbandonato la stimolazione dei sensi,
anāgāro paribbaje; e ha lasciato la vita di casa;
Kāmabhavaparikkhīṇaṁ, ha posto fine alla rinascita nel regno dei sensi:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Yodhataṇhaṁ pahantvāna, Ha abbandonato la brama,
anāgāro paribbaje; e ha lasciato la vita di casa;
Taṇhābhavaparikkhīṇaṁ, ha posto fine alla brama di esistere:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Hitvā mānusakaṁ yogaṁ, Ha gettato via il giogo umano,
dibbaṁ yogaṁ upaccagā; e si è tolto il giogo paradisiaco;
Sabbayogavisaṁyuttaṁ, affrancato da ogni giogo:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Hitvā ratiñca aratiṁ, Abbandonando scontento e desiderio,
sītībhūtaṁ nirūpadhiṁ; raffrescato, senza attaccamenti;
Sabbalokābhibhuṁ vīraṁ, un eroe, esperto del mondo intero:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Cutiṁ yo vedi sattānaṁ, Conosce la morte
upapattiñca sabbaso; e rinascita di tutti gli esseri;
Asattaṁ sugataṁ buddhaṁ, distaccato, santo, risvegliato:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Yassa gatiṁ na jānanti, Gli esseri celesti, gli spiriti, e gli umani
devā gandhabbamānusā; non conoscono il suo destino;
Khīṇāsavaṁ arahantaṁ, perfetto con contaminanti eliminati:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Yassa pure ca pacchā ca, Non possiede nulla né prima né dopo,
majjhe ca natthi kiñcanaṁ; nemmeno nel mezzo.
Akiñcanaṁ anādānaṁ, Non possedere nulla, non prendere nulla:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Usabhaṁ pavaraṁ vīraṁ, Leader del branco, eroe eccellente,
mahesiṁ vijitāvinaṁ; grande veggente vittorioso;
Anejaṁ nhātakaṁ buddhaṁ, indisturbato, pulito, risvegliato:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Pubbenivāsaṁ yo vedi, Conosce le proprie vite passate,
saggāpāyañca passati; e vede il paradiso e i posti di perdizione,
Atho jātikkhayaṁ patto, ha raggiunto la fine della rinascita:
tamahaṁ brūmi brāhmaṇaṁ. È questo che chiamo un bramino.
Samaññā hesā lokasmiṁ, I nomi e i clan sono formulati
nāmagottaṁ pakappitaṁ; come sole convenzioni nel mondo.
Sammuccā samudāgataṁ, Prodotti attraverso accordi reciprochi,
tattha tattha pakappitaṁ. vengono formulati per ogni individuo.
Dīgharattānusayitaṁ, Per molto tempo questo fraintendimento
diṭṭhigatamajānataṁ; ha accecato coloro che non capiscono.
Ajānantā no pabrunti, Ignoranti, dichiarano
jātiyā hoti brāhmaṇo. che si è bramini per nascita.
Na jaccā brāhmaṇo hoti, Non si è bramini per nascita,
na jaccā hoti abrāhmaṇo; né non bramini per nascita.
Kammunā brāhmaṇo hoti, Si è bramini per azioni,
kammunā hoti abrāhmaṇo. e non bramini per azioni.
Kassako kammunā hoti, Si è contadini per azioni,
sippiko hoti kammunā; lavoratori per azioni;
Vāṇijo kammunā hoti, Si è commercianti per azioni,
pessako hoti kammunā. servi per azioni;
Coropi kammunā hoti, Si è banditi per azioni,
yodhājīvopi kammunā; soldati per azioni;
Yājako kammunā hoti, Si è sacerdoti per azioni,
rājāpi hoti kammunā. sovrani per azioni,
Evametaṁ yathābhūtaṁ, In questo modo gli astuti ritengono le azioni
kammaṁ passanti paṇḍitā; secondo realtà.
Paṭiccasamuppādadassā, Vedendo l’originazione dipendente,
kammavipākakovidā. sono esperti nelle azioni e nei loro risultati.
Kammunā vattati loko, Le azioni fanno girare il mondo,
kammunā vattati pajā; le azioni fanno continuare la gente;
Kammanibandhanā sattā, gli esseri viventi sono legati alle azioni,
rathassāṇīva yāyato. come il cardine di una carrozza in movimento.
Tapena brahmacariyena, Attraverso fervore e pratica spirituale,
saṁyamena damena ca; contegno e autocontrollo:
Etena brāhmaṇo hoti, è così che si diventa bramini,
etaṁ brāhmaṇamuttamaṁ. questo è il bramino supremo.
Tīhi vijjāhi sampanno, Esperto nelle tre conoscenze,
santo khīṇapunabbhavo; pacifico, con rinascita terminata,
Evaṁ vāseṭṭha jānāhi, conoscilo, Vāseṭṭha, come
brahmā sakko vijānatan”ti. Dio, e Sakka per i saggi”.
Evaṁ vutte, vāseṭṭhabhāradvājā māṇavā bhagavantaṁ etadavocuṁ: Una volta che il Buddha ebbe parlato, Vāseṭṭha e Bhāradvāja gli dissero:
“abhikkantaṁ, bho gotama, abhikkantaṁ, bho gotama. “Eccellente, Signor Gotama! Eccellente!
Seyyathāpi, bho gotama, nikkujjitaṁ vā ukkujjeyya, paṭicchannaṁ vā vivareyya, mūḷhassa vā maggaṁ ācikkheyya, andhakāre vā telapajjotaṁ dhāreyya ‘cakkhumanto rūpāni dakkhantī’ti; evamevaṁ bhotā gotamena anekapariyāyena dhammo pakāsito. Immagini che qualcuno raddrizzi ciò che è capovolto, o riveli ciò che è nascosto, o indichi il cammino a chi si è perso, o regga una lampada al buio pensando: ‘Che chi ha occhi buoni possa vedere forme’. Allo stesso modo il Signor Gotama ha reso l’insegnamento chiaro in vari modi.
Ete mayaṁ bhavantaṁ gotamaṁ saraṇaṁ gacchāma dhammañca bhikkhusaṅghañca. Prendiamo rifugio nel Signor Gotama, nell’insegnamento, e nella comunità monastica.
Upāsake no bhavaṁ gotamo dhāretu ajjatagge pāṇupetaṁ saraṇaṁ gate”ti. Da oggi in poi, che il Signor Gotama si ricordi di noi come discepoli laici che hanno preso rifugio a vita”.
Vāseṭṭhasuttaṁ niṭṭhitaṁ aṭṭhamaṁ.