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Majjhima Nikāya 94 Discorsi medi 94
Ghoṭamukhasutta Il discorso con Ghoṭamukha
Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.
ekaṁ samayaṁ āyasmā udeno bārāṇasiyaṁ viharati khemiyambavane. Una volta il Venerabile Udena dimorava vicino a Varanasi, nel bosco di mango di Khemiya.
Tena kho pana samayena ghoṭamukho brāhmaṇo bārāṇasiṁ anuppatto hoti kenacideva karaṇīyena. In quell’occasione il bramino Ghoṭamukha era giunto a Varanasi per qualche faccenda.
Atha kho ghoṭamukho brāhmaṇo jaṅghāvihāraṁ anucaṅkamamāno anuvicaramāno yena khemiyambavanaṁ tenupasaṅkami. Poi, mentre faceva una passeggiata, andò al bosco di mango di Khemiya.
Tena kho pana samayena āyasmā udeno abbhokāse caṅkamati. In quell’occasione il Venerabile Udena stava camminando all’aperto.
Atha kho ghoṭamukho brāhmaṇo yenāyasmā udeno tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā āyasmatā udenena saddhiṁ sammodi. Ghoṭamukha si avvicinò e ci scambiò saluti.
Sammodanīyaṁ kathaṁ sāraṇīyaṁ vītisāretvā āyasmantaṁ udenaṁ caṅkamantaṁ anucaṅkamamāno evamāha: Camminando a lato del Venerabile Udena, disse:
“ambho samaṇa, ‘natthi dhammiko paribbajo’—“Signor asceta, la vita rinunciante con principi non esiste;
evaṁ me ettha hoti. questo è quello che penso.
Tañca kho bhavantarūpānaṁ vā adassanā, yo vā panettha dhammo”ti. Anche se non sono entrato in contatto con onorabili come lei, né con un insegnamento rilevante”.
Evaṁ vutte, āyasmā udeno caṅkamā orohitvā vihāraṁ pavisitvā paññatte āsane nisīdi. Detto ciò, il Venerabile Udena scese dal percorso, entrò nella propria dimora, e si sedette sul posto preparato.
Ghoṭamukhopi kho brāhmaṇo caṅkamā orohitvā vihāraṁ pavisitvā ekamantaṁ aṭṭhāsi. Anche Ghoṭamukha scese dal percorso ed entrò nella dimora, dove rimase in piedi a lato.
Ekamantaṁ ṭhitaṁ kho ghoṭamukhaṁ brāhmaṇaṁ āyasmā udeno etadavoca: Il Venerabile Udena gli disse:
“saṁvijjanti kho, brāhmaṇa, āsanāni. “Ci sono posti a sedere, bramino.
Sace ākaṅkhasi, nisīdā”ti. Prego, siediti se vuoi”
“Etadeva kho pana mayaṁ bhoto udenassa āgamayamānā nisīdāma. “Aspettavo si sedesse lei.
Kathañhi nāma mādiso pubbe animantito āsane nisīditabbaṁ maññeyyā”ti? Poiché come può uno come me presumere di sedersi prima di essere invitato?”
Atha kho ghoṭamukho brāhmaṇo aññataraṁ nīcaṁ āsanaṁ gahetvā ekamantaṁ nisīdi. Allora prese un posto più basso e si sedette a lato,
Ekamantaṁ nisinno kho ghoṭamukho brāhmaṇo āyasmantaṁ udenaṁ etadavoca: dove disse:
“ambho samaṇa, ‘natthi dhammiko paribbajo’—“Signor asceta, la vita rinunciante con principi non esiste;
evaṁ me ettha hoti. questo è quello che penso.
Tañca kho bhavantarūpānaṁ vā adassanā, yo vā panettha dhammo”ti. Anche se non sono entrato in contatto con onorabili come lei, né con un insegnamento rilevante”
“Sace kho pana me tvaṁ, brāhmaṇa, anuññeyyaṁ anujāneyyāsi, paṭikkositabbañca paṭikkoseyyāsi; yassa ca pana me bhāsitassa atthaṁ na jāneyyāsi, mamaṁyeva tattha uttari paṭipuccheyyāsi: “Bramino, possiamo parlarne. Ma solo se concedi ciò che deve essere concesso, e rifiuti ciò che deve essere rifiutato. E se mi chiedi il significato di tutto ciò che non capisci, dicendo:
‘idaṁ, bho udena, kathaṁ, imassa kvattho’ti? Evaṁ katvā siyā no ettha kathāsallāpo”ti. ‘Signor Udena, perché è così? Cosa significa?’”
“Anuññeyyaṁ khvāhaṁ bhoto udenassa anujānissāmi, paṭikkositabbañca paṭikkosissāmi; yassa ca panāhaṁ bhoto udenassa bhāsitassa atthaṁ na jānissāmi, bhavantaṁyeva tattha udenaṁ uttari paṭipucchissāmi: ‘idaṁ, bho udena, kathaṁ, imassa kvattho’ti? Evaṁ katvā hotu no ettha kathāsallāpo”ti. “Parliamone. Farò come dice”
“Cattārome, brāhmaṇa, puggalā santo saṁvijjamānā lokasmiṁ. “Bramino, nel mondo si trovano queste quattro persone.
Katame cattāro? Quali quattro?
Idha, brāhmaṇa, ekacco puggalo attantapo hoti attaparitāpanānuyogamanuyutto. Una persona mortifica se stessa, dedita alla pratica del mortificare se stessa.
Idha pana, brāhmaṇa, ekacco puggalo parantapo hoti paraparitāpanānuyogamanuyutto. Una persona mortifica gli altri, dedita alla pratica del mortificare gli altri.
Idha pana, brāhmaṇa, ekacco puggalo attantapo ca hoti attaparitāpanānuyogamanuyutto parantapo ca paraparitāpanānuyogamanuyutto. Una persona mortifica se stessa e gli altri, dedita alla pratica del mortificare se stessa e gli altri.
Idha pana, brāhmaṇa, ekacco puggalo nevattantapo hoti nāttaparitāpanānuyogamanuyutto, na parantapo na paraparitāpanānuyogamanuyutto. Una persona non mortifica né se stessa né gli altri, dedita alla pratica del non mortificare né se stessa né gli altri.
So anattantapo aparantapo diṭṭheva dhamme nicchāto nibbuto sītībhūto sukhappaṭisaṁvedī brahmabhūtena attanā viharati. Dimora senza desideri nella vita presente, estinta, rinfrescata, provando felicità, diventata divina.
Imesaṁ, brāhmaṇa, catunnaṁ puggalānaṁ katamo te puggalo cittaṁ ārādhetī”ti? Di quale di queste quattro persone ti piace di più l’idea?”
“Yvāyaṁ, bho udena, puggalo attantapo attaparitāpanānuyogamanuyutto ayaṁ me puggalo cittaṁ nārādheti; “Signor Udena, non mi piace l’idea delle prime tre persone.
yopāyaṁ, bho udena, puggalo parantapo paraparitāpanānuyogamanuyutto ayampi me puggalo cittaṁ nārādheti;
yopāyaṁ, bho udena, puggalo attantapo ca attaparitāpanānuyogamanuyutto parantapo ca paraparitāpanānuyogamanuyutto ayampi me puggalo cittaṁ nārādheti;
yo ca kho ayaṁ, bho udena, puggalo nevattantapo nāttaparitāpanānuyogamanuyutto na parantapo na paraparitāpanānuyogamanuyutto so anattantapo aparantapo diṭṭheva dhamme nicchāto nibbuto sītībhūto sukhappaṭisaṁvedī brahmabhūtena attanā viharati.
Ayameva me puggalo cittaṁ ārādhetī”ti. Mi piace solo l’idea dell’ultima persona, che non mortifica né se stessa né gli altri”
“Kasmā pana te, brāhmaṇa, ime tayo puggalā cittaṁ nārādhentī”ti? “E perché non ti piace l’idea di quelle tre persone?”
“Yvāyaṁ, bho udena, puggalo attantapo attaparitāpanānuyogamanuyutto so attānaṁ sukhakāmaṁ dukkhapaṭikkūlaṁ ātāpeti paritāpeti; “Signor Udena, la persona che mortifica se stessa lo fa sebbene voglia essere felice e rifuggire dal dolore.
iminā me ayaṁ puggalo cittaṁ nārādheti. È per questo che non mi piace l’idea di quella persona.
Yopāyaṁ, bho udena, puggalo parantapo paraparitāpanānuyogamanuyutto so paraṁ sukhakāmaṁ dukkhapaṭikkūlaṁ ātāpeti paritāpeti; La persona che mortifica gli altri lo fa sebbene gli altri vogliano essere felici e rifuggire dal dolore.
iminā me ayaṁ puggalo cittaṁ nārādheti. È per questo che non mi piace l’idea di quella persona.
Yopāyaṁ, bho udena, puggalo attantapo ca attaparitāpanānuyogamanuyutto parantapo ca paraparitāpanānuyogamanuyutto so attānañca parañca sukhakāmaṁ dukkhapaṭikkūlaṁ ātāpeti paritāpeti; La persona che mortifica se stessa e gli altri lo fa sebbene sia se stessa che gli altri vogliano essere felici e rifuggire dal dolore.
iminā me ayaṁ puggalo cittaṁ nārādheti. È per questo che non mi piace l’idea di quella persona.
Yo ca kho ayaṁ, bho udena, puggalo nevattantapo nāttaparitāpanānuyogamanuyutto na parantapo na paraparitāpanānuyogamanuyutto so anattantapo aparantapo diṭṭheva dhamme nicchāto nibbuto sītībhūto sukhappaṭisaṁvedī brahmabhūtena attanā viharati, so attānañca parañca sukhakāmaṁ dukkhapaṭikkūlaṁ neva ātāpeti na paritāpeti; La persona che non mortifica né se stessa né gli altri, che dimora senza desideri nella vita presente, estinta, rinfrescata, provando felicità, diventata divina, non tormenta se stessa né gli altri, entrambi che vogliono essere felici e rifuggire dal dolore.
iminā me ayaṁ puggalo cittaṁ ārādhetī”ti. È per questo che mi piace l’idea di quella persona”
“Dvemā, brāhmaṇa, parisā. “Ci sono, bramino, questi due gruppi di persone.
Katamā dve? Quali due?
Idha, brāhmaṇa, ekaccā parisā sārattarattā maṇikuṇḍalesu puttabhariyaṁ pariyesati, dāsidāsaṁ pariyesati, khettavatthuṁ pariyesati, jātarūparajataṁ pariyesati. C’è un gruppo di persone che, ossessionate da orecchini con gioielli, cerca coniugi e figli, servi maschi e femmine, campi e terreni, e oro e soldi.
Idha pana, brāhmaṇa, ekaccā parisā asārattarattā maṇikuṇḍalesu puttabhariyaṁ pahāya, dāsidāsaṁ pahāya, khettavatthuṁ pahāya, jātarūparajataṁ pahāya, agārasmā anagāriyaṁ pabbajitā. E c’è un altro gruppo di persone che, non ossessionato da orecchini con gioielli, abbandona coniugi e figli, servi maschi e femmine, campi e terreni, oro e soldi, e lascia la vita di casa per quella mendicante.
Svāyaṁ, brāhmaṇa, puggalo nevattantapo nāttaparitāpanānuyogamanuyutto na parantapo na paraparitāpanānuyogamanuyutto. Ora, bramino, la persona che non mortifica né se stessa né gli altri,
So anattantapo aparantapo diṭṭheva dhamme nicchāto nibbuto sītībhūto sukhappaṭisaṁvedī brahmabhūtena attanā viharati.
Idha katamaṁ tvaṁ, brāhmaṇa, puggalaṁ katamāya parisāya bahulaṁ samanupassasi—in quale di questi due gruppi di persone si trova di solito una persona così?”
yā cāyaṁ parisā sārattarattā maṇikuṇḍalesu puttabhariyaṁ pariyesati dāsidāsaṁ pariyesati khettavatthuṁ pariyesati jātarūparajataṁ pariyesati, yā cāyaṁ parisā asārattarattā maṇikuṇḍalesu puttabhariyaṁ pahāya dāsidāsaṁ pahāya khettavatthuṁ pahāya jātarūparajataṁ pahāya agārasmā anagāriyaṁ pabbajitā”ti?
“Yvāyaṁ, bho udena, puggalo nevattantapo nāttaparitāpanānuyogamanuyutto na parantapo na paraparitāpanānuyogamanuyutto so anattantapo aparantapo diṭṭheva dhamme nicchāto nibbuto sītībhūto sukhappaṭisaṁvedī brahmabhūtena attanā viharati; “Di solito una persona così si trova nel
imāhaṁ puggalaṁ yāyaṁ parisā asārattarattā maṇikuṇḍalesu puttabhariyaṁ pahāya dāsidāsaṁ pahāya khettavatthuṁ pahāya jātarūparajataṁ pahāya agārasmā anagāriyaṁ pabbajitā imissaṁ parisāyaṁ bahulaṁ samanupassāmī”ti. gruppo che ha lasciato la vita di casa per quella mendicante”
“Idāneva kho pana te, brāhmaṇa, bhāsitaṁ: ‘mayaṁ evaṁ ājānāma—“Proprio ora ho capito che hai detto:
ambho samaṇa, natthi dhammiko paribbajo, ‘Signor asceta, la vita rinunciante con principi non esiste;
evaṁ me ettha hoti. questo è quello che penso.
Tañca kho bhavantarūpānaṁ vā adassanā, yo vā panettha dhammo’”ti. Anche se non sono entrato in contatto con onorabili come lei, né con un insegnamento rilevante’”
“Addhā mesā, bho udena, sānuggahā vācā bhāsitā. “Beh, ovviamente avevo le mie ragioni per dirlo, signor Udena.
‘Atthi dhammiko paribbajo’—Ma la vita rinunciante con principi esiste.
evaṁ me ettha hoti. Questo è quello che penso,
Evañca pana maṁ bhavaṁ udeno dhāretu. ed è così che mi deve ricordare.
Ye ca me bhotā udenena cattāro puggalā saṅkhittena vuttā vitthārena avibhattā, sādhu me bhavaṁ, udeno ime cattāro puggale vitthārena vibhajatu anukampaṁ upādāyā”ti. Ora, questi quattro tipi di persone di cui lei ha parlato brevemente: per favore, me li spieghi in dettaglio, per premura”
“Tena hi, brāhmaṇa, suṇāhi, sādhukaṁ manasi karohi, bhāsissāmī”ti. “Allora, bramino, ascolta e presta la giusta attenzione, ora parlo”
“Evaṁ, bho”ti kho ghoṭamukho brāhmaṇo āyasmato udenassa paccassosi. “Sì, Signore”, rispose Ghoṭamukha.
Āyasmā udeno etadavoca: Il Venerabile Udena disse:
“Katamo ca, brāhmaṇa, puggalo attantapo attaparitāpanānuyogamanuyutto? “Che persona mortifica se stessa, dedita alla pratica del mortificare se stessa?
Idha, brāhmaṇa, ekacco puggalo acelako hoti muttācāro hatthāpalekhano naehibhaddantiko natiṭṭhabhaddantiko, nābhihaṭaṁ na uddissakataṁ na nimantanaṁ sādiyati. È quando qualcuno vaga nudo, ignorando le convenzioni. Si lecca le mani, e non viene o si ferma quando gli viene chiesto. Non consente al cibo portato a lui, o al cibo preparato apposta per lui, o a inviti per il pasto.
So na kumbhimukhā paṭiggaṇhāti, na kaḷopimukhā paṭiggaṇhāti, na eḷakamantaraṁ, na daṇḍamantaraṁ, na musalamantaraṁ, na dvinnaṁ bhuñjamānānaṁ, na gabbhiniyā, na pāyamānāya, na purisantaragatāya, na saṅkittīsu, na yattha sā upaṭṭhito hoti, na yattha makkhikā saṇḍasaṇḍacārinī, na macchaṁ na maṁsaṁ, na suraṁ na merayaṁ na thusodakaṁ pivati. Non riceve niente da una pentola o da una ciotola; o da chi tiene pecore, o che ha un’arma o un badile in casa; o dove una coppia sta mangiando; o dove c’è una donna incinta, che allatta, o che ha un uomo in casa; o dove il cibo viene pubblicizzato; o dove c’è un cane che aspetta o mosche che volano. Non accetta pesce, carne, liquore, o vino, e non beve bevande fermentate.
So ekāgāriko vā hoti ekālopiko, dvāgāriko vā hoti dvālopiko …pe… sattāgāriko vā hoti sattālopiko; Per l’elemosina va solo a una casa, prendendo solo un boccone, o due case e due bocconi, fino a sette case e sette bocconi.
ekissāpi dattiyā yāpeti, dvīhipi dattīhi yāpeti …pe… sattahipi dattīhi yāpeti; Mangia un piattino al giorno, due piattini al giorno, fino a sette piattini al giorno.
ekāhikampi āhāraṁ āhāreti, dvīhikampi āhāraṁ āhāreti …pe… sattāhikampi āhāraṁ āhāreti—iti evarūpaṁ addhamāsikaṁ pariyāyabhattabhojanānuyogamanuyutto viharati. Mangia una volta al giorno, una volta ogni due giorni, fino a una volta a settimana, e così via, persino fino a una volta ogni due settimane. Dimora dedito alla pratica del mangiare a intervalli regolari.
So sākabhakkho vā hoti, sāmākabhakkho vā hoti, nīvārabhakkho vā hoti, daddulabhakkho vā hoti, haṭabhakkho vā hoti, kaṇabhakkho vā hoti, ācāmabhakkho vā hoti, piññākabhakkho vā hoti, tiṇabhakkho vā hoti, gomayabhakkho vā hoti, vanamūlaphalāhāro yāpeti pavattaphalabhojī. Mangia erbe, miglio, riso selvatico, riso povero, lattuga d’acqua, crusca di riso, la schiuma del riso bollito, farina di sesamo, fieno, o sterco di mucca. Sopravvive con radici e frutti di foresta, o mangiando frutta caduta.
So sāṇānipi dhāreti, masāṇānipi dhāreti, chavadussānipi dhāreti, paṁsukūlānipi dhāreti, tirīṭānipi dhāreti, ajinampi dhāreti, ajinakkhipampi dhāreti, kusacīrampi dhāreti, vākacīrampi dhāreti, phalakacīrampi dhāreti, kesakambalampi dhāreti, vāḷakambalampi dhāreti, ulūkapakkhampi dhāreti; Indossa abiti di canapa di Calcutta, canapa mista, sudari per cadaveri, corteccia di lodhra, pelle di antilope (intera o a strisce), erba di Kusa, corteccia, cippato, capelli umani, pelo di coda di cavallo, o ali di gufo.
kesamassulocakopi hoti kesamassulocanānuyogamanuyutto, Si strappa capelli e barba, dedito a questa pratica.
ubbhaṭṭhakopi hoti āsanapaṭikkhitto, Rimane costantemente in piedi, rifiutandosi di sedersi.
ukkuṭikopi hoti ukkuṭikappadhānamanuyutto, Si accovaccia, dedito alla pratica dell’accovacciarsi.
kaṇṭakāpassayikopi hoti kaṇṭakāpassaye seyyaṁ kappeti; Si sdraia su un tappeto di spine, facendo di un tappeto di spine il proprio letto.
sāyatatiyakampi udakorohanānuyogamanuyutto viharati—È dedito alla pratica dell'immersione in acqua tre volte al giorno, includendo la sera.
iti evarūpaṁ anekavihitaṁ kāyassa ātāpanaparitāpanānuyogamanuyutto viharati. E così dimora dedito al praticare questi vari modi di mortificare e tormentare il corpo.
Ayaṁ vuccati, brāhmaṇa, puggalo attantapo attaparitāpanānuyogamanuyutto. Questa si chiama una persona che mortifica se stessa, dedita alla pratica del mortificare se stessa.
Katamo ca, brāhmaṇa, puggalo parantapo paraparitāpanānuyogamanuyutto? E quale persona mortifica gli altri, dedita alla pratica del mortificare gli altri?
Idha, brāhmaṇa, ekacco puggalo orabbhiko hoti sūkariko sākuṇiko māgaviko luddo macchaghātako coro coraghātako goghātako bandhanāgāriko—ye vā panaññepi keci kurūrakammantā. È quando una persona è un macellatore di pecore, maiali, o pollame, è un cacciatore o un trappolatore, un pescatore, un bandito, un boia, un macellaio, un carceriere, o qualcuno con qualche altro tipo di sostentamento crudele.
Ayaṁ vuccati, brāhmaṇa, puggalo parantapo paraparitāpanānuyogamanuyutto. Questa si chiama una persona che mortifica gli altri, dedita alla pratica del mortificare gli altri.
Katamo ca, brāhmaṇa, puggalo attantapo ca attaparitāpanānuyogamanuyutto, parantapo ca paraparitāpanānuyogamanuyutto? E quale persona mortifica se stessa e gli altri, dedita alla pratica del mortificare se stessa e gli altri?
Idha, brāhmaṇa, ekacco puggalo rājā vā hoti khattiyo muddhāvasitto, brāhmaṇo vā mahāsālo. È quando una persona è un re aristocratico consacrato o un bramino abbiente.
So puratthimena nagarassa navaṁ santhāgāraṁ kārāpetvā kesamassuṁ ohāretvā kharājinaṁ nivāsetvā sappitelena kāyaṁ abbhañjitvā magavisāṇena piṭṭhiṁ kaṇḍuvamāno navaṁ santhāgāraṁ pavisati saddhiṁ mahesiyā brāhmaṇena ca purohitena. Fa costruire una nuova sala cerimoniale a est della roccaforte. Si taglia capelli e barba, indossa pelle di antilope grezza, e si cosparge il corpo di burro chiarificato e olio. Grattandosi la schiena con delle corna, entra nella sala con la sua regina principale e il sommo sacerdote bramino.
So tattha anantarahitāya bhūmiyā haritupalittāya seyyaṁ kappeti. Lì si sdraia sulla terra nuda cosparsa di erba.
Ekissāya gāviyā sarūpavacchāya yaṁ ekasmiṁ thane khīraṁ hoti tena rājā yāpeti, yaṁ dutiyasmiṁ thane khīraṁ hoti tena mahesī yāpeti, yaṁ tatiyasmiṁ thane khīraṁ hoti tena brāhmaṇo purohito yāpeti, yaṁ catutthasmiṁ thane khīraṁ hoti tena aggiṁ juhati, avasesena vacchako yāpeti. Il re si ciba del latte della mammella di una mucca che ha un vitello dello stesso colore. La regina principale si ciba del latte della seconda mammella. Il bramino sommo sacerdote si ciba del latte della terza mammella. Il latte della quarta mammella viene servito alla fiamma sacra. Il vitello si ciba del resto.
So evamāha: Dice:
‘ettakā usabhā haññantu yaññatthāya, ettakā vacchatarā haññantu yaññatthāya, ettakā vacchatariyo haññantu yaññatthāya, ettakā ajā haññantu yaññatthāya, ettakā urabbhā haññantu yaññatthāya, ettakā assā haññantu yaññatthāya, ettakā rukkhā chijjantu yūpatthāya, ettakā dabbhā lūyantu barihisatthāyā’ti. ‘Uccidete questo numero di tori, buoi, giovenche, capre, arieti, e cavalli per il sacrificio! Abbattete questo numero di alberi e raccogliete tanta erba così per l’equipaggiamento sacrificale!’
Yepissa te honti ‘dāsā’ti vā ‘pessā’ti vā ‘kammakarā’ti vā tepi daṇḍatajjitā bhayatajjitā assumukhā rudamānā parikammāni karonti. I suoi servi, servitori, e operai fanno il loro lavoro sotto minaccia di punizione e pericolo, piangendo con facce piene di lacrime.
Ayaṁ vuccati, brāhmaṇa, puggalo attantapo ca attaparitāpanānuyogamanuyutto, parantapo ca paraparitāpanānuyogamanuyutto. Questa si chiama una persona che mortifica se stessa e gli altri, dedita alla pratica del mortificare se stessa e gli altri.
Katamo ca, brāhmaṇa, puggalo nevattantapo nāttaparitāpanānuyogamanuyutto, na parantapo na paraparitāpanānuyogamanuyutto; E quale persona non mortifica né se stessa né gli altri, dedita alla pratica del non mortificare né se stessa né gli altri,
so anattantapo aparantapo diṭṭheva dhamme nicchāto nibbuto sītībhūto sukhappaṭisaṁvedī brahmabhūtena attanā viharati? dimorando senza desideri nella vita presente, estinta, rinfrescata, provando felicità, diventata divina?
Idha, brāhmaṇa, tathāgato loke uppajjati arahaṁ sammāsambuddho vijjācaraṇasampanno sugato lokavidū anuttaro purisadammasārathi satthā devamanussānaṁ buddho bhagavā. È quando un Realizzato appare nel mondo, perfetto, un Buddha completamente risvegliato, esperto di conoscenza e condotta, santo, conoscitore del mondo, guida suprema per coloro che desiderano addestrarsi, insegnante di esseri celesti e umani, risvegliato, beato.
So imaṁ lokaṁ sadevakaṁ samārakaṁ sabrahmakaṁ sassamaṇabrāhmaṇiṁ pajaṁ sadevamanussaṁ sayaṁ abhiññā sacchikatvā pavedeti. Avendo realizzato con la propria conoscenza diretta questo mondo, con i suoi angeli, diavoli, e dei, questa popolazione con i suoi asceti e bramini, esseri celesti e umani, lo rende noto agli altri.
So dhammaṁ deseti ādikalyāṇaṁ majjhekalyāṇaṁ pariyosānakalyāṇaṁ sātthaṁ sabyañjanaṁ, kevalaparipuṇṇaṁ parisuddhaṁ brahmacariyaṁ pakāseti. Spiega un’insegnamento buono all’inizio, nel mezzo, e alla fine, significativo e ben espresso. E rivela un percorso spirituale assolutamente completo e puro.
Taṁ dhammaṁ suṇāti gahapati vā gahapatiputto vā aññatarasmiṁ vā kule paccājāto. Un laico sente quell’insegnamento, o il figlio di un laico, o qualcuno nato in qualche buona famiglia.
So taṁ dhammaṁ sutvā tathāgate saddhaṁ paṭilabhati. Nasce in lui fede nel Realizzato,
So tena saddhāpaṭilābhena samannāgato iti paṭisañcikkhati: e riflette:
‘sambādho gharāvāso rajopatho abbhokāso pabbajjā. ‘La vita laica è inconveniente e impura, mentre la vita di chi lascia casa è aperta.
Nayidaṁ sukaraṁ agāraṁ ajjhāvasatā ekantaparipuṇṇaṁ ekantaparisuddhaṁ saṅkhalikhitaṁ brahmacariyaṁ carituṁ. Non è facile per chi vive a casa seguire il percorso spirituale in modo totalmente completo e puro, come un guscio lucidato.
Yannūnāhaṁ kesamassuṁ ohāretvā kāsāyāni vatthāni acchādetvā agārasmā anagāriyaṁ pabbajeyyan’ti. Perché non mi taglio capelli e barba, indosso l’abito marrone, e lascio la vita di casa per quella mendicante?’
So aparena samayena appaṁ vā bhogakkhandhaṁ pahāya mahantaṁ vā bhogakkhandhaṁ pahāya, appaṁ vā ñātiparivaṭṭaṁ pahāya mahantaṁ vā ñātiparivaṭṭaṁ pahāya, kesamassuṁ ohāretvā kāsāyāni vatthāni acchādetvā agārasmā anagāriyaṁ pabbajati. Dopo un po’ lascia una fortuna grossa o piccola che sia, e una famiglia grossa o piccola che sia. Si taglia capelli e barba, indossa l’abito marrone, e lascia la vita di casa per quella mendicante.
So evaṁ pabbajito samāno bhikkhūnaṁ sikkhāsājīvasamāpanno pāṇātipātaṁ pahāya pāṇātipātā paṭivirato hoti, nihitadaṇḍo nihitasattho lajjī dayāpanno sabbapāṇabhūtahitānukampī viharati. Una volta lasciata casa, adotta l’addestramento e il sostentamento dei monaci. Evita di uccidere, rinunciando a bastone e spada. È scrupoloso e gentile, dimorando pieno di premura per ogni essere vivente.
Adinnādānaṁ pahāya adinnādānā paṭivirato hoti dinnādāyī dinnapāṭikaṅkhī. Athenena sucibhūtena attanā viharati. Evita di rubare. Prende solo ciò che gli viene dato, e si aspetta solo ciò che gli viene dato. Si mantiene puro non rubando.
Abrahmacariyaṁ pahāya brahmacārī hoti ārācārī virato methunā gāmadhammā. Evita l’impudicizia. È casto, distinto, evitando l’atto volgare del sesso.
Musāvādaṁ pahāya musāvādā paṭivirato hoti saccavādī saccasandho theto paccayiko avisaṁvādako lokassa. Evita di mentire. Dice la verità e si attiene alla verità. È onesto e affidabile, e non inganna il mondo con le proprie parole.
Pisuṇaṁ vācaṁ pahāya pisuṇāya vācāya paṭivirato hoti; ito sutvā na amutra akkhātā imesaṁ bhedāya, amutra vā sutvā na imesaṁ akkhātā amūsaṁ bhedāya. Iti bhinnānaṁ vā sandhātā sahitānaṁ vā anuppadātā, samaggārāmo samaggarato samagganandī samaggakaraṇiṁ vācaṁ bhāsitā hoti. Evita linguaggio divisivo. Non ripete in un posto ciò che ha sentito in un altro al fine di dividere le persone l’una contro l’altra. Al contrario, riconcilia coloro che sono divisi, supportando l’armonia, rallegrandosi nell’armonia, amando l’armonia, usando parole che promuovono armonia.
Pharusaṁ vācaṁ pahāya pharusāya vācāya paṭivirato hoti. Yā sā vācā nelā kaṇṇasukhā pemanīyā hadayaṅgamā porī bahujanakantā bahujanamanāpā tathārūpiṁ vācaṁ bhāsitā hoti. Evita linguaggio aspro. Parla in modo dolce, piacevole all’orecchio, amabile, che va dritto al cuore, gentile, piacevole, e gradevole alla gente.
Samphappalāpaṁ pahāya samphappalāpā paṭivirato hoti, kālavādī bhūtavādī atthavādī dhammavādī vinayavādī, nidhānavatiṁ vācaṁ bhāsitā kālena sāpadesaṁ pariyantavatiṁ atthasaṁhitaṁ. Evita di parlare senza motivo. Le sue parole sono opportune, vere, e significative, in linea con l’insegnamento e l’addestramento. Dice le cose al momento giusto e che hanno valore, sono ragionevoli, succinte, e benefiche.
So bījagāmabhūtagāmasamārambhā paṭivirato hoti. Evita di danneggiare piante e semi.
Ekabhattiko hoti rattūparato virato vikālabhojanā. Mangia in una parte del giorno, astenendosi dal mangiare la sera e all’ora sbagliata.
Naccagītavāditavisūkadassanā paṭivirato hoti. Evita l’intrattenimento.
Mālāgandhavilepanadhāraṇamaṇḍanavibhūsanaṭṭhānā paṭivirato hoti. Evita di abbellirsi e ornarsi con collane, profumi, e trucco.
Uccāsayanamahāsayanā paṭivirato hoti. Evita letti alti e lussuosi.
Jātarūparajatapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti. Evita di ricevere oro e soldi,
Āmakadhaññapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti. grani crudi,
Āmakamaṁsapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti. carne cruda,
Itthikumārikapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti. donne e ragazze,
Dāsidāsapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti. servi maschi e femmine,
Ajeḷakapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti. capre e pecore,
Kukkuṭasūkarapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti. polli e maiali,
Hatthigavassavaḷavapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti. elefanti, mucche, cavalli, e cavalle,
Khettavatthupaṭiggahaṇā paṭivirato hoti. e campi e terreni.
Dūteyyapahiṇagamanānuyogā paṭivirato hoti. Evita di gestire commissioni e messaggi;
Kayavikkayā paṭivirato hoti. di comprare e vendere;
Tulākūṭakaṁsakūṭamānakūṭā paṭivirato hoti. di falsificare pesi, metalli, o misure;
Ukkoṭanavañcananikatisāciyogā paṭivirato hoti. corruzione, frode, imbrogli, e doppio gioco;
Chedanavadhabandhanaviparāmosaālopasahasākārā paṭivirato hoti. mutilazioni, omicidi, rapimenti, brigantaggio, saccheggio, e violenza.
So santuṭṭho hoti kāyaparihārikena cīvarena, kucchiparihārikena piṇḍapātena. So yena yeneva pakkamati samādāyeva pakkamati. È soddisfatto di abiti per prendersi cura del corpo e di cibo elemosinato per prendersi cura della pancia. Dovunque vada, parte prendendo solo queste cose.
Seyyathāpi nāma pakkhī sakuṇo yena yeneva ḍeti sapattabhārova ḍeti; È come un uccello: dovunque voli, le ali sono il suo unico fardello.
evameva bhikkhu santuṭṭho hoti kāyaparihārikena cīvarena, kucchiparihārikena piṇḍapātena. So yena yeneva pakkamati samādāyeva pakkamati. Allo stesso modo, un monaco è soddisfatto di abiti per prendersi cura del corpo e di cibo elemosinato per prendersi cura della pancia. Dovunque vada, parte prendendo solo queste cose.
So iminā ariyena sīlakkhandhena samannāgato ajjhattaṁ anavajjasukhaṁ paṭisaṁvedeti. Una volta che possiede questa intera gamma di etica nobile, fa esperienza della felicità dell’innocenza dentro di sé.
So cakkhunā rūpaṁ disvā na nimittaggāhī hoti nānubyañjanaggāhī. Quando vede una forma con gli occhi, non si fa influenzare dall’aspetto e dai dettagli.
Yatvādhikaraṇamenaṁ cakkhundriyaṁ asaṁvutaṁ viharantaṁ abhijjhādomanassā pāpakā akusalā dhammā anvāssaveyyuṁ tassa saṁvarāya paṭipajjati, rakkhati cakkhundriyaṁ, cakkhundriye saṁvaraṁ āpajjati. Se la facoltà della vista rimanesse senza contegno, qualità malvagie e cattive di attrazione o fastidio prenderebbero il sopravvento. Per questa ragione, fa pratica di contegno, protegge la facoltà dell’occhio, e si applica al suo contegno.
Sotena saddaṁ sutvā …pe… Quando sente un suono con l’orecchio …
ghānena gandhaṁ ghāyitvā … Quando fiuta un odore con il naso …
jivhāya rasaṁ sāyitvā … Quando gusta un sapore con la lingua …
kāyena phoṭṭhabbaṁ phusitvā … Quando entra in contatto con un tocco col corpo …
manasā dhammaṁ viññāya na nimittaggāhī hoti nānubyañjanaggāhī. Quando diventa cosciente di un fenomeno mentale con la mente, non si fa influenzare dall’aspetto e dai dettagli.
Yatvādhikaraṇamenaṁ manindriyaṁ asaṁvutaṁ viharantaṁ abhijjhādomanassā pāpakā akusalā dhammā anvāssaveyyuṁ tassa saṁvarāya paṭipajjati, rakkhati manindriyaṁ, manindriye saṁvaraṁ āpajjati. Se la facoltà della mente rimanesse senza contegno, qualità malvagie e cattive di attrazione o fastidio prenderebbero il sopravvento. Per questa ragione, fa pratica di contegno, protegge la facoltà della mente, e si applica al suo contegno.
So iminā ariyena indriyasaṁvarena samannāgato ajjhattaṁ abyāsekasukhaṁ paṭisaṁvedeti. Una volta che possiede questo nobile contegno dei sensi, prova la felicità dell’immacolatezza dentro di sé.
So abhikkante paṭikkante sampajānakārī hoti, ālokite vilokite sampajānakārī hoti, samiñjite pasārite sampajānakārī hoti, saṅghāṭipattacīvaradhāraṇe sampajānakārī hoti, asite pīte khāyite sāyite sampajānakārī hoti, uccārapassāvakamme sampajānakārī hoti, gate ṭhite nisinne sutte jāgarite bhāsite tuṇhībhāve sampajānakārī hoti. Agisce con consapevolezza nell’andare e nel tornare; nel guardare avanti e di lato; nel piegare ed estendere gli arti; nel gestire il mantello, la ciotola, e gli abiti; nel mangiare, bere, masticare, e assaporare; nell’urinare e defecare; nel camminare, rimanere in piedi, sedersi, dormire, stare sveglio, parlare, e rimanere in silenzio.
So iminā ca ariyena sīlakkhandhena samannāgato, imāya ca ariyāya santuṭṭhiyā samannāgato, iminā ca ariyena indriyasaṁvarena samannāgato, iminā ca ariyena satisampajaññena samannāgato Una volta che possiede questa intera gamma di etica nobile, questa soddisfazione nobile, questo nobile contegno dei sensi, e questa consapevolezza e presenza mentale nobili,
vivittaṁ senāsanaṁ bhajati araññaṁ rukkhamūlaṁ pabbataṁ kandaraṁ giriguhaṁ susānaṁ vanapatthaṁ abbhokāsaṁ palālapuñjaṁ. frequenta un riparo isolato, la natura, la radice di un albero, una collina, una gola, una grotta di montagna, un cimitero, una foresta, l’aria aperta, un mucchio di paglia.
So pacchābhattaṁ piṇḍapātapaṭikkanto nisīdati pallaṅkaṁ ābhujitvā, ujuṁ kāyaṁ paṇidhāya, parimukhaṁ satiṁ upaṭṭhapetvā. Dopo il pasto, tornato dalla questua, si siede con le gambe incrociate e la schiena dritta, e stabilisce consapevolezza di fronte a sé.
So abhijjhaṁ loke pahāya vigatābhijjhena cetasā viharati, abhijjhāya cittaṁ parisodheti; Abbandonando desiderio per il mondo, dimora con una mente libera dal desiderio, purificando la mente dal desiderio.
byāpādapadosaṁ pahāya abyāpannacitto viharati sabbapāṇabhūtahitānukampī, byāpādapadosā cittaṁ parisodheti; Abbandonando malevolenza e odio, dimora con una mente libera dalla malevolenza, piena di premura per ogni essere vivente, purificando la mente dalla malevolenza.
thinamiddhaṁ pahāya vigatathinamiddho viharati ālokasaññī sato sampajāno, thinamiddhā cittaṁ parisodheti; Abbandonando torpore e sonnolenza, dimora con una mente libera da torpore e sonnolenza, percependo luce, consapevole e presente, purificando la mente da torpore e sonnolenza.
uddhaccakukkuccaṁ pahāya anuddhato viharati ajjhattaṁ vūpasantacitto, uddhaccakukkuccā cittaṁ parisodheti; Abbandonando irrequietezza e rimorso, dimora senza irrequietezza, con mente in pace interiore, purificando la mente dall’irrequietezza e dal rimorso.
vicikicchaṁ pahāya tiṇṇavicikiccho viharati akathaṅkathī kusalesu dhammesu, vicikicchāya cittaṁ parisodheti. Abbandonando il dubbio, dimora avendo superato il dubbio, non indeciso riguardo alle buone qualità, purificando la mente dal dubbio.
So ime pañca nīvaraṇe pahāya cetaso upakkilese paññāya dubbalīkaraṇe Abbandona questi cinque impedimenti, corruzioni della mente che indeboliscono la saggezza.
vivicceva kāmehi vivicca akusalehi dhammehi savitakkaṁ savicāraṁ vivekajaṁ pītisukhaṁ paṭhamaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Poi, sufficientemente isolato dai piaceri dei sensi, isolato da cattive qualità, con pensiero e valutazione, ed euforia e felicità nate dall’isolamento, raggiunge e dimora nella prima estasi.
Vitakkavicārānaṁ vūpasamā ajjhattaṁ sampasādanaṁ cetaso ekodibhāvaṁ avitakkaṁ avicāraṁ samādhijaṁ pītisukhaṁ dutiyaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Con il placarsi di pensiero e valutazione, con chiarezza interna e mente raccolta, senza pensiero e valutazione, con euforia e felicità nate dalla concentrazione, raggiunge e dimora nella seconda estasi.
Pītiyā ca virāgā upekkhako ca viharati sato ca sampajāno, sukhañca kāyena paṭisaṁvedeti, yaṁ taṁ ariyā ācikkhanti: ‘upekkhako satimā sukhavihārī’ti tatiyaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, con lo svanire dell’euforia, dimorando con equanimità, consapevole e presente, toccando con mano la felicità di cui i nobili dichiarano: ‘Equanime e consapevole, egli dimora nella felicità’, raggiunge e dimora nella terza estasi.
Sukhassa ca pahānā dukkhassa ca pahānā, pubbeva somanassadomanassānaṁ atthaṅgamā, adukkhamasukhaṁ upekkhāsatipārisuddhiṁ catutthaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Abbandonando piacere e dolore, e mettendo fine ad allegria e tristezza precedenti, senza piacere o dolore, con pura equanimità e consapevolezza, raggiunge e dimora nella quarta estasi.
So evaṁ samāhite citte parisuddhe pariyodāte anaṅgaṇe vigatūpakkilese mudubhūte kammaniye ṭhite āneñjappatte pubbenivāsānussatiñāṇāya cittaṁ abhininnāmeti. Una volta che la sua mente diventa così concentrata, purificata, luminosa, impeccabile, libera da corruzioni, flessibile, lavorabile, stabile, e imperturbabile, la estende al ricordo delle vite passate.
So anekavihitaṁ pubbenivāsaṁ anussarati, seyyathidaṁ—ekampi jātiṁ dvepi jātiyo tissopi jātiyo catassopi jātiyo pañcapi jātiyo dasapi jātiyo vīsampi jātiyo tiṁsampi jātiyo cattālīsampi jātiyo paññāsampi jātiyo jātisatampi jātisahassampi jātisatasahassampi, anekepi saṁvaṭṭakappe anekepi vivaṭṭakappe anekepi saṁvaṭṭavivaṭṭakappe: ‘amutrāsiṁ evaṁnāmo evaṅgotto evaṁvaṇṇo evamāhāro evaṁsukhadukkhappaṭisaṁvedī evamāyupariyanto; so tato cuto amutra udapādiṁ; tatrāpāsiṁ evaṁnāmo evaṅgotto evaṁvaṇṇo evamāhāro evaṁsukhadukkhappaṭisaṁvedī evamāyupariyanto; so tato cuto idhūpapanno’ti. Iti sākāraṁ sauddesaṁ anekavihitaṁ pubbenivāsaṁ anussarati. Ricorda vari tipi di vite passate. Cioè: una nascita, due nascite, tre nascite, quattro nascite, cinque nascite, dieci nascite, venti nascite, trenta nascite, quaranta nascite, cinquanta nascite, cento nascite, mille nascite, centomila nascite; molte ere di formazione, molte ere di dissoluzione, molte ere di formazione e dissoluzione. Ricorda: ‘Lì, mi chiamavo così, quella era la mia famiglia, ero fatto così, e quello era il mio cibo. Sentivo piacere e dolore così, e la mia vita finì così. Una volta deceduto da quel posto rinacqui da un’altra parte. Anche lì, mi chiamavo così, quella era la mia famiglia, ero fatto così, e quello era il mio cibo. Sentivo piacere e dolore così, e la mia vita finì così. Una volta deceduto da quel posto rinacqui qui’. E così ricorda i suoi vari tipi di vite passate, nei particolari e nello specifico.
So evaṁ samāhite citte parisuddhe pariyodāte anaṅgaṇe vigatūpakkilese mudubhūte kammaniye ṭhite āneñjappatte sattānaṁ cutūpapātañāṇāya cittaṁ abhininnāmeti. Una volta che la sua mente diventa così concentrata, purificata, luminosa, impeccabile, libera da corruzioni, flessibile, lavorabile, stabile, e imperturbabile, la estende alla conoscenza della morte e rinascita degli esseri viventi.
So dibbena cakkhunā visuddhena atikkantamānusakena satte passati cavamāne upapajjamāne hīne paṇīte suvaṇṇe dubbaṇṇe sugate duggate yathākammūpage satte pajānāti: ‘ime vata bhonto sattā kāyaduccaritena samannāgatā …pe… ariyānaṁ upavādakā micchādiṭṭhikā micchādiṭṭhikammasamādānā, te kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapannā. Ime vā pana bhonto sattā kāyasucaritena samannāgatā …pe… ariyānaṁ anupavādakā sammādiṭṭhikā sammādiṭṭhikammasamādānā, te kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapannā’ti. Iti dibbena cakkhunā visuddhena atikkantamānusakena satte passati cavamāne upapajjamāne hīne paṇīte suvaṇṇe dubbaṇṇe sugate duggate yathākammūpage satte pajānāti. Con chiaroveggenza purificata e sovrumana, vede gli esseri viventi morire e rinascere; inferiori e superiori, belli e brutti, in un bel posto o un brutto posto. Comprende come gli esseri viventi rinascono secondo le proprie azioni: ‘Questi cari esseri hanno fatto cose cattive di corpo, parola, e mente. Hanno parlato male dei nobili; avevano opinione sbagliata; e hanno deciso di agire secondo quell’opinione sbagliata. Alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinascono in un posto di perdizione, un brutto posto, in un regno inferiore, all’inferno. Questi cari esseri, invece, hanno fatto cose buone di corpo, parola, e mente. Non hanno mai parlato male dei nobili; avevano opinione corretta; e hanno deciso di agire secondo quell’opinione corretta. Alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinascono in un bel posto, in paradiso’. E così, con chiaroveggenza purificata e sovrumana, vede gli esseri viventi morire e rinascere; inferiori e superiori, belli e brutti, in un bel posto o un brutto posto. Comprende come gli esseri viventi rinascono secondo le proprie azioni.
So evaṁ samāhite citte parisuddhe pariyodāte anaṅgaṇe vigatūpakkilese mudubhūte kammaniye ṭhite āneñjappatte āsavānaṁ khayañāṇāya cittaṁ abhininnāmeti. Una volta che la sua mente diventa così concentrata, purificata, luminosa, impeccabile, libera da corruzioni, flessibile, lavorabile, stabile, e imperturbabile, la estende alla conoscenza dell’eliminazione dei contaminanti.
So ‘idaṁ dukkhan’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ dukkhasamudayo’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ dukkhanirodho’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ dukkhanirodhagāminī paṭipadā’ti yathābhūtaṁ pajānāti; Comprende secondo realtà: ‘Questa è la sofferenza’, comprende secondo realtà: ‘Questa è l’origine della sofferenza’, comprende secondo realtà: ‘Questa è la cessazione della sofferenza’, comprende secondo realtà: ‘Questa è la pratica che porta alla cessazione della sofferenza’.
‘ime āsavā’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ āsavasamudayo’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ āsavanirodho’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ āsavanirodhagāminī paṭipadā’ti yathābhūtaṁ pajānāti. Comprende secondo realtà: ‘Questi sono i contaminanti’, comprende secondo realtà: ‘Questa è l’origine dei contaminanti’, comprende secondo realtà: ‘Questa è la cessazione dei contaminanti’, comprende secondo realtà: ‘Questa è la pratica che porta alla cessazione dei contaminanti’.
Tassa evaṁ jānato evaṁ passato kāmāsavāpi cittaṁ vimuccati, bhavāsavāpi cittaṁ vimuccati, avijjāsavāpi cittaṁ vimuccati. Conoscendo così e vedendo così, la sua mente viene liberata dal contaminante dei piaceri dei sensi, la sua mente viene liberata dal contaminante dell’esistenza, e la sua mente viene liberata dal contaminante dell’ignoranza.
Vimuttasmiṁ vimuttamiti ñāṇaṁ hoti. Una volta libero, capisce di essere libero.
‘Khīṇā jāti, vusitaṁ brahmacariyaṁ, kataṁ karaṇīyaṁ, nāparaṁ itthattāyā’ti pajānāti. Comprende: ‘La nascita è terminata, il percorso spirituale è stato completato, ciò che c’era da fare è stato fatto, non ci sarà più nulla di questo’.
Ayaṁ vuccati, brāhmaṇa, puggalo nevattantapo nāttaparitāpanānuyogamanuyutto, na parantapo na paraparitāpanānuyogamanuyutto. Questa si chiama una persona che non mortifica né se stessa né gli altri, dedita alla pratica del non mortificare né se stessa né gli altri.
So anattantapo aparantapo diṭṭheva dhamme nicchāto nibbuto sītībhūto sukhappaṭisaṁvedī brahmabhūtena attanā viharatī”ti. Dimora senza desideri nella vita presente, estinta, rinfrescata, provando felicità, diventata divina”
Evaṁ vutte, ghoṭamukho brāhmaṇo āyasmantaṁ udenaṁ etadavoca: Una volta che il Venerabile Udena ebbe parlato, Ghoṭamukha gli disse:
“abhikkantaṁ, bho udena, abhikkantaṁ, bho udena. “Eccellente, Signor Udena! Eccellente!
Seyyathāpi, bho udena, nikkujjitaṁ vā ukkujjeyya, paṭicchannaṁ vā vivareyya, mūḷhassa vā maggaṁ ācikkheyya, andhakāre vā telapajjotaṁ dhāreyya ‘cakkhumanto rūpāni dakkhantī’ti; evamevaṁ bhotā udenena anekapariyāyena dhammo pakāsito. Immagini che qualcuno raddrizzi ciò che è capovolto, o riveli ciò che è nascosto, o indichi il cammino a chi si è perso, o regga una lampada al buio pensando: ‘Che chi ha occhi buoni possa vedere forme’. Allo stesso modo il Signor Gotama ha reso l’insegnamento chiaro in vari modi.
Esāhaṁ bhavantaṁ udenaṁ saraṇaṁ gacchāmi dhammañca bhikkhusaṅghañca. Prendo rifugio nel Signor Udena, nell’insegnamento, e nella comunità monastica.
Upāsakaṁ maṁ bhavaṁ udeno dhāretu ajjatagge pāṇupetaṁ saraṇaṁ gatan”ti. Da oggi in poi, che il Signor Udena si ricordi di me come un discepolo laico che ha preso rifugio a vita”
“Mā kho maṁ tvaṁ, brāhmaṇa, saraṇaṁ agamāsi. “Bramino, non prendere rifugio in me.
Tameva bhagavantaṁ saraṇaṁ gacchāhi yamahaṁ saraṇaṁ gato”ti. Dovresti prendere rifugio in quello stesso Beato in cui io ho preso rifugio”
“Kahaṁ pana, bho udena, etarahi so bhavaṁ gotamo viharati arahaṁ sammāsambuddho”ti? “Ma dove si trova ora quel Beato, il perfetto, il Buddha completamente risvegliato?”
“Parinibbuto kho, brāhmaṇa, etarahi so bhagavā arahaṁ sammāsambuddho”ti. “Bramino, il Buddha si è già estinto completamente”
“Sacepi mayaṁ, bho udena, suṇeyyāma taṁ bhavantaṁ gotamaṁ dasasu yojanesu, dasapi mayaṁ yojanāni gaccheyyāma taṁ bhavantaṁ gotamaṁ dassanāya arahantaṁ sammāsambuddhaṁ. “Signor Udena, se sentissi che il Buddha fosse entro dieci leghe, o venti, o persino fino a cento leghe, viaggerei per cento leghe per vederlo.
Sacepi mayaṁ, bho udena, suṇeyyāma taṁ bhavantaṁ gotamaṁ vīsatiyā yojanesu …
tiṁsāya yojanesu …
cattārīsāya yojanesu …
paññāsāya yojanesu, paññāsampi mayaṁ yojanāni gaccheyyāma taṁ bhavantaṁ gotamaṁ dassanāya arahantaṁ sammāsambuddhaṁ.
Yojanasate cepi mayaṁ, bho udena, suṇeyyāma taṁ bhavantaṁ gotamaṁ, yojanasatampi mayaṁ gaccheyyāma taṁ bhavantaṁ gotamaṁ dassanāya arahantaṁ sammāsambuddhaṁ.
Yato ca kho, bho udena, parinibbuto so bhavaṁ gotamo, parinibbutampi mayaṁ taṁ bhavantaṁ gotamaṁ saraṇaṁ gacchāma dhammañca bhikkhusaṅghañca. Ma dato che il Buddha si è già estinto completamente, prendo rifugio nel Buddha estinto completamente, nell’insegnamento, e nella comunità monastica.
Upāsakaṁ maṁ bhavaṁ udeno dhāretu ajjatagge pāṇupetaṁ saraṇaṁ gataṁ. Da oggi in poi, che il Signor Udena si ricordi di me come un discepolo laico che ha preso rifugio a vita.
Atthi ca me, bho udena, aṅgarājā devasikaṁ niccabhikkhaṁ dadāti, tato ahaṁ bhoto udenassa ekaṁ niccabhikkhaṁ dadāmī”ti. Signor Udena, il re di Aṅga mi dà un’indennità giornaliera. Le darò una parte”
“Kiṁ pana te, brāhmaṇa, aṅgarājā devasikaṁ niccabhikkhaṁ dadātī”ti? “Ma, bramino, cosa ti dà il re di Aṅga come indennità giornaliera?”
“Pañca, bho udena, kahāpaṇasatānī”ti. “Cinquecento dollari”
“Na kho no, brāhmaṇa, kappati jātarūparajataṁ paṭiggahetun”ti. “Non è appropriato per noi ricevere oro o soldi”
“Sace taṁ bhoto udenassa na kappati vihāraṁ bhoto udenassa kārāpessāmī”ti. “Se non è appropriato, farò costruire una dimora per il Signor Udena”
“Sace kho me tvaṁ, brāhmaṇa, vihāraṁ, kārāpetukāmo, pāṭaliputte saṅghassa upaṭṭhānasālaṁ kārāpehī”ti. “Se vuoi costruire una dimora per me, allora costruisci una sala per assemblee per la comunità di Pāṭaliputta”
“Imināpāhaṁ bhoto udenassa bhiyyoso mattāya attamano abhiraddho yaṁ maṁ bhavaṁ udeno saṅghe dāne samādapeti. “Ora sono ancora più contento e soddisfatto del Signor Udena, dato che mi incoraggia a donare alla comunità.
Esāhaṁ, bho udena, etissā ca niccabhikkhāya aparāya ca niccabhikkhāya pāṭaliputte saṅghassa upaṭṭhānasālaṁ kārāpessāmī”ti. Allora con questa indennità e la prossima farò costruire una sala per assemblee per la comunità di Pāṭaliputta”.
Atha kho ghoṭamukho brāhmaṇo etissā ca niccabhikkhāya aparāya ca niccabhikkhāya pāṭaliputte saṅghassa upaṭṭhānasālaṁ kārāpesi. E così la fece costruire.
Sā etarahi “ghoṭamukhī”ti vuccatīti. E ancora oggi si chiama “Il Ghoṭamukhī”.
Ghoṭamukhasuttaṁ niṭṭhitaṁ catutthaṁ.