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Majjhima Nikāya 65 Discorsi medi 65

Bhaddālisutta Il discorso con Bhaddāli

Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.

ekaṁ samayaṁ bhagavā sāvatthiyaṁ viharati jetavane anāthapiṇḍikassa ārāme. Una volta il Buddha dimorava vicino a Sāvatthī, nel bosco di Jeta, il monastero di Anāthapiṇḍika.

Tatra kho bhagavā bhikkhū āmantesi: Lì il Buddha si rivolse ai monaci:

“bhikkhavo”ti. “Monaci!”

“Bhadante”ti te bhikkhū bhagavato paccassosuṁ. “Venerabile Signore”, risposero i monaci.

Bhagavā etadavoca: Il Buddha disse:

“Ahaṁ kho, bhikkhave, ekāsanabhojanaṁ bhuñjāmi; “Monaci, io mangio solo una volta al giorno.

ekāsanabhojanaṁ kho, ahaṁ, bhikkhave, bhuñjamāno appābādhatañca sañjānāmi appātaṅkatañca lahuṭṭhānañca balañca phāsuvihārañca. Facendo così, trovo di essere sano e in salute, agile, forte, e a mio agio.

Etha, tumhepi, bhikkhave, ekāsanabhojanaṁ bhuñjatha; Anche voi dovreste mangiare solo una volta al giorno.

ekāsanabhojanaṁ kho, bhikkhave, tumhepi bhuñjamānā appābādhatañca sañjānissatha appātaṅkatañca lahuṭṭhānañca balañca phāsuvihārañcā”ti. Facendo così, troverete di essere sani e in salute, agili, forti, e a vostro agio”.

Evaṁ vutte, āyasmā bhaddāli bhagavantaṁ etadavoca: Detto ciò, il Venerabile Bhaddāli disse al Buddha:

“ahaṁ kho, bhante, na ussahāmi ekāsanabhojanaṁ bhuñjituṁ; “Signore, io non mangerò solo una volta al giorno.

ekāsanabhojanañhi me, bhante, bhuñjato siyā kukkuccaṁ, siyā vippaṭisāro”ti. Poiché se mangiassi solo una volta al giorno potrei pentirmene”

“Tena hi tvaṁ, bhaddāli, yattha nimantito assasi tattha ekadesaṁ bhuñjitvā ekadesaṁ nīharitvāpi bhuñjeyyāsi. “Beh, allora, Bhaddāli, mangia una parte del pasto dove vieni invitato, e porta indietro il resto da mangiare dopo.

Evampi kho tvaṁ, bhaddāli, bhuñjamāno ekāsano yāpessasī”ti. Anche mangiando in questo modo sosterrai te stesso”

“Evampi kho ahaṁ, bhante, na ussahāmi bhuñjituṁ; “Signore, non mangerò nemmeno in quel modo.

evampi hi me, bhante, bhuñjato siyā kukkuccaṁ, siyā vippaṭisāro”ti. Poiché se mangiassi in quel modo potrei pentirmene”.

Atha kho āyasmā bhaddāli bhagavatā sikkhāpade paññāpiyamāne bhikkhusaṅghe sikkhaṁ samādiyamāne anussāhaṁ pavedesi. Quindi, mentre questa regola veniva istituita dal Buddha e la comunità monastica la intraprendeva, Bhaddāli annunciò che non avrebbe provato a mantenerla.

Atha kho āyasmā bhaddāli sabbaṁ taṁ temāsaṁ na bhagavato sammukhībhāvaṁ adāsi, yathā taṁ satthusāsane sikkhāya aparipūrakārī. Per i successivi tre mesi interi Bhaddāli non stette faccia a faccia col Buddha, come accade a chi non adempie l’addestramento secondo le istruzioni del Maestro.

Tena kho pana samayena sambahulā bhikkhū bhagavato cīvarakammaṁ karonti—In quel periodo vari monaci stavano cucendo un abito per il Buddha, pensando che,

niṭṭhitacīvaro bhagavā temāsaccayena cārikaṁ pakkamissatīti. una volta che l’abito fosse stato completato e che i tre mesi della stagione delle piogge fossero trascorsi, il Buddha si sarebbe avviato a vagare.

Atha kho āyasmā bhaddāli yena te bhikkhū tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā tehi bhikkhūhi saddhiṁ sammodi. Allora Bhaddāli andò da quei monaci e ci scambiò saluti.

Sammodanīyaṁ kathaṁ sāraṇīyaṁ vītisāretvā ekamantaṁ nisīdi. Ekamantaṁ nisinnaṁ kho āyasmantaṁ bhaddāliṁ te bhikkhū etadavocuṁ: Una volta che i saluti e le cordialità terminarono, si sedette a lato. I monaci dissero a Bhaddāli:

“idaṁ kho, āvuso bhaddāli, bhagavato cīvarakammaṁ karīyati. “Fratello Bhaddāli, questo abito sta venendo cucito per il Buddha.

Niṭṭhitacīvaro bhagavā temāsaccayena cārikaṁ pakkamissati. Una volta che sarà stato completato e che i tre mesi della stagione delle piogge saranno trascorsi, il Buddha si avvierà a vagare.

Iṅghāvuso bhaddāli, etaṁ dosakaṁ sādhukaṁ manasi karohi, mā te pacchā dukkarataraṁ ahosī”ti. Dai, fratello Bhaddāli, impara la lezione. Non peggiorare la situazione”

“Evamāvuso”ti kho āyasmā bhaddāli tesaṁ bhikkhūnaṁ paṭissutvā yena bhagavā tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā bhagavantaṁ abhivādetvā ekamantaṁ nisīdi. Ekamantaṁ nisinno kho āyasmā bhaddāli bhagavantaṁ etadavoca: “Sì, fratelli”, rispose Bhaddāli. Andò dal Buddha, si inchinò, si sedette a latto, e gli disse:

“accayo maṁ, bhante, accagamā yathābālaṁ yathāmūḷhaṁ yathāakusalaṁ, yohaṁ bhagavatā sikkhāpade paññāpiyamāne bhikkhusaṅghe sikkhaṁ samādiyamāne anussāhaṁ pavedesiṁ. “Ho fatto un errore, Signore. È stato sciocco, stupido, e cattivo da parte mia che, mentre questa regola veniva istituita dal Buddha e la comunità monastica la intraprendeva, io annunciai che non avrei provato a mantenerla.

Tassa me, bhante, bhagavā accayaṁ accayato paṭiggaṇhātu āyatiṁ saṁvarāyā”ti. Per favore, Signore, accetti il mio errore come tale, così che io mi contenga in futuro”

“Taggha tvaṁ, bhaddāli, accayo accagamā yathābālaṁ yathāmūḷhaṁ yathāakusalaṁ, yaṁ tvaṁ mayā sikkhāpade paññāpiyamāne bhikkhusaṅghe sikkhaṁ samādiyamāne anussāhaṁ pavedesi. “Davvero, Bhaddāli, hai fatto un errore. È stato sciocco, stupido, e cattivo da parte tua che, mentre questa regola veniva istituita da me e la comunità monastica la intraprendeva, tu annunciasti che non avresti provato a mantenerla.

Samayopi kho te, bhaddāli, appaṭividdho ahosi: E non hai compreso questa situazione:

‘bhagavā kho sāvatthiyaṁ viharati, bhagavāpi maṁ jānissati—‘Il Buddha si trova a Sāvatthī, e mi conoscerà

bhaddāli nāma bhikkhu satthusāsane sikkhāya aparipūrakārī’ti. come il monaco di nome Bhaddāli che non adempie l’addestramento secondo le istruzioni del Maestro’.

Ayampi kho te, bhaddāli, samayo appaṭividdho ahosi.

Samayopi kho te, bhaddāli, appaṭividdho ahosi: E non hai compreso questa situazione:

‘sambahulā kho bhikkhū sāvatthiyaṁ vassaṁ upagatā, tepi maṁ jānissanti—‘Molti monaci hanno cominciato il ritiro della stagione delle piogge a Sāvatthī …

bhaddāli nāma bhikkhu satthusāsane sikkhāya aparipūrakārī’ti.

Ayampi kho te, bhaddāli, samayo appaṭividdho ahosi.

Samayopi kho te, bhaddāli, appaṭividdho ahosi:

‘sambahulā kho bhikkhuniyo sāvatthiyaṁ vassaṁ upagatā, tāpi maṁ jānissanti—molte monache hanno cominciato il ritiro della stagione delle piogge a Sāvatthī …

bhaddāli nāma bhikkhu satthusāsane sikkhāya aparipūrakārī’ti.

Ayampi kho te, bhaddāli, samayo appaṭividdho ahosi.

Samayopi kho te, bhaddāli, appaṭividdho ahosi:

‘sambahulā kho upāsakā sāvatthiyaṁ paṭivasanti, tepi maṁ jānissanti—molti laici risiedono a Sāvatthī …

bhaddāli nāma bhikkhu satthusāsane sikkhāya aparipūrakārī’ti.

Ayampi kho te, bhaddāli, samayo appaṭividdho ahosi.

Samayopi kho te, bhaddāli, appaṭividdho ahosi:

‘sambahulā kho upāsikā sāvatthiyaṁ paṭivasanti, tāpi maṁ jānissanti—molte laiche risiedono a Sāvatthī, e mi conosceranno

bhaddāli nāma bhikkhu satthusāsane sikkhāya aparipūrakārī’ti. come il monaco di nome Bhaddāli che non adempie l’addestramento secondo le istruzioni del Maestro …

Ayampi kho te, bhaddāli, samayo appaṭividdho ahosi.

Samayopi kho te, bhaddāli, appaṭividdho ahosi:

‘sambahulā kho nānātitthiyā samaṇabrāhmaṇā sāvatthiyaṁ vassaṁ upagatā, tepi maṁ jānissanti—Molti asceti e bramini che seguono varie altre religioni hanno cominciato il ritiro della stagione delle piogge a Sāvatthī, e mi conosceranno

bhaddāli nāma bhikkhu samaṇassa gotamassa sāvako theraññataro bhikkhu sāsane sikkhāya aparipūrakārī’ti. come il monaco di nome Bhaddāli, uno dei discepoli anziani dell’asceta Gotama, che non adempie l’addestramento secondo le istruzioni del Maestro’.

Ayampi kho te, bhaddāli, samayo appaṭividdho ahosī”ti. Non hai compreso nemmeno questa situazione”

“Accayo maṁ, bhante, accagamā yathābālaṁ yathāmūḷhaṁ yathāakusalaṁ, yohaṁ bhagavatā sikkhāpade paññāpiyamāne bhikkhusaṅghe sikkhaṁ samādiyamāne anussāhaṁ pavedesiṁ. “Ho fatto un errore, Signore. È stato sciocco, stupido, e cattivo da parte mia che, mentre questa regola veniva istituita dal Buddha e la comunità monastica la intraprendeva, io annunciai che non avrei provato a mantenerla.

Tassa me, bhante, bhagavā accayaṁ accayato paṭiggaṇhātu āyatiṁ saṁvarāyā”ti. Per favore, Signore, accetti il mio errore come tale, così che io mi contenga in futuro”

“Taggha tvaṁ, bhaddāli, accayo accagamā yathābālaṁ yathāmūḷhaṁ yathāakusalaṁ, yaṁ tvaṁ mayā sikkhāpade paññāpiyamāne bhikkhusaṅghe sikkhaṁ samādiyamāne anussāhaṁ pavedesi. “Davvero, Bhaddāli, hai fatto un errore. È stato sciocco, stupido, e cattivo da parte tua che, mentre questa regola veniva istituita da me e la comunità monastica la intraprendeva, tu annunciasti che non avresti provato a mantenerla.

Taṁ kiṁ maññasi, bhaddāli, Cosa ne pensi, Bhaddāli?

idhassa bhikkhu ubhatobhāgavimutto, tamahaṁ evaṁ vadeyyaṁ: Immagina io dica a un monaco libero in entrambi i modi:

‘ehi me tvaṁ, bhikkhu, paṅke saṅkamo hohī’ti, api nu kho so saṅkameyya vā aññena vā kāyaṁ sannāmeyya, ‘no’ti vā vadeyyā”ti? ‘Per favore, monaco, fammi da ponte così che possa attraversare il fango’. Pensi che attraverserebbe solo lui, o cercherebbe una scusa, o semplicemente direbbe di no?”

“No hetaṁ, bhante”. “No, Signore”

“Taṁ kiṁ maññasi, bhaddāli, “Cosa ne pensi, Bhaddāli?

idhassa bhikkhu paññāvimutto … Immagina io dica la stessa cosa a un monaco libero attraverso saggezza,

kāyasakkhi … o a un testimone diretto,

diṭṭhippatto … o a un maturo in opinione,

saddhāvimutto … o a uno libero attraverso fede,

dhammānusārī … o a un discepolo dell’insegnamento,

saddhānusārī, tamahaṁ evaṁ vadeyyaṁ: o a un discepolo per fede:

‘ehi me tvaṁ, bhikkhu, paṅke saṅkamo hohī’ti, api nu kho so saṅkameyya vā aññena vā kāyaṁ sannāmeyya, ‘no’ti vā vadeyyā”ti? ‘Per favore, monaco, fammi da ponte così che possa attraversare il fango’. Pensi che attraverserebbe lui, o cercherebbe una scusa, o semplicemente direbbe di no?”

“No hetaṁ, bhante”. “No, Signore”

“Taṁ kiṁ maññasi, bhaddāli, “Cosa ne pensi, Bhaddāli?

api nu tvaṁ, bhaddāli, tasmiṁ samaye ubhatobhāgavimutto vā hosi paññāvimutto vā kāyasakkhi vā diṭṭhippatto vā saddhāvimutto vā dhammānusārī vā saddhānusārī vā”ti? In quel momento eri libero in entrambi i modi, libero attraverso saggezza, un testimone diretto, maturo in opinione, libero attraverso fede, un discepolo dell’insegnamento, o un discepolo per fede?”

“No hetaṁ, bhante”. “No, Signore”

“Nanu tvaṁ, bhaddāli, tasmiṁ samaye ritto tuccho aparaddho”ti? “Non eri vuoto, vacuo, e in errore?”

“Evaṁ, bhante. “Sì, Signore”

Accayo maṁ, bhante, accagamā yathābālaṁ yathāmūḷhaṁ yathāakusalaṁ, yohaṁ bhagavatā sikkhāpade paññāpiyamāne bhikkhusaṅghe sikkhaṁ samādiyamāne anussāhaṁ pavedesiṁ. “Ho fatto un errore, Signore …

Tassa me, bhante, bhagavā accayaṁ accayato paṭiggaṇhātu āyatiṁ saṁvarāyā”ti. Per favore, Signore, accetti il mio errore come tale, così che io mi contenga in futuro”

“Taggha tvaṁ, bhaddāli, accayo accagamā yathābālaṁ yathāmūḷhaṁ yathāakusalaṁ, yaṁ tvaṁ mayā sikkhāpade paññāpiyamāne bhikkhusaṅghe sikkhaṁ samādiyamāne anussāhaṁ pavedesi. “Davvero, Bhaddāli, hai fatto un errore. …

Yato ca kho tvaṁ, bhaddāli, accayaṁ accayato disvā yathādhammaṁ paṭikarosi, taṁ te mayaṁ paṭiggaṇhāma. Ma dato che hai riconosciuto il tuo errore come tale, e hai rimediato secondo l’insegnamento, lo accetto.

Vuddhihesā, bhaddāli, ariyassa vinaye yo accayaṁ accayato disvā yathādhammaṁ paṭikaroti, āyatiṁ saṁvaraṁ āpajjati. Poiché è crescita nell’insegnamento nobile riconoscere un errore come tale, rimediare secondo l’insegnamento, e impegnarsi a contenersi in futuro.

Idha, bhaddāli, ekacco bhikkhu satthusāsane sikkhāya aparipūrakārī hoti. Bhaddāli, prendi un monaco che non adempie l’addestramento secondo le istruzioni del Maestro.

Tassa evaṁ hoti: Pensa:

‘yannūnāhaṁ vivittaṁ senāsanaṁ bhajeyyaṁ araññaṁ rukkhamūlaṁ pabbataṁ kandaraṁ giriguhaṁ susānaṁ vanapatthaṁ abbhokāsaṁ palālapuñjaṁ. ‘Perché non frequento un riparo isolato, la natura, la radice di un albero, una collina, una gola, una grotta di montagna, un cimitero, una foresta, l’aria aperta, un mucchio di paglia?

Appeva nāmāhaṁ uttari manussadhammā alamariyañāṇadassanavisesaṁ sacchikareyyan’ti. Magari raggiungerò qualche distinzione sovrumana in conoscenza e visione degna dei nobili’.

So vivittaṁ senāsanaṁ bhajati araññaṁ rukkhamūlaṁ pabbataṁ kandaraṁ giriguhaṁ susānaṁ vanapatthaṁ abbhokāsaṁ palālapuñjaṁ. Così frequenta un riparo isolato.

Tassa tathāvūpakaṭṭhassa viharato satthāpi upavadati, anuviccapi viññū sabrahmacārī upavadanti, devatāpi upavadanti, attāpi attānaṁ upavadati. Mentre dimora ritirato, viene rimproverato dal Maestro, dai compagni spirituali giudiziosi dopo esaminazione, dagli angeli, e da se stesso.

So satthārāpi upavadito, anuviccapi viññūhi sabrahmacārīhi upavadito, devatāhipi upavadito, attanāpi attānaṁ upavadito na uttari manussadhammā alamariyañāṇadassanavisesaṁ sacchikaroti. Venendo rimproverato in questo modo, non realizza alcuna distinzione sovrumana in conoscenza e visione degna dei nobili.

Taṁ kissa hetu? Perché questo?

Evañhi taṁ, bhaddāli, hoti yathā taṁ satthusāsane sikkhāya aparipūrakārissa. Perché è così quando non si adempie l’addestramento secondo le istruzioni del Maestro.

Idha pana, bhaddāli, ekacco bhikkhu satthusāsane sikkhāya paripūrakārī hoti. Ma prendi un monaco che adempie l’addestramento secondo le istruzioni del Maestro.

Tassa evaṁ hoti: Pensa:

‘yannūnāhaṁ vivittaṁ senāsanaṁ bhajeyyaṁ araññaṁ rukkhamūlaṁ pabbataṁ kandaraṁ giriguhaṁ susānaṁ vanapatthaṁ abbhokāsaṁ palālapuñjaṁ. ‘Perché non frequento un riparo isolato, la natura, la radice di un albero, una collina, una gola, una grotta di montagna, un cimitero, una foresta, l’aria aperta, un mucchio di paglia?

Appeva nāmāhaṁ uttari manussadhammā alamariyañāṇadassanavisesaṁ sacchikareyyan’ti. Magari raggiungerò qualche distinzione sovrumana in conoscenza e visione degna dei nobili’.

So vivittaṁ senāsanaṁ bhajati araññaṁ rukkhamūlaṁ pabbataṁ kandaraṁ giriguhaṁ susānaṁ vanapatthaṁ abbhokāsaṁ palālapuñjaṁ. Così frequenta un riparo isolato.

Tassa tathāvūpakaṭṭhassa viharato satthāpi na upavadati, anuviccapi viññū sabrahmacārī na upavadanti, devatāpi na upavadanti, attāpi attānaṁ na upavadati. Mentre dimora ritirato, non viene rimproverato dal Maestro, dai compagni spirituali giudiziosi dopo esaminazione, dagli angeli, o da se stesso.

So satthārāpi anupavadito, anuviccapi viññūhi sabrahmacārīhi anupavadito, devatāhipi anupavadito, attanāpi attānaṁ anupavadito uttari manussadhammā alamariyañāṇadassanavisesaṁ sacchikaroti. Non venendo rimproverato in questo modo, realizza distinzioni sovrumane in conoscenza e visione degne dei nobili.

So vivicceva kāmehi vivicca akusalehi dhammehi savitakkaṁ savicāraṁ vivekajaṁ pītisukhaṁ paṭhamaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Sufficientemente isolato dai piaceri dei sensi, isolato da cattive qualità, con pensiero e valutazione, ed euforia e felicità nate dall’isolamento, raggiunge e dimora nella prima estasi.

Taṁ kissa hetu? Perché questo?

Evañhi taṁ, bhaddāli, hoti yathā taṁ satthusāsane sikkhāya paripūrakārissa. Perché è così quando si adempie l’addestramento secondo le istruzioni del Maestro.

Puna caparaṁ, bhaddāli, bhikkhu vitakkavicārānaṁ vūpasamā ajjhattaṁ sampasādanaṁ cetaso ekodibhāvaṁ avitakkaṁ avicāraṁ samādhijaṁ pītisukhaṁ dutiyaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, con il placarsi di pensiero e valutazione, con chiarezza interna e mente raccolta, senza pensiero e valutazione, con euforia e felicità nate dalla concentrazione, un monaco raggiunge e dimora nella seconda estasi.

Taṁ kissa hetu? Perché questo?

Evañhi taṁ, bhaddāli, hoti yathā taṁ satthusāsane sikkhāya paripūrakārissa. Perché è così quando si adempie l’addestramento secondo le istruzioni del Maestro.

Puna caparaṁ, bhaddāli, bhikkhu pītiyā ca virāgā upekkhako ca viharati, sato ca sampajāno sukhañca kāyena paṭisaṁvedeti, yaṁ taṁ ariyā ācikkhanti: ‘upekkhako satimā sukhavihārī’ti tatiyaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, con lo svanire dell’euforia, dimorando con equanimità, consapevole e presente, toccando con mano la felicità di cui i nobili dichiarano: ‘Equanime e consapevole, egli dimora nella felicità’, un monaco raggiunge e dimora nella terza estasi.

Taṁ kissa hetu? Perché questo?

Evañhi taṁ, bhaddāli, hoti yathā taṁ satthusāsane sikkhāya paripūrakārissa. Perché è così quando si adempie l’addestramento secondo le istruzioni del Maestro.

Puna caparaṁ, bhaddāli, bhikkhu sukhassa ca pahānā dukkhassa ca pahānā pubbeva somanassadomanassānaṁ atthaṅgamā adukkhamasukhaṁ upekkhāsatipārisuddhiṁ catutthaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, abbandonando piacere e dolore, e mettendo fine ad allegria e tristezza precedenti, senza piacere o dolore, con pura equanimità e consapevolezza, un monaco raggiunge e dimora nella quarta estasi.

Taṁ kissa hetu? Perché questo?

Evañhi taṁ, bhaddāli, hoti yathā taṁ satthusāsane sikkhāya paripūrakārissa. Perché è così quando si adempie l’addestramento secondo le istruzioni del Maestro.

So evaṁ samāhite citte parisuddhe pariyodāte anaṅgaṇe vigatūpakkilese mudubhūte kammaniye ṭhite āneñjappatte pubbenivāsānussatiñāṇāya cittaṁ abhininnāmeti. Una volta che la sua mente diventa così concentrata, purificata, luminosa, impeccabile, libera da corruzioni, flessibile, lavorabile, stabile, e imperturbabile, la estende al ricordo delle vite passate.

So anekavihitaṁ pubbenivāsaṁ anussarati, seyyathidaṁ—ekampi jātiṁ dvepi jātiyo …pe… iti sākāraṁ sauddesaṁ anekavihitaṁ pubbenivāsaṁ anussarati. Si ricorda molti tipi di vite passate, cioè, una nascita, due nascite, tre nascite, quattro nascite, cinque nascite, dieci nascite, venti nascite, trenta nascite, quaranta nascite, cinquanta nascite, cento nascite, mille nascite, centomila nascite; molte ere di formazione, molte ere di dissoluzione, molte ere di formazione e dissoluzione. … Si ricorda i suoi molti tipi di vite passate, nei particolari e nello specifico.

Taṁ kissa hetu? Perché questo?

Evañhi taṁ, bhaddāli, hoti yathā taṁ satthusāsane sikkhāya paripūrakārissa. Perché è così quando si adempie l’addestramento secondo le istruzioni del Maestro.

So evaṁ samāhite citte parisuddhe pariyodāte anaṅgaṇe vigatūpakkilese mudubhūte kammaniye ṭhite āneñjappatte sattānaṁ cutūpapātañāṇāya cittaṁ abhininnāmeti. Una volta che la sua mente diventa così concentrata, purificata, luminosa, impeccabile, libera da corruzioni, flessibile, lavorabile, stabile, e imperturbabile, la estende alla conoscenza della morte e rinascita degli esseri viventi.

So dibbena cakkhunā visuddhena atikkantamānusakena satte passati cavamāne upapajjamāne hīne paṇīte suvaṇṇe dubbaṇṇe sugate duggate yathākammūpage satte pajānāti: ‘ime vata bhonto sattā kāyaduccaritena samannāgatā …pe… vinipātaṁ nirayaṁ upapannā; ime vā pana bhonto sattā kāyasucaritena samannāgatā …pe… sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapannā’ti iti dibbena cakkhunā visuddhena atikkantamānusakena …pe… yathākammūpage satte pajānāti. Con chiaroveggenza purificata e sovrumana, vede gli esseri viventi morire e rinascere; inferiori e superiori, belli e brutti, in un bel posto o un brutto posto. Comprende come gli esseri viventi rinascono secondo le proprie azioni: ‘Questi cari esseri hanno fatto cose cattive di corpo, parola, e mente … rinascono in un posto di perdizione, un brutto posto, in un regno inferiore, all’inferno. Questi cari esseri, invece, hanno fatto cose buone di corpo, parola, e mente … rinascono in un bel posto, in paradiso’. E così, con chiaroveggenza purificata e sovrumana … comprende come gli esseri viventi rinascono secondo le proprie azioni.

Taṁ kissa hetu? Perché questo?

Evañhi taṁ, bhaddāli, hoti yathā taṁ satthusāsane sikkhāya paripūrakārissa. Perché è così quando si adempie l’addestramento secondo le istruzioni del Maestro.

So evaṁ samāhite citte parisuddhe pariyodāte anaṅgaṇe vigatūpakkilese mudubhūte kammaniye ṭhite āneñjappatte āsavānaṁ khayañāṇāya cittaṁ abhininnāmeti. Una volta che la sua mente diventa così concentrata, purificata, luminosa, impeccabile, libera da corruzioni, flessibile, lavorabile, stabile, e imperturbabile, la estende alla conoscenza dell’eliminazione dei contaminanti.

So ‘idaṁ dukkhan’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ dukkhasamudayo’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ dukkhanirodho’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ dukkhanirodhagāminī paṭipadā’ti yathābhūtaṁ pajānāti; Comprende secondo realtà: ‘Questa è la sofferenza’, comprende secondo realtà: ‘Questa è l’origine della sofferenza’, comprende secondo realtà: ‘Questa è la cessazione della sofferenza’, comprende secondo realtà: ‘Questa è la pratica che porta alla cessazione della sofferenza’.

‘ime āsavā’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ āsavasamudayo’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ āsavanirodho’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ āsavanirodhagāminī paṭipadā’ti yathābhūtaṁ pajānāti. Comprende secondo realtà: ‘Questi sono i contaminanti’, comprende secondo realtà: ‘Questa è l’origine dei contaminanti’, comprende secondo realtà: ‘Questa è la cessazione dei contaminanti’, comprende secondo realtà: ‘Questa è la pratica che porta alla cessazione dei contaminanti’.

Tassa evaṁ jānato evaṁ passato kāmāsavāpi cittaṁ vimuccati, bhavāsavāpi cittaṁ vimuccati, avijjāsavāpi cittaṁ vimuccati. Conoscendo così e vedendo così, la sua mente viene liberata dal contaminante dei piaceri dei sensi, la sua mente viene liberata dal contaminante dell’esistenza, e la sua mente viene liberata dal contaminante dell’ignoranza.

Vimuttasmiṁ vimuttamiti ñāṇaṁ hoti. Una volta libero, capisce di essere libero.

‘Khīṇā jāti, vusitaṁ brahmacariyaṁ, kataṁ karaṇīyaṁ, nāparaṁ itthattāyā’ti pajānāti. Comprende: ‘La nascita è terminata, il percorso spirituale è stato completato, ciò che c’era da fare è stato fatto, non ci sarà più nulla di questo’.

Taṁ kissa hetu? Perché questo?

Evañhi taṁ, bhaddāli, hoti yathā taṁ satthusāsane sikkhāya paripūrakārissā”ti. Perché è così quando si adempie l’addestramento secondo le istruzioni del Maestro”.

Evaṁ vutte, āyasmā bhaddāli bhagavantaṁ etadavoca: Detto ciò, il Venerabile Bhaddāli disse al Buddha:

“ko nu kho, bhante, hetu, ko paccayo yena midhekaccaṁ bhikkhuṁ pasayha pasayha kāraṇaṁ karonti? “Qual è la causa, Signore, qual è la ragione per cui un monaco viene punito e pressato ripetutamente?

Ko pana, bhante, hetu, ko paccayo yena midhekaccaṁ bhikkhuṁ no tathā pasayha pasayha kāraṇaṁ karontī”ti? E qual è la causa, Signore, qual è la ragione per cui un altro monaco non viene similmente punito e pressato ripetutamente?”

“Idha, bhaddāli, ekacco bhikkhu abhiṇhāpattiko hoti āpattibahulo. “Bhaddāli, prendi un monaco recidivo con molte offese.

So bhikkhūhi vuccamāno aññenaññaṁ paṭicarati, bahiddhā kathaṁ apanāmeti, kopañca dosañca appaccayañca pātukaroti, na sammā vattati, na lomaṁ pāteti, na netthāraṁ vattati, ‘yena saṅgho attamano hoti taṁ karomī’ti nāha. Quando viene accusato dai monaci, evita il problema, distraendo la discussione con punti irrilevanti. Mostra fastidio, odio, e acidità. Non procede correttamente, non si mette in riga, non cerca di risolvere la cosa, e non dice: ‘Farò ciò che fa piacere alla comunità’.

Tatra, bhaddāli, bhikkhūnaṁ evaṁ hoti: In questo caso i monaci dicono:

‘ayaṁ kho, āvuso, bhikkhu abhiṇhāpattiko āpattibahulo. ‘Fratelli, questo monaco è recidivo, con molte offese.

So bhikkhūhi vuccamāno aññenaññaṁ paṭicarati, bahiddhā kathaṁ apanāmeti, kopañca dosañca appaccayañca pātukaroti, na sammā vattati, na lomaṁ pāteti, na netthāraṁ vattati, “yena saṅgho attamano hoti taṁ karomī”ti nāha. Quando viene accusato dai monaci, evita il problema, distraendo la discussione con punti irrilevanti. Mostra fastidio, odio, e acidità. Non procede correttamente, non si mette in riga, non cerca di risolvere la cosa, e non dice: ‘Farò ciò che fa piacere alla comunità’.

Sādhu vatāyasmanto imassa bhikkhuno tathā tathā upaparikkhatha yathāssidaṁ adhikaraṇaṁ na khippameva vūpasameyyā’ti. Sarebbe meglio se i venerabili esaminassero questo monaco in modo tale che la questione disciplinare non venga risolta velocemente’.

Tassa kho evaṁ, bhaddāli, bhikkhuno bhikkhū tathā tathā upaparikkhanti yathāssidaṁ adhikaraṇaṁ na khippameva vūpasammati. E così fanno.

Idha pana, bhaddāli, ekacco bhikkhu abhiṇhāpattiko hoti āpattibahulo. Prendi un altro monaco recidivo con molte offese.

So bhikkhūhi vuccamāno nāññenaññaṁ paṭicarati, bahiddhā kathaṁ na apanāmeti, na kopañca dosañca appaccayañca pātukaroti, sammā vattati, lomaṁ pāteti, netthāraṁ vattati, ‘yena saṅgho attamano hoti taṁ karomī’ti āha. Quando viene accusato dai monaci, non evita il problema, distraendo la discussione con punti irrilevanti. Non mostra fastidio, odio, o acidità. Procede correttamente, si mette in riga, cerca di risolvere la cosa, e dice: ‘Farò ciò che fa piacere alla comunità’.

Tatra, bhaddāli, bhikkhūnaṁ evaṁ hoti: In questo caso i monaci dicono:

‘ayaṁ kho, āvuso, bhikkhu abhiṇhāpattiko āpattibahulo. ‘Fratelli, questo monaco è recidivo, con molte offese.

So bhikkhūhi vuccamāno nāññenaññaṁ paṭicarati, bahiddhā kathaṁ na apanāmeti, na kopañca dosañca appaccayañca pātukaroti, sammā vattati, lomaṁ pāteti, netthāraṁ vattati, “yena saṅgho attamano hoti taṁ karomī”ti āha. Quando viene accusato dai monaci, non evita il problema, distraendo la discussione con punti irrilevanti. Non mostra fastidio, odio, o acidità. Procede correttamente, si mette in riga, cerca di risolvere la cosa, e dice: ‘Farò ciò che fa piacere alla comunità’.

Sādhu vatāyasmanto, imassa bhikkhuno tathā tathā upaparikkhatha yathāssidaṁ adhikaraṇaṁ khippameva vūpasameyyā’ti. Sarebbe meglio se i venerabili esaminassero questo monaco in modo tale che la questione disciplinare venga risolta velocemente’.

Tassa kho evaṁ, bhaddāli, bhikkhuno bhikkhū tathā tathā upaparikkhanti yathāssidaṁ adhikaraṇaṁ khippameva vūpasammati. E così fanno.

Idha, bhaddāli, ekacco bhikkhu adhiccāpattiko hoti anāpattibahulo. Prendi un altro monaco che sbaglia occasionalmente, senza molte offese.

So bhikkhūhi vuccamāno aññenaññaṁ paṭicarati, bahiddhā kathaṁ apanāmeti, kopañca dosañca appaccayañca pātukaroti, na sammā vattati, na lomaṁ pāteti, na netthāraṁ vattati, ‘yena saṅgho attamano hoti taṁ karomī’ti nāha. Quando viene accusato dai monaci, evita il problema, distraendo la discussione con punti irrilevanti. Mostra fastidio, odio, e acidità. Non procede correttamente, non si mette in riga, non cerca di risolvere la cosa, e non dice: ‘Farò ciò che fa piacere alla comunità’.

Tatra, bhaddāli, bhikkhūnaṁ evaṁ hoti: In questo caso i monaci dicono:

‘ayaṁ kho, āvuso, bhikkhu adhiccāpattiko anāpattibahulo. ‘Fratelli, questo altro monaco sbaglia occasionalmente, senza molte offese.

So bhikkhūhi vuccamāno aññenaññaṁ paṭicarati, bahiddhā kathaṁ apanāmeti, kopañca dosañca appaccayañca pātukaroti, na sammā vattati, na lomaṁ pāteti, na netthāraṁ vattati, “yena saṅgho attamano hoti taṁ karomī”ti nāha. Quando viene accusato dai monaci, evita il problema, distraendo la discussione con punti irrilevanti. Mostra fastidio, odio, e acidità. Non procede correttamente, non si mette in riga, non cerca di risolvere la cosa, e non dice: ‘Farò ciò che fa piacere alla comunità’.

Sādhu vatāyasmanto, imassa bhikkhuno tathā tathā upaparikkhatha yathāssidaṁ adhikaraṇaṁ na khippameva vūpasameyyā’ti. Sarebbe meglio se i venerabili esaminassero questo monaco in modo tale che la questione disciplinare non venga risolta velocemente’.

Tassa kho evaṁ, bhaddāli, bhikkhuno bhikkhū tathā tathā upaparikkhanti yathāssidaṁ adhikaraṇaṁ na khippameva vūpasammati. E così fanno.

Idha pana, bhaddāli, ekacco bhikkhu adhiccāpattiko hoti anāpattibahulo. Prendi un altro monaco che sbaglia occasionalmente, senza molte offese.

So bhikkhūhi vuccamāno nāññenaññaṁ paṭicarati, na bahiddhā kathaṁ apanāmeti, na kopañca dosañca appaccayañca pātukaroti, sammā vattati, lomaṁ pāteti, netthāraṁ vattati, ‘yena saṅgho attamano hoti taṁ karomī’ti āha. Quando viene accusato dai monaci, non evita il problema, distraendo la discussione con punti irrilevanti. Non mostra fastidio, odio, o acidità. Procede correttamente, si mette in riga, cerca di risolvere la cosa, e dice: ‘Farò ciò che fa piacere alla comunità’.

Tatra, bhaddāli, bhikkhūnaṁ evaṁ hoti: In questo caso i monaci dicono:

‘ayaṁ kho, āvuso, bhikkhu adhiccāpattiko anāpattibahulo. ‘Fratelli, questo altro monaco sbaglia occasionalmente, senza molte offese.

So bhikkhūhi vuccamāno nāññenaññaṁ paṭicarati, na bahiddhā kathaṁ apanāmeti, na kopañca dosañca appaccayañca pātukaroti, sammā vattati, lomaṁ pāteti, netthāraṁ vattati, “yena saṅgho attamano hoti taṁ karomī”ti āha. Quando viene accusato dai monaci, non evita il problema, distraendo la discussione con punti irrilevanti. Non mostra fastidio, odio, o acidità. Procede correttamente, si mette in riga, cerca di risolvere la cosa, e dice: ‘Farò ciò che fa piacere alla comunità’.

Sādhu vatāyasmanto, imassa bhikkhuno tathā tathā upaparikkhatha yathāssidaṁ adhikaraṇaṁ khippameva vūpasameyyā’ti. Sarebbe meglio se i venerabili esaminassero questo monaco in modo tale che la questione disciplinare venga risolta velocemente’.

Tassa kho evaṁ, bhaddāli, bhikkhuno bhikkhū tathā tathā upaparikkhanti yathāssidaṁ adhikaraṇaṁ khippameva vūpasammati. E così fanno.

Idha, bhaddāli, ekacco bhikkhu saddhāmattakena vahati pemamattakena. Prendi un altro monaco che tira avanti solo per fede e affetto.

Tatra, bhaddāli, bhikkhūnaṁ evaṁ hoti: In questo caso i monaci dicono:

‘ayaṁ kho, āvuso, bhikkhu saddhāmattakena vahati pemamattakena. ‘Fratelli, questo monaco tira avanti solo per fede e affetto.

Sace mayaṁ imaṁ bhikkhuṁ pasayha pasayha kāraṇaṁ karissāma—Supponiamo di punirlo, pressandolo ripetutamente.

mā yampissa taṁ saddhāmattakaṁ pemamattakaṁ tamhāpi parihāyī’ti. No, facciamo in modo che non perda la poca fede e affetto che ha!’

Seyyathāpi, bhaddāli, purisassa ekaṁ cakkhuṁ, tassa mittāmaccā ñātisālohitā taṁ ekaṁ cakkhuṁ rakkheyyuṁ: Immagina una persona con un occhio solo. I suoi amici e colleghi, parenti e amici proteggerebbero quell’unico occhio:

‘mā yampissa taṁ ekaṁ cakkhuṁ tamhāpi parihāyī’ti; ‘Facciamo in modo che non perda l’unico occhio che ha!’

evameva kho, bhaddāli, idhekacco bhikkhu saddhāmattakena vahati pemamattakena. Allo stesso modo, un qualche monaco tira avanti solo per fede e affetto.

Tatra, bhaddāli, bhikkhūnaṁ evaṁ hoti: In questo caso i monaci dicono:

‘ayaṁ kho, āvuso, bhikkhu saddhāmattakena vahati pemamattakena. ‘Fratelli, questo monaco tira avanti solo per fede e affetto.

Sace mayaṁ imaṁ bhikkhuṁ pasayha pasayha kāraṇaṁ karissāma—Supponiamo di punirlo, pressandolo ripetutamente.

mā yampissa taṁ saddhāmattakaṁ pemamattakaṁ tamhāpi parihāyī’ti. No, facciamo in modo che non perda la poca fede e affetto che ha!’

Ayaṁ kho, bhaddāli, hetu ayaṁ paccayo yena midhekaccaṁ bhikkhuṁ pasayha pasayha kāraṇaṁ karonti. Questa è la causa, Bhaddāli, questa è la ragione per cui un monaco viene punito e pressato ripetutamente.

Ayaṁ pana, bhaddāli, hetu ayaṁ paccayo, yena midhekaccaṁ bhikkhuṁ no tathā pasayha pasayha kāraṇaṁ karontī”ti. E questa è la causa, Bhaddāli, questa è la ragione per cui un altro monaco non viene similmente punito e pressato ripetutamente”

“Ko nu kho, bhante, hetu, ko paccayo yena pubbe appatarāni ceva sikkhāpadāni ahesuṁ bahutarā ca bhikkhū aññāya saṇṭhahiṁsu? “Qual è la causa, Signore, qual è la ragione per cui una volta c’erano meno regole ma più monaci illuminati?

Ko pana, bhante, hetu, ko paccayo yena etarahi bahutarāni ceva sikkhāpadāni honti appatarā ca bhikkhū aññāya saṇṭhahantī”ti? E qual è la causa, qual è la ragione per cui al giorno d’oggi ci sono più regole e meno monaci illuminati?”

“Evametaṁ, bhaddāli, hoti sattesu hāyamānesu, saddhamme antaradhāyamāne, bahutarāni ceva sikkhāpadāni honti appatarā ca bhikkhū aññāya saṇṭhahantīti. “È così che va, Bhaddāli. Quando gli esseri viventi sono in declino e il vero insegnamento sta per scomparire ci sono più regole e meno monaci illuminati.

Na tāva, bhaddāli, satthā sāvakānaṁ sikkhāpadaṁ paññāpeti yāva na idhekacce āsavaṭṭhānīyā dhammā saṅghe pātubhavanti. Il Maestro non istituisce regole per i discepoli finché alcune influenze contaminanti non appaiono nella comunità.

Yato ca kho, bhaddāli, idhekacce āsavaṭṭhānīyā dhammā saṅghe pātubhavanti, atha satthā sāvakānaṁ sikkhāpadaṁ paññāpeti tesaṁyeva āsavaṭṭhānīyānaṁ dhammānaṁ paṭighātāya. Ma quando queste influenze contaminanti appaiono nella comunità, il Maestro istituisce regole per i discepoli per proteggerli da esse.

Na tāva, bhaddāli, idhekacce āsavaṭṭhānīyā dhammā saṅghe pātubhavanti yāva na saṅgho mahattaṁ patto hoti. E non appaiono finché la comunità non ha raggiunto dimensioni grandi,

Yato ca kho, bhaddāli, saṅgho mahattaṁ patto hoti, atha idhekacce āsavaṭṭhānīyā dhammā saṅghe pātubhavanti.

Atha satthā sāvakānaṁ sikkhāpadaṁ paññāpeti tesaṁyeva āsavaṭṭhānīyānaṁ dhammānaṁ paṭighātāya.

Na tāva, bhaddāli, idhekacce āsavaṭṭhānīyā dhammā saṅghe pātubhavanti yāva na saṅgho lābhaggaṁ patto hoti, yasaggaṁ patto hoti, bāhusaccaṁ patto hoti, rattaññutaṁ patto hoti. abbondanza di supporto materiale, fama, istruzione, e anzianità.

Yato ca kho, bhaddāli, saṅgho rattaññutaṁ patto hoti, atha idhekacce āsavaṭṭhānīyā dhammā saṅghe pātubhavanti, atha satthā sāvakānaṁ sikkhāpadaṁ paññāpeti tesaṁyeva āsavaṭṭhānīyānaṁ dhammānaṁ paṭighātāya. Ma quando la comunità raggiunge queste cose, queste influenze contaminanti appaiono nella comunità, e il Maestro istituisce regole per i discepoli per proteggerli da esse.

Appakā kho tumhe, bhaddāli, tena samayena ahuvattha yadā vo ahaṁ ājānīyasusūpamaṁ dhammapariyāyaṁ desesiṁ. C’erano solo pochi di voi quando spiegai l’esposizione sulla similitudine del puledro purosangue.

Taṁ sarasi bhaddālī”ti? Te la ricordi, Bhaddāli?”

“No hetaṁ, bhante”. “No, Signore”

“Tatra, bhaddāli, kaṁ hetuṁ paccesī”ti? “Quale pensi sia la ragione?”

“So hi nūnāhaṁ, bhante, dīgharattaṁ satthusāsane sikkhāya aparipūrakārī ahosin”ti. “Signore, è sicuramente perché per molto tempo non ho adempito l’addestramento secondo le istruzioni del Maestro”

“Na kho, bhaddāli, eseva hetu, esa paccayo. “Non è l’unica ragione, Bhaddāli.

Api ca me tvaṁ, bhaddāli, dīgharattaṁ cetasā cetoparicca vidito: Piuttosto, da molto tempo leggo la tua mente e so:

‘na cāyaṁ moghapuriso mayā dhamme desiyamāne aṭṭhiṁ katvā manasi katvā sabbacetaso samannāharitvā ohitasoto dhammaṁ suṇātī’ti. ‘Mentre insegno, questo sciocco non presta attenzione, non applica la mente, non si concentra pienamente, e non ascolta in maniera attiva’.

Api ca te ahaṁ, bhaddāli, ājānīyasusūpamaṁ dhammapariyāyaṁ desessāmi. Comunque, Bhaddāli, ti insegno l’esposizione sulla similitudine del puledro purosangue.

Taṁ suṇāhi, sādhukaṁ manasi karohi; bhāsissāmī”ti. Ascolta e presta attenzione, ora parlo”

“Evaṁ, bhante”ti kho āyasmā bhaddāli bhagavato paccassosi. “Sì, Signore,” rispose Bhaddāli.

Bhagavā etadavoca: Il Buddha disse:

“Seyyathāpi, bhaddāli, dakkho assadamako bhadraṁ assājānīyaṁ labhitvā paṭhameneva mukhādhāne kāraṇaṁ kāreti. “Immagina un abile addestratore di cavalli che ottiene un buon purosangue. Prima di tutto lo abituerebbe a indossare il morso.

Tassa mukhādhāne kāraṇaṁ kāriyamānassa hontiyeva visūkāyitāni visevitāni vipphanditāni kānici kānici, yathā taṁ akāritapubbaṁ kāraṇaṁ kāriyamānassa. Dato che non l’ha mai indossato prima d’ora, si contorce, si piega, e cerca di evitarlo.

So abhiṇhakāraṇā anupubbakāraṇā tasmiṁ ṭhāne parinibbāyati. Ma attraverso la pratica regolare e graduale quel suo comportamento si placa definitivamente.

Yato kho, bhaddāli, bhadro assājānīyo abhiṇhakāraṇā anupubbakāraṇā tasmiṁ ṭhāne parinibbuto hoti, tamenaṁ assadamako uttari kāraṇaṁ kāreti yugādhāne. Fatto ciò, l’addestratore lo abitua a indossare i finimenti.

Tassa yugādhāne kāraṇaṁ kāriyamānassa hontiyeva visūkāyitāni visevitāni vipphanditāni kānici kānici, yathā taṁ akāritapubbaṁ kāraṇaṁ kāriyamānassa. Dato che non li ha mai indossati prima d’ora, si contorce, si piega, e cerca di evitarlo.

So abhiṇhakāraṇā anupubbakāraṇā tasmiṁ ṭhāne parinibbāyati. Ma attraverso la pratica regolare e graduale quel suo comportamento si placa definitivamente.

Yato kho, bhaddāli, bhadro assājānīyo abhiṇhakāraṇā anupubbakāraṇā tasmiṁ ṭhāne parinibbuto hoti, tamenaṁ assadamako uttari kāraṇaṁ kāreti anukkame maṇḍale khurakāse dhāve davatte rājaguṇe rājavaṁse uttame jave uttame haye uttame sākhalye. Fatto ciò, l’addestratore lo abitua a camminare in processione, a cerchio, a rampare, a galoppare, a caricare, gli insegna i protocolli e le tradizioni cortesi, con la miglior velocità, agilità, ed eleganza.

Tassa uttame jave uttame haye uttame sākhalye kāraṇaṁ kāriyamānassa hontiyeva visūkāyitāni visevitāni vipphanditāni kānici kānici, yathā taṁ akāritapubbaṁ kāraṇaṁ kāriyamānassa. Dato che non l’ha mai fatto prima d’ora, si contorce, si piega, e cerca di evitarlo.

So abhiṇhakāraṇā anupubbakāraṇā tasmiṁ ṭhāne parinibbāyati. Ma attraverso la pratica regolare e graduale quel suo comportamento si placa definitivamente.

Yato kho, bhaddāli, bhadro assājānīyo abhiṇhakāraṇā anupubbakāraṇā tasmiṁ ṭhāne parinibbuto hoti, tamenaṁ assadamako uttari vaṇṇiyañca pāṇiyañca anuppavecchati. Fatto ciò, l’addestratore lo ricompensa con una spazzolata e una massaggiata.

Imehi kho, bhaddāli, dasahaṅgehi samannāgato bhadro assājānīyo rājāraho hoti rājabhoggo rañño aṅganteva saṅkhyaṁ gacchati. Un buon purosangue con questi dieci fattori è degno di un re, idoneo a servire un re, ed è considerato un fattore reale.

Evameva kho, bhaddāli, dasahi dhammehi samannāgato bhikkhu āhuneyyo hoti pāhuneyyo dakkhiṇeyyo añjalikaraṇīyo anuttaraṁ puññakkhettaṁ lokassa. Allo stesso modo, un monaco con dieci qualità è degno di offerte, degno di ospitalità, degno di donazioni, degno di venerazione con mani giunte, ed è il supremo campo di merito per il mondo.

Katamehi dasahi? Quali dieci?

Idha, bhaddāli, bhikkhu asekhāya sammādiṭṭhiyā samannāgato hoti, asekhena sammāsaṅkappena samannāgato hoti, asekhāya sammāvācāya samannāgato hoti, asekhena sammākammantena samannāgato hoti, asekhena sammāājīvena samannāgato hoti, asekhena sammāvāyāmena samannāgato hoti, asekhāya sammāsatiyā samannāgato hoti, asekhena sammāsamādhinā samannāgato hoti, asekhena sammāñāṇena samannāgato hoti, asekhāya sammāvimuttiyā samannāgato hoti—È quando un monaco possiede l’opinione corretta, il pensiero corretto, il linguaggio corretto, l’azione corretta, il sostentamento corretto, lo sforzo corretto, la consapevolezza corretta, la concentrazione corretta, la conoscenza corretta, e la libertà corretta di un esperto.

imehi kho, bhaddāli, dasahi dhammehi samannāgato bhikkhu āhuneyyo hoti pāhuneyyo dakkhiṇeyyo añjalikaraṇīyo anuttaraṁ puññakkhettaṁ lokassā”ti. Un monaco con queste dieci qualità è degno di offerte, degno di ospitalità, degno di donazioni, degno di venerazione con mani giunte, ed è il supremo campo di merito per il mondo”.

Idamavoca bhagavā. Questo è ciò che il Buddha disse.

Attamano āyasmā bhaddāli bhagavato bhāsitaṁ abhinandīti. Contento, il Venerabile Bhaddāli trasse piacere da ciò che il Buddha disse.

Bhaddālisuttaṁ niṭṭhitaṁ pañcamaṁ.
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