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Majjhima Nikāya 61 Discorsi medi 61
Ambalaṭṭhikarāhulovādasutta Il discorso sui consigli a Rāhula ad Ambalaṭṭhika
Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.
ekaṁ samayaṁ bhagavā rājagahe viharati veḷuvane kalandakanivāpe. Una volta il Buddha dimorava vicino a Rājagaha, nel bosco di bambù, il terreno dove gli scoiattoli venivano a mangiare.
Tena kho pana samayena āyasmā rāhulo ambalaṭṭhikāyaṁ viharati. In quel periodo il Venerabile Rāhula risiedeva ad Ambalaṭṭhika.
Atha kho bhagavā sāyanhasamayaṁ paṭisallānā vuṭṭhito yena ambalaṭṭhikā yenāyasmā rāhulo tenupasaṅkami. Allora nel tardo pomeriggio, il Buddha uscì da ritiro e andò ad Ambalaṭṭhika a trovare il Venerabile Rāhula.
Addasā kho āyasmā rāhulo bhagavantaṁ dūratova āgacchantaṁ. Rāhula vide il Buddha arrivare da lontano.
Disvāna āsanaṁ paññāpesi, udakañca pādānaṁ. Preparò un posto a sedere e l’acqua per lavare i piedi.
Nisīdi bhagavā paññatte āsane. Il Buddha si sedette sul posto preparato,
Nisajja pāde pakkhālesi. e si lavò i piedi.
Āyasmāpi kho rāhulo bhagavantaṁ abhivādetvā ekamantaṁ nisīdi. Rāhula si inchinò al Buddha e si sedette a lato.
Atha kho bhagavā parittaṁ udakāvasesaṁ udakādhāne ṭhapetvā āyasmantaṁ rāhulaṁ āmantesi: Allora il Buddha, lasciando un po’ d’acqua nel vaso, si rivolse a Rāhula:
“passasi no tvaṁ, rāhula, imaṁ parittaṁ udakāvasesaṁ udakādhāne ṭhapitan”ti? “Rāhula, vedi questo poco di acqua che rimane nel vaso?”
“Evaṁ, bhante”. “Sì, Signore”
“Evaṁ parittakaṁ kho, rāhula, tesaṁ sāmaññaṁ yesaṁ natthi sampajānamusāvāde lajjā”ti. “Questo è quanto poco della natura ascetica rimane in coloro che non si vergognano a raccontare deliberatamente una bugia”.
Atha kho bhagavā parittaṁ udakāvasesaṁ chaḍḍetvā āyasmantaṁ rāhulaṁ āmantesi: Poi il Buddha, buttando via il poco di acqua che rimaneva nel vaso, disse a Rāhula:
“passasi no tvaṁ, rāhula, parittaṁ udakāvasesaṁ chaḍḍitan”ti? “Rāhula, vedi questo poco di acqua che è stata buttata via?”
“Evaṁ, bhante”. “Sì, Signore”
“Evaṁ chaḍḍitaṁ kho, rāhula, tesaṁ sāmaññaṁ yesaṁ natthi sampajānamusāvāde lajjā”ti. “Questo è come la natura ascetica viene buttata via in coloro che non si vergognano a raccontare deliberatamente una bugia”.
Atha kho bhagavā taṁ udakādhānaṁ nikkujjitvā āyasmantaṁ rāhulaṁ āmantesi: Poi il Buddha, capovolgendo il vaso, disse a Rāhula:
“passasi no tvaṁ, rāhula, imaṁ udakādhānaṁ nikkujjitan”ti? “Rāhula, vedi come questo vaso sia capovolto?”
“Evaṁ, bhante”. “Sì, Signore”
“Evaṁ nikkujjitaṁ kho, rāhula, tesaṁ sāmaññaṁ yesaṁ natthi sampajānamusāvāde lajjā”ti. “Questo è come la natura ascetica viene capovolta in coloro che non si vergognano a raccontare deliberatamente una bugia”.
Atha kho bhagavā taṁ udakādhānaṁ ukkujjitvā āyasmantaṁ rāhulaṁ āmantesi: Poi il Buddha, capovolgendo di nuovo il vaso, disse a Rāhula:
“passasi no tvaṁ, rāhula, imaṁ udakādhānaṁ rittaṁ tucchan”ti? “Vedi come questo vaso è vuoto e vacuo?”
“Evaṁ, bhante”. “Sì, Signore”
“Evaṁ rittaṁ tucchaṁ kho, rāhula, tesaṁ sāmaññaṁ yesaṁ natthi sampajānamusāvāde lajjāti. “Questo è quanto vuota e vacua è la natura ascetica in coloro che non si vergognano a raccontare deliberatamente una bugia”.
Seyyathāpi, rāhula, rañño nāgo īsādanto urūḷhavā abhijāto saṅgāmāvacaro saṅgāmagato purimehipi pādehi kammaṁ karoti, pacchimehipi pādehi kammaṁ karoti, purimenapi kāyena kammaṁ karoti, pacchimenapi kāyena kammaṁ karoti, sīsenapi kammaṁ karoti, kaṇṇehipi kammaṁ karoti, dantehipi kammaṁ karoti, naṅguṭṭhenapi kammaṁ karoti; rakkhateva soṇḍaṁ. Immagina un elefante reale con zanne come pali da carrozza, capace di sollevare carichi pesanti, di razza pura e pronto alla battaglia. In battaglia usa le zampe anteriori e le zampe posteriori, la parte anteriore e la parte posteriore, la testa, le orecchie, le zanne, e la coda, ma si protegge la proboscide.
Tattha hatthārohassa evaṁ hoti: L’elefantiere capisce:
‘ayaṁ kho rañño nāgo īsādanto urūḷhavā abhijāto saṅgāmāvacaro saṅgāmagato purimehipi pādehi kammaṁ karoti, pacchimehipi pādehi kammaṁ karoti …pe… naṅguṭṭhenapi kammaṁ karoti; rakkhateva soṇḍaṁ. ‘Questo elefante reale si protegge la proboscide.
Apariccattaṁ kho rañño nāgassa jīvitan’ti. Non ha ancora dato la vita’.
Yato kho, rāhula, rañño nāgo īsādanto urūḷhavā abhijāto saṅgāmāvacaro saṅgāmagato purimehipi pādehi kammaṁ karoti, pacchimehipi pādehi kammaṁ karoti …pe… naṅguṭṭhenapi kammaṁ karoti, soṇḍāyapi kammaṁ karoti, tattha hatthārohassa evaṁ hoti: Ma quando l’elefante reale … in battaglia usa le zampe anteriori, le zampe posteriori, la parte anteriore, la parte superiore, la testa, le orecchie, le zanne, la coda, e la proboscide, l’elefantiere capisce:
‘ayaṁ kho rañño nāgo īsādanto urūḷhavā abhijāto saṅgāmāvacaro saṅgāmagato purimehipi pādehi kammaṁ karoti, pacchimehipi pādehi kammaṁ karoti, purimenapi kāyena kammaṁ karoti, pacchimenapi kāyena kammaṁ karoti, sīsenapi kammaṁ karoti, kaṇṇehipi kammaṁ karoti, dantehipi kammaṁ karoti, naṅguṭṭhenapi kammaṁ karoti, soṇḍāyapi kammaṁ karoti. ‘Questo elefante reale … in battaglia usa le zampe anteriori, le zampe posteriori, la parte anteriore, la parte superiore, la testa, le orecchie, le zanne, la coda, e la proboscide.
Pariccattaṁ kho rañño nāgassa jīvitaṁ. Ha dato la vita.
Natthi dāni kiñci rañño nāgassa akaraṇīyan’ti. Ora non c’è nulla che l’elefante reale non farebbe’.
Evameva kho, rāhula, yassa kassaci sampajānamusāvāde natthi lajjā, nāhaṁ tassa kiñci pāpaṁ akaraṇīyanti vadāmi. Allo stesso modo, quando qualcuno non si vergogna a raccontare deliberatamente una bugia, non c’è azione cattiva che non farebbe, dico io.
Tasmātiha te, rāhula, ‘hassāpi na musā bhaṇissāmī’ti—Quindi devi allenarti così: ‘Non dirò bugie, nemmeno per scherzo’.
evañhi te, rāhula, sikkhitabbaṁ. Devi allenarti così.
Taṁ kiṁ maññasi, rāhula, Cosa ne pensi, Rāhula?
kimatthiyo ādāso”ti? Qual’è lo scopo di uno specchio?”
“Paccavekkhaṇattho, bhante”ti. “È di controllare il proprio riflesso, Signore”
“Evameva kho, rāhula, paccavekkhitvā paccavekkhitvā kāyena kammaṁ kattabbaṁ, paccavekkhitvā paccavekkhitvā vācāya kammaṁ kattabbaṁ, paccavekkhitvā paccavekkhitvā manasā kammaṁ kattabbaṁ. “Allo stesso modo, le azioni attraverso il corpo devono essere compiute controllando ripetutamente, le azioni attraverso la parola devono essere compiute controllando ripetutamente, e le azioni attraverso la mente devono essere compiute controllando ripetutamente.
Yadeva tvaṁ, rāhula, kāyena kammaṁ kattukāmo ahosi, tadeva te kāyakammaṁ paccavekkhitabbaṁ: Quando vuoi agire col corpo, devi controllare quell’azione così:
‘yannu kho ahaṁ idaṁ kāyena kammaṁ kattukāmo idaṁ me kāyakammaṁ attabyābādhāyapi saṁvatteyya, parabyābādhāyapi saṁvatteyya, ubhayabyābādhāyapi saṁvatteyya—‘Questa azione corporea che voglio compiere col corpo porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi?
akusalaṁ idaṁ kāyakammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti? È cattiva, e risulta in sofferenza?’
Sace tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ kāyena kammaṁ kattukāmo idaṁ me kāyakammaṁ attabyābādhāyapi saṁvatteyya, parabyābādhāyapi saṁvatteyya, ubhayabyābādhāyapi saṁvatteyya—‘Questa azione corporea che voglio compiere col corpo porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi.
akusalaṁ idaṁ kāyakammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti, evarūpaṁ te, rāhula, kāyena kammaṁ sasakkaṁ na karaṇīyaṁ. È cattiva, e risulta in sofferenza’, allora, Rāhula, non devi compiere quell’azione corporea, a qualunque costo.
Sace pana tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Ma se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ kāyena kammaṁ kattukāmo idaṁ me kāyakammaṁ nevattabyābādhāyapi saṁvatteyya, na parabyābādhāyapi saṁvatteyya, na ubhayabyābādhāyapi saṁvatteyya—‘Questa azione corporea che voglio compiere col corpo non porta a ferire me stesso, non porta a ferire gli altri, e non porta a ferire entrambi.
kusalaṁ idaṁ kāyakammaṁ sukhudrayaṁ sukhavipākan’ti, evarūpaṁ te, rāhula, kāyena kammaṁ karaṇīyaṁ. È buona, e risulta in felicità’, allora, Rāhula, devi compiere quell’azione corporea.
Karontenapi te, rāhula, kāyena kammaṁ tadeva te kāyakammaṁ paccavekkhitabbaṁ: Quando stai agendo col corpo, devi controllare quell’azione corporea così:
‘yannu kho ahaṁ idaṁ kāyena kammaṁ karomi idaṁ me kāyakammaṁ attabyābādhāyapi saṁvattati, parabyābādhāyapi saṁvattati, ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione corporea che sto compiendo col corpo porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi?
akusalaṁ idaṁ kāyakammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti? È cattiva, e risulta in sofferenza?’
Sace pana tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ kāyena kammaṁ karomi idaṁ me kāyakammaṁ attabyābādhāyapi saṁvattati, parabyābādhāyapi saṁvattati, ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione corporea che sto compiendo col corpo porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi.
akusalaṁ idaṁ kāyakammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti, paṭisaṁhareyyāsi tvaṁ, rāhula, evarūpaṁ kāyakammaṁ. È cattiva, e risulta in sofferenza’, allora, Rāhula, devi interrompere quell’azione corporea.
Sace pana tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Ma se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ kāyena kammaṁ karomi idaṁ me kāyakammaṁ nevattabyābādhāyapi saṁvattati, na parabyābādhāyapi saṁvattati, na ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione corporea che sto compiendo col corpo non porta a ferire me stesso, non porta a ferire gli altri, e non porta a ferire entrambi.
kusalaṁ idaṁ kāyakammaṁ sukhudrayaṁ sukhavipākan’ti, anupadajjeyyāsi tvaṁ, rāhula, evarūpaṁ kāyakammaṁ. È buona, e risulta in felicità’, allora, Rāhula, devi continuare quell’azione corporea.
Katvāpi te, rāhula, kāyena kammaṁ tadeva te kāyakammaṁ paccavekkhitabbaṁ: Quando hai agito col corpo, devi controllare quell’azione corporea così:
‘yannu kho ahaṁ idaṁ kāyena kammaṁ akāsiṁ idaṁ me kāyakammaṁ attabyābādhāyapi saṁvattati, parabyābādhāyapi saṁvattati, ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione corporea che ho compiuto col corpo porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi?
akusalaṁ idaṁ kāyakammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti? È cattiva, e risulta in sofferenza?’
Sace kho tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ kāyena kammaṁ akāsiṁ, idaṁ me kāyakammaṁ attabyābādhāyapi saṁvattati, parabyābādhāyapi saṁvattati, ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione corporea che ho compiuto col corpo porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi.
akusalaṁ idaṁ kāyakammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti, evarūpaṁ te, rāhula, kāyakammaṁ satthari vā viññūsu vā sabrahmacārīsu desetabbaṁ, vivaritabbaṁ, uttānīkātabbaṁ; È cattiva, e risulta in sofferenza’, allora, Rāhula, devi confessare, rivelare, e chiarire quell’azione corporea al Maestro o a un compagno spirituale giudizioso.
desetvā vivaritvā uttānīkatvā āyatiṁ saṁvaraṁ āpajjitabbaṁ. E dopo averla rivelata, devi contenerti in futuro.
Sace pana tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Ma se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ kāyena kammaṁ akāsiṁ idaṁ me kāyakammaṁ nevattabyābādhāyapi saṁvattati, na parabyābādhāyapi saṁvattati, na ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione corporea che ho compiuto col corpo non porta a ferire me stesso, non porta a ferire gli altri, e non porta a ferire entrambi.
kusalaṁ idaṁ kāyakammaṁ sukhudrayaṁ sukhavipākan’ti, teneva tvaṁ, rāhula, pītipāmojjena vihareyyāsi ahorattānusikkhī kusalesu dhammesu. È buona, e risulta in felicità’, allora, Rāhula, devi dimorare con euforia e gioia grazie a questo, addestrandoti giorno e notte alle buone qualità.
“Yadeva tvaṁ, rāhula, vācāya kammaṁ kattukāmo ahosi, tadeva te vacīkammaṁ paccavekkhitabbaṁ: Quando vuoi agire con la parola, devi controllare quell’azione verbale così:
‘yannu kho ahaṁ idaṁ vācāya kammaṁ kattukāmo idaṁ me vacīkammaṁ attabyābādhāyapi saṁvatteyya, parabyābādhāyapi saṁvatteyya, ubhayabyābādhāyapi saṁvatteyya—‘Questa azione verbale che voglio compiere con la parola porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi?’
akusalaṁ idaṁ vacīkammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti? È cattiva, e risulta in sofferenza?’
Sace tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ vācāya kammaṁ kattukāmo idaṁ me vacīkammaṁ attabyābādhāyapi saṁvatteyya, parabyābādhāyapi saṁvatteyya, ubhayabyābādhāyapi saṁvatteyya—‘Questa azione verbale che voglio compiere con la parola porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi.
akusalaṁ idaṁ vacīkammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti, evarūpaṁ te, rāhula, vācāya kammaṁ sasakkaṁ na karaṇīyaṁ. È cattiva, e risulta in sofferenza’, allora, Rāhula, non devi compiere quell’azione verbale, a qualunque costo.
Sace pana tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Ma se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ vācāya kammaṁ kattukāmo idaṁ me vacīkammaṁ nevattabyābādhāyapi saṁvatteyya, na parabyābādhāyapi saṁvatteyya—‘Questa azione verbale che voglio compiere con la parola non porta a ferire me stesso, non porta a ferire gli altri, e non porta a ferire entrambi.
kusalaṁ idaṁ vacīkammaṁ sukhudrayaṁ sukhavipākan’ti, evarūpaṁ te, rāhula, vācāya kammaṁ karaṇīyaṁ. È buona, e risulta in felicità’, allora, Rāhula, devi compiere quell’azione verbale.
Karontenapi te, rāhula, vācāya kammaṁ tadeva te vacīkammaṁ paccavekkhitabbaṁ: Quando stai agendo con la parola, devi controllare quell’azione verbale così:
‘yannu kho ahaṁ idaṁ vācāya kammaṁ karomi idaṁ me vacīkammaṁ attabyābādhāyapi saṁvattati, parabyābādhāyapi saṁvattati, ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione verbale che sto compiendo con la parola porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi?
akusalaṁ idaṁ vacīkammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti? È cattiva, e risulta in sofferenza?’
Sace pana tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ vācāya kammaṁ karomi idaṁ me vacīkammaṁ attabyābādhāyapi saṁvattati, parabyābādhāyapi saṁvattati, ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione verbale che sto compiendo con la parola porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi.
akusalaṁ idaṁ vacīkammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti, paṭisaṁhareyyāsi tvaṁ, rāhula, evarūpaṁ vacīkammaṁ. È cattiva, e risulta in sofferenza’, allora, Rāhula, devi interrompere quell’azione verbale.
Sace pana tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Ma se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ vācāya kammaṁ karomi idaṁ me vacīkammaṁ nevattabyābādhāyapi saṁvattati, na parabyābādhāyapi saṁvattati, na ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione verbale che sto compiendo non porta a ferire me stesso, non porta a ferire gli altri, e non porta a ferire entrambi.
kusalaṁ idaṁ vacīkammaṁ sukhudrayaṁ sukhavipākan’ti, anupadajjeyyāsi tvaṁ, rāhula, evarūpaṁ vacīkammaṁ. È buona, e risulta in felicità’, allora, Rāhula, devi continuare quell’azione verbale.
Katvāpi te, rāhula, vācāya kammaṁ tadeva te vacīkammaṁ paccavekkhitabbaṁ: Quando hai agito con la parola, devi controllare quell’azione verbale così:
‘yannu kho ahaṁ idaṁ vācāya kammaṁ akāsiṁ idaṁ me vacīkammaṁ attabyābādhāyapi saṁvattati, parabyābādhāyapi saṁvattati, ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione verbale che ho compiuto con la parola porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi?
akusalaṁ idaṁ vacīkammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti? È cattiva, e risulta in sofferenza?’
Sace kho tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ vācāya kammaṁ akāsiṁ idaṁ me vacīkammaṁ attabyābādhāyapi saṁvattati, parabyābādhāyapi saṁvattati, ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione verbale che ho compiuto con la parola porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi.
akusalaṁ idaṁ vacīkammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti, evarūpaṁ te, rāhula, vacīkammaṁ satthari vā viññūsu vā sabrahmacārīsu desetabbaṁ, vivaritabbaṁ, uttānīkattabbaṁ; È cattiva, e risulta in sofferenza’, allora, Rāhula, devi confessare, rivelare, e chiarire quell’azione verbale al Maestro o a un compagno spirituale giudizioso.
desetvā vivaritvā uttānīkatvā āyatiṁ saṁvaraṁ āpajjitabbaṁ. E dopo averla rivelata, devi contenerti in futuro.
Sace pana tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Ma se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ vācāya kammaṁ akāsiṁ idaṁ me vacīkammaṁ nevattabyābādhāyapi saṁvattati, na parabyābādhāyapi saṁvattati, na ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione verbale che ho compiuto con la parola non porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi.
kusalaṁ idaṁ vacīkammaṁ sukhudrayaṁ sukhavipākan’ti, teneva tvaṁ, rāhula, pītipāmojjena vihareyyāsi ahorattānusikkhī kusalesu dhammesu. È buona, e risulta in felicità’, allora, Rāhula, devi dimorare con euforia e felicità grazie a questo, addestrandoti giorno e notte alle buone qualità.
Yadeva tvaṁ, rāhula, manasā kammaṁ kattukāmo ahosi, tadeva te manokammaṁ paccavekkhitabbaṁ: Quando vuoi agire con la mente, devi controllare quell’azione mentale così:
‘yannu kho ahaṁ idaṁ manasā kammaṁ kattukāmo idaṁ me manokammaṁ attabyābādhāyapi saṁvatteyya, parabyābādhāyapi saṁvatteyya, ubhayabyābādhāyapi saṁvatteyya—‘Questa azione mentale che voglio compiere con la mente porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi?
akusalaṁ idaṁ manokammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti? È cattiva, e risulta in sofferenza?’
Sace tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ manasā kammaṁ kattukāmo idaṁ me manokammaṁ attabyābādhāyapi saṁvatteyya, parabyābādhāyapi saṁvatteyya, ubhayabyābādhāyapi saṁvatteyya—‘Questa azione mentale che voglio compiere con la mente porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi.
akusalaṁ idaṁ manokammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti, evarūpaṁ te, rāhula, manasā kammaṁ sasakkaṁ na karaṇīyaṁ. È cattiva, e risulta in sofferenza’, allora, Rāhula, non devi compiere quell’azione mentale, a qualunque costo.
Sace pana tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Ma se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ manasā kammaṁ kattukāmo idaṁ me manokammaṁ nevattabyābādhāyapi saṁvatteyya, na parabyābādhāyapi saṁvatteyya, na ubhayabyābādhāyapi saṁvatteyya—‘Questa azione mentale che voglio compiere con la mente non porta a ferire me stesso, non porta a ferire gli altri, e non porta a ferire entrambi.
kusalaṁ idaṁ manokammaṁ sukhudrayaṁ sukhavipākan’ti, evarūpaṁ te, rāhula, manasā kammaṁ karaṇīyaṁ. È buona, e risulta in felicità’, allora, Rāhula, devi compiere quell’azione mentale.
Karontenapi te, rāhula, manasā kammaṁ tadeva te manokammaṁ paccavekkhitabbaṁ: Quando stai agendo con la mente, devi controllare quell’azione mentale così:
‘yannu kho ahaṁ idaṁ manasā kammaṁ karomi idaṁ me manokammaṁ attabyābādhāyapi saṁvattati, parabyābādhāyapi saṁvattati, ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione mentale che sto compiendo con la mente porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi?
akusalaṁ idaṁ manokammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti? È cattiva, e risulta in sofferenza?’
Sace pana tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ manasā kammaṁ karomi idaṁ me manokammaṁ attabyābādhāyapi saṁvattati, parabyābādhāyapi saṁvattati, ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione mentale che sto compiendo con la mente porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi.
akusalaṁ idaṁ manokammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti, paṭisaṁhareyyāsi tvaṁ, rāhula, evarūpaṁ manokammaṁ. È cattiva, e risulta in sofferenza’, allora, Rāhula, devi interrompere quell’azione mentale.
Sace pana tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Ma se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ manasā kammaṁ karomi idaṁ me manokammaṁ nevattabyābādhāyapi saṁvattati, na parabyābādhāyapi saṁvattati, na ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione mentale che sto compiendo con la mente non porta a ferire me stesso, non porta a ferire gli altri, e non porta a ferire entrambi.
kusalaṁ idaṁ manokammaṁ sukhudrayaṁ sukhavipākan’ti, anupadajjeyyāsi tvaṁ, rāhula, evarūpaṁ manokammaṁ. È buona, e risulta in felicità’, allora, Rāhula, devi continuare quell’azione mentale.
Katvāpi te, rāhula, manasā kammaṁ tadeva te manokammaṁ paccavekkhitabbaṁ: Quando hai agito con la mente, devi controllare quell’azione mentale così:
‘yannu kho ahaṁ idaṁ manasā kammaṁ akāsiṁ idaṁ me manokammaṁ attabyābādhāyapi saṁvattati, parabyābādhāyapi saṁvattati, ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione mentale che ho compiuto con la mente porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi?
akusalaṁ idaṁ manokammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti? È cattiva, e risulta in sofferenza?’
Sace kho tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ manasā kammaṁ akāsiṁ idaṁ me manokammaṁ attabyābādhāyapi saṁvattati, parabyābādhāyapi saṁvattati, ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione mentale che ho compiuto con la mente porta a ferire me stesso, porta a ferire gli altri, e porta a ferire entrambi.
akusalaṁ idaṁ manokammaṁ dukkhudrayaṁ dukkhavipākan’ti, evarūpaṁ pana te, rāhula, manokammaṁ aṭṭīyitabbaṁ harāyitabbaṁ jigucchitabbaṁ; È cattiva, e risulta in sofferenza’, allora, Rāhula, devi sentirti inorridito, nauseato, e disgustato da quell’azione.
aṭṭīyitvā harāyitvā jigucchitvā āyatiṁ saṁvaraṁ āpajjitabbaṁ. E sentendoti così, devi contenerti in futuro.
Sace pana tvaṁ, rāhula, paccavekkhamāno evaṁ jāneyyāsi: Ma se, controllando in questo modo, capisci:
‘yaṁ kho ahaṁ idaṁ manasā kammaṁ akāsiṁ idaṁ me manokammaṁ nevattabyābādhāyapi saṁvattati, na parabyābādhāyapi saṁvattati, na ubhayabyābādhāyapi saṁvattati—‘Questa azione mentale che ho compiuto con la mente non porta a ferire me stesso, non porta a ferire gli altri, e non porta a ferire entrambi.
kusalaṁ idaṁ manokammaṁ sukhudrayaṁ sukhavipākan’ti, teneva tvaṁ, rāhula, pītipāmojjena vihareyyāsi ahorattānusikkhī kusalesu dhammesu. È buona, e risulta in felicità’, allora, Rāhula, devi dimorare con euforia e felicità grazie a questo, addestrandoti giorno e notte alle buone qualità.
Ye hi keci, rāhula, atītamaddhānaṁ samaṇā vā brāhmaṇā vā kāyakammaṁ parisodhesuṁ, vacīkammaṁ parisodhesuṁ, manokammaṁ parisodhesuṁ, sabbe te evamevaṁ paccavekkhitvā paccavekkhitvā kāyakammaṁ parisodhesuṁ, paccavekkhitvā paccavekkhitvā vacīkammaṁ parisodhesuṁ, paccavekkhitvā paccavekkhitvā manokammaṁ parisodhesuṁ. Gli asceti e i bramini del passato che hanno purificato le proprie azioni corporee, che hanno purificato le proprie azioni verbali, e che hanno purificato le proprie azioni mentali, tutti loro hanno purificato le proprie azioni corporee controllando ripetutamente così, hanno purificato le proprie azioni verbali controllando ripetutamente così, e hanno purificato le proprie azioni mentali controllando ripetutamente così.
Yepi hi keci, rāhula, anāgatamaddhānaṁ samaṇā vā brāhmaṇā vā kāyakammaṁ parisodhessanti, vacīkammaṁ parisodhessanti, manokammaṁ parisodhessanti, sabbe te evamevaṁ paccavekkhitvā paccavekkhitvā kāyakammaṁ parisodhessanti, paccavekkhitvā paccavekkhitvā vacīkammaṁ parisodhessanti, paccavekkhitvā paccavekkhitvā manokammaṁ parisodhessan”ti. Gli asceti e i bramini del futuro che purificheranno le proprie azioni corporee, che purificheranno le proprie azioni verbali, e che purificheranno le proprie azioni mentali, tutti loro purificheranno le proprie azioni corporee controllando ripetutamente così, purificheranno le proprie azioni verbali controllando ripetutamente così, e purificheranno le proprie azioni mentali controllando ripetutamente così.
Yepi hi keci, rāhula, etarahi samaṇā vā brāhmaṇā vā kāyakammaṁ parisodhenti, vacīkammaṁ parisodhenti, manokammaṁ parisodhenti, sabbe te evamevaṁ paccavekkhitvā paccavekkhitvā kāyakammaṁ parisodhenti, paccavekkhitvā paccavekkhitvā vacīkammaṁ parisodhenti, paccavekkhitvā paccavekkhitvā manokammaṁ parisodhenti. Gli asceti e i bramini del presente che purificano le proprie azioni corporee, che purificano le proprie azioni verbali, e che purificano le proprie azioni mentali, tutti loro purificano le proprie azioni corporee controllando ripetutamente così, purificano le proprie azioni verbali controllando ripetutamente così, e purificano le proprie azioni mentali controllando ripetutamente così.
Tasmātiha, rāhula, ‘paccavekkhitvā paccavekkhitvā kāyakammaṁ parisodhessāmi, paccavekkhitvā paccavekkhitvā vacīkammaṁ parisodhessāmi, paccavekkhitvā paccavekkhitvā manokammaṁ parisodhessāmī’ti—Quindi, Rāhula, devi allenarti così: ‘Purificherò le mie azioni corporee controllando ripetutamente, purificherò le mie azioni verbali controllando ripetutamente, e purificherò le mie azioni mentali controllando ripetutamente’.
evañhi te, rāhula, sikkhitabban”ti. Devi allenarti così”.
Idamavoca bhagavā. Questo è ciò che il Buddha disse.
Attamano āyasmā rāhulo bhagavato bhāsitaṁ abhinandīti. Contento, il Venerabile Rāhula trasse piacere da ciò che il Buddha disse.
Ambalaṭṭhikarāhulovādasuttaṁ niṭṭhitaṁ paṭhamaṁ.