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Majjhima Nikāya 50 Discorsi medi 50
Māratajjanīyasutta Il discorso del rimprovero al diavolo
Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.
ekaṁ samayaṁ āyasmā mahāmoggallāno bhaggesu viharati susumāragire bhesakaḷāvane migadāye. Una volta il Venerabile Mahāmoggallāna dimorava nella terra dei Bhagga sulla Collina del Coccodrillo, nel parco dei cervi del bosco di Bhesakaḷā.
Tena kho pana samayena āyasmā mahāmoggallāno abbhokāse caṅkamati. In quell’occasione il Venerabile Mahāmoggallāna stava camminando all’aperto.
Tena kho pana samayena māro pāpimā āyasmato mahāmoggallānassa kucchigato hoti koṭṭhamanupaviṭṭho. Poi in quel momento il diavolo, il Malvagio, entrò nella pancia del Venerabile Mahāmoggallāna,
Atha kho āyasmato mahāmoggallānassa etadahosi: che pensò:
“kiṁ nu kho me kucchi garugaro viya? “Perché la mia pancia è così pesante,
Māsācitaṁ maññe”ti. come se avessi mangiato un sacco di fagioli?”
Atha kho āyasmā mahāmoggallāno caṅkamā orohitvā vihāraṁ pavisitvā paññatte āsane nisīdi. Allora scese dal percorso, entrò nella propria dimora, si sedette sul posto preparato,
Nisajja kho āyasmā mahāmoggallāno paccattaṁ yoniso manasākāsi. e investigò le proprie interiora.
Addasā kho āyasmā mahāmoggallāno māraṁ pāpimantaṁ kucchigataṁ koṭṭhamanupaviṭṭhaṁ. Vide che il diavolo, il Malvagio, era entrato nella sua pancia.
Disvāna māraṁ pāpimantaṁ etadavoca: Allora disse al diavolo:
“nikkhama, pāpima; “Vieni fuori, Malvagio,
nikkhama, pāpima. vieni fuori!
Mā tathāgataṁ vihesesi, mā tathāgatasāvakaṁ. Non tormentare il Realizzato o i suoi discepoli.
Mā te ahosi dīgharattaṁ ahitāya dukkhāyā”ti. Non creare danno e sofferenza a te stesso per molto tempo!”
Atha kho mārassa pāpimato etadahosi: Allora il diavolo pensò:
“ajānameva kho maṁ ayaṁ samaṇo apassaṁ evamāha: “Questo asceta non mi conosce e non mi vede davvero quando mi dice di uscire.
‘nikkhama, pāpima;
nikkhama, pāpima.
Mā tathāgataṁ vihesesi, mā tathāgatasāvakaṁ.
Mā te ahosi dīgharattaṁ ahitāya dukkhāyā’ti.
Yopissa so satthā sopi maṁ neva khippaṁ jāneyya, kuto pana maṁ ayaṁ sāvako jānissatī”ti? Nemmeno il Maestro mi riconoscerebbe così velocemente, quindi come potrebbe un discepolo?”
Atha kho āyasmā mahāmoggallāno māraṁ pāpimantaṁ etadavoca: Allora il Venerabile Mahāmoggallāna disse al diavolo:
“evampi kho tāhaṁ, pāpima, jānāmi, mā tvaṁ maññittho: “Ti riconosco anche così, Malvagio. Non pensare:
‘na maṁ jānātī’ti. ‘Non mi riconosce’.
Māro tvamasi, pāpima; Tu sei il diavolo, il Malvagio.
tuyhañhi, pāpima, evaṁ hoti: E pensi:
‘ajānameva kho maṁ ayaṁ samaṇo apassaṁ evamāha—‘Questo asceta non mi conosce e non mi vede davvero quando mi dice di uscire.
nikkhama, pāpima;
nikkhama, pāpima.
Mā tathāgataṁ vihesesi, mā tathāgatasāvakaṁ.
Mā te ahosi dīgharattaṁ ahitāya dukkhāyāti.
Yopissa so satthā sopi maṁ neva khippaṁ jāneyya, kuto pana maṁ ayaṁ sāvako jānissatī’”ti? Nemmeno il Maestro mi riconoscerebbe così velocemente, quindi come potrebbe un discepolo?’”
Atha kho mārassa pāpimato etadahosi: Allora il diavolo pensò:
“jānameva kho maṁ ayaṁ samaṇo passaṁ evamāha: “Questo asceta mi conosce e mi vede davvero quando mi dice di uscire”.
‘nikkhama, pāpima;
nikkhama, pāpima.
Mā tathāgataṁ vihesesi, mā tathāgatasāvakaṁ.
Mā te ahosi dīgharattaṁ ahitāya dukkhāyā’”ti.
Atha kho māro pāpimā āyasmato mahāmoggallānassa mukhato uggantvā paccaggaḷe aṭṭhāsi. Allora il diavolo uscì attraverso la bocca del Venerabile Mahāmoggallāna e rimase in piedi contro lo stipite della porta.
Addasā kho āyasmā mahāmoggallāno māraṁ pāpimantaṁ paccaggaḷe ṭhitaṁ; Il Venerabile Mahāmoggallāna lo vide
disvāna māraṁ pāpimantaṁ etadavoca: e disse:
“etthāpi kho tāhaṁ, pāpima, passāmi; mā tvaṁ maññittho “Ti vedo anche lì, Malvagio. Non pensare:
‘na maṁ passatī’ti. ‘Non mi vede’.
Eso tvaṁ, pāpima, paccaggaḷe ṭhito. Sei tu, Malvagio, che stai in piedi contro lo stipite della porta.
Bhūtapubbāhaṁ, pāpima, dūsī nāma māro ahosiṁ, tassa me kāḷī nāma bhaginī. Una volta, Malvagio, io ero il diavolo chiamato Dūsī, e avevo una sorella di nome Kāḷī.
Tassā tvaṁ putto. Tu eri suo figlio,
So me tvaṁ bhāgineyyo ahosi. il che ti rendeva mio nipote.
Tena kho pana, pāpima, samayena kakusandho bhagavā arahaṁ sammāsambuddho loke uppanno hoti. In quel periodo Kakusandha, il Beato, il perfetto, il Buddha completamente risvegliato sorse nel mondo.
Kakusandhassa kho pana, pāpima, bhagavato arahato sammāsambuddhassa vidhurasañjīvaṁ nāma sāvakayugaṁ ahosi aggaṁ bhaddayugaṁ. Kakusandha aveva una grande coppia di discepoli capi chiamati Vidhura e Sañjīva.
Yāvatā kho pana, pāpima, kakusandhassa bhagavato arahato sammāsambuddhassa sāvakā. Di tutti i discepoli del Buddha Kakusandha,
Tesu na ca koci āyasmatā vidhurena samasamo hoti yadidaṁ dhammadesanāya. nessuno eguagliava il Venerabile Vidhura nell’esporre l’insegnamento.
Iminā kho evaṁ, pāpima, pariyāyena āyasmato vidhurassa vidhuroteva samaññā udapādi. Ed è per questo che divenne conosciuto come Vidhura.
Āyasmā pana, pāpima, sañjīvo araññagatopi rukkhamūlagatopi suññāgāragatopi appakasireneva saññāvedayitanirodhaṁ samāpajjati. Ma quando il Venerabile Sañjīva andava nella natura, o alla radice di un albero, o in una capanna vuota, raggiungeva facilmente la cessazione di percezione e sensazione.
Bhūtapubbaṁ, pāpima, āyasmā sañjīvo aññatarasmiṁ rukkhamūle saññāvedayitanirodhaṁ samāpanno nisinno hoti. Una volta il Venerabile Sañjīva era seduto alla radice di un certo albero avendo raggiunto la cessazione di percezione e sensazione.
Addasaṁsu kho, pāpima, gopālakā pasupālakā kassakā pathāvino āyasmantaṁ sañjīvaṁ aññatarasmiṁ rukkhamūle saññāvedayitanirodhaṁ samāpannaṁ nisinnaṁ; Alcuni mandriani, pastori, fattori, e passanti lo videro sedere lì
disvāna tesaṁ etadahosi: e dissero:
‘acchariyaṁ vata bho, abbhutaṁ vata, bho. ‘Oh, è incredibile, è strabiliante!
Ayaṁ samaṇo nisinnakova kālaṅkato. Questo asceta è morto mentre sedeva.
Handa naṁ dahāmā’ti. Dobbiamo cremarlo’.
Atha kho te, pāpima, gopālakā pasupālakā kassakā pathāvino tiṇañca kaṭṭhañca gomayañca saṅkaḍḍhitvā āyasmato sañjīvassa kāye upacinitvā aggiṁ datvā pakkamiṁsu. Raccolsero erba, legna, e sterco di mucca, li ammucchiarono sul corpo del Venerabile Sañjīva, li incendiarono, e se ne andarono.
Atha kho, pāpima, āyasmā sañjīvo tassā rattiyā accayena tāya samāpattiyā vuṭṭhahitvā cīvarāni papphoṭetvā pubbaṇhasamayaṁ nivāsetvā pattacīvaramādāya gāmaṁ piṇḍāya pāvisi. Poi, una volta che la notte finì, il Venerabile Sañjīva emerse da quello stato, scrollò gli abiti, e, dato che era mattina, si vestì ed entrò al villaggio per l’elemosina.
Addasaṁsu kho te, pāpima, gopālakā pasupālakā kassakā pathāvino āyasmantaṁ sañjīvaṁ piṇḍāya carantaṁ; Quei mandriani, pastori, fattori, e passanti lo videro vagare per l’elemosina
disvāna nesaṁ etadahosi: e dissero:
‘acchariyaṁ vata bho, abbhutaṁ vata, bho. ‘Oh, è incredibile, è strabiliante!
Ayaṁ samaṇo nisinnakova kālaṅkato, svāyaṁ paṭisañjīvito’ti. Questo asceta è morto mentre sedeva, e ora è tornato in vita!’
Iminā kho evaṁ, pāpima, pariyāyena āyasmato sañjīvassa sañjīvoteva samaññā udapādi. Ed è per questo che divenne conosciuto come Sañjīva.
Atha kho, pāpima, dūsissa mārassa etadahosi: Allora il diavolo Dūsī pensò:
‘imesaṁ kho ahaṁ bhikkhūnaṁ sīlavantānaṁ kalyāṇadhammānaṁ neva jānāmi āgatiṁ vā gatiṁ vā. ‘Non conosco il corso di rinascita di questi monaci etici di buon carattere.
Yannūnāhaṁ brāhmaṇagahapatike anvāviseyyaṁ—Perché non mi impossesso di questi bramini e laici e dico:
etha, tumhe bhikkhū sīlavante kalyāṇadhamme akkosatha paribhāsatha rosetha vihesetha. “Venite, voi tutti, maltrattate, attaccate, tormentate, e date problemi ai monaci etici di buon carattere.
Appeva nāma tumhehi akkosiyamānānaṁ paribhāsiyamānānaṁ rosiyamānānaṁ vihesiyamānānaṁ siyā cittassa aññathattaṁ, yathā taṁ dūsī māro labhetha otāran’ti. Magari facendo così potremo disturbare le loro menti così che il diavolo Dūsī possa trovare in loro qualche vulnerabilità”’.
Atha kho te, pāpima, dūsī māro brāhmaṇagahapatike anvāvisi: E quindi fece proprio così.
‘etha, tumhe bhikkhū sīlavante kalyāṇadhamme akkosatha paribhāsatha rosetha vihesetha.
Appeva nāma tumhehi akkosiyamānānaṁ paribhāsiyamānānaṁ rosiyamānānaṁ vihesiyamānānaṁ siyā cittassa aññathattaṁ, yathā taṁ dūsī māro labhetha otāran’ti.
Atha kho te, pāpima, brāhmaṇagahapatikā anvāvisiṭṭhā dūsinā mārena bhikkhū sīlavante kalyāṇadhamme akkosanti paribhāsanti rosenti vihesenti: Allora quei bramini e laici maltrattarono, attaccarono, tormentarono, e diedero problemi ai monaci etici di buon carattere.
‘ime pana muṇḍakā samaṇakā ibbhā kiṇhā bandhupādāpaccā “jhāyinosmā jhāyinosmā”ti pattakkhandhā adhomukhā madhurakajātā jhāyanti pajjhāyanti nijjhāyanti apajjhāyanti. ‘Questi pelati, finti asceti, primitivi, pecore nere nate dai piedi del Padre, dicono: “Noi pratichiamo l’estasi! Noi pratichiamo l’estasi!”. Con schiena piegata, abbattuti, e assonnati, stanno in estasi, si concentrano, contemplano, e rimuginano.
Seyyathāpi nāma ulūko rukkhasākhāyaṁ mūsikaṁ maggayamāno jhāyati pajjhāyati nijjhāyati apajjhāyati; Sono come un gufo su un ramo, che sta in estasi, si concentra, contempla, e rimugina mentre caccia un topo.
evamevime muṇḍakā samaṇakā ibbhā kiṇhā bandhupādāpaccā “jhāyinosmā jhāyinosmā”ti pattakkhandhā adhomukhā madhurakajātā jhāyanti pajjhāyanti nijjhāyanti apajjhāyanti.
Seyyathāpi nāma kotthu nadītīre macche maggayamāno jhāyati pajjhāyati nijjhāyati apajjhāyati; Sono come uno sciacallo sulle sponde di un fiume, che sta in estasi, si concentra, contempla, e rimugina mentre caccia un pesce.
evamevime muṇḍakā samaṇakā ibbhā kiṇhā bandhupādāpaccā “jhāyinosmā jhāyinosmā”ti pattakkhandhā adhomukhā madhurakajātā jhāyanti pajjhāyanti nijjhāyanti apajjhāyanti.
Seyyathāpi nāma biḷāro sandhisamalasaṅkaṭīre mūsikaṁ maggayamāno jhāyati pajjhāyati nijjhāyati apajjhāyati; Sono come un gatto in una via o in una fogna o in un cassonetto, che sta in estasi, si concentra, contempla, e rimugina mentre caccia un topo.
evamevime muṇḍakā samaṇakā ibbhā kiṇhā bandhupādāpaccā “jhāyinosmā jhāyinosmā”ti pattakkhandhā adhomukhā madhurakajātā jhāyanti pajjhāyanti nijjhāyanti apajjhāyanti.
Seyyathāpi nāma gadrabho vahacchinno sandhisamalasaṅkaṭīre jhāyati pajjhāyati nijjhāyati apajjhāyati; Sono come un asino senza carico in una via o in una fogna o vicino a un cassonetto, che sta in estasi, si concentra, contempla, e rimugina.
evamevime muṇḍakā samaṇakā ibbhā kiṇhā bandhupādāpaccā “jhāyinosmā jhāyinosmā”ti pattakkhandhā adhomukhā madhurakajātā jhāyanti pajjhāyanti nijjhāyanti apajjhāyantī’ti. Allo stesso modo, questi pelati, finti asceti, primitivi, pecore nere nate dai piedi del Padre, dicono: “Noi pratichiamo l’estasi! Noi pratichiamo l’estasi!”. Con schiena piegata, abbattuti, e assonnati, stanno in estasi, si concentrano, contemplano, e rimuginano’.
Ye kho pana, pāpima, tena samayena manussā kālaṁ karonti yebhuyyena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjanti. La maggior parte delle persone che morirono in quel periodo, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinacquero in un posto di perdizione, un brutto posto, in un regno inferiore, all’inferno.
Atha kho, pāpima, kakusandho bhagavā arahaṁ sammāsambuddho bhikkhū āmantesi: Allora Kakusandha, il Beato, il perfetto, il Buddha completamente risvegliato si rivolse ai monaci:
‘anvāviṭṭhā kho, bhikkhave, brāhmaṇagahapatikā dūsinā mārena—‘Monaci, i bramini e i laici sono stati posseduti dal diavolo Dūsī.
etha, tumhe bhikkhū sīlavante kalyāṇadhamme akkosatha paribhāsatha rosetha vihesetha, appeva nāma tumhehi akkosiyamānānaṁ paribhāsiyamānānaṁ rosiyamānānaṁ vihesiyamānānaṁ siyā cittassa aññathattaṁ, yathā taṁ dūsī māro labhetha otāran’ti. Ha detto loro di maltrattarvi nella speranza di disturbare le vostre menti così da poter trovare in voi qualche vulnerabilità.
Etha, tumhe, bhikkhave, mettāsahagatena cetasā ekaṁ disaṁ pharitvā viharatha, tathā dutiyaṁ, tathā tatiyaṁ, tathā catutthaṁ. Iti uddhamadho tiriyaṁ sabbadhi sabbattatāya sabbāvantaṁ lokaṁ mettāsahagatena cetasā vipulena mahaggatena appamāṇena averena abyābajjhena pharitvā viharatha. Venite, tutti voi monaci, dimorate diffondendo una mente piena di amichevolezza verso una direzione, verso la seconda, verso la terza, e verso la quarta. Allo stesso modo, sopra, sotto, attraverso, dappertutto, tutt’intorno, diffondete una mente piena di amichevolezza verso il mondo intero, abbondante, espansiva, immensurabile, libera da inimicizia e malevolenza.
Karuṇāsahagatena cetasā …pe… Dimorate diffondendo una mente piena di compassione …
muditāsahagatena cetasā …pe… Dimorate diffondendo una mente piena di esultanza …
upekkhāsahagatena cetasā ekaṁ disaṁ pharitvā viharatha, tathā dutiyaṁ, tathā tatiyaṁ, tathā catutthaṁ. Iti uddhamadho tiriyaṁ sabbadhi sabbattatāya sabbāvantaṁ lokaṁ upekkhāsahagatena cetasā vipulena mahaggatena appamāṇena averena abyābajjhena pharitvā viharathā’ti. Dimorate diffondendo una mente piena di equanimità verso una direzione, verso la seconda, verso la terza, e verso la quarta. Allo stesso modo, sopra, sotto, attraverso, dappertutto, tutt’intorno, diffondete una mente piena di equanimità verso il mondo intero, abbondante, espansiva, immensurabile, libera da inimicizia e malevolenza’.
Atha kho te, pāpima, bhikkhū kakusandhena bhagavatā arahatā sammāsambuddhena evaṁ ovadiyamānā evaṁ anusāsiyamānā araññagatāpi rukkhamūlagatāpi suññāgāragatāpi mettāsahagatena cetasā ekaṁ disaṁ pharitvā vihariṁsu, tathā dutiyaṁ, tathā tatiyaṁ, tathā catutthaṁ. Iti uddhamadho tiriyaṁ sabbadhi sabbattatāya sabbāvantaṁ lokaṁ mettāsahagatena cetasā vipulena mahaggatena appamāṇena averena abyābajjhena pharitvā vihariṁsu. Dopo essere stati educati e istruiti così dal Buddha Kakusandha, quei monaci andarono nella natura, o alla radice di un albero, o in una capanna vuota, dove dimorarono diffondendo una mente piena di amichevolezza …
Karuṇāsahagatena cetasā …pe… di compassione …
muditāsahagatena cetasā …pe… di esultanza …
upekkhāsahagatena cetasā ekaṁ disaṁ pharitvā vihariṁsu, tathā dutiyaṁ, tathā tatiyaṁ, tathā catutthaṁ. Iti uddhamadho tiriyaṁ sabbadhi sabbattatāya sabbāvantaṁ lokaṁ upekkhāsahagatena cetasā vipulena mahaggatena appamāṇena averena abyābajjhena pharitvā vihariṁsu. e di equanimità.
Atha kho, pāpima, dūsissa mārassa etadahosi: Allora il diavolo Dūsī pensò:
‘evampi kho ahaṁ karonto imesaṁ bhikkhūnaṁ sīlavantānaṁ kalyāṇadhammānaṁ neva jānāmi āgatiṁ vā gatiṁ vā, yannūnāhaṁ brāhmaṇagahapatike anvāviseyyaṁ: ‘Nemmeno se faccio così conosco il corso di rinascita di questi monaci etici di buon carattere. Perché non mi impossesso di questi bramini e laici e dico:
“etha, tumhe bhikkhū sīlavante kalyāṇadhamme sakkarotha garuṁ karotha mānetha pūjetha, “Venite, voi tutti, onorate, rispettate, stimate, e venerate i monaci etici di buon carattere.
appeva nāma tumhehi sakkariyamānānaṁ garukariyamānānaṁ māniyamānānaṁ pūjiyamānānaṁ siyā cittassa aññathattaṁ, yathā taṁ dūsī māro labhetha otāran”’ti. Magari facendo così potremo disturbare le loro menti così che il diavolo Dūsī possa trovare in loro qualche vulnerabilità”’.
Atha kho te, pāpima, dūsī māro brāhmaṇagahapatike anvāvisi: E quindi fece proprio così.
‘etha, tumhe bhikkhū sīlavante kalyāṇadhamme sakkarotha garuṁ karotha mānetha pūjetha,
appeva nāma tumhehi sakkariyamānānaṁ garukariyamānānaṁ māniyamānānaṁ pūjiyamānānaṁ siyā cittassa aññathattaṁ, yathā taṁ dūsī māro labhetha otāran’ti.
Atha kho te, pāpima, brāhmaṇagahapatikā anvāviṭṭhā dūsinā mārena bhikkhū sīlavante kalyāṇadhamme sakkaronti garuṁ karonti mānenti pūjenti. Allora quei bramini e laici onorarono, rispettarono, stimarono, e venerarono i monaci etici di buon carattere.
Ye kho pana, pāpima, tena samayena manussā kālaṁ karonti yebhuyyena kāyassa bhedā paraṁ maraṇā sugatiṁ saggaṁ lokaṁ upapajjanti. La maggior parte delle persone che morirono in quel periodo, alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinacquero in un bel posto, in paradiso.
Atha kho, pāpima, kakusandho bhagavā arahaṁ sammāsambuddho bhikkhū āmantesi: Allora Kakusandha, il Beato, il perfetto, il Buddha completamente risvegliato si rivolse ai monaci:
‘anvāviṭṭhā kho, bhikkhave, brāhmaṇagahapatikā dūsinā mārena: ‘Monaci, i bramini e i laici sono stati posseduti dal diavolo Dūsī.
“etha, tumhe bhikkhū sīlavante kalyāṇadhamme sakkarotha garuṁ karotha mānetha pūjetha, Ha detto loro di venerarvi
appeva nāma tumhehi sakkariyamānānaṁ garukariyamānānaṁ māniyamānānaṁ pūjiyamānānaṁ siyā cittassa aññathattaṁ, yathā taṁ dūsī māro labhetha otāran”ti. nella speranza di disturbare le vostre menti così da poter trovare in voi qualche vulnerabilità.
Etha, tumhe, bhikkhave, asubhānupassino kāye viharatha, āhāre paṭikūlasaññino, sabbaloke anabhiratisaññino, sabbasaṅkhāresu aniccānupassino’ti. Venite, tutti voi monaci, dimorate osservando la bruttezza del corpo, percependo la ripugnanza del cibo, percependo insoddisfazione col mondo intero, e osservando l’impermanenza in ogni condizione’.
Atha kho te, pāpima, bhikkhū kakusandhena bhagavatā arahatā sammāsambuddhena evaṁ ovadiyamānā evaṁ anusāsiyamānā araññagatāpi rukkhamūlagatāpi suññāgāragatāpi asubhānupassino kāye vihariṁsu, āhāre paṭikūlasaññino, sabbaloke anabhiratisaññino, sabbasaṅkhāresu aniccānupassino. Dopo essere stati educati e istruiti così dal Buddha Kakusandha, quei monaci andarono nella natura, o alla radice di un albero, o in una capanna vuota, dove dimorarono osservando la bruttezza del corpo, percependo la ripugnanza del cibo, percependo insoddisfazione col mondo intero, e osservando l’impermanenza in ogni condizione.
Atha kho, pāpima, kakusandho bhagavā arahaṁ sammāsambuddho pubbaṇhasamayaṁ nivāsetvā pattacīvaramādāya āyasmatā vidhurena pacchāsamaṇena gāmaṁ piṇḍāya pāvisi. Al mattino il Buddha Kakusandha si vestì e, prendendo la propria ciotola e abito, entrò al villaggio per l’elemosina con il Venerabile Vidhura come suo secondo.
Atha kho, pāpima, dūsī māro aññataraṁ kumārakaṁ anvāvisitvā sakkharaṁ gahetvā āyasmato vidhurassa sīse pahāramadāsi; sīsaṁ vobhindi. Allora il diavolo Dūsī si impossessò di un certo ragazzo, colse una pietra, e colpì il Venerabile Vidhura sulla testa, aprendola.
Atha kho, pāpima, āyasmā vidhuro bhinnena sīsena lohitena gaḷantena kakusandhaṁyeva bhagavantaṁ arahantaṁ sammāsambuddhaṁ piṭṭhito piṭṭhito anubandhi. Ma il Venerabile Vidhura, col sangue che gli colava dal cranio crepato, continuò a seguire il Buddha Kakusandha.
Atha kho, pāpima, kakusandho bhagavā arahaṁ sammāsambuddho nāgāpalokitaṁ apalokesi: Allora il Buddha Kakusandha si voltò, come fanno gli elefanti, dicendo:
‘na vāyaṁ dūsī māro mattamaññāsī’ti. ‘Questo diavolo Dūsī non conosce limiti’.
Sahāpalokanāya ca pana, pāpima, dūsī māro tamhā ca ṭhānā cavi mahānirayañca upapajji. E mentre lo guardava, il diavolo Dūsī sprofondò e riapparì nel Grande Inferno.
Tassa kho pana, pāpima, mahānirayassa tayo nāmadheyyā honti—Ora quel Grande Inferno è conosciuto con tre nomi:
chaphassāyataniko itipi, saṅkusamāhato itipi, paccattavedaniyo itipi. ‘I Sei Campi Sensoriali’, ‘L’Impalamento Con Punte’, e anche ‘Individualmente Doloroso’.
Atha kho maṁ, pāpima, nirayapālā upasaṅkamitvā etadavocuṁ: A quel punto i guardiani dell’inferno vennero da me e mi dissero:
‘yadā kho te, mārisa, saṅkunā saṅku hadaye samāgaccheyya. ‘Quando le punte si incontreranno nel tuo cuore
Atha naṁ tvaṁ jāneyyāsi: saprai che
“vassasahassaṁ me niraye paccamānassā”’ti. sarai stato arrostito all’inferno per mille anni’.
So kho ahaṁ, pāpima, bahūni vassāni bahūni vassasatāni bahūni vassasahassāni tasmiṁ mahāniraye apacciṁ. Arrostii per molti anni, molti secoli, molti millenni in quel Grande Inferno.
Dasavassasahassāni tasseva mahānirayassa ussade apacciṁ vuṭṭhānimaṁ nāma vedanaṁ vediyamāno. Per diecimila anni arrostii nelle camere di quel Grande Inferno, provando il dolore chiamato ‘purificazione’.
Tassa mayhaṁ, pāpima, evarūpo kāyo hoti, seyyathāpi manussassa. Il mio corpo aveva forma umana,
Evarūpaṁ sīsaṁ hoti, seyyathāpi macchassa. ma avevo la testa da pesce.
Kīdiso nirayo āsi, Che tipo di inferno era quello
yattha dūsī apaccatha; dove Dūsī arrostì
Vidhuraṁ sāvakamāsajja, dopo aver attaccato il discepolo Vidhura
kakusandhañca brāhmaṇaṁ. assieme al bramino Kakusandha?
Sataṁ āsi ayosaṅkū, C’erano 100 punte di ferro,
sabbe paccattavedanā; ognuna individualmente dolorosa.
Īdiso nirayo āsi, Questo è il tipo di inferno
yattha dūsī apaccatha; dove Dūsī arrostì
Vidhuraṁ sāvakamāsajja, dopo aver attaccato il discepolo Vidhura
kakusandhañca brāhmaṇaṁ. assieme al bramino Kakusandha.
Yo etamabhijānāti, Oscuro, se attacchi
bhikkhu buddhassa sāvako; un monaco che conosce direttamente ciò,
Tādisaṁ bhikkhumāsajja, un discepolo del Buddha,
kaṇha dukkhaṁ nigacchasi. cadrai nella sofferenza.
Majjhe sarassa tiṭṭhanti, Ci sono dimore che durano un era
vimānā kappaṭṭhāyino; nel mezzo di un lago.
Veḷuriyavaṇṇā rucirā, Color zaffiro, brillanti,
accimanto pabhassarā; luccicano e brillano.
Accharā tattha naccanti, Ninfe danzano lì
puthu nānattavaṇṇiyo. brillando di ogni vario colore.
Yo etamabhijānāti, Oscuro, se attacchi
bhikkhu buddhassa sāvako; un monaco che conosce direttamente ciò,
Tādisaṁ bhikkhumāsajja, un discepolo del Buddha,
kaṇha dukkhaṁ nigacchasi. cadrai nella sofferenza.
Yo ve buddhena codito, Io sono quello che, sollecitato dal Buddha,
bhikkhu saṅghassa pekkhato; ha fatto tremare il palazzo della madre di Migāra
Migāramātupāsādaṁ, con il proprio alluce
pādaṅguṭṭhena kampayi. mentre la comunità monastica guardava.
Yo etamabhijānāti, Oscuro, se attacchi
bhikkhu buddhassa sāvako; un monaco che conosce direttamente ciò,
Tādisaṁ bhikkhumāsajja, un discepolo del Buddha,
kaṇha dukkhaṁ nigacchasi. cadrai nella sofferenza.
Yo vejayantaṁ pāsādaṁ, Io sono quello che ha fatto tremare il Palazzo della Vittoria
pādaṅguṭṭhena kampayi; con il proprio alluce
Iddhibalenupatthaddho, grazie ai poteri psichici,
saṁvejesi ca devatā. facendo meravigliare gli angeli.
Yo etamabhijānāti, Oscuro, se attacchi
bhikkhu buddhassa sāvako; un monaco che conosce direttamente ciò,
Tādisaṁ bhikkhumāsajja, un discepolo del Buddha,
kaṇha dukkhaṁ nigacchasi. cadrai nella sofferenza.
Yo vejayantapāsāde, Io sono quello che ha chiesto a Sakka
sakkaṁ so paripucchati; nel Palazzo della Vittoria:
Api vāsava jānāsi, ‘Vāsava, spero ricorderai
taṇhākkhayavimuttiyo; colui che è libero attraverso l’eliminazione della brama?’
Tassa sakko viyākāsi, E sono io quello a cui Sakka
pañhaṁ puṭṭho yathātathaṁ. ha ammesso la verità quando interrogato.
Yo etamabhijānāti, Oscuro, se attacchi
bhikkhu buddhassa sāvako; un monaco che conosce direttamente ciò,
Tādisaṁ bhikkhumāsajja, un discepolo del Buddha,
kaṇha dukkhaṁ nigacchasi. cadrai nella sofferenza.
Yo brahmaṁ paripucchati, Io sono quello che chiese a Dio
sudhammāyābhito sabhaṁ; nella Sala della Giustizia di fronte all’assemblea:
Ajjāpi tyāvuso diṭṭhi, ‘Amico, sei ancora della stessa opinione
yā te diṭṭhi pure ahu; di cui eri in passato?
Passasi vītivattantaṁ, O vedi lo splendore
brahmaloke pabhassaraṁ. che trascende il regno di Dio?
Tassa brahmā viyākāsi, E sono io quello a cui Dio
anupubbaṁ yathātathaṁ; ammise il proprio progresso con sincerità:
Na me mārisa sā diṭṭhi, ‘Buon signore, non sono più di quell’opinione
yā me diṭṭhi pure ahu. di cui ero in passato.
Passāmi vītivattantaṁ, Vedo lo splendore
brahmaloke pabhassaraṁ; che trascende il regno di Dio.
Sohaṁ ajja kathaṁ vajjaṁ, Quindi come potrei dire oggi
ahaṁ niccomhi sassato. che sono permanente ed eterno?’
Yo etamabhijānāti, Oscuro, se attacchi
bhikkhu buddhassa sāvako; un monaco che conosce direttamente ciò,
Tādisaṁ bhikkhumāsajja, un discepolo del Buddha,
kaṇha dukkhaṁ nigacchasi. cadrai nella sofferenza.
Yo mahāmeruno kūṭaṁ, Io sono quello che ha toccato la cima del Monte Meru
vimokkhena aphassayi; attraverso il potere della libertà mentale.
Vanaṁ pubbavidehānaṁ, Ho visitato le foreste della gente
ye ca bhūmisayā narā. che vive nel Continente Orientale.
Yo etamabhijānāti, Oscuro, se attacchi
bhikkhu buddhassa sāvako; un monaco che conosce direttamente ciò,
Tādisaṁ bhikkhumāsajja, un discepolo del Buddha,
kaṇha dukkhaṁ nigacchasi. cadrai nella sofferenza.
Na ve aggi cetayati, Sebbene un fuoco non pensi:
‘ahaṁ bālaṁ ḍahāmī’ti; ‘Brucerò lo stolto!’,
Bālo ca jalitaṁ aggiṁ, comunque lo stolto che attacca
āsajja naṁ sa ḍayhati. il fuoco si brucia.
Evameva tuvaṁ māra, Allo stesso modo, diavolo,
āsajja naṁ tathāgataṁ; attaccando il Realizzato,
Sayaṁ ḍahissasi attānaṁ, non farai altro che bruciarti,
bālo aggiṁva samphusaṁ. come uno stolto che tocca le fiamme.
Apuññaṁ pasavī māro, Il diavolo ha fatto una cosa cattiva
āsajja naṁ tathāgataṁ; nell’attaccare il Realizzato.
Kiṁ nu maññasi pāpima, Malvagio, immagini che
na me pāpaṁ vipaccati. la tua malvagità non darà frutto?
Karoto cīyati pāpaṁ, Le tue azioni accumulano malvagità
cirarattāya antaka; che durerà molto a lungo, devastatore!
Māra nibbinda buddhamhā, Lascia stare il Buddha, diavolo!
āsaṁ mākāsi bhikkhusu. E non avere speranza per i monaci!”
Iti māraṁ atajjesi, Così è come, nel bosco di Bhesekaḷā,
bhikkhu bhesakaḷāvane; il monaco rimproverò il diavolo.
Tato so dummano yakkho, Quello spirito, abbattuto,
tatthevantaradhāyathā”ti. scomparve sul posto!
Māratajjanīyasuttaṁ niṭṭhitaṁ dasamaṁ.
Cūḷayamakavaggo niṭṭhito pañcamo.
Tassuddānaṁ
Sāleyya verañjaduve ca tuṭṭhi,
Cūḷamahādhammasamādānañca;
Vīmaṁsakā kosambi ca brāhmaṇo,
Dūsī ca māro dasamo ca vaggo.
Idaṁ vaggānamuddānaṁ
Mūlapariyāyo ceva,
sīhanādo ca uttamo;
Kakaco ceva gosiṅgo,
sāleyyo ca ime pañca.
Mūlapaṇṇāsakaṁ samattaṁ.