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Majjhima Nikāya 27 Discorsi medi 27

Cūḷahatthipadopamasutta Il discorso più corto sulla similitudine dell’impronta dell’elefante

Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.

ekaṁ samayaṁ bhagavā sāvatthiyaṁ viharati jetavane anāthapiṇḍikassa ārāme. Una volta il Buddha dimorava vicino a Sāvatthī, nel bosco di Jeta, il monastero di Anāthapiṇḍika.

Tena kho pana samayena jāṇussoṇi brāhmaṇo sabbasetena vaḷavābhirathena sāvatthiyā niyyāti divādivassa. In quell’occasione il bramino Jāṇussoṇi uscì da Sāvatthī nel mezzo del giorno su una carrozza tutta bianca trainata da cavalle.

Addasā kho jāṇussoṇi brāhmaṇo pilotikaṁ paribbājakaṁ dūratova āgacchantaṁ. Vide l’errante Pilotika arrivare da lontano

Disvāna pilotikaṁ paribbājakaṁ etadavoca: e gli disse:

“Handa kuto nu bhavaṁ vacchāyano āgacchati divādivassā”ti? “Allora, Maestro Vacchāyana, da dove vieni nel bel mezzo del giorno?”

“Ito hi kho ahaṁ, bho, āgacchāmi samaṇassa gotamassa santikā”ti. “Proprio ora, signore, vengo dalla presenza dell’asceta Gotama”

“Taṁ kiṁ maññati bhavaṁ vacchāyano samaṇassa gotamassa paññāveyyattiyaṁ paṇḍito maññe”ti. “Cosa ne pensi della lucidità di saggezza dell’asceta Gotama? Pensi sia astuto?”

“Ko cāhaṁ, bho, ko ca samaṇassa gotamassa paññāveyyattiyaṁ jānissāmi. “Chi sono io, signore, per giudicare la lucidità di saggezza dell’asceta Gotama?

Sopi nūnassa tādisova yo samaṇassa gotamassa paññāveyyattiyaṁ jāneyyā”ti. Bisognerebbe essere al suo stesso livello per giudicare la sua lucidità di saggezza”

“Uḷārāya khalu bhavaṁ vacchāyano samaṇaṁ gotamaṁ pasaṁsāya pasaṁsatī”ti. “Il Maestro Vacchāyana loda l’asceta Gotama con alte lodi”

“Ko cāhaṁ, bho, ko ca samaṇaṁ gotamaṁ pasaṁsissāmi, “Chi sono io per lodare l’asceta Gotama?

pasatthapasatthova so bhavaṁ gotamo seṭṭho devamanussānan”ti. È lodato dai lodati come il migliore tra esseri celesti e umani”

“Kaṁ pana bhavaṁ vacchāyano atthavasaṁ sampassamāno samaṇe gotame evaṁ abhippasanno”ti? “Ma per quale ragione sei così devoto all’asceta Gotama?”

“Seyyathāpi, bho, kusalo nāgavaniko nāgavanaṁ paviseyya. “Immagina un cacciatore di elefanti esperto che entra nel territorio degli elefanti maschi.

So passeyya nāgavane mahantaṁ hatthipadaṁ, dīghato ca āyataṁ, tiriyañca vitthataṁ. E lì vede una grossa impronta di elefante, lunga e larga.

So niṭṭhaṁ gaccheyya: Giungerebbe alla conclusione:

‘mahā vata bho nāgo’ti. ‘Questo dev’essere un grosso elefante maschio’.

Evameva kho ahaṁ, bho, yato addasaṁ samaṇe gotame cattāri padāni athāhaṁ niṭṭhamagamaṁ: Allo stesso modo, dopo aver visto quattro impronte dell’asceta Gotama sono giunto alla conclusione:

‘sammāsambuddho bhagavā, svākkhāto bhagavatā dhammo, suppaṭipanno bhagavato sāvakasaṅgho’ti. ‘Il Beato è un Buddha completamente risvegliato. L’insegnamento è spiegato bene. La comunità sta praticando bene’.

Katamāni cattāri? Quali quattro?

Idhāhaṁ, bho, passāmi ekacce khattiyapaṇḍite nipuṇe kataparappavāde vālavedhirūpe, te bhindantā maññe caranti paññāgatena diṭṭhigatāni. Primo, vedo aristocratici intelligenti e minuziosi, esperti nelle dottrine altrui, molto pignoli. Si penserebbe che vivono per demolire le convinzioni altrui col proprio intelletto.

Te suṇanti: Sentono:

‘samaṇo khalu, bho, gotamo amukaṁ nāma gāmaṁ vā nigamaṁ vā osarissatī’ti. ‘Quindi, signori, l’asceta Gotama arriverà a questo o quel villaggio o paese’.

Te pañhaṁ abhisaṅkharonti: Formulano una domanda, pensando:

‘imaṁ mayaṁ pañhaṁ samaṇaṁ gotamaṁ upasaṅkamitvā pucchissāma. ‘Andremo dall’asceta Gotama e gli faremo questa domanda.

Evañce no puṭṭho evaṁ byākarissati, evamassa mayaṁ vādaṁ āropessāma. Se risponde così, lo confuteremo cosà;

Evañcepi no puṭṭho evaṁ byākarissati, evampissa mayaṁ vādaṁ āropessāmā’ti. e se risponde cosà, lo confuteremo così’.

Te suṇanti: Quando sentono che

‘samaṇo khalu, bho, gotamo amukaṁ nāma gāmaṁ vā nigamaṁ vā osaṭo’ti. è arrivato

Te yena samaṇo gotamo tenupasaṅkamanti. vanno da lui.

Te samaṇo gotamo dhammiyā kathāya sandasseti samādapeti samuttejeti sampahaṁseti. L’asceta Gotama li educa, incoraggia, entusiasma, e ispira con un sermone.

Te samaṇena gotamena dhammiyā kathāya sandassitā samādapitā samuttejitā sampahaṁsitā na ceva samaṇaṁ gotamaṁ pañhaṁ pucchanti, kutossa vādaṁ āropessanti? Non hanno nemmeno occasione di fare la loro domanda all’asceta Gotama, quindi come potrebbero confutarlo?

Aññadatthu samaṇasseva gotamassa sāvakā sampajjanti. Al contrario, si fanno suoi discepoli.

Yadāhaṁ, bho, samaṇe gotame imaṁ paṭhamaṁ padaṁ addasaṁ athāhaṁ niṭṭhamagamaṁ: Dopo aver visto questa prima impronta dell’asceta Gotama sono giunto alla conclusione:

‘sammāsambuddho bhagavā, svākkhāto bhagavatā dhammo, suppaṭipanno bhagavato sāvakasaṅgho’ti. ‘Il Beato è un Buddha completamente risvegliato. L’insegnamento è spiegato bene. La comunità sta praticando bene’.

Puna caparāhaṁ, bho, passāmi idhekacce brāhmaṇapaṇḍite …pe… In più, vedo bramini intelligenti …

gahapatipaṇḍite … laici intelligenti …

pe… che si fanno suoi discepoli.

samaṇapaṇḍite nipuṇe kataparappavāde vālavedhirūpe te bhindantā maññe caranti paññāgatena diṭṭhigatāni. In più, vedo asceti intelligenti e minuziosi, esperti nelle dottrine altrui, molto pignoli. …

Te suṇanti:

‘samaṇo khalu bho gotamo amukaṁ nāma gāmaṁ vā nigamaṁ vā osarissatī’ti.

Te pañhaṁ abhisaṅkharonti ‘imaṁ mayaṁ pañhaṁ samaṇaṁ gotamaṁ upasaṅkamitvā pucchissāma.

Evañce no puṭṭho evaṁ byākarissati, evamassa mayaṁ vādaṁ āropessāma.

Evañcepi no puṭṭho evaṁ byākarissati, evampissa mayaṁ vādaṁ āropessāmā’ti.

Te suṇanti ‘samaṇo khalu bho gotamo amukaṁ nāma gāmaṁ vā nigamaṁ vā osaṭo’ti.

Te yena samaṇo gotamo tenupasaṅkamanti.

Te samaṇo gotamo dhammiyā kathāya sandasseti samādapeti samuttejeti sampahaṁseti.

Te samaṇena gotamena dhammiyā kathāya sandassitā samādapitā samuttejitā sampahaṁsitā na ceva samaṇaṁ gotamaṁ pañhaṁ pucchanti, kutossa vādaṁ āropessanti? Non hanno nemmeno occasione di fare la loro domanda all’asceta Gotama, quindi come potrebbero confutarlo?

Aññadatthu samaṇaṁyeva gotamaṁ okāsaṁ yācanti agārasmā anagāriyaṁ pabbajjāya. Al contrario, chiedono all’asceta Gotama l’opportunità di lasciare casa.

Te samaṇo gotamo pabbājeti. E lui gli permette di lasciare casa.

Te tattha pabbajitā samānā vūpakaṭṭhā appamattā ātāpino pahitattā viharantā nacirasseva—yassatthāya kulaputtā sammadeva agārasmā anagāriyaṁ pabbajanti, tadanuttaraṁ—brahmacariyapariyosānaṁ diṭṭheva dhamme sayaṁ abhiññā sacchikatvā upasampajja viharanti. Non molto dopo la loro ordinazione, dimorando soli, ritirati, diligenti, fervidi, e risoluti, presto realizzano la suprema culminazione del percorso spirituale in questa stessa vita. Dimorano avendo raggiunto con la propria conoscenza diretta l’obiettivo per cui i giovani giustamente lasciano la vita di casa per quella mendicante.

Te evamāhaṁsu: Dicono:

‘manaṁ vata, bho, anassāma, manaṁ vata, bho, panassāma; ‘Eravamo quasi perduti! Quasi perivamo!

mayañhi pubbe assamaṇāva samānā samaṇamhāti paṭijānimha, abrāhmaṇāva samānā brāhmaṇamhāti paṭijānimha, anarahantova samānā arahantamhāti paṭijānimha. Poiché sostenevamo di essere asceti, bramini, e perfetti, ma non eravamo nessuna di queste cose.

Idāni khomha samaṇā, idāni khomha brāhmaṇā, idāni khomha arahanto’ti. Ma ora siamo davvero asceti, bramini, e perfetti!’

Yadāhaṁ, bho, samaṇe gotame imaṁ catutthaṁ padaṁ addasaṁ athāhaṁ niṭṭhamagamaṁ: Dopo aver visto questa quarta impronta dell’asceta Gotama, sono giunto alla conclusione:

‘sammāsambuddho bhagavā, svākkhāto bhagavatā dhammo, suppaṭipanno bhagavato sāvakasaṅgho’ti. ‘Il Beato è un Buddha completamente risvegliato. L’insegnamento è spiegato bene. La comunità sta praticando bene’.

Yato kho ahaṁ, bho, samaṇe gotame imāni cattāri padāni addasaṁ athāhaṁ niṭṭhamagamaṁ: Dopo aver visto queste quattro impronte dell’asceta Gotama sono giunto alla conclusione:

‘sammāsambuddho bhagavā, svākkhāto bhagavatā dhammo, suppaṭipanno bhagavato sāvakasaṅgho’”ti. ‘Il Beato è un Buddha completamente risvegliato. L’insegnamento è spiegato bene. La comunità sta praticando bene’.

Evaṁ vutte, jāṇussoṇi brāhmaṇo sabbasetā vaḷavābhirathā orohitvā ekaṁsaṁ uttarāsaṅgaṁ karitvā yena bhagavā tenañjaliṁ paṇāmetvā tikkhattuṁ udānaṁ udānesi: Detto ciò, Jāṇussoṇi scese dalla propria carrozza, si aggiustò l’abito su una spalla, alzò le mani giunte verso il Buddha, ed espresse questo aforisma tre volte:

“Namo tassa bhagavato arahato sammāsambuddhassa; “Lode al Beato, al perfetto, al Buddha completamente risvegliato!

namo tassa bhagavato arahato sammāsambuddhassa; Lode al Beato, al perfetto, al Buddha completamente risvegliato!

namo tassa bhagavato arahato sammāsambuddhassāti. Lode al Beato, al perfetto, al Buddha completamente risvegliato!

Appeva nāma mayampi kadāci karahaci tena bhotā gotamena saddhiṁ samāgaccheyyāma, appeva nāma siyā kocideva kathāsallāpo”ti. Speriamo che prima o poi io abbia occasione di incontrare il Signor Gotama e di conversarci”.

Atha kho jāṇussoṇi brāhmaṇo yena bhagavā tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā bhagavatā saddhiṁ sammodi. Allora il bramino Jāṇussoṇi andò dal Buddha e ci scambiò saluti.

Sammodanīyaṁ kathaṁ sāraṇīyaṁ vītisāretvā ekamantaṁ nisīdi. Una volta che i saluti e le cordialità terminarono, si sedette a lato

Ekamantaṁ nisinno kho jāṇussoṇi brāhmaṇo yāvatako ahosi pilotikena paribbājakena saddhiṁ kathāsallāpo taṁ sabbaṁ bhagavato ārocesi. e informò il Buddha di ciò che aveva discusso con l’errante Pilotika.

Evaṁ vutte, bhagavā jāṇussoṇiṁ brāhmaṇaṁ etadavoca: Fatto ciò, il Buddha gli disse:

“na kho, brāhmaṇa, ettāvatā hatthipadopamo vitthārena paripūro hoti. “Bramino, la similitudine dell’impronta dell’elefante non è completa in dettaglio.

Api ca, brāhmaṇa, yathā hatthipadopamo vitthārena paripūro hoti Per come si completa in dettaglio,

taṁ suṇāhi, sādhukaṁ manasi karohi, bhāsissāmī”ti. ascolta e presta la giusta attenzione, ora parlo”

“Evaṁ, bho”ti kho jāṇussoṇi brāhmaṇo bhagavato paccassosi. “Sì, Signore”, rispose Jāṇussoṇi.

Bhagavā etadavoca: Il Buddha disse:

“Seyyathāpi, brāhmaṇa, nāgavaniko nāgavanaṁ paviseyya. “Immagina un cacciatore di elefanti esperto che entra nel territorio degli elefanti maschio.

So passeyya nāgavane mahantaṁ hatthipadaṁ, dīghato ca āyataṁ, tiriyañca vitthataṁ. E lì vede una grossa impronta di elefante, lunga e larga.

Yo hoti kusalo nāgavaniko neva tāva niṭṭhaṁ gacchati: Un cacciatore di elefanti esperto non giungerebbe ancora alla conclusione:

‘mahā vata bho nāgo’ti. ‘Questo dev’essere un grosso elefante maschio’.

Taṁ kissa hetu? Perché no?

Santi hi, brāhmaṇa, nāgavane vāmanikā nāma hatthiniyo mahāpadā, tāsaṁ petaṁ padaṁ assāti. Perché nel territorio degli elefanti ci sono elefantesse nane con impronte grandi, e questa impronta potrebbe essere una di quelle.

So tamanugacchati.

Tamanugacchanto passati nāgavane mahantaṁ hatthipadaṁ, dīghato ca āyataṁ, tiriyañca vitthataṁ, uccā ca nisevitaṁ. Immagina che continui a seguire le tracce finché vede una grossa impronta di elefante, lunga e larga, e, in alto, dei residui.

Yo hoti kusalo nāgavaniko neva tāva niṭṭhaṁ gacchati: Un cacciatore di elefanti esperto non giungerebbe ancora alla conclusione:

‘mahā vata bho nāgo’ti. ‘Questo dev’essere un grosso elefante maschio’.

Taṁ kissa hetu? Perché no?

Santi hi, brāhmaṇa, nāgavane uccā kāḷārikā nāma hatthiniyo mahāpadā, tāsaṁ petaṁ padaṁ assāti. Perché nel territorio degli elefanti ci sono elefantesse grandi e grosse con zanne lunghe e impronte grandi, e questa impronta potrebbe essere una di quelle.

So tamanugacchati.

Tamanugacchanto passati nāgavane mahantaṁ hatthipadaṁ, dīghato ca āyataṁ, tiriyañca vitthataṁ, uccā ca nisevitaṁ, uccā ca dantehi ārañjitāni. Immagina che continui a seguire le tracce finché vede una grossa impronta di elefante, lunga e larga, e, in alto, dei residui e segni di zanne.

Yo hoti kusalo nāgavaniko neva tāva niṭṭhaṁ gacchati: Un cacciatore di elefanti esperto non giungerebbe ancora alla conclusione:

‘mahā vata bho nāgo’ti. ‘Questo dev’essere un grosso elefante maschio’.

Taṁ kissa hetu? Perché no?

Santi hi, brāhmaṇa, nāgavane uccā kaṇerukā nāma hatthiniyo mahāpadā, tāsaṁ petaṁ padaṁ assāti. Perché nel territorio degli elefanti ci sono elefantesse adulte alte con impronte grandi, e questa impronta potrebbe essere una di quelle.

So tamanugacchati.

Tamanugacchanto passati nāgavane mahantaṁ hatthipadaṁ, dīghato ca āyataṁ, tiriyañca vitthataṁ, uccā ca nisevitaṁ, uccā ca dantehi ārañjitāni, uccā ca sākhābhaṅgaṁ. Immagina che continui a seguire le tracce finché vede una grossa impronta di elefante, lunga e larga, e, in alto, residui, segni di zanne e rami rotti.

Tañca nāgaṁ passati rukkhamūlagataṁ vā abbhokāsagataṁ vā gacchantaṁ vā tiṭṭhantaṁ vā nisinnaṁ vā nipannaṁ vā. E lì vede quell’elefante maschio che cammina, rimane in piedi, seduto, o sdraiato alla radice di un albero o all’aperto.

So niṭṭhaṁ gacchati: Allora giunge alla conclusione:

‘ayameva so mahānāgo’ti. ‘Questo è quel grosso elefante maschio’.

Evameva kho, brāhmaṇa, idha tathāgato loke uppajjati arahaṁ sammāsambuddho vijjācaraṇasampanno sugato lokavidū anuttaro purisadammasārathi satthā devamanussānaṁ buddho bhagavā. Allo stesso modo, bramino, un Realizzato appare nel mondo, perfetto, un Buddha completamente risvegliato, esperto di conoscenza e condotta, santo, conoscitore del mondo, guida suprema per coloro che desiderano addestrarsi, insegnante di esseri celesti e umani, risvegliato, beato’.

So imaṁ lokaṁ sadevakaṁ samārakaṁ sabrahmakaṁ sassamaṇabrāhmaṇiṁ pajaṁ sadevamanussaṁ sayaṁ abhiññā sacchikatvā pavedeti. Avendo realizzato con la propria conoscenza diretta questo mondo, con i suoi angeli, diavoli, e dei, questa popolazione con i suoi asceti e bramini, esseri celesti e umani, lo rende noto agli altri.

So dhammaṁ deseti ādikalyāṇaṁ majjhekalyāṇaṁ pariyosānakalyāṇaṁ sātthaṁ sabyañjanaṁ; kevalaparipuṇṇaṁ parisuddhaṁ brahmacariyaṁ pakāseti. Spiega un’insegnamento buono all’inizio, nel mezzo, e alla fine, significativo e ben espresso. E rivela un percorso spirituale assolutamente completo e puro.

Taṁ dhammaṁ suṇāti gahapati vā gahapatiputto vā aññatarasmiṁ vā kule paccājāto. Un laico sente quell’insegnamento, o il figlio di un laico, o qualcuno rinato in qualche buona famiglia.

So taṁ dhammaṁ sutvā tathāgate saddhaṁ paṭilabhati. Nasce in lui fede nel Realizzato

So tena saddhāpaṭilābhena samannāgato iti paṭisañcikkhati: e riflette:

‘sambādho gharāvāso rajopatho, abbhokāso pabbajjā. ‘La vita laica è inconveniente e impura, mentre la vita di chi lascia casa è aperta.

Nayidaṁ sukaraṁ agāraṁ ajjhāvasatā ekantaparipuṇṇaṁ ekantaparisuddhaṁ saṅkhalikhitaṁ brahmacariyaṁ carituṁ. Non è facile per chi vive a casa seguire il percorso spirituale totalmente completo e puro, come un guscio lucidato.

Yannūnāhaṁ kesamassuṁ ohāretvā kāsāyāni vatthāni acchādetvā agārasmā anagāriyaṁ pabbajeyyan’ti. Perché non mi taglio capelli e barba, indosso l’abito marrone, e lascio la vita di casa per quella mendicante?’

So aparena samayena appaṁ vā bhogakkhandhaṁ pahāya mahantaṁ vā bhogakkhandhaṁ pahāya appaṁ vā ñātiparivaṭṭaṁ pahāya mahantaṁ vā ñātiparivaṭṭaṁ pahāya kesamassuṁ ohāretvā kāsāyāni vatthāni acchādetvā agārasmā anagāriyaṁ pabbajati. Dopo un po’ lascia una fortuna grossa o piccola che sia, e una famiglia grossa o piccola che sia. Si taglia capelli e barba, indossa l’abito marrone, e lascia la vita di casa per quella mendicante.

So evaṁ pabbajito samāno bhikkhūnaṁ sikkhāsājīvasamāpanno pāṇātipātaṁ pahāya pāṇātipātā paṭivirato hoti, nihitadaṇḍo nihitasattho lajjī dayāpanno sabbapāṇabhūtahitānukampī viharati. Una volta lasciata casa, adotta l’addestramento e il sostentamento dei monaci. Evita di uccidere, rinunciando a bastone e spada. È scrupoloso e gentile, dimorando pieno di premura per ogni essere vivente.

Adinnādānaṁ pahāya adinnādānā paṭivirato hoti dinnādāyī dinnapāṭikaṅkhī. Athenena sucibhūtena attanā viharati. Evita di rubare. Prende solo ciò che gli viene dato, e si aspetta solo ciò che gli viene dato. Si mantiene puro non rubando.

Abrahmacariyaṁ pahāya brahmacārī hoti ārācārī virato methunā gāmadhammā. Evita l’impudicizia. È casto, distinto, evitando l’atto volgare del sesso.

Musāvādaṁ pahāya musāvādā paṭivirato hoti saccavādī saccasandho theto paccayiko avisaṁvādako lokassa. Evita di mentire. Dice la verità e si attiene alla verità. È onesto e affidabile, e non inganna il mondo con le proprie parole.

Pisuṇaṁ vācaṁ pahāya pisuṇāya vācāya paṭivirato hoti, ito sutvā na amutra akkhātā imesaṁ bhedāya, amutra vā sutvā na imesaṁ akkhātā amūsaṁ bhedāya. Iti bhinnānaṁ vā sandhātā sahitānaṁ vā anuppadātā, samaggārāmo samaggarato samagganandī samaggakaraṇiṁ vācaṁ bhāsitā hoti. Evita linguaggio divisivo. Non ripete in un posto ciò che ha sentito in un altro al fine di dividere le persone l’una contro l’altra. Al contrario, riconcilia coloro che sono divisi, supportando l’armonia, rallegrandosi nell’armonia, amando l’armonia, usando parole che promuovono armonia.

Pharusaṁ vācaṁ pahāya pharusāya vācāya paṭivirato hoti. Yā sā vācā nelā kaṇṇasukhā pemanīyā hadayaṅgamā porī bahujanakantā bahujanamanāpā tathārūpiṁ vācaṁ bhāsitā hoti. Evita linguaggio aspro. Parla in modo dolce, piacevole all’orecchio, amabile, che va dritto al cuore, gentile, piacevole, e gradevole alla gente.

Samphappalāpaṁ pahāya samphappalāpā paṭivirato hoti kālavādī bhūtavādī atthavādī dhammavādī vinayavādī, nidhānavatiṁ vācaṁ bhāsitā kālena sāpadesaṁ pariyantavatiṁ atthasaṁhitaṁ. Evita di parlare senza motivo. Le sue parole sono opportune, vere, e significative, in linea con l’insegnamento e l’addestramento. Dice le cose al momento giusto e che hanno valore, sono ragionevoli, succinte, e benefiche.

So bījagāmabhūtagāmasamārambhā paṭivirato hoti, Evita di danneggiare piante e semi.

ekabhattiko hoti rattūparato, virato vikālabhojanā, Mangia in una parte del giorno, astenendosi dal mangiare la sera e all’ora sbagliata.

naccagītavāditavisūkadassanā paṭivirato hoti, Evita l’intrattenimento.

mālāgandhavilepanadhāraṇamaṇḍanavibhūsanaṭṭhānā paṭivirato hoti, Evita di abbellirsi e ornarsi con collane, profumi, e trucco.

uccāsayanamahāsayanā paṭivirato hoti, Evita letti alti e lussuosi.

jātarūparajatapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti, Evita di ricevere oro e soldi,

āmakadhaññapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti, grani crudi,

āmakamaṁsapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti, carne cruda,

itthikumārikapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti, donne e ragazze,

dāsidāsapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti, servi maschi e femmine,

ajeḷakapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti, capre e pecore,

kukkuṭasūkarapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti, polli e maiali,

hatthigavāssavaḷavapaṭiggahaṇā paṭivirato hoti, elefanti, mucche, cavalli, e cavalle,

khettavatthupaṭiggahaṇā paṭivirato hoti, e campi e terreni.

dūteyyapahiṇagamanānuyogā paṭivirato hoti, Evita di gestire commissioni e messaggi;

kayavikkayā paṭivirato hoti, di comprare e vendere;

tulākūṭakaṁsakūṭamānakūṭā paṭivirato hoti, di falsificare pesi, metalli, o misure;

ukkoṭanavañcananikatisāciyogā paṭivirato hoti, corruzione, frode, imbrogli, e doppio gioco;

chedanavadhabandhanaviparāmosaālopasahasākārā paṭivirato hoti. mutilazioni, omicidii, rapimenti, brigantaggio, saccheggio, e violenza.

So santuṭṭho hoti kāyaparihārikena cīvarena kucchiparihārikena piṇḍapātena. So yena yeneva pakkamati samādāyeva pakkamati. È soddisfatto di abiti per prendersi cura del corpo e di cibo elemosinato per prendersi cura della pancia. Dovunque vada, parte prendendo solo queste cose.

Seyyathāpi nāma pakkhī sakuṇo yena yeneva ḍeti sapattabhārova ḍeti; È come un uccello: dovunque voli, le ali sono il suo unico fardello.

evameva bhikkhu santuṭṭho hoti kāyaparihārikena cīvarena kucchiparihārikena piṇḍapātena. So yena yeneva pakkamati samādāyeva pakkamati. Allo stesso modo, un monaco è soddisfatto di abiti per prendersi cura del corpo e di cibo elemosinato per prendersi cura della pancia. Dovunque vada, parte prendendo solo queste cose.

So iminā ariyena sīlakkhandhena samannāgato ajjhattaṁ anavajjasukhaṁ paṭisaṁvedeti. Una volta che possiede questa intera gamma di etica, prova la felicità dell’innocenza dentro di sé.

So cakkhunā rūpaṁ disvā na nimittaggāhī hoti nānubyañjanaggāhī. Quando vede una forma con gli occhi, non si fa influenzare dall’aspetto e dai dettagli.

Yatvādhikaraṇamenaṁ cakkhundriyaṁ asaṁvutaṁ viharantaṁ abhijjhādomanassā pāpakā akusalā dhammā anvāssaveyyuṁ tassa saṁvarāya paṭipajjati, rakkhati cakkhundriyaṁ, cakkhundriye saṁvaraṁ āpajjati. Se la facoltà della vista rimanesse senza contegno, qualità malvagie e cattive di attrazione o fastidio prenderebbero il sopravvento. Per questa ragione, fa pratica di contegno, protegge la facoltà della vista, e si applica al suo contegno.

Sotena saddaṁ sutvā …pe… Quando sente un suono con l’orecchio …

ghānena gandhaṁ ghāyitvā … Quando fiuta un odore con il naso …

jivhāya rasaṁ sāyitvā … Quando gusta un sapore con la lingua …

kāyena phoṭṭhabbaṁ phusitvā … Quando entra in contatto con un tocco col corpo …

manasā dhammaṁ viññāya na nimittaggāhī hoti nānubyañjanaggāhī. Quando diventa cosciente di un fenomeno mentale con la mente, non si fa influenzare dall’aspetto e dai dettagli.

Yatvādhikaraṇamenaṁ manindriyaṁ asaṁvutaṁ viharantaṁ abhijjhādomanassā pāpakā akusalā dhammā anvāssaveyyuṁ tassa saṁvarāya paṭipajjati, rakkhati manindriyaṁ, manindriye saṁvaraṁ āpajjati. Se la facoltà della mente rimanesse senza contegno, qualità malvagie e cattive di attrazione o fastidio prenderebbero il sopravvento. Per questa ragione, fa pratica di contegno, protegge la facoltà della mente, e si applica al suo contegno.

So iminā ariyena indriyasaṁvarena samannāgato ajjhattaṁ abyāsekasukhaṁ paṭisaṁvedeti. Una volta che possiede questo nobile contegno dei sensi, prova la felicità dell’immacolatezza dentro di sé.

So abhikkante paṭikkante sampajānakārī hoti, ālokite vilokite sampajānakārī hoti, samiñjite pasārite sampajānakārī hoti, saṅghāṭipattacīvaradhāraṇe sampajānakārī hoti, asite pīte khāyite sāyite sampajānakārī hoti, uccārapassāvakamme sampajānakārī hoti, gate ṭhite nisinne sutte jāgarite bhāsite tuṇhībhāve sampajānakārī hoti. Agisce con consapevolezza nell’andare e nel tornare; nel guardare avanti e di lato; nel piegare ed estendere gli arti; nel gestire il mantello, la ciotola, e gli abiti; nel mangiare, bere, masticare, ed assaporare; nell’urinare e defecare; nel camminare, rimanere in piedi, sedersi, dormire, stare sveglio, parlare, e nel rimanere in silenzio.

So iminā ca ariyena sīlakkhandhena samannāgato, imāya ca ariyāya santuṭṭhiyā samannāgato iminā ca ariyena indriyasaṁvarena samannāgato, iminā ca ariyena satisampajaññena samannāgato Una volta che possiede questa intera gamma di etica nobile, questa soddisfazione nobile, questo nobile contegno dei sensi, e questa consapevolezza e presenza mentale nobili,

vivittaṁ senāsanaṁ bhajati araññaṁ rukkhamūlaṁ pabbataṁ kandaraṁ giriguhaṁ susānaṁ vanapatthaṁ abbhokāsaṁ palālapuñjaṁ. frequenta un riparo isolato, la natura, la radice di un albero, una collina, una gola, una grotta di montagna, un cimitero, una foresta, l’aria aperta, un mucchio di paglia.

So pacchābhattaṁ piṇḍapātapaṭikkanto nisīdati pallaṅkaṁ ābhujitvā, ujuṁ kāyaṁ paṇidhāya, parimukhaṁ satiṁ upaṭṭhapetvā. Dopo il pasto, tornando dalla questua, si siede con le gambe incrociate e la schiena dritta, e stabilisce consapevolezza di fronte a sé.

So abhijjhaṁ loke pahāya vigatābhijjhena cetasā viharati, abhijjhāya cittaṁ parisodheti. Abbandonando desiderio per il mondo, dimora con una mente libera dal desiderio, purificando la mente dal desiderio.

Byāpādapadosaṁ pahāya abyāpannacitto viharati, sabbapāṇabhūtahitānukampī byāpādapadosā cittaṁ parisodheti. Abbandonando malevolenza e odio, dimora con una mente libera dalla malevolenza, piena di premura per ogni essere vivente, purificando la mente dalla malevolenza.

Thinamiddhaṁ pahāya vigatathinamiddho viharati ālokasaññī sato sampajāno, thinamiddhā cittaṁ parisodheti. Abbandonando torpore e sonnolenza, dimora con una mente libera da torpore e sonnolenza, percependo luce, consapevole e presente, purificando la mente da torpore e sonnolenza.

Uddhaccakukkuccaṁ pahāya anuddhato viharati, ajjhattaṁ vūpasantacitto uddhaccakukkuccā cittaṁ parisodheti. Abbandonando irrequietezza e rimorso, dimora senza irrequietezza, con mente in pace interiore, purificando la mente dall’irrequietezza e dal rimorso.

Vicikicchaṁ pahāya tiṇṇavicikiccho viharati akathaṅkathī kusalesu dhammesu, vicikicchāya cittaṁ parisodheti. Abbandonando il dubbio, dimora avendo superato il dubbio, non indeciso riguardo alle buone qualità, purificando la mente dal dubbio.

So ime pañca nīvaraṇe pahāya cetaso upakkilese paññāya dubbalīkaraṇe, Abbandona questi cinque impedimenti, corruzioni della mente che indeboliscono la saggezza.

vivicceva kāmehi vivicca akusalehi dhammehi savitakkaṁ savicāraṁ vivekajaṁ pītisukhaṁ paṭhamaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Poi, sufficientemente isolato dai piaceri dei sensi, isolato da cattive qualità, con pensiero e valutazione, ed euforia e felicità nate dall’isolamento, raggiunge e dimora nella prima estasi.

Idampi vuccati, brāhmaṇa, tathāgatapadaṁ itipi, tathāgatanisevitaṁ itipi, tathāgatārañjitaṁ itipi. Questa, bramino, si chiama ‘impronta del Realizzato’, e anche ‘residuo del Realizzato’, e anche ‘segno del Realizzato’.

Na tveva tāva ariyasāvako niṭṭhaṁ gacchati: Ma un discepolo nobile non giunge ancora alla conclusione:

‘sammāsambuddho bhagavā, svākkhāto bhagavatā dhammo, suppaṭipanno bhagavato sāvakasaṅgho’ti. ‘Il Beato è un Buddha completamente risvegliato. L’insegnamento è spiegato bene. La comunità sta praticando bene’.

Puna caparaṁ, brāhmaṇa, bhikkhu vitakkavicārānaṁ vūpasamā ajjhattaṁ sampasādanaṁ cetaso ekodibhāvaṁ avitakkaṁ avicāraṁ samādhijaṁ pītisukhaṁ dutiyaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, con il placarsi di pensiero e valutazione, con chiarezza interna e mente raccolta, senza pensiero e valutazione, con euforia e felicità nate dalla concentrazione, un monaco raggiunge e dimora nella seconda estasi.

Idampi vuccati, brāhmaṇa …pe… Anche questa si chiama ‘impronta del Realizzato’ …

suppaṭipanno bhagavato sāvakasaṅgho’ti.

Puna caparaṁ, brāhmaṇa, bhikkhu pītiyā ca virāgā upekkhako ca viharati sato ca sampajāno, sukhañca kāyena paṭisaṁvedeti, yaṁ taṁ ariyā ācikkhanti ‘upekkhako satimā sukhavihārī’ti tatiyaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, con lo svanire dell’euforia, dimorando con equanimità, consapevole e presente, toccando con mano la felicità di cui i nobili dichiarano: ‘Equanime e consapevole, egli dimora nella felicità’, un monaco raggiunge e dimora nella terza estasi.

Idampi vuccati, brāhmaṇa …pe… Anche questa si chiama ‘impronta del Realizzato’ …

suppaṭipanno bhagavato sāvakasaṅgho’ti.

Puna caparaṁ, brāhmaṇa, bhikkhu sukhassa ca pahānā dukkhassa ca pahānā, pubbeva somanassadomanassānaṁ atthaṅgamā, adukkhamasukhaṁ upekkhāsatipārisuddhiṁ catutthaṁ jhānaṁ upasampajja viharati. Inoltre, abbandonando piacere e dolore, e mettendo fine ad allegria e tristezza precedenti, senza piacere o dolore, con pura equanimità e consapevolezza, un monaco raggiunge e dimora nella quarta estasi.

Idampi vuccati, brāhmaṇa, tathāgatapadaṁ itipi, tathāgatanisevitaṁ itipi, tathāgatārañjitaṁ itipi. Anche questa si chiama ‘impronta del Realizzato’ …

Na tveva tāva ariyasāvako niṭṭhaṁ gacchati:

‘sammāsambuddho bhagavā, svākkhāto bhagavatā dhammo, suppaṭipanno bhagavato sāvakasaṅgho’ti.

So evaṁ samāhite citte parisuddhe pariyodāte anaṅgaṇe vigatūpakkilese mudubhūte kammaniye ṭhite āneñjappatte pubbenivāsānussatiñāṇāya cittaṁ abhininnāmeti. Una volta che la sua mente diventa così concentrata, purificata, luminosa, impeccabile, libera da corruzioni, flessibile, lavorabile, stabile, e imperturbabile, la proietta ed estende al ricordo delle vite passate.

So anekavihitaṁ pubbenivāsaṁ anussarati, seyyathidaṁ—ekampi jātiṁ, dvepi jātiyo …pe… iti sākāraṁ sauddesaṁ anekavihitaṁ pubbenivāsaṁ anussarati. Ricorda molti tipi di vite passate, cioè, una nascita, due nascite, tre nascite, quattro nascite, cinque nascite, dieci nascite, venti nascite, trenta nascite, quaranta nascite, cinquanta nascite, cento nascite, mille nascite, centomila nascite; molte ere di formazione, molte ere di dissoluzione, molte ere di formazione e dissoluzione. … Ricorda i suoi vari tipi di vite passate, nei particolari e nello specifico.

Idampi vuccati, brāhmaṇa, tathāgatapadaṁ itipi, tathāgatanisevitaṁ itipi, tathāgatārañjitaṁ itipi. Anche questa si chiama ‘impronta del Realizzato’ …

Na tveva tāva ariyasāvako niṭṭhaṁ gacchati:

‘sammāsambuddho bhagavā, svākkhāto bhagavatā dhammo, suppaṭipanno bhagavato sāvakasaṅgho’ti.

So evaṁ samāhite citte parisuddhe pariyodāte anaṅgaṇe vigatūpakkilese mudubhūte kammaniye ṭhite āneñjappatte sattānaṁ cutūpapātañāṇāya cittaṁ abhininnāmeti. Una volta che la sua mente diventa così concentrata, purificata, luminosa, impeccabile, libera da corruzioni, flessibile, lavorabile, stabile, e imperturbabile, la proietta ed estende alla conoscenza della morte e rinascita degli esseri viventi.

So dibbena cakkhunā visuddhena atikkantamānusakena …pe… yathākammūpage satte pajānāti. Con chiaroveggenza purificata e sovrumana, comprende come gli esseri viventi rinascono secondo le proprie azioni.

Idampi vuccati, brāhmaṇa, tathāgatapadaṁ itipi, tathāgatanisevitaṁ itipi, tathāgatārañjitaṁ itipi. Anche questa si chiama ‘impronta del Realizzato’ …

Na tveva tāva ariyasāvako niṭṭhaṁ gacchati:

‘sammāsambuddho bhagavā, svākkhāto bhagavatā dhammo, suppaṭipanno bhagavato sāvakasaṅgho’ti.

So evaṁ samāhite citte parisuddhe pariyodāte anaṅgaṇe vigatūpakkilese mudubhūte kammaniye ṭhite āneñjappatte āsavānaṁ khayañāṇāya cittaṁ abhininnāmeti. Una volta che la sua mente diventa così concentrata, purificata, luminosa, impeccabile, libera da corruzioni, flessibile, lavorabile, stabile, e imperturbabile, la proietta ed estende alla conoscenza dell’eliminazione dei contaminanti.

So ‘idaṁ dukkhan’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ dukkhasamudayo’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ dukkhanirodho’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ dukkhanirodhagāminī paṭipadā’ti yathābhūtaṁ pajānāti. Comprende secondo realtà: ‘Questa è la sofferenza’ … ‘Questa è l’origine della sofferenza’ … ‘Questa è la cessazione della sofferenza’ … ‘Questa è la pratica che porta alla cessazione della sofferenza’.

‘Ime āsavā’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ āsavasamudayo’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ āsavanirodho’ti yathābhūtaṁ pajānāti, ‘ayaṁ āsavanirodhagāminī paṭipadā’ti yathābhūtaṁ pajānāti. Comprende secondo realtà: ‘Questi sono i contaminanti’ … ‘Questa è l’origine dei contaminanti’ … ‘Questa è la cessazione dei contaminanti’ … ‘Questa è la pratica che porta alla cessazione dei contaminanti’.

Idampi vuccati, brāhmaṇa, tathāgatapadaṁ itipi, tathāgatanisevitaṁ itipi, tathāgatārañjitaṁ itipi. Questa, bramino, si chiama ‘impronta del Realizzato’, e anche ‘residuo del Realizzato’, e anche ‘segno del Realizzato’.

Na tveva tāva ariyasāvako niṭṭhaṁ gato hoti, api ca kho niṭṭhaṁ gacchati: A questo punto un discepolo nobile non è ancora giunto, ma sta per giungere alla conclusione:

‘sammāsambuddho bhagavā, svākkhāto bhagavatā dhammo, suppaṭipanno bhagavato sāvakasaṅgho’ti. ‘Il Beato è un Buddha completamente risvegliato. L’insegnamento è spiegato bene. La comunità sta praticando bene’.

Tassa evaṁ jānato evaṁ passato kāmāsavāpi cittaṁ vimuccati, bhavāsavāpi cittaṁ vimuccati, avijjāsavāpi cittaṁ vimuccati. Conoscendo e vedendo così, la sua mente viene liberata dai contaminanti dei piaceri dei sensi, dell’esistenza, e dell’ignoranza.

Vimuttasmiṁ vimuttamiti ñāṇaṁ hoti. Una volta libero, capisce di essere libero.

‘Khīṇā jāti, vusitaṁ brahmacariyaṁ, kataṁ karaṇīyaṁ, nāparaṁ itthattāyā’ti pajānāti. Comprende: ‘La nascita è terminata, il percorso spirituale è stato completato, ciò che c’era da fare è stato fatto, non ci sarà più nulla di questo’.

Idampi vuccati, brāhmaṇa, tathāgatapadaṁ itipi, tathāgatanisevitaṁ itipi, tathāgatārañjitaṁ itipi. Questa, bramino, si chiama ‘impronta del Realizzato’, e anche ‘residuo del Realizzato’, e anche ‘segno del Realizzato’.

Ettāvatā kho, brāhmaṇa, ariyasāvako niṭṭhaṁ gato hoti: A questo punto un discepolo nobile giunge alla conclusione:

‘sammāsambuddho bhagavā, svākkhāto bhagavatā dhammo, suppaṭipanno bhagavato sāvakasaṅgho’ti. ‘Il Beato è un Buddha completamente risvegliato. L’insegnamento è spiegato bene. La comunità sta praticando bene’.

Ettāvatā kho, brāhmaṇa, hatthipadopamo vitthārena paripūro hotī”ti. Ed è a questo punto che la similitudine dell’impronta dell’elefante è completa in dettaglio”.

Evaṁ vutte, jāṇussoṇi brāhmaṇo bhagavantaṁ etadavoca: Detto ciò, il bramino Jāṇussoṇi disse al Buddha:

“abhikkantaṁ, bho gotama, abhikkantaṁ, bho gotama. “Eccellente, Signor Gotama! Eccellente!

Seyyathāpi, bho gotama, nikkujjitaṁ vā ukkujjeyya, paṭicchannaṁ vā vivareyya, mūḷhassa vā maggaṁ ācikkheyya, andhakāre vā telapajjotaṁ dhāreyya: ‘cakkhumanto rūpāni dakkhantī’ti; evamevaṁ bhotā gotamena anekapariyāyena dhammo pakāsito. Immagini che qualcuno raddrizzi ciò che è capovolto, o riveli ciò che è nascosto, o indichi il cammino a chi si è perso, o regga una lampada al buio pensando: ‘Che chi ha occhi buoni possa vedere forme’. Allo stesso modo il Signor Gotama ha reso l’insegnamento chiaro in vari modi.

Esāhaṁ bhavantaṁ gotamaṁ saraṇaṁ gacchāmi, dhammañca, bhikkhusaṅghañca. Prendo rifugio nel Signor Gotama, nell’insegnamento, e nella comunità monastica.

Upāsakaṁ maṁ bhavaṁ gotamo dhāretu ajjatagge pāṇupetaṁ saraṇaṁ gatan”ti. Da oggi in poi, che il Signor Gotama si ricordi di me come un discepolo laico che ha preso rifugio a vita”.

Cūḷahatthipadopamasuttaṁ niṭṭhitaṁ sattamaṁ.
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