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Majjhima Nikāya 19 Discorsi medi 19
Dvedhāvitakkasutta Il discorso sui due tipi di pensieri
Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.
ekaṁ samayaṁ bhagavā sāvatthiyaṁ viharati jetavane anāthapiṇḍikassa ārāme. Una volta il Buddha dimorava vicino a Sāvatthī, nel bosco di Jeta, il monastero di Anāthapiṇḍika.
Tatra kho bhagavā bhikkhū āmantesi: Lì il Buddha si rivolse ai monaci:
“bhikkhavo”ti. “Monaci!”
“Bhadante”ti te bhikkhū bhagavato paccassosuṁ. “Venerabile Signore”, risposero i monaci.
Bhagavā etadavoca: Il Buddha disse:
“Pubbeva me, bhikkhave, sambodhā anabhisambuddhassa bodhisattasseva sato etadahosi: “Monaci, prima del mio risveglio, quando non ero ancora risvegliato, ma ero alla ricerca del risveglio, pensai:
‘yannūnāhaṁ dvidhā katvā dvidhā katvā vitakke vihareyyan’ti. ‘Perché non vivo dividendo continuamente i miei pensieri in due categorie?’
So kho ahaṁ, bhikkhave, yo cāyaṁ kāmavitakko yo ca byāpādavitakko yo ca vihiṁsāvitakko—Quindi assegnai i pensieri sensuali, i pensieri malevoli, e i pensieri crudeli
imaṁ ekaṁ bhāgamakāsiṁ; a una categoria.
yo cāyaṁ nekkhammavitakko yo ca abyāpādavitakko yo ca avihiṁsāvitakko—E assegnai i pensieri di rinuncia, i pensieri benevoli, e i pensieri innocenti
imaṁ dutiyaṁ bhāgamakāsiṁ. alla seconda categoria.
Tassa mayhaṁ, bhikkhave, evaṁ appamattassa ātāpino pahitattassa viharato uppajjati kāmavitakko. Poi, mentre dimoravo diligente, fervido, e risoluto, un pensiero sensuale sorse in me.
So evaṁ pajānāmi: Compresi:
‘uppanno kho me ayaṁ kāmavitakko. ‘Questo pensiero sensuale è sorto in me.
So ca kho attabyābādhāyapi saṁvattati, parabyābādhāyapi saṁvattati, ubhayabyābādhāyapi saṁvattati, paññānirodhiko vighātapakkhiko anibbānasaṁvattaniko’. Porta al mio male, al male degli altri, e al male di entrambi. Blocca la saggezza, è dal lato dell’angoscia, e non porta all’estinzione’.
‘Attabyābādhāya saṁvattatī’tipi me, bhikkhave, paṭisañcikkhato abbhatthaṁ gacchati; Nel riflettere che portava al mio male, se ne andò.
‘parabyābādhāya saṁvattatī’tipi me, bhikkhave, paṭisañcikkhato abbhatthaṁ gacchati; Nel riflettere che portava al male degli altri, se ne andò.
‘ubhayabyābādhāya saṁvattatī’tipi me, bhikkhave, paṭisañcikkhato abbhatthaṁ gacchati; Nel riflettere che portava al male di entrambi, se ne andò.
‘paññānirodhiko vighātapakkhiko anibbānasaṁvattaniko’tipi me, bhikkhave, paṭisañcikkhato abbhatthaṁ gacchati. Nel riflettere che bloccava la saggezza, era dal lato dell’angoscia, e non portava all’estinzione, se ne andò.
So kho ahaṁ, bhikkhave, uppannuppannaṁ kāmavitakkaṁ pajahameva vinodameva byantameva naṁ akāsiṁ. Quindi abbandonai, mi liberai, e obliterai qualsiasi pensiero sensuale che sorgeva.
Tassa mayhaṁ, bhikkhave, evaṁ appamattassa ātāpino pahitattassa viharato uppajjati byāpādavitakko …pe… Poi, mentre dimoravo diligente, fervido, e risoluto, un pensiero malevolo sorse …
uppajjati vihiṁsāvitakko. un pensiero crudele sorse.
So evaṁ pajānāmi: Compresi:
‘uppanno kho me ayaṁ vihiṁsāvitakko. ‘Questo pensiero crudele è sorto in me.
So ca kho attabyābādhāyapi saṁvattati, parabyābādhāyapi saṁvattati, ubhayabyābādhāyapi saṁvattati, paññānirodhiko vighātapakkhiko anibbānasaṁvattaniko’. Porta al mio male, al male degli altri, e al male di entrambi. Blocca la saggezza, è dal lato dell’angoscia, e non porta all’estinzione’.
‘Attabyābādhāya saṁvattatī’tipi me, bhikkhave, paṭisañcikkhato abbhatthaṁ gacchati; Nel riflettere che portava al mio male, se ne andò.
‘parabyābādhāya saṁvattatī’tipi me, bhikkhave, paṭisañcikkhato abbhatthaṁ gacchati; Nel riflettere che portava al male degli altri, se ne andò.
‘ubhayabyābādhāya saṁvattatī’tipi me, bhikkhave, paṭisañcikkhato abbhatthaṁ gacchati; Nel riflettere che portava al male di entrambi, se ne andò.
‘paññānirodhiko vighātapakkhiko anibbānasaṁvattaniko’tipi me, bhikkhave, paṭisañcikkhato abbhatthaṁ gacchati. Nel riflettere che bloccava la saggezza, era dal lato dell’angoscia, e non portava all’estinzione, se ne andò.
So kho ahaṁ, bhikkhave, uppannuppannaṁ vihiṁsāvitakkaṁ pajahameva vinodameva byantameva naṁ akāsiṁ. Quindi abbandonai, mi liberai, e obliterai qualsiasi pensiero crudele che sorgeva.
Yaññadeva, bhikkhave, bhikkhu bahulamanuvitakketi anuvicāreti, tathā tathā nati hoti cetaso. Ciò che un monaco pensa e considera frequentemente diventa l’inclinazione della propria mente.
Kāmavitakkañce, bhikkhave, bhikkhu bahulamanuvitakketi anuvicāreti, pahāsi nekkhammavitakkaṁ, kāmavitakkaṁ bahulamakāsi, tassa taṁ kāmavitakkāya cittaṁ namati. Se fa e considera pensieri sensuali, ha abbandonato il pensiero della rinuncia per coltivare il pensiero sensuale. La sua mente è incline a pensieri sensuali.
Byāpādavitakkañce, bhikkhave …pe… Se fa e considera pensieri malevoli … la sua mente è incline a pensieri malevoli.
vihiṁsāvitakkañce, bhikkhave, bhikkhu bahulamanuvitakketi anuvicāreti, pahāsi avihiṁsāvitakkaṁ, vihiṁsāvitakkaṁ bahulamakāsi, tassa taṁ vihiṁsāvitakkāya cittaṁ namati. Se fa e considera pensieri crudeli … la sua mente è incline a pensieri crudeli.
Seyyathāpi, bhikkhave, vassānaṁ pacchime māse saradasamaye kiṭṭhasambādhe gopālako gāvo rakkheyya. Immaginate sia l’ultimo mese della stagione delle piogge, quando i raccolti crescono vicini l’uno all’altro, e un pastore deve prendersi cura del bestiame.
So tā gāvo tato tato daṇḍena ākoṭeyya paṭikoṭeyya sannirundheyya sannivāreyya. Toccherebbe e stuzzicherebbe il bestiame con il bastone su questo e quel lato per tenerlo in riga.
Taṁ kissa hetu? Perché questo?
Passati hi so, bhikkhave, gopālako tatonidānaṁ vadhaṁ vā bandhanaṁ vā jāniṁ vā garahaṁ vā. Perché sa che se il bestiame vagasse per i raccolti lui potrebbe venire giustiziato, imprigionato, multato, o condannato.
Evameva kho ahaṁ, bhikkhave, addasaṁ akusalānaṁ dhammānaṁ ādīnavaṁ okāraṁ saṅkilesaṁ, kusalānaṁ dhammānaṁ nekkhamme ānisaṁsaṁ vodānapakkhaṁ. Allo stesso modo, io vidi che le cattive qualità hanno gli svantaggi della sporcizia e della corruzione, e che le buone qualità hanno il beneficio e il potere purificante della rinuncia.
Tassa mayhaṁ, bhikkhave, evaṁ appamattassa ātāpino pahitattassa viharato uppajjati nekkhammavitakko. Poi, mentre dimoravo diligente, fervido, e risoluto, un pensiero di rinuncia sorse.
So evaṁ pajānāmi: Compresi:
‘uppanno kho me ayaṁ nekkhammavitakko. ‘Questo pensiero di rinuncia è sorto in me.
So ca kho nevattabyābādhāya saṁvattati, na parabyābādhāya saṁvattati, na ubhayabyābādhāya saṁvattati, paññāvuddhiko avighātapakkhiko nibbānasaṁvattaniko’. Non porta al mio male, al male degli altri, o al male di entrambi. Nutre la saggezza, è dal lato della libertà dall’angoscia, e porta all’estinzione’.
Rattiñcepi naṁ, bhikkhave, anuvitakkeyyaṁ anuvicāreyyaṁ, neva tatonidānaṁ bhayaṁ samanupassāmi. Se dovessi pensare e valutare questo tutta notte, non vedo alcun pericolo che ne verrebbe.
Divasañcepi naṁ, bhikkhave, anuvitakkeyyaṁ anuvicāreyyaṁ, neva tatonidānaṁ bhayaṁ samanupassāmi. Se dovessi pensare e valutare questo tutto il giorno, non vedo alcun pericolo che ne verrebbe.
Rattindivañcepi naṁ, bhikkhave, anuvitakkeyyaṁ anuvicāreyyaṁ, neva tatonidānaṁ bhayaṁ samanupassāmi. Se dovessi pensare e valutare questo tutta notte e tutto il giorno, non vedo alcun pericolo che ne verrebbe.
Api ca kho me aticiraṁ anuvitakkayato anuvicārayato kāyo kilameyya. Comunque, pensare e valutare troppo stancherebbe il mio corpo.
Kāye kilante cittaṁ ūhaññeyya. E quando il corpo è stanco, la mente è disturbata.
Ūhate citte ārā cittaṁ samādhimhāti. E quando la mente è disturbata, è lontana dalla concentrazione.
So kho ahaṁ, bhikkhave, ajjhattameva cittaṁ saṇṭhapemi sannisādemi ekodiṁ karomi samādahāmi. Allora placai, raccolsi, e concentrai la mia mente internamente.
Taṁ kissa hetu? Perché questo?
‘Mā me cittaṁ ūhaññī’ti. Affinché la mia mente non fosse disturbata.
Tassa mayhaṁ, bhikkhave, evaṁ appamattassa ātāpino pahitattassa viharato uppajjati abyāpādavitakko …pe… Poi, mentre dimoravo diligente, fervido, e risoluto, un pensiero benevolo sorse …
uppajjati avihiṁsāvitakko. un pensiero innocente sorse.
So evaṁ pajānāmi: Compresi:
‘uppanno kho me ayaṁ avihiṁsāvitakko. ‘Questo pensiero innocente è sorto in me.
So ca kho nevattabyābādhāya saṁvattati, na parabyābādhāya saṁvattati, na ubhayabyābādhāya saṁvattati, paññāvuddhiko avighātapakkhiko nibbānasaṁvattaniko’. Non porta al mio male, al male degli altri, o al male di entrambi. Nutre la saggezza, è dal lato della libertà dall’angoscia, e porta all’estinzione’.
Rattiñcepi naṁ, bhikkhave, anuvitakkeyyaṁ anuvicāreyyaṁ, neva tatonidānaṁ bhayaṁ samanupassāmi. Se dovessi pensare e valutare questo tutta notte, non vedo alcun pericolo che ne verrebbe.
Divasañcepi naṁ, bhikkhave, anuvitakkeyyaṁ anuvicāreyyaṁ, neva tatonidānaṁ bhayaṁ samanupassāmi. Se dovessi pensare e valutare questo tutto il giorno, non vedo alcun pericolo che ne verrebbe.
Rattindivañcepi naṁ, bhikkhave, anuvitakkeyyaṁ anuvicāreyyaṁ, neva tatonidānaṁ bhayaṁ samanupassāmi. Se dovessi pensare e valutare questo tutta notte e tutto il giorno, non vedo alcun pericolo che ne verrebbe.
Api ca kho me aticiraṁ anuvitakkayato anuvicārayato kāyo kilameyya. Comunque, pensare e valutare troppo stancherebbe il mio corpo.
Kāye kilante cittaṁ ūhaññeyya. E quando il corpo è stanco, la mente è disturbata.
Ūhate citte ārā cittaṁ samādhimhāti. E quando la mente è disturbata, è lontana dalla concentrazione.
So kho ahaṁ, bhikkhave, ajjhattameva cittaṁ saṇṭhapemi, sannisādemi, ekodiṁ karomi samādahāmi. Allora placai, raccolsi, e concentrai la mia mente internamente.
Taṁ kissa hetu? Perché questo?
‘Mā me cittaṁ ūhaññī’ti. Affinché la mia mente non fosse disturbata.
Yaññadeva, bhikkhave, bhikkhu bahulamanuvitakketi anuvicāreti, tathā tathā nati hoti cetaso. Ciò che un monaco pensa e valuta frequentemente diventa l’inclinazione della propria mente.
Nekkhammavitakkañce, bhikkhave, bhikkhu bahulamanuvitakketi anuvicāreti, pahāsi kāmavitakkaṁ, nekkhammavitakkaṁ bahulamakāsi, tassaṁ taṁ nekkhammavitakkāya cittaṁ namati. Se fa e valuta pensieri di rinuncia, ha abbandonato il pensiero sensuale per coltivare il pensiero della rinuncia. La sua mente è incline a pensieri di rinuncia.
Abyāpādavitakkañce, bhikkhave …pe… Se fa e valuta pensieri benevoli … la sua mente è incline a pensieri benevoli.
avihiṁsāvitakkañce, bhikkhave, bhikkhu bahulamanuvitakketi anuvicāreti, pahāsi vihiṁsāvitakkaṁ, avihiṁsāvitakkaṁ bahulamakāsi, tassa taṁ avihiṁsāvitakkāya cittaṁ namati. Se fa e valuta pensieri innocenti… la sua mente è incline a pensieri innocenti.
Seyyathāpi, bhikkhave, gimhānaṁ pacchime māse sabbasassesu gāmantasambhatesu gopālako gāvo rakkheyya, tassa rukkhamūlagatassa vā abbhokāsagatassa vā satikaraṇīyameva hoti: Immaginate sia l’ultimo mese dell’estate, quando i raccolti sono stati raggruppati nel villaggio, e un pastore deve prendersi cura del bestiame. Mentre sta alla radice di un albero o all’aperto deve solamente essere consapevole che
‘etā gāvo’ti. il bestiame è lì.
Evamevaṁ kho, bhikkhave, satikaraṇīyameva ahosi: Allo stesso modo io dovevo solamente essere consapevole che
‘ete dhammā’ti. quei pensieri erano lì.
Āraddhaṁ kho pana me, bhikkhave, vīriyaṁ ahosi asallīnaṁ, upaṭṭhitā sati asammuṭṭhā, passaddho kāyo asāraddho, samāhitaṁ cittaṁ ekaggaṁ. La mia energia era attiva e infaticabile, la mia consapevolezza era stabile e lucida, il mio corpo era tranquillo e indisturbato, e la mia mente era concentrata.
So kho ahaṁ, bhikkhave, vivicceva kāmehi vivicca akusalehi dhammehi savitakkaṁ savicāraṁ vivekajaṁ pītisukhaṁ paṭhamaṁ jhānaṁ upasampajja vihāsiṁ. Sufficientemente isolato dai piaceri dei sensi, isolato da cattive qualità, con pensiero e valutazione, ed euforia e felicità nate dall’isolamento, raggiunsi e dimorai nella prima estasi.
Vitakkavicārānaṁ vūpasamā ajjhattaṁ sampasādanaṁ cetaso ekodibhāvaṁ avitakkaṁ avicāraṁ samādhijaṁ pītisukhaṁ dutiyaṁ jhānaṁ upasampajja vihāsiṁ. Con il placarsi di pensiero e valutazione, con chiarezza interna e mente raccolta, senza pensiero e valutazione, con euforia e felicità nate dalla concentrazione, raggiunsi e dimorai nella seconda estasi.
Pītiyā ca virāgā upekkhako ca vihāsiṁ sato ca sampajāno, sukhañca kāyena paṭisaṁvedesiṁ, yaṁ taṁ ariyā ācikkhanti ‘upekkhako satimā sukhavihārī’ti, tatiyaṁ jhānaṁ upasampajja vihāsiṁ. Con lo svanire dell’euforia, dimorando con equanimità, consapevole e presente, toccando con mano la felicità di cui i nobili dichiarano: ‘Equanime e consapevole, egli dimora nella felicità’, raggiunsi e dimorai nella terza estasi.
Sukhassa ca pahānā dukkhassa ca pahānā pubbeva somanassadomanassānaṁ atthaṅgamā adukkhamasukhaṁ upekkhāsatipārisuddhiṁ catutthaṁ jhānaṁ upasampajja vihāsiṁ. Abbandonando piacere e dolore, e mettendo fine ad allegria e tristezza precedenti, senza piacere o dolore, con pura equanimità e consapevolezza, raggiunsi e dimorai nella quarta estasi.
So evaṁ samāhite citte parisuddhe pariyodāte anaṅgaṇe vigatūpakkilese mudubhūte kammaniye ṭhite āneñjappatte pubbenivāsānussatiñāṇāya cittaṁ abhininnāmesiṁ. Una volta che la mia mente divenne così concentrata, purificata, luminosa, impeccabile, libera da corruzioni, flessibile, lavorabile, stabile, e imperturbabile, la estesi al ricordo delle vite passate.
So anekavihitaṁ pubbenivāsaṁ anussarāmi. Seyyathidaṁ—ekampi jātiṁ …pe… iti sākāraṁ sauddesaṁ anekavihitaṁ pubbenivāsaṁ anussarāmi. Ricordai molti tipi di vite passate, nei particolari e nello specifico.
Ayaṁ kho me, bhikkhave, rattiyā paṭhame yāme paṭhamā vijjā adhigatā; Questa fu la prima conoscenza che ottenni durante la prima parte della notte.
avijjā vihatā vijjā uppannā; tamo vihato āloko uppanno; yathā taṁ appamattassa ātāpino pahitattassa viharato. L’ignoranza fu distrutta e la conoscenza sorse; l’oscurità fu distrutta e la luce sorse, come accade a chi vive diligente, fervido, e risoluto.
So evaṁ samāhite citte parisuddhe pariyodāte anaṅgaṇe vigatūpakkilese mudubhūte kammaniye ṭhite āneñjappatte sattānaṁ cutūpapātañāṇāya cittaṁ abhininnāmesiṁ. Una volta che la mia mente divenne così concentrata, purificata, luminosa, impeccabile, libera da corruzioni, flessibile, lavorabile, stabile, e imperturbabile, la estesi alla conoscenza della morte e rinascita degli esseri viventi.
So dibbena cakkhunā visuddhena atikkantamānusakena satte passāmi cavamāne upapajjamāne …pe… ime vata bhonto sattā kāyaduccaritena samannāgatā …pe… iti dibbena cakkhunā visuddhena atikkantamānusakena satte passāmi cavamāne upapajjamāne hīne paṇīte suvaṇṇe dubbaṇṇe sugate duggate, yathākammūpage satte pajānāmi. Con chiaroveggenza purificata e sovrumana, vidi gli esseri viventi morire e rinascere; inferiori e superiori, belli e brutti, in un bel posto o in un brutto posto. Compresi come gli esseri viventi rinascono secondo le proprie azioni.
Ayaṁ kho me, bhikkhave, rattiyā majjhime yāme dutiyā vijjā adhigatā; Questa fu la seconda conoscenza che ottenni durante la parte intermedia della notte.
avijjā vihatā vijjā uppannā; tamo vihato āloko uppanno; yathā taṁ appamattassa ātāpino pahitattassa viharato. L’ignoranza fu distrutta e la conoscenza sorse; l’oscurità fu distrutta e la luce sorse, come accade a chi vive diligente, fervido, e risoluto.
So evaṁ samāhite citte parisuddhe pariyodāte anaṅgaṇe vigatūpakkilese mudubhūte kammaniye ṭhite āneñjappatte āsavānaṁ khayañāṇāya cittaṁ abhininnāmesiṁ. Una volta che la mia mente divenne così concentrata, purificata, luminosa, impeccabile, libera da corruzioni, flessibile, lavorabile, stabile, e imperturbabile, la estesi alla conoscenza dell’eliminazione dei contaminanti.
So ‘idaṁ dukkhan’ti yathābhūtaṁ abbhaññāsiṁ, ‘ayaṁ dukkhasamudayo’ti yathābhūtaṁ abbhaññāsiṁ, ‘ayaṁ dukkhanirodho’ti yathābhūtaṁ abbhaññāsiṁ, ‘ayaṁ dukkhanirodhagāminī paṭipadā’ti yathābhūtaṁ abbhaññāsiṁ. Compresi secondo realtà: ‘Questa è la sofferenza’, compresi secondo realtà: ‘Questa è l’origine della sofferenza’, compresi secondo realtà: ‘Questa è la cessazione della sofferenza’, compresi secondo realtà: ‘Questa è la pratica che porta alla cessazione della sofferenza’.
‘Ime āsavā’ti yathābhūtaṁ abbhaññāsiṁ, ‘ayaṁ āsavasamudayo’ti yathābhūtaṁ abbhaññāsiṁ, ‘ayaṁ āsavanirodho’ti yathābhūtaṁ abbhaññāsiṁ, ‘ayaṁ āsavanirodhagāminī paṭipadā’ti yathābhūtaṁ abbhaññāsiṁ. Compresi secondo realtà: ‘Questi sono i contaminanti’, compresi secondo realtà: ‘Questa è l’origine dei contaminanti’, compresi secondo realtà: ‘Questa è la cessazione dei contaminanti’, compresi secondo realtà: ‘Questa è la pratica che porta alla cessazione dei contaminanti’.
Tassa me evaṁ jānato evaṁ passato kāmāsavāpi cittaṁ vimuccittha, bhavāsavāpi cittaṁ vimuccittha, avijjāsavāpi cittaṁ vimuccittha, vimuttasmiṁ vimuttamiti ñāṇaṁ ahosi: Conoscendo così e vedendo così, la mia mente fu liberata dal contaminante dei piaceri dei sensi, la mia mente fu liberata dal contaminante dell’esistenza, e la mia mente fu liberata dal contaminante dell’ignoranza.
‘khīṇā jāti, vusitaṁ brahmacariyaṁ, kataṁ karaṇīyaṁ, nāparaṁ itthattāyā’ti abbhaññāsiṁ. Compresi: ‘La nascita è terminata, il percorso spirituale è stato completato, ciò che c’era da fare è stato fatto, non ci sarà più nulla di questo’.
Ayaṁ kho me, bhikkhave, rattiyā pacchime yāme tatiyā vijjā adhigatā; Questa fu la terza conoscenza che ottenni durante la parte finale della notte.
avijjā vihatā vijjā uppannā; tamo vihato āloko uppanno; yathā taṁ appamattassa ātāpino pahitattassa viharato. L’ignoranza fu distrutta e la conoscenza sorse; l’oscurità fu distrutta e la luce sorse, come accade a chi vive diligente, fervido, e risoluto.
Seyyathāpi, bhikkhave, araññe pavane mahantaṁ ninnaṁ pallalaṁ. Immaginate che in una foresta ci sia una distesa di paludi,
Tamenaṁ mahāmigasaṅgho upanissāya vihareyya. e che un grande branco di cervi viva lì vicino.
Tassa kocideva puriso uppajjeyya anatthakāmo ahitakāmo ayogakkhemakāmo. Poi arriva una persona che vuole far loro del male, ferirli, e minacciare la loro sicurezza.
So yvāssa maggo khemo sovatthiko pītigamanīyo taṁ maggaṁ pidaheyya, vivareyya kummaggaṁ, odaheyya okacaraṁ, ṭhapeyya okacārikaṁ. Blocca il sentiero protetto e sicuro che porta alla felicità, e apre il sentiero sbagliato. Lì mette cervi maschi e femmine addomesticati come esca
Evañhi so, bhikkhave, mahāmigasaṅgho aparena samayena anayabyasanaṁ āpajjeyya. cosicché, a tempo debito, quel branco di cervi cada in rovina e disastro.
Tasseva kho pana, bhikkhave, mahato migasaṅghassa kocideva puriso uppajjeyya atthakāmo hitakāmo yogakkhemakāmo. Poi arriva una persona che vuole aiutare a tenere il branco di cervi al sicuro.
So yvāssa maggo khemo sovatthiko pītigamanīyo taṁ maggaṁ vivareyya, pidaheyya kummaggaṁ, ūhaneyya okacaraṁ, nāseyya okacārikaṁ. Apre il sentiero protetto e sicuro che porta alla felicità, e chiude il sentiero sbagliato. Si sbarazza delle esche
Evañhi so, bhikkhave, mahāmigasaṅgho aparena samayena vuddhiṁ virūḷhiṁ vepullaṁ āpajjeyya. cosicché, a tempo debito, quel branco di cervi cresca, aumenti, e maturi.
Upamā kho me ayaṁ, bhikkhave, katā atthassa viññāpanāya. Ho inventato questa similitudine per illustrare un punto.
Ayaṁ cevettha attho—E questo è ciò che significa:
mahantaṁ ninnaṁ pallalanti kho, bhikkhave, kāmānametaṁ adhivacanaṁ. ‘Una distesa di paludi’ sta per i piaceri dei sensi.
Mahāmigasaṅghoti kho, bhikkhave, sattānametaṁ adhivacanaṁ. ‘Una grande branco di cervi’ sta per gli esseri viventi.
Puriso anatthakāmo ahitakāmo ayogakkhemakāmoti kho, bhikkhave, mārassetaṁ pāpimato adhivacanaṁ. ‘Una persona che vuole far loro del male, ferirli, e minacciare la loro sicurezza’ sta per il diavolo, il Malvagio.
Kummaggoti kho, bhikkhave, aṭṭhaṅgikassetaṁ micchāmaggassa adhivacanaṁ, seyyathidaṁ—‘Il sentiero sbagliato’ sta per l’ottuplice sentiero sbagliato, cioè:
micchādiṭṭhiyā micchāsaṅkappassa micchāvācāya micchākammantassa micchāājīvassa micchāvāyāmassa micchāsatiyā micchāsamādhissa. opinione sbagliata, pensiero sbagliato, linguaggio sbagliato, azione sbagliata, sostentamento sbagliato, sforzo sbagliato, consapevolezza sbagliata, e concentrazione sbagliata.
Okacaroti kho, bhikkhave, nandīrāgassetaṁ adhivacanaṁ. ‘Un cervo maschio addomesticato’ sta per il godimento e l’avidità.
Okacārikāti kho, bhikkhave, avijjāyetaṁ adhivacanaṁ. ‘Un cervo femmina addomesticato’ sta per l’ignoranza.
Puriso atthakāmo hitakāmo yogakkhemakāmoti kho, bhikkhave, tathāgatassetaṁ adhivacanaṁ arahato sammāsambuddhassa. ‘Una persona che vuole aiutare a tenere il branco di cervi al sicuro’ sta per il Realizzato, il perfetto, il Buddha completamente risvegliato.
Khemo maggo sovatthiko pītigamanīyoti kho, bhikkhave, ariyassetaṁ aṭṭhaṅgikassa maggassa adhivacanaṁ, seyyathidaṁ—‘Il sentiero protetto e sicuro che porta alla felicità’ sta per il nobile ottuplice sentiero, cioè:
sammādiṭṭhiyā sammāsaṅkappassa sammāvācāya sammākammantassa sammāājīvassa sammāvāyāmassa sammāsatiyā sammāsamādhissa. opinione corretta, pensiero corretto, linguaggio corretto, azione corretta, sostentamento corretto, sforzo corretto, consapevolezza corretta, concentrazione corretta.
Iti kho, bhikkhave, vivaṭo mayā khemo maggo sovatthiko pītigamanīyo, pihito kummaggo, ūhato okacaro, nāsitā okacārikā. Quindi, monaci, ho aperto il sentiero protetto e sicuro che porta alla felicità, e ho chiuso il sentiero sbagliato. E mi sono sbarazzato delle esche maschi e femmine.
Yaṁ, bhikkhave, satthārā karaṇīyaṁ sāvakānaṁ hitesinā anukampakena anukampaṁ upādāya, kataṁ vo taṁ mayā. Per premura, ho fatto ciò che un maestro che vuole il meglio per i propri discepoli dovrebbe fare.
Etāni, bhikkhave, rukkhamūlāni, etāni suññāgārāni; jhāyatha, bhikkhave, mā pamādattha; mā pacchā vippaṭisārino ahuvattha. Ayaṁ vo amhākaṁ anusāsanī”ti. Ecco qui queste radici degli alberi, e qui queste capanne vuote. Praticate l’estasi, monaci! Non siate negligenti! Non pentitevene più avanti! Queste sono le mie istruzioni”.
Idamavoca bhagavā. Questo è ciò che il Buddha disse.
Attamanā te bhikkhū bhagavato bhāsitaṁ abhinandunti. Contenti, i monaci trassero piacere da ciò che il Buddha disse.
Dvedhāvitakkasuttaṁ niṭṭhitaṁ navamaṁ.