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Majjhima Nikāya 17 Discorsi medi 17

Vanapatthasutta Il discorso sui luoghi nella giungla

Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.

ekaṁ samayaṁ bhagavā sāvatthiyaṁ viharati jetavane anāthapiṇḍikassa ārāme. Una volta il Buddha dimorava vicino a Sāvatthī, nel bosco di Jeta, il monastero di Anāthapiṇḍika.

Tatra kho bhagavā bhikkhū āmantesi: Lì il Buddha si rivolse ai monaci:

“bhikkhavo”ti. “Monaci!”

“Bhadante”ti te bhikkhū bhagavato paccassosuṁ. “Venerabile Signore”, risposero i monaci.

Bhagavā etadavoca: Il Buddha disse:

“vanapatthapariyāyaṁ vo, bhikkhave, desessāmi, “Monaci, vi insegno l’esposizione sui luoghi nella giungla.

taṁ suṇātha, sādhukaṁ manasikarotha, bhāsissāmī”ti. Ascoltate e prestate la giusta attenzione, ora parlo”.

“Evaṁ, bhante”ti kho te bhikkhū bhagavato paccassosuṁ. “Si, Signore”, risposero i monaci.

Bhagavā etadavoca: Il Buddha disse:

“Idha, bhikkhave, bhikkhu aññataraṁ vanapatthaṁ upanissāya viharati. “Monaci, prendete un monaco che vive in un luogo nella giungla.

Tassa taṁ vanapatthaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati na upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ na samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā na parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ nānupāpuṇāti. Vivendo lì, la sua consapevolezza non viene stabilita, la sua mente non si concentra, i suoi contaminanti non vengono eliminati, e non giunge al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā—te kasirena samudāgacchanti. E le necessità della vita di cui un monaco ha bisogno, cioè abiti, cibo, ripari, e medicine e provvigioni per malati, sono difficili da trovare.

Tena, bhikkhave, bhikkhunā iti paṭisañcikkhitabbaṁ: Quel monaco deve riflettere:

‘ahaṁ kho imaṁ vanapatthaṁ upanissāya viharāmi, tassa me imaṁ vanapatthaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati na upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ na samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā na parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ nānupāpuṇāmi. ‘Vivendo in questo luogo nella giungla, la mia consapevolezza non viene stabilita, la mia mente non si concentra, i miei contaminanti non vengono eliminati, e non giungo al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā—te kasirena samudāgacchantī’ti. E le necessità della vita di cui un monaco ha bisogno, cioè abiti, cibo, ripari, e medicine e provvigioni per malati, sono difficili da trovare’.

Tena, bhikkhave, bhikkhunā rattibhāgaṁ vā divasabhāgaṁ vā tamhā vanapatthā pakkamitabbaṁ, na vatthabbaṁ. Quel monaco deve lasciare quel luogo nella giungla a quell’ora stessa della notte o del giorno; non deve stare lì.

Idha pana, bhikkhave, bhikkhu aññataraṁ vanapatthaṁ upanissāya viharati. Prendete un altro monaco che vive in un luogo nella giungla.

Tassa taṁ vanapatthaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati na upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ na samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā na parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ nānupāpuṇāti. Vivendo in quel luogo nella giungla, la sua consapevolezza non viene stabilita, la sua mente non si concentra, i suoi contaminanti non vengono eliminati, e non giunge al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā—te appakasirena samudāgacchanti. Ma le necessità della vita di cui un monaco ha bisogno, cioè abiti, cibo, ripari, e medicine e provvigioni per malati, sono facili da trovare.

Tena, bhikkhave, bhikkhunā iti paṭisañcikkhitabbaṁ: Quel monaco deve riflettere:

‘ahaṁ kho imaṁ vanapatthaṁ upanissāya viharāmi. Tassa me imaṁ vanapatthaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati na upaṭṭhāti asamāhitañca cittaṁ na samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā na parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ nānupāpuṇāmi. ‘Vivo in un luogo nella giungla. Vivendo in questo luogo nella giungla, la mia consapevolezza non viene stabilita, la mia mente non si concentra, i miei contaminanti non vengono eliminati, e non giungo al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā—te appakasirena samudāgacchanti. E le necessità della vita di cui un monaco ha bisogno, cioè abiti, cibo, ripari, e medicine e provvigioni per malati, sono facili da trovare.

Na kho panāhaṁ cīvarahetu agārasmā anagāriyaṁ pabbajito na piṇḍapātahetu …pe… na senāsanahetu …pe… na gilānappaccayabhesajjaparikkhārahetu agārasmā anagāriyaṁ pabbajito. Ma non ho lasciato la vita di casa per quella mendicante per abiti, cibo, ripari, o medicine e provvigioni per malati.

Atha ca pana me imaṁ vanapatthaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati na upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ na samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā na parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ nānupāpuṇāmī’ti. Inoltre, vivendo in questo luogo nella giungla, la mia consapevolezza non viene stabilita, la mia mente non si concentra, i miei contaminanti non vengono eliminati, e non giungo al santuario supremo dal giogo’.

Tena, bhikkhave, bhikkhunā saṅkhāpi tamhā vanapatthā pakkamitabbaṁ, na vatthabbaṁ. Dopo aver valutato, quel monaco deve lasciare quel luogo nella giungla; non deve stare lì.

Idha pana, bhikkhave, bhikkhu aññataraṁ vanapatthaṁ upanissāya viharati. Prendete un altro monaco che vive in un luogo nella giungla.

Tassa taṁ vanapatthaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ anupāpuṇāti. Vivendo in quel luogo nella giungla, la sua consapevolezza viene stabilita, la sua mente si concentra, i suoi contaminanti vengono eliminati, e giunge al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā, te kasirena samudāgacchanti. Tena, bhikkhave, bhikkhunā iti paṭisañcikkhitabbaṁ: Ma le necessità della vita di cui un monaco ha bisogno, cioè abiti, cibo, ripari, e medicine e provvigioni per malati, sono difficili da trovare. Quel monaco deve riflettere:

‘ahaṁ kho imaṁ vanapatthaṁ upanissāya viharāmi. ‘Vivo in un luogo nella giungla.

Tassa me imaṁ vanapatthaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati upaṭṭhāti asamāhitañca cittaṁ samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ anupāpuṇāmi. ‘Vivendo in questo luogo nella giungla, la mia consapevolezza viene stabilita, la mia mente si concentra, i miei contaminanti vengono eliminati, e giungo al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā—te kasirena samudāgacchanti. Ma le necessità della vita di cui un monaco ha bisogno, cioè abiti, cibo, ripari, e medicine e provvigioni per malati, sono difficili da trovare.

Na kho panāhaṁ cīvarahetu agārasmā anagāriyaṁ pabbajito, na piṇḍapātahetu …pe… na senāsanahetu …pe… na gilānappaccayabhesajjaparikkhārahetu agārasmā anagāriyaṁ pabbajito. Ma non ho lasciato la vita di casa per quella mendicante per abiti, cibo, ripari, o medicine e provvigioni per malati.

Atha ca pana me imaṁ vanapatthaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ anupāpuṇāmī’ti. Inoltre, vivendo in questo luogo nella giungla, la mia consapevolezza viene stabilita, la mia mente si concentra, i miei contaminanti vengono eliminati, e giungo al santuario supremo dal giogo’.

Tena, bhikkhave, bhikkhunā saṅkhāpi tasmiṁ vanapatthe vatthabbaṁ, na pakkamitabbaṁ. Dopo aver valutato, quel monaco deve rimanere in quel luogo nella giungla; non deve lasciarlo.

Idha pana, bhikkhave, bhikkhu aññataraṁ vanapatthaṁ upanissāya viharati. Prendete un altro monaco che vive in un luogo nella giungla.

Tassa taṁ vanapatthaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ anupāpuṇāti. Vivendo in quel luogo nella giungla, la sua consapevolezza viene stabilita, la sua mente si concentra, i suoi contaminanti vengono eliminati, e giunge al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā—te appakasirena samudāgacchanti. E le necessità della vita sono facili da trovare.

Tena, bhikkhave, bhikkhunā iti paṭisañcikkhitabbaṁ: Quel monaco deve riflettere:

‘ahaṁ kho imaṁ vanapatthaṁ upanissāya viharāmi. Tassa me imaṁ vanapatthaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati upaṭṭhāti asamāhitañca cittaṁ samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ anupāpuṇāmi. ‘Vivo in un luogo nella giungla. Vivendo in questo luogo nella giungla, la mia consapevolezza viene stabilita, la mia mente si concentra, i miei contaminanti vengono eliminati, e giungo al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā—te appakasirena samudāgacchantī’ti. E le necessità della vita di cui un monaco ha bisogno, cioè abiti, cibo, ripari, e medicine e provvigioni per malati, sono facili da trovare’.

Tena, bhikkhave, bhikkhunā yāvajīvampi tasmiṁ vanapatthe vatthabbaṁ, na pakkamitabbaṁ. Quel monaco deve rimanere in quel luogo nella giungla per il resto della propria vita; non deve lasciarlo.

Idha, bhikkhave, bhikkhu aññataraṁ gāmaṁ upanissāya viharati …pe… Prendete un monaco che vive in un villaggio …

aññataraṁ nigamaṁ upanissāya viharati …pe… in una cittadina …

aññataraṁ nagaraṁ upanissāya viharati …pe… in una città …

aññataraṁ janapadaṁ upanissāya viharati …pe… in un Paese …

aññataraṁ puggalaṁ upanissāya viharati. presso un individuo.

Tassa taṁ puggalaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati na upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ na samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā na parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ nānupāpuṇāti. Vivendo presso quell’individuo, la sua consapevolezza non viene stabilita, la sua mente non si concentra, i suoi contaminanti non vengono eliminati, e non giunge al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā—te kasirena samudāgacchanti. E le necessità della vita di cui un monaco ha bisogno, cioè abiti, cibo, ripari, e medicine e provvigioni per malati, sono difficili da trovare.

Tena, bhikkhave, bhikkhunā iti paṭisañcikkhitabbaṁ: Quel monaco deve riflettere:

‘ahaṁ kho imaṁ puggalaṁ upanissāya viharāmi. Tassa me imaṁ puggalaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati na upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ na samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā na parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ nānupāpuṇāmi. ‘Vivo presso un individuo. Vivendo presso questo individuo, la mia consapevolezza non viene stabilita, la mia mente non si concentra, i miei contaminanti non vengono eliminati, e non giungo al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā—te kasirena samudāgacchantī’ti. E le necessità della vita di cui un monaco ha bisogno, cioè abiti, cibo, ripari, e medicine e provvigioni per malati, sono difficili da trovare’.

Tena, bhikkhave, bhikkhunā rattibhāgaṁ vā divasabhāgaṁ vā so puggalo anāpucchā pakkamitabbaṁ, nānubandhitabbo. Quel monaco deve lasciare quell’individuo in qualsiasi momento del giorno o della notte, senza congedarsi. Non deve seguirlo.

Idha pana, bhikkhave, bhikkhu aññataraṁ puggalaṁ upanissāya viharati. Prendete un altro monaco che vive presso un individuo.

Tassa taṁ puggalaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati na upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ na samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā na parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ nānupāpuṇāti. Vivendo presso quell’individuo, la sua consapevolezza non viene stabilita, la sua mente non si concentra, i suoi contaminanti non vengono eliminati, e non giunge al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā, te appakasirena samudāgacchanti. Ma le necessità della vita di cui un monaco ha bisogno, cioè abiti, cibo, ripari, e medicine e provvigioni per malati, sono facili da trovare.

Tena, bhikkhave, bhikkhunā iti paṭisañcikkhitabbaṁ: Quel monaco deve riflettere:

‘ahaṁ kho imaṁ puggalaṁ upanissāya viharāmi. Tassa me imaṁ puggalaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati na upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ na samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā na parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ nānupāpuṇāmi. ‘Vivo presso un individuo. Vivendo presso questo individuo, la mia consapevolezza non viene stabilita, la mia mente non si concentra, i miei contaminanti non vengono eliminati, e non giungo al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā—te appakasirena samudāgacchanti. Ma le necessità della vita di cui un monaco ha bisogno, cioè abiti, cibo, ripari, e medicine e provvigioni per malati, sono facili da trovare.

Na kho panāhaṁ cīvarahetu agārasmā anagāriyaṁ pabbajito, na piṇḍapātahetu …pe… na senāsanahetu …pe… na gilānappaccayabhesajjaparikkhārahetu agārasmā anagāriyaṁ pabbajito. Ma non ho lasciato la vita di casa per quella mendicante per abiti, cibo, ripari, o medicine e provvigioni per malati.

Atha ca pana me imaṁ puggalaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati na upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ na samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā na parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ nānupāpuṇāmī’ti. Inoltre, vivendo presso questo individuo, la mia consapevolezza non viene stabilita, la mia mente non si concentra, i miei contaminanti non vengono eliminati, e non giungo al santuario supremo dal giogo’.

Tena, bhikkhave, bhikkhunā saṅkhāpi so puggalo āpucchā pakkamitabbaṁ, nānubandhitabbo. Dopo aver valutato, quel monaco deve lasciare quell’individuo dopo essersi congedato; non deve seguirlo.

Idha pana, bhikkhave, bhikkhu aññataraṁ puggalaṁ upanissāya viharati. Prendete un altro monaco che vive presso un individuo.

Tassa taṁ puggalaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ anupāpuṇāti. Vivendo presso quell’individuo, la sua consapevolezza viene stabilita, la sua mente si concentra, i suoi contaminanti vengono eliminati, e giunge al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā—te kasirena samudāgacchanti. Ma le necessità della vita di cui un monaco ha bisogno, cioè abiti, cibo, ripari, e medicine e provvigioni per malati, sono difficili da trovare.

Tena, bhikkhave, bhikkhunā iti paṭisañcikkhitabbaṁ: Quel monaco deve riflettere:

‘ahaṁ kho imaṁ puggalaṁ upanissāya viharāmi. Tassa me imaṁ puggalaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ anupāpuṇāmi. ‘Vivo presso un individuo. Vivendo presso questo individuo, la mia consapevolezza viene stabilita, la mia mente si concentra, i miei contaminanti vengono eliminati, e giungo al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā—te kasirena samudāgacchanti. Ma le necessità della vita di cui un monaco ha bisogno, cioè abiti, cibo, ripari, e medicine e provvigioni per malati, sono difficili da trovare.

Na kho panāhaṁ cīvarahetu agārasmā anagāriyaṁ pabbajito, na piṇḍapātahetu …pe… na senāsanahetu …pe… na gilānappaccayabhesajjaparikkhārahetu agārasmā anagāriyaṁ pabbajito. Ma non ho lasciato la vita di casa per quella mendicante per abiti, cibo, ripari, o medicine e provvigioni per malati.

Atha ca pana me imaṁ puggalaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ anupāpuṇāmī’ti. Inoltre, vivendo presso questo individuo, la mia consapevolezza viene stabilita, la mia mente si concentra, i miei contaminanti vengono eliminati, e giungo al santuario supremo dal giogo’.

Tena, bhikkhave, bhikkhunā saṅkhāpi so puggalo anubandhitabbo, na pakkamitabbaṁ. Dopo aver valutato, quel monaco deve seguire quell’individuo; non deve lasciarlo.

Idha pana, bhikkhave, bhikkhu aññataraṁ puggalaṁ upanissāya viharati. Prendete un altro monaco che vive presso un individuo.

Tassa taṁ puggalaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ anupāpuṇāti. Vivendo presso quell’individuo, la sua consapevolezza viene stabilita, la sua mente si concentra, i suoi contaminanti vengono eliminati, e giunge al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā—te appakasirena samudāgacchanti. E le necessità della vita di cui un monaco ha bisogno, cioè abiti, cibo, ripari, e medicine e provvigioni per malati, sono facili da trovare.

Tena, bhikkhave, bhikkhunā iti paṭisañcikkhitabbaṁ: Quel monaco deve riflettere:

‘ahaṁ kho imaṁ puggalaṁ upanissāya viharāmi. Tassa me imaṁ puggalaṁ upanissāya viharato anupaṭṭhitā ceva sati upaṭṭhāti, asamāhitañca cittaṁ samādhiyati, aparikkhīṇā ca āsavā parikkhayaṁ gacchanti, ananuppattañca anuttaraṁ yogakkhemaṁ anupāpuṇāmi. ‘Vivo presso un individuo. Vivendo presso questo individuo, la mia consapevolezza viene stabilita, la mia mente si concentra, i miei contaminanti vengono eliminati, e giungo al santuario supremo dal giogo.

Ye ca kho ime pabbajitena jīvitaparikkhārā samudānetabbā—cīvarapiṇḍapātasenāsanagilānappaccayabhesajjaparikkhārā—te appakasirena samudāgacchantī’ti. E le necessità della vita di cui un monaco ha bisogno, cioè abiti, cibo, ripari, e medicine e provvigioni per malati, sono facili da trovare’.

Tena, bhikkhave, bhikkhunā yāvajīvampi so puggalo anubandhitabbo, na pakkamitabbaṁ, api panujjamānenapī”ti. Quel monaco deve seguire quella persona per il resto della propria vita; non deve lasciarla, nemmeno se mandato via”.

Idamavoca bhagavā. Questo è ciò che il Buddha disse.

Attamanā te bhikkhū bhagavato bhāsitaṁ abhinandunti. Contenti, i monaci trassero piacere da ciò che il Buddha disse.

Vanapatthasuttaṁ niṭṭhitaṁ sattamaṁ.
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