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Majjhima Nikāya 14 Discorsi medi 14
Cūḷadukkhakkhandhasutta Il discorso più corto sulla massa di sofferenza
Evaṁ me sutaṁ—Così ho sentito.
ekaṁ samayaṁ bhagavā sakkesu viharati kapilavatthusmiṁ nigrodhārāme. Una volta il Buddha dimorava nella terra dei Sakya, vicino a Kapilavatthu, nel monastero dell’albero di Banyan.
Atha kho mahānāmo sakko yena bhagavā tenupasaṅkami; upasaṅkamitvā bhagavantaṁ abhivādetvā ekamantaṁ nisīdi. Ekamantaṁ nisinno kho mahānāmo sakko bhagavantaṁ etadavoca: Mahānāma il Sakya andò dal Buddha, si inchinò, si sedette a lato e gli disse:
“dīgharattāhaṁ, bhante, bhagavatā evaṁ dhammaṁ desitaṁ ājānāmi: “È da tanto, Signore, che comprendo il suo insegnamento così:
‘lobho cittassa upakkileso, doso cittassa upakkileso, moho cittassa upakkileso’ti. ‘La cupidigia è una corruzione della mente, l’odio è una corruzione della mente, l’illusione è una corruzione della mente’.
Evañcāhaṁ, bhante, bhagavatā dhammaṁ desitaṁ ājānāmi: È così che comprendo il suo insegnamento.
‘lobho cittassa upakkileso, doso cittassa upakkileso, moho cittassa upakkileso’ti.
Atha ca pana me ekadā lobhadhammāpi cittaṁ pariyādāya tiṭṭhanti, dosadhammāpi cittaṁ pariyādāya tiṭṭhanti, mohadhammāpi cittaṁ pariyādāya tiṭṭhanti. Nonostante io comprenda questo, a volte la mia mente è invasa da pensieri di cupidigia, a volte la mia mente è invasa da pensieri di odio, e a volte la mia mente è invasa da pensieri di illusione.
Tassa mayhaṁ, bhante, evaṁ hoti: Quindi mi chiedo:
‘kosu nāma me dhammo ajjhattaṁ appahīno yena me ekadā lobhadhammāpi cittaṁ pariyādāya tiṭṭhanti, dosadhammāpi cittaṁ pariyādāya tiṭṭhanti, mohadhammāpi cittaṁ pariyādāya tiṭṭhantī’”ti. ‘Che qualità rimangono in me per cui a volte la mia mente è invasa da pensieri di cupidigia, a volte la mia mente è invasa da pensieri di odio, e a volte la mia mente è invasa da pensieri di illusione?’”
“So eva kho te, mahānāma, dhammo ajjhattaṁ appahīno yena te ekadā lobhadhammāpi cittaṁ pariyādāya tiṭṭhanti, dosadhammāpi cittaṁ pariyādāya tiṭṭhanti, mohadhammāpi cittaṁ pariyādāya tiṭṭhanti. “Mahānāma, c’è una qualità che rimane in te per cui a volte la tua mente è invasa da pensieri di cupidigia, a volte la tua mente è invasa da pensieri di odio, e a volte la tua mente è invasa da pensieri di illusione.
So ca hi te, mahānāma, dhammo ajjhattaṁ pahīno abhavissa, na tvaṁ agāraṁ ajjhāvaseyyāsi, na kāme paribhuñjeyyāsi. Poiché se avessi abbandonato quella qualità non vivresti ancora a casa apprezzando i piaceri dei sensi.
Yasmā ca kho te, mahānāma, so eva dhammo ajjhattaṁ appahīno tasmā tvaṁ agāraṁ ajjhāvasasi, kāme paribhuñjasi. Ma dato che non hai abbandonato quella qualità vivi ancora a casa apprezzando i piaceri dei sensi.
‘Appassādā kāmā bahudukkhā bahupāyāsā, ādīnavo ettha bhiyyo’ti—I piaceri dei sensi danno poca gratificazione e molta sofferenza e angoscia, e sono pieni di svantaggi.
iti cepi, mahānāma, ariyasāvakassa yathābhūtaṁ sammappaññāya sudiṭṭhaṁ hoti, so ca aññatreva kāmehi aññatra akusalehi dhammehi pītisukhaṁ nādhigacchati, aññaṁ vā tato santataraṁ; Sebbene un discepolo nobile abbia visto chiaramente questo con saggezza corretta, finché non raggiunge l’euforia e la felicità che trascendono i piaceri dei sensi e le cattive qualità, o qualcosa persino più pacifico di questo,
atha kho so neva tāva anāvaṭṭī kāmesu hoti. potrebbe ancora tornare ai piaceri dei sensi.
Yato ca kho, mahānāma, ariyasāvakassa ‘appassādā kāmā bahudukkhā bahupāyāsā, ādīnavo ettha bhiyyo’ti—evametaṁ yathābhūtaṁ sammappaññāya sudiṭṭhaṁ hoti, so ca aññatreva kāmehi aññatra akusalehi dhammehi pītisukhaṁ adhigacchati aññaṁ vā tato santataraṁ; Ma una volta che un discepolo nobile vede chiaramente con saggezza corretta che: ‘I piaceri dei sensi danno poca gratificazione e molta sofferenza e angoscia, e sono pieni di svantaggi’, e raggiunge l’euforia e la felicità che trascendono i piaceri dei sensi e le cattive qualità, o qualcosa persino più pacifico di questo,
atha kho so anāvaṭṭī kāmesu hoti. non tornerà ai piaceri dei sensi.
Mayhampi kho, mahānāma, pubbeva sambodhā, anabhisambuddhassa bodhisattasseva sato, Prima del mio risveglio, quando non ero ancora risvegliato ma ero alla ricerca del risveglio, anche io vedevo chiaramente con saggezza corretta che:
‘appassādā kāmā bahudukkhā bahupāyāsā, ādīnavo ettha bhiyyo’ti—evametaṁ yathābhūtaṁ sammappaññāya sudiṭṭhaṁ hoti, ‘I piaceri dei sensi danno poca gratificazione e molta sofferenza e angoscia, e sono pieni di svantaggi’.
so ca aññatreva kāmehi aññatra akusalehi dhammehi pītisukhaṁ nājjhagamaṁ, aññaṁ vā tato santataraṁ; Ma finché non raggiunsi l’euforia e la felicità che trascendono i piaceri dei sensi e le cattive qualità, o qualcosa persino più pacifico di questo,
atha khvāhaṁ neva tāva anāvaṭṭī kāmesu paccaññāsiṁ. non annunciai che non sarei tornato ai piaceri dei sensi.
Yato ca kho me, mahānāma, ‘appassādā kāmā bahudukkhā bahupāyāsā, ādīnavo ettha bhiyyo’ti—evametaṁ yathābhūtaṁ sammappaññāya sudiṭṭhaṁ ahosi, so ca aññatreva kāmehi aññatra akusalehi dhammehi pītisukhaṁ ajjhagamaṁ, aññaṁ vā tato santataraṁ; Ma una volta che vidi chiaramente con saggezza corretta che: ‘I piaceri dei sensi danno poca gratificazione e molta sofferenza e angoscia, e sono pieni di svantaggi’, e raggiunsi l’euforia e la felicità che trascendono i piaceri dei sensi e le cattive qualità, o qualcosa persino più pacifico di questo,
athāhaṁ anāvaṭṭī kāmesu paccaññāsiṁ. annunciai che non sarei tornato ai piaceri dei sensi.
Ko ca, mahānāma, kāmānaṁ assādo? E qual è la gratificazione dei piaceri dei sensi?
Pañcime, mahānāma, kāmaguṇā. Ci sono cinque tipi di stimolazione dei sensi.
Katame pañca? Quali cinque?
Cakkhuviññeyyā rūpā iṭṭhā kantā manāpā piyarūpā kāmūpasaṁhitā rajanīyā; Forme percepite dall’occhio che sono piacevoli, desiderabili, amabili, gradevoli, sensuali, ed eccitanti.
sotaviññeyyā saddā …pe… Suoni percepiti dall’orecchio …
ghānaviññeyyā gandhā … Odori percepiti dal naso …
jivhāviññeyyā rasā … Sapori percepiti dalla lingua …
kāyaviññeyyā phoṭṭhabbā iṭṭhā kantā manāpā piyarūpā kāmūpasaṁhitā rajanīyā—Tocchi percepiti dal corpo che sono piacevoli, desiderabili, amabili, gradevoli, sensuali, ed eccitanti.
ime kho, mahānāma, pañca kāmaguṇā. Questi sono i cinque tipi di stimolazione dei sensi.
Yaṁ kho, mahānāma, ime pañca kāmaguṇe paṭicca uppajjati sukhaṁ somanassaṁ—La felicità e l’allegria che si manifestano da questi cinque tipi di stimolazione dei sensi:
ayaṁ kāmānaṁ assādo. questa è la gratificazione dei piaceri dei sensi.
Ko ca, mahānāma, kāmānaṁ ādīnavo? E qual è lo svantaggio dei piaceri dei sensi?
Idha, mahānāma, kulaputto yena sippaṭṭhānena jīvikaṁ kappeti—È quando un giovane si guadagna da vivere attraverso
yadi muddāya yadi gaṇanāya yadi saṅkhānena yadi kasiyā yadi vaṇijjāya yadi gorakkhena yadi issatthena yadi rājaporisena yadi sippaññatarena, aritmetica, contabilità, calcolo, agricoltura, commercio, pastorizia, tiro con l’arco, servizi governativi, o una delle professioni.
sītassa purakkhato uṇhassa purakkhato ḍaṁsamakasavātātapasarīsapasamphassehi rissamāno khuppipāsāya mīyamāno; Ma deve affrontare freddo e caldo, venire ferito dal tocco di mosche, zanzare, vento, sole, e rettili, e rischiare di morire di fame e sete.
ayampi, mahānāma, kāmānaṁ ādīnavo sandiṭṭhiko dukkhakkhandho kāmahetu kāmanidānaṁ kāmādhikaraṇaṁ kāmānameva hetu. Questo è uno svantaggio dei piaceri dei sensi evidente in questa stessa vita, una massa di sofferenza causata dai piaceri dei sensi.
Tassa ce, mahānāma, kulaputtassa evaṁ uṭṭhahato ghaṭato vāyamato te bhogā nābhinipphajjanti, Quel giovane ci prova, lotta, e si sforza, ma non riesce a guadagnare soldi.
so socati kilamati paridevati urattāḷiṁ kandati sammohaṁ āpajjati ‘moghaṁ vata me uṭṭhānaṁ, aphalo vata me vāyāmo’ti. Se succede questo, si intristisce, geme, e si lamenta, battendosi il petto e cadendo in confusione, dicendo: ‘Oh, il mio duro lavoro è sprecato. I miei sforzi sono in vano!’
Ayampi, mahānāma, kāmānaṁ ādīnavo sandiṭṭhiko dukkhakkhandho kāmahetu kāmanidānaṁ kāmādhikaraṇaṁ kāmānameva hetu. Anche questo è uno svantaggio dei piaceri dei sensi evidente in questa stessa vita, una massa di sofferenza causata dai piaceri dei sensi.
Tassa ce, mahānāma, kulaputtassa evaṁ uṭṭhahato ghaṭato vāyamato te bhogā abhinipphajjanti. Quel giovane ci prova, lotta, e si sforza, e riesce a guadagnare soldi.
So tesaṁ bhogānaṁ ārakkhādhikaraṇaṁ dukkhaṁ domanassaṁ paṭisaṁvedeti: Ma prova dolore e malinconia quando prova a proteggerli, pensando:
‘kinti me bhoge neva rājāno hareyyuṁ, na corā hareyyuṁ, na aggi daheyya, na udakaṁ vaheyya, na appiyā vā dāyādā hareyyun’ti. ‘Come posso impedire che la mia ricchezza venga presa dal governo o dai ladri, bruciata dal fuoco, spazzata via da diluvi, o presa da eredi non amati?’
Tassa evaṁ ārakkhato gopayato te bhoge rājāno vā haranti, corā vā haranti, aggi vā dahati, udakaṁ vā vahati, appiyā vā dāyādā haranti. E anche se la protegge e la custodisce, il governo o i ladri la prendono, o il fuoco la brucia, o diluvi la spazzano via, o eredi non amati la prendono.
So socati kilamati paridevati urattāḷiṁ kandati sammohaṁ āpajjati: Si intristisce, geme, e si lamenta, battendosi il petto e cadendo in confusione:
‘yampi me ahosi tampi no natthī’ti. ‘Ciò che era mio non c’è più’.
Ayampi, mahānāma, kāmānaṁ ādīnavo sandiṭṭhiko dukkhakkhandho kāmahetu kāmanidānaṁ kāmādhikaraṇaṁ kāmānameva hetu. Anche questo è uno svantaggio dei piaceri dei sensi evidente in questa stessa vita, una massa di sofferenza causata dai piaceri dei sensi.
Puna caparaṁ, mahānāma, kāmahetu kāmanidānaṁ kāmādhikaraṇaṁ kāmānameva hetu rājānopi rājūhi vivadanti, khattiyāpi khattiyehi vivadanti, brāhmaṇāpi brāhmaṇehi vivadanti, gahapatīpi gahapatīhi vivadanti, mātāpi puttena vivadati, puttopi mātarā vivadati, pitāpi puttena vivadati, puttopi pitarā vivadati, bhātāpi bhātarā vivadati, bhātāpi bhaginiyā vivadati, bhaginīpi bhātarā vivadati, sahāyopi sahāyena vivadati. Inoltre, per amore dei piaceri dei sensi re combattono contro re, aristocratici contro aristocratici, bramini contro bramini, e laici contro laici. Madre combatte contro figlio, figlio contro madre, padre contro figlio, e figlio contro padre. Fratelli combattono contro fratelli, fratelli contro sorelle, sorelle contro fratelli, e amici combattono contro amici.
Te tattha kalahaviggahavivādāpannā aññamaññaṁ pāṇīhipi upakkamanti, leḍḍūhipi upakkamanti, daṇḍehipi upakkamanti, satthehipi upakkamanti. Una volta che hanno cominciato a bisticciare, discutere, e litigare, si attaccano con pugni, pietre, bastoni, e spade,
Te tattha maraṇampi nigacchanti, maraṇamattampi dukkhaṁ. il che risulta in morte e dolore mortale.
Ayampi, mahānāma, kāmānaṁ ādīnavo sandiṭṭhiko dukkhakkhandho kāmahetu kāmanidānaṁ kāmādhikaraṇaṁ kāmānameva hetu. Anche questo è uno svantaggio dei piaceri dei sensi evidente in questa stessa vita, una massa di sofferenza causata dai piaceri dei sensi.
Puna caparaṁ, mahānāma, kāmahetu kāmanidānaṁ kāmādhikaraṇaṁ kāmānameva hetu asicammaṁ gahetvā, dhanukalāpaṁ sannayhitvā, ubhatobyūḷhaṁ saṅgāmaṁ pakkhandanti usūsupi khippamānesu, sattīsupi khippamānāsu, asīsupi vijjotalantesu. Inoltre, per amore dei piaceri dei sensi indossano spada e scudo, prendono arco e frecce, e si scagliano in battaglia ammassati da entrambi i lati, con frecce e lance che volano e spade che scintillano.
Te tattha usūhipi vijjhanti, sattiyāpi vijjhanti, asināpi sīsaṁ chindanti. Lì vengono colpiti da frecce e lance, e le loro teste tagliate,
Te tattha maraṇampi nigacchanti, maraṇamattampi dukkhaṁ. il che risulta in morte e dolore mortale.
Ayampi, mahānāma, kāmānaṁ ādīnavo sandiṭṭhiko dukkhakkhandho kāmahetu kāmanidānaṁ kāmādhikaraṇaṁ kāmānameva hetu. Anche questo è uno svantaggio dei piaceri dei sensi evidente in questa stessa vita, una massa di sofferenza causata dai piaceri dei sensi.
Puna caparaṁ, mahānāma, kāmahetu kāmanidānaṁ kāmādhikaraṇaṁ kāmānameva hetu asicammaṁ gahetvā, dhanukalāpaṁ sannayhitvā, addāvalepanā upakāriyo pakkhandanti usūsupi khippamānesu, sattīsupi khippamānāsu, asīsupi vijjotalantesu. Inoltre, per amore dei piaceri dei sensi indossano spada e scudo, prendono arco e frecce, e caricano bastioni fortificati, con frecce e lance che volano e spade che scintillano.
Te tattha usūhipi vijjhanti, sattiyāpi vijjhanti, chakaṇakāyapi osiñcanti, abhivaggenapi omaddanti, asināpi sīsaṁ chindanti. Lì vengono colpiti da frecce e lance, gli viene gettato addosso letame, vengono schiacciati, e le loro teste tagliate,
Te tattha maraṇampi nigacchanti, maraṇamattampi dukkhaṁ. il che risulta in morte e dolore mortale.
Ayampi, mahānāma, kāmānaṁ ādīnavo sandiṭṭhiko dukkhakkhandho kāmahetu kāmanidānaṁ kāmādhikaraṇaṁ kāmānameva hetu. Anche questo è uno svantaggio dei piaceri dei sensi evidente in questa stessa vita, una massa di sofferenza causata dai piaceri dei sensi.
Puna caparaṁ, mahānāma, kāmahetu kāmanidānaṁ kāmādhikaraṇaṁ kāmānameva hetu sandhimpi chindanti, nillopampi haranti, ekāgārikampi karonti, paripanthepi tiṭṭhanti, paradārampi gacchanti. Inoltre, per amore dei piaceri dei sensi entrano in casa altrui, saccheggiano, rubano da edifici isolati, commettono rapine di strada, e adulterio.
Tamenaṁ rājāno gahetvā vividhā kammakāraṇā kārenti—I sovrani li arrestano e li sottopongono a varie punizioni:
kasāhipi tāḷenti, vettehipi tāḷenti, aḍḍhadaṇḍakehipi tāḷenti; hatthampi chindanti, pādampi chindanti, hatthapādampi chindanti, kaṇṇampi chindanti, nāsampi chindanti, kaṇṇanāsampi chindanti; bilaṅgathālikampi karonti, saṅkhamuṇḍikampi karonti, rāhumukhampi karonti, jotimālikampi karonti, hatthapajjotikampi karonti, erakavattikampi karonti, cīrakavāsikampi karonti, eṇeyyakampi karonti, baḷisamaṁsikampi karonti, kahāpaṇikampi karonti, khārāpatacchikampi karonti, palighaparivattikampi karonti, palālapīṭhakampi karonti, tattenapi telena osiñcanti, sunakhehipi khādāpenti, jīvantampi sūle uttāsenti, asināpi sīsaṁ chindanti. frustate, bastonate, e mazzate; taglio delle mani o dei piedi, o entrambi; taglio delle orecchie o del naso, o entrambi; la ‘pentola del porridge’, la ‘rasatura a conchiglia’, la ‘bocca del demone’, la ‘collana di fuoco’, la ‘mano che brucia’, la ‘torsione del giunco’, il ‘vestito di corteccia’, l’‘antilope’, l’‘uncino da carne’, le ‘monete’, il ‘cetriolo caustico’, la ‘barra che si torce’, la ‘stuoia di paglia’; gli viene versato addosso olio bollente, vengono dati in pasto ai cani, vengono impalati vivi, e vengono decapitati.
Te tattha maraṇampi nigacchanti, maraṇamattampi dukkhaṁ. Il che risulta in morte e dolore mortale.
Ayampi, mahānāma, kāmānaṁ ādīnavo sandiṭṭhiko dukkhakkhandho kāmahetu kāmanidānaṁ kāmādhikaraṇaṁ kāmānameva hetu. Anche questo è uno svantaggio dei piaceri dei sensi evidente in questa stessa vita, una massa di sofferenza causata dai piaceri dei sensi.
Puna caparaṁ, mahānāma, kāmahetu kāmanidānaṁ kāmādhikaraṇaṁ kāmānameva hetu kāyena duccaritaṁ caranti, vācāya duccaritaṁ caranti, manasā duccaritaṁ caranti. Inoltre, per amore dei piaceri dei sensi adottano cattiva condotta di corpo, parola, e mente.
Te kāyena duccaritaṁ caritvā, vācāya duccaritaṁ caritvā, manasā duccaritaṁ caritvā, kāyassa bhedā paraṁ maraṇā, apāyaṁ duggatiṁ vinipātaṁ nirayaṁ upapajjanti. Alla dissoluzione del corpo, dopo la morte, rinascono in un posto di perdizione, un brutto posto, in un regno inferiore, all’inferno.
Ayampi, mahānāma, kāmānaṁ ādīnavo samparāyiko, dukkhakkhandho kāmahetu kāmanidānaṁ kāmādhikaraṇaṁ kāmānameva hetu. Questo è uno svantaggio dei piaceri dei sensi che ha a che fare con le vite future, una massa di sofferenza causata dai piaceri dei sensi.
Ekamidāhaṁ, mahānāma, samayaṁ rājagahe viharāmi gijjhakūṭe pabbate. Mahānāma, una volta mi trovavo vicino a Rājagaha, sulla Montagna del Picco dell’Avvoltoio.
Tena kho pana samayena sambahulā nigaṇṭhā isigilipasse kāḷasilāyaṁ ubbhaṭṭhakā honti āsanapaṭikkhittā, opakkamikā dukkhā tibbā kharā kaṭukā vedanā vedayanti. In quell’occasione, sui pendii di Isigili presso la Roccia Nera, vari asceti giainisti rimanevano costantemente in piedi, rifiutandosi di sedersi. E provavano sensazioni dolorose, pungenti, intense, e acute a causa del sovraffaticamento.
Atha khvāhaṁ, mahānāma, sāyanhasamayaṁ paṭisallānā vuṭṭhito yena isigilipasse kāḷasilā yena te nigaṇṭhā tenupasaṅkamiṁ; upasaṅkamitvā te nigaṇṭhe etadavocaṁ: Poi nel tardo pomeriggio, io uscii da ritiro e andai alla Roccia Nera a visitare quegli asceti giainisti. Dissi loro:
‘kiṁ nu tumhe, āvuso nigaṇṭhā, ubbhaṭṭhakā āsanapaṭikkhittā, opakkamikā dukkhā tibbā kharā kaṭukā vedanā vedayathā’ti? ‘Fratelli giainisti, perché rimanete costantemente in piedi, rifiutandovi di sedervi, così da provare sensazioni dolorose, pungenti, intense, e acute a causa del sovraffaticamento?’
Evaṁ vutte, mahānāma, te nigaṇṭhā maṁ etadavocuṁ: Detto ciò, quegli asceti giainisti mi dissero:
‘nigaṇṭho, āvuso, nāṭaputto sabbaññū sabbadassāvī aparisesaṁ ñāṇadassanaṁ paṭijānāti: ‘Fratello, l’asceta Giainista del clan Ñātika sostiene di essere onnisciente e onniveggente, di sapere e vedere ogni cosa senza eccezione, così:
“carato ca me tiṭṭhato ca suttassa ca jāgarassa ca satataṁ samitaṁ ñāṇadassanaṁ paccupaṭṭhitan”ti. “Conoscenza e visione sono costantemente e continuamente presenti in me, mentre cammino, sto in piedi, dormo, e sono sveglio”.
So evamāha: Lui dice:
“atthi kho vo, nigaṇṭhā, pubbe pāpakammaṁ kataṁ, taṁ imāya kaṭukāya dukkarakārikāya nijjīretha; “Oh, asceti giainisti, avere compiuto azioni malvagie in vite passate. Espiatele attraverso queste penitenze dure ed estenuanti.
yaṁ panettha etarahi kāyena saṁvutā vācāya saṁvutā manasā saṁvutā taṁ āyatiṁ pāpassa kammassa akaraṇaṁ; E una volta che vi conterrete da tali azioni di corpo, parola, e mente nel presente, non starete compiendo alcuna azione cattiva per il futuro.
iti purāṇānaṁ kammānaṁ tapasā byantibhāvā, navānaṁ kammānaṁ akaraṇā, āyatiṁ anavassavo; Quindi, eliminando le azioni passate attraverso la mortificazione fervente, e non compiendo alcuna nuova azione, non rimane niente per il futuro.
āyatiṁ anavassavā kammakkhayo, kammakkhayā dukkhakkhayo, dukkhakkhayā vedanākkhayo, vedanākkhayā sabbaṁ dukkhaṁ nijjiṇṇaṁ bhavissatī”ti. Non rimanendo niente per il futuro, le azioni si eliminano. Con l’eliminazione delle azioni, la sofferenza viene eliminata . Con l’eliminazione della sofferenza, le sensazioni vengono eliminate. E con l’eliminazione delle sensazioni, ogni sofferenza sarà espiata”.
Tañca panamhākaṁ ruccati ceva khamati ca, tena camha attamanā’ti. Noi approviamo questo, lo accettiamo, e ne siamo soddisfatti’.
Evaṁ vutte, ahaṁ, mahānāma, te nigaṇṭhe etadavocaṁ: Detto ciò, io dissi loro:
‘kiṁ pana tumhe, āvuso nigaṇṭhā, jānātha—‘Ma, fratelli giainisti, voi sapete
ahuvamheva mayaṁ pubbe na nāhuvamhā’ti? per certo che siete esisti in passato, e che non è vero che non siete esistiti?’
‘No hidaṁ, āvuso’. ‘No, non lo sappiamo, fratello’
‘Kiṁ pana tumhe, āvuso nigaṇṭhā, jānātha—‘Ma, fratelli giainisti, voi sapete
akaramheva mayaṁ pubbe pāpakammaṁ na nākaramhā’ti? per certo che avete compiuto azioni malvagie in passato?’
‘No hidaṁ, āvuso’. ‘No, non lo sappiamo, fratello’
‘Kiṁ pana tumhe, āvuso nigaṇṭhā, jānātha—‘Ma, fratelli giainisti, voi sapete
evarūpaṁ vā evarūpaṁ vā pāpakammaṁ akaramhā’ti? che avete compiuto questa o quella cattiva azione?’
‘No hidaṁ, āvuso’. ‘No, non lo sappiamo, fratello’
‘Kiṁ pana tumhe, āvuso nigaṇṭhā, jānātha—‘Ma, fratelli giainisti, voi sapete
ettakaṁ vā dukkhaṁ nijjiṇṇaṁ, ettakaṁ vā dukkhaṁ nijjīretabbaṁ, ettakamhi vā dukkhe nijjiṇṇe sabbaṁ dukkhaṁ nijjiṇṇaṁ bhavissatī’ti? che tanta sofferenza così è già stata espiata? O che tanta sofferenza così rimane da espiare? O che una volta che tanta sofferenza così sarà espiata, ogni sofferenza sarà stata espiata?’
‘No hidaṁ, āvuso’. ‘No, non lo sappiamo, fratello’
‘Kiṁ pana tumhe, āvuso nigaṇṭhā, jānātha—‘Ma, fratelli giainisti, voi sapete
diṭṭheva dhamme akusalānaṁ dhammānaṁ pahānaṁ, kusalānaṁ dhammānaṁ upasampadan’ti? della possibilità di abbandonare cattive qualità e di sposare buone qualità in questa stessa vita?’
‘No hidaṁ, āvuso’. ‘No, non lo sappiamo, fratello’
‘Iti kira tumhe, āvuso nigaṇṭhā, na jānātha—‘Quindi, fratelli giainisti, si direbbe che non sappiate per certo
ahuvamheva mayaṁ pubbe na nāhuvamhāti, na jānātha—che siete esisti in passato, e che non è vero che non siete esistiti;
akaramheva mayaṁ pubbe pāpakammaṁ na nākaramhāti, na jānātha—che avete compiuto azioni malvagie in passato;
evarūpaṁ vā evarūpaṁ vā pāpakammaṁ akaramhāti, na jānātha—che avete compiuto questa o quella cattiva azione;
ettakaṁ vā dukkhaṁ nijjiṇṇaṁ, ettakaṁ vā dukkhaṁ nijjīretabbaṁ, ettakamhi vā dukkhe nijjiṇṇe sabbaṁ dukkhaṁ nijjiṇṇaṁ bhavissatīti. che così tanta sofferenza è già stata espiata, o che così tanta sofferenza rimane da espiare, o che una volta che tanta sofferenza sarà espiata ogni sofferenza sarà espiata.
Na jānātha—E non sapete
diṭṭheva dhamme akusalānaṁ dhammānaṁ pahānaṁ, kusalānaṁ dhammānaṁ upasampadaṁ. della possibilità di abbandonare cattive qualità nella vita presente e di sposare buone qualità.
Evaṁ sante, āvuso nigaṇṭhā, ye loke luddā lohitapāṇino kurūrakammantā manussesu paccājātā te nigaṇṭhesu pabbajantī’ti? Se è come dite, fratelli giainisti, quando coloro che nel mondo sono violenti e sanguinari, e che si guadagnano da vivere con crudeltà, rinascono tra gli umani lasciano casa per diventare asceti giainisti?’
‘Na kho, āvuso gotama, sukhena sukhaṁ adhigantabbaṁ, dukkhena kho sukhaṁ adhigantabbaṁ; ‘Fratello Gotama, la felicità non si ottiene attraverso la felicità, la felicità si ottiene attraverso il dolore.
sukhena cāvuso gotama, sukhaṁ adhigantabbaṁ abhavissa, rājā māgadho seniyo bimbisāro sukhaṁ adhigaccheyya, rājā māgadho seniyo bimbisāro sukhavihāritaro āyasmatā gotamenā’ti. Poiché se la felicità si ottenesse attraverso la felicità, il Re Seniya Bimbisāra di Māgadha sarebbe felice, dato che vive tra più felicità del Venerabile Gotama’
‘Addhāyasmantehi nigaṇṭhehi sahasā appaṭisaṅkhā vācā bhāsitā: ‘Chiaramente i venerabili giainisti hanno parlato affrettatamente, senza riflettere, nel dire:
“na kho, āvuso gotama, sukhena sukhaṁ adhigantabbaṁ, dukkhena kho sukhaṁ adhigantabbaṁ; ‘Fratello Gotama, la felicità non si ottiene attraverso il piacere, la felicità si ottiene attraverso il dolore.
sukhena cāvuso gotama, sukhaṁ adhigantabbaṁ abhavissa, rājā māgadho seniyo bimbisāro sukhaṁ adhigaccheyya, rājā māgadho seniyo bimbisāro sukhavihāritaro āyasmatā gotamenā”ti. Poiché se la felicità si ottenesse attraverso il piacere, il Re Seniya Bimbisāra di Māgadha sarebbe felice, dato che dimora tra più piacere del Venerabile Gotama”.
Api ca ahameva tattha paṭipucchitabbo: Piuttosto, sono io quello a cui si dovrebbe chiedere
“ko nu kho āyasmantānaṁ sukhavihāritaro rājā vā māgadho seniyo bimbisāro āyasmā vā gotamo”ti? chi vive tra più felicità, se il Re Bimbisāra o il Venerabile Gotama’
Addhāvuso gotama, amhehi sahasā appaṭisaṅkhā vācā bhāsitā, na kho, āvuso gotama, sukhena sukhaṁ adhigantabbaṁ, dukkhena kho sukhaṁ adhigantabbaṁ; ‘Chiaramente, fratello Gotama, abbiamo parlato affrettatamente e senza riflettere.
sukhena cāvuso gotama, sukhaṁ adhigantabbaṁ abhavissa, rājā māgadho seniyo bimbisāro sukhaṁ adhigaccheyya, rājā māgadho seniyo bimbisāro sukhavihāritaro āyasmatā gotamenāti.
Api ca tiṭṭhatetaṁ, idānipi mayaṁ āyasmantaṁ gotamaṁ pucchāma: Ma lasci stare quello. Ora chiediamo al Venerabile Gotama:
“ko nu kho āyasmantānaṁ sukhavihāritaro rājā vā māgadho seniyo bimbisāro āyasmā vā gotamo”ti? “Chi vive tra più felicità, il Re Bimbisāra o il Venerabile Gotama?”’
Tena hāvuso nigaṇṭhā, tumheva tattha paṭipucchissāmi, yathā vo khameyya tathā naṁ byākareyyātha. ‘Beh, fratelli giainisti, vi chiedo questo, e potete rispondere come volete:
Taṁ kiṁ maññathāvuso nigaṇṭhā, pahoti rājā māgadho seniyo bimbisāro, Cosa ne pensate, fratelli giainisti?
aniñjamāno kāyena, abhāsamāno vācaṁ, satta rattindivāni ekantasukhaṁ paṭisaṁvedī viharitun’ti? Il Re Bimbisāra è capace di provare felicità perfetta per sette giorni e notti senza muovere il corpo o parlare?’
‘No hidaṁ, āvuso’. ‘No, non ne è capace, fratello’
‘Taṁ kiṁ maññathāvuso nigaṇṭhā, pahoti rājā māgadho seniyo bimbisāro, ‘Cosa ne pensate, fratelli giainisti?
aniñjamāno kāyena, abhāsamāno vācaṁ, cha rattindivāni …pe… Il Re Bimbisāra è capace di provare felicità perfetta per sei giorni …
pañca rattindivāni … cinque giorni …
cattāri rattindivāni … quattro giorni …
tīṇi rattindivāni … tre giorni …
dve rattindivāni … due giorni …
ekaṁ rattindivaṁ ekantasukhaṁ paṭisaṁvedī viharitun’ti? un giorno e notte senza muovere il corpo o parlare?’
‘No hidaṁ, āvuso’. ‘No, non ne è capace, fratello’
‘Ahaṁ kho, āvuso nigaṇṭhā, pahomi aniñjamāno kāyena, abhāsamāno vācaṁ, ekaṁ rattindivaṁ ekantasukhaṁ paṭisaṁvedī viharituṁ. ‘Ma io, fratelli giainisti, sono capace di provare felicità perfetta per un giorno e notte senza muovere il corpo o parlare.
Ahaṁ kho, āvuso nigaṇṭhā, pahomi aniñjamāno kāyena, abhāsamāno vācaṁ, dve rattindivāni … Sono capace di provare felicità perfetta per due giorni e notti …
tīṇi rattindivāni … tre giorni …
cattāri rattindivāni … quattro giorni …
pañca rattindivāni … cinque giorni …
cha rattindivāni … sei giorni …
satta rattindivāni ekantasukhaṁ paṭisaṁvedī viharituṁ. sette giorni e notti senza muovere il corpo o parlare.
Taṁ kiṁ maññathāvuso nigaṇṭhā, evaṁ sante ko sukhavihāritaro rājā vā māgadho seniyo bimbisāro ahaṁ vā’ti? Cosa ne pensate, fratelli giainisti? Essendo così, chi vive tra più felicità, il Re Bimbisāra o io?’
‘Evaṁ sante āyasmāva gotamo sukhavihāritaro raññā māgadhena seniyena bimbisārenā’”ti. ‘Essendo così, il Venerabile Gotama vive tra più felicità del Re Bimbisāra’”.
Idamavoca bhagavā. Questo è ciò che il Buddha disse.
Attamano mahānāmo sakko bhagavato bhāsitaṁ abhinandīti. Contento, Mahānāma il Sakya trasse piacere da ciò che il Buddha disse.
Cūḷadukkhakkhandhasuttaṁ niṭṭhitaṁ catutthaṁ.